Mantova 1911 Società Sportiva Dilettantistica
Mantova 1911 SSD Calcio | ||||
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Virgiliani, Biancobandati, Biancorossi | ||||
Segni distintivi | ||||
Uniformi di gara
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Colori sociali | Bianco e rosso | |||
Simboli | Virgilio | |||
Inno | Forza Mantova Dave Rodgers | |||
Dati societari | ||||
Città | Mantova | |||
Nazione | Italia | |||
Confederazione | UEFA | |||
Federazione | FIGC | |||
Campionato | Serie D | |||
Fondazione | 1911 | |||
Rifondazione | 1994 | |||
Rifondazione | 2010 | |||
Rifondazione | 2017 | |||
Presidente | Ettore Masiello | |||
Allenatore | Massimo Morgia | |||
Stadio | Danilo Martelli (14 084[1] posti) | |||
Sito web | www.mantova1911.club | |||
Palmarès | ||||
Titoli nazionali | 1 Campionato di Serie B 1 Campionato di Serie C 3 Campionati di Serie C2 3 Campionati di Serie D | |||
Stagione in corso | ||||
Si invita a seguire il modello di voce |
Il Mantova 1911 Società Sportiva Dilettantistica s.r.l. (comunemente noto come Mantova) è una società calcistica italiana con sede nella città di Mantova.
L'assetto societario corrente è stato costituito nel 2017, allorché il preesistente Mantova Football Club (a sua volta fondato nel 2010 in seguito a una cessazione d'attività) è stato estromesso dal campionato di Serie C 2017-2018 per inadempienze formali e finanziarie, avviandosi successivamente al fallimento. In sua sostituzione è stato formato un nuovo club, che ha ereditato la tradizione sportiva ed è ripartito dalle divisioni dilettantistiche.
Nella stagione 2017-2018 esso milita dunque in Serie D, quarta divisione della piramide calcistica nazionale.
Indice
1 Storia
1.1 Dalla fondazione alla II guerra mondiale
1.2 Il secondo dopoguerra e il Piccolo Brasile
1.3 Gli anni 1960 e la Serie A
1.4 Gli anni 1970: discesa in Serie C
1.5 Gli anni 1980: la Serie C2 e il fallimento
1.6 Gli anni 1990: dalla Serie B sfiorata al ritorno nei Dilettanti
1.7 Gli anni 2000: la scalata alla Serie B e il secondo fallimento
1.8 Gli anni duemiladieci: doppio fallimento e doppia rinascita
2 Cronistoria
3 Colori e simboli
3.1 Colori
3.2 Simboli ufficiali
3.2.1 Stemma
3.2.2 Inno
4 Strutture
4.1 Stadio
5 Società
5.1 Organigramma societario
5.2 Sponsor
5.3 Denominazioni
6 Allenatori e presidenti
7 Calciatori
8 Palmarès
8.1 Competizioni nazionali
8.2 Competizioni regionali
8.3 Altri piazzamenti
9 Statistiche e record
9.1 Partecipazione ai campionati
9.2 Statistiche individuali
10 Tifoseria
10.1 Storia
10.2 Gemellaggi e rivalità
11 Organico
11.1 Rosa
11.2 Staff tecnico
12 Note
13 Bibliografia
14 Voci correlate
15 Collegamenti esterni
Storia |
Dalla fondazione alla II guerra mondiale |
Il gioco del calcio approdò in riva al Mincio per merito di due pionieri: Ardiccio Modena e Guglielmo Reggiani. Il primo, di ritorno da Liverpool dove aveva vissuto per qualche tempo, contagiò l'amico: assieme comprarono un pallone e fondarono, nel lontano 1906, il Mantua Football Club.
La società, che giocava in piazza Virgiliana, ebbe vita breve (sparisce l'anno dopo) ma viene ricordata per essere stata la prima in provincia di Mantova. L'esperienza non fu persa e sfociò in due nuovi sodalizi: Modena fondò infatti la Vis et Virtus, mentre Reggiani il Gruppo del Calcio.
Le due realtà procedettero su binari separati fino al 1911, quando si fusero dando vita all'Associazione Mantovana del Calcio (A.M.C.). Era stato costruito nel frattempo il primo vero campo da calcio, all'Ippodromo del Te. Fu così che la Mantovana partecipò al suo primo vero campionato nel 1914-1915, categoria promozione. Durante la prima guerra mondiale l'A.M.C. aveva deciso di cambiare nome in Associazione Calcio Mantova e organizzò amichevoli e partite con sempre maggior frequenza.
I primi anni furono ricchi di soddisfazioni. La squadra lombarda, infatti, dopo la fine della Grande Guerra, venne ammessa in Prima Categoria, il campionato di massima serie. Il campionato di Prima Categoria era strutturato in eliminatorie regionali le cui migliori si sarebbero qualificate alla fase nazionale per l'assegnazione del titolo. Il primo campionato fu buono per il Mantova, che ottenne un terzo posto nel girone emiliano, a ridosso delle qualificate Bologna e Modena.[2] Nel campionato successivo la squadra lombarda riuscì a centrare, per la prima volta, la qualificazione alla fase nazionale, grazie a due vittorie nello spareggio qualificazione contro il Parma (1-0 e 4-0); inserita nel girone C di semifinale insieme a Torino, Legnano e Padova, il Mantova concluse il girone al terzo posto a pari merito con i veneti.[3]
A fine campionato, le ventiquattro squadre maggiori, insoddisfatte dell'elefantiaco allargamento del campionato (ben 88 società parteciparono alla Prima Categoria 1920-1921) e desiderando un torneo più elitario, fuoruscirono in massa dalla FIGC creando un campionato concorrente a 24 squadre - la Prima Divisione - gestito dalla neonata CCI (Confederazione Calcistica Italiana). Il Mantova era una delle società secessioniste e nel campionato della CCI si piazzò quarta nel girone A.[4] Nel 1922 FIGC e CCI si riunificarono e il Mantova venne ammesso alla nuova Prima Divisione Nord a 36 squadre. Dalla stagione successiva il campionato doveva però tornare a 24 squadre con il risultato che le retrocessioni vennero aumentate a quattro per girone per un totale di 12. L'aumento delle retrocessioni fu fatale ai mantovani che, arrivando noni nel girone A, retrocedettero in Seconda Divisione.
Nella stagione successiva il Mantova vinse il girone D qualificandosi al girone finale nel quale si piazzò però solo sesta, mancando la promozione nella massima serie.[5] Il Mantova venne comunque ripescato in Prima Divisione dopo che l'arbitro che l'anno precedente aveva diretto la decisiva sfida salvezza dei lombardi contro la Virtus Bologna, confessò di essere stato corrotto dai felsinei: la FIGC decretò dunque il risarcimento per i virgiliani, e la radiazione per gli emiliani, in quello che fu il primo vero grande scandalo del calcio italiano.[6][7]
Ritornato in Prima Divisione, restò nella massima serie per due anni. Al termine della stagione 1925-1926 venne relegata nel campionato cadetto, ribattezzato a partire dalla stagione 1926-1927 Prima Divisione dopo che la massima serie aveva cambiato nome da Prima Divisione a Divisione Nazionale.[8] Restò nel campionato cadetto fino alla stagione 1928-1929, quando la scissione della Divisione Nazionale in una Divisione Nazionale Serie A e Divisione Nazionale Serie B declassò la Prima Divisione al terzo livello.[9][10]
Rimase nel terzo livello del calcio italiano (dal 1929 al 1935 Prima Divisione, dal 1935 Serie C) fino al dopoguerra, ottenendo degli ottimi piazzamenti soprattutto nei campionati che vanno dal 1939-1940 al 1942-1943 quando, con una serie di secondi e terzi posti, il club sfiorò più volte l'accesso alle Finali per la promozione in B.
Il secondo dopoguerra e il Piccolo Brasile |
La seconda guerra mondiale finisce, il Mantova riprende le proprie attività, ripartendo da una Serie B a più gironi.[11]
Alcuni anni più tardi inizia la discesa, causata soprattutto da motivi finanziari, ma anche da una riforma dei tornei che nel 1948 fa ritornare la Serie B a girone unico, causando la caduta in C dei virgiliani. La squadra resta comunque competitiva e lo dimostra il fatto che nella stagione 1951-1952, grazie a un secondo posto nel girone B, riesce a qualificarsi al nuovo campionato di Serie C a girone unico evitando la retrocessione nella nuova IV Serie.[12]
Nel 1953-1954 il tracollo è definitivo: i virgiliani arrivano ultimi, con sole 3 vittorie all'attivo. Si scende in quarta serie: non se ne fa un dramma ma si approfitta della situazione per ringiovanire l'organico.
L'epopea del "Piccolo Brasile" comincia nel 1955-1956: una bella favola, che proietta i virgiliani dall'inferno all'olimpo del calcio italiano.[13] Tale nome venne coniato da un gruppo di sportivi di Cesole che, in occasione di un'esibizione di Pelé in Italia, coniarono l'appellativo con tanto di cartello: il mito era nato.[13] A questa squadra sono legati indissolubilmente alcuni grandi personaggi. Impossibile non citare colui che seppe plasmare il carattere dei giocatori, guidandoli da bordo campo: Edmondo Fabbri, il popolare "Omino di Castelbolognese".[13] Altro "deus ex machina" di questa squadra straordinaria fu Italo Allodi, giunto a Mantova da Suzzara (sua città d'adozione) nelle vesti di calciatore ed affermatosi poi come il primo, vero general manager italiano.[13] Fabbri poi andò alla Nazionale, Allodi disegnò la grande Inter di Angelo Moratti: con queste basi dunque il Mantova entrò di diritto nell'èlite del calcio, salvo poi compiere il cammino inverso qualche anno dopo.
Anni dopo arriva un importante sponsor, la ditta petrolifera Ozo, che è proprietaria della raffineria sorta alle porte della città. La squadra cambia i colori sociali in onore dello sponsor: da biancazzurri a biancorossi. Comincia la scalata: a fine torneo la classifica vedrà i biancorossi al secondo posto, risultato questo che garantisce l'accesso alla Quarta serie d'Eccellenza.[14] Il Mantova che nel 1957-1958 partecipa al campionato Interregionale Prima Categoria (detto anche di "Eccellenza") è figlio del lavoro di Italo Allodi, passato dal campo alla scrivania. Fabbri riuscirà ad amalgamare per bene il tutto, portando i biancorossi a centrare la seconda promozione consecutiva.[15]
In Serie C, stagione 1958-59, a poche giornate dal termine il Mantova è secondo, dietro al Siena. Il destino vuole che i virgiliani si rechino proprio in Toscana: i biancorossi si impongono per 2-0 con gol di Turatti e Recagni, è aggancio. In campionato finiscono a pari punti, serve lo spareggio in campo neutro a Genova, il 28 giugno 1959. Il Mantova vince 1-0, rete di Fantini, e ottiene la promozione in Serie B.
Gli anni 1960 e la Serie A |
Nella stagione 1960-1961, solo il Venezia arriva davanti ai biancorossi, forte di una contestata vittoria (3-2) casalinga. La sicurezza matematica della promozione in Serie A giunge alla terzultima gara, vinta 2-0 in casa col Brescia. In quattro anni il Mantova è passato dalla quarta serie all'Olimpo del calcio.
La società, presieduta da Peppe Nuvolari, provvede all'ingaggio degli stranieri. Dal Santos arriva Angelo Benedicto Sormani, vice di Pelé; dalla Svizzera Tony Allemann, quindi un altro brasiliano, Nelsinho, che non darà buona prova delle sue capacità tecniche. Il debutto è a Torino contro la Juventus. Finisce 1-1, con reti di John Charles per la Juve e di Allemann per i virgiliani. Alla conclusione del campionato il Mantova chiude al 9º posto con 32 punti, migliore risultato della sua storia. L'anno dopo la squadra riesce a salvarsi grazie anche alle prestazioni del difensore tedesco Karl-Heinz Schnellinger e alle parate del giovane Dino Zoff.
L'anno dopo il Mantova retrocede in Serie B, mentre sul fronte societario qualcosa di importante sta succedendo. Da alcuni mesi l'ing. Sergio Previdi è presidente mentre alla ribalta si è già affacciato un quistellese di Milano, l'industriale Andrea Zenesini, titolare dell'Europhon.
Si riparte con Giancarlo Cadè in panchina, stagione 1965-1966. Il Mantova è terzo e torna subito in Serie A.
Siamo al 1966-1967. Il 1º giugno 1967 all'ultima giornata al Martelli scende l'Inter, una settimana dopo la sconfitta in finale di Coppa dei Campioni a Lisbona ed esce sconfitta anche dal Mantova perdendo lo scudetto.[16] Ci sono 25 000 spettatori, record assoluto di presenze, i quali assistono alla famosa papera di Giuliano Sarti che, in avvio di ripresa, si lascia scappare un facile tiro di Beniamino Di Giacomo. Lo scudetto va alla Juventus e i biancorossi finiscono a centro classifica.
Nella stagione 1967-1968, il Mantova viene retrocesso in Serie B. Gustavo Giagnoni salva la squadra e l'anno dopo arriva quarto ad un solo punto dalla promozione. Il ritorno nella massima serie è rinviato alla stagione successiva: nel 1970-1971 vince il campionato e ritorna in Serie A.
Gli anni 1970: discesa in Serie C |
Se rapida è stata la scalata dalla Quarta Serie alla Serie A, ancora più veloce la discesa: in 14 mesi la squadra biancorossa si ritrova in Serie C. In Serie B, all'ultima giornata, il Mantova è a pari punti col Brescia e lo scontro diretto con le rondinelle si gioca al Martelli: il Brescia passa subito all'inizio con un gol di Marino, nella ripresa i virgiliani riescono solo a pareggiare grazie ad un rigore di Panizza. Il Mantova è retrocesso per la peggior differenza reti.
Per 32 anni non si vedrà più la Serie B. Nel 1973-1974 i biancorossi arrivano settimi,[17] l'anno dopo undicesimi.[18] Leggermente meglio nel 1975-1976, con sesto posto finale.[19]
Il 1977-1978 fu un buon anno: occorreva arrivare nei primi dodici per guadagnare l'accesso alla C1 per la ristrutturazione dei campionati, il Mantova si piazza al terzo posto.[20] Nel corso della stagione al timone dirigenziale passa Romano Freddi: i biancorossi, nonostante un attacco superlativo (Frutti e Dri su tutti), si salvano nell'ultima partita grazie ad un 5-0 rifilato alla Cremonese.[21] Il 1979-1980 è sempre all'insegna del basso profilo. Dopo un avvio disastroso, Freddi esonera Tomeazzi e chiama Ottavio Bianchi. Il futuro tecnico del Napoli di Maradona salva la squadra ma preferisce poi andarsene alla Triestina nella stagione successiva.[22]
Gli anni 1980: la Serie C2 e il fallimento |
Il 1982-1983, il primo in Serie C2 nella storia del Mantova, è segnato da una crisi societaria: mentre sul campo la squadra si comporta abbastanza bene, centrando un terzo posto finale (inutile però ai fini della promozione), la situazione debitoria dell'Associazione Calcio Mantova si fa insostenibile. A seguito delle numerose istanze di morosità presentate dai creditori, essa viene dichiarata fallita.[23]
Entra allora in scena Franco Quartaroli, ex presidente del Suzzara, che in veste di commissario liquidatore riesce a traghettare il Mantova fino all'asta fallimentare: essa viene vinta per 360 000 000 di lire da un gruppo imprenditoriale veronese capeggiato da Mariuccio Vassanelli. La società biancorossa viene dunque rifondata col nome di Nuova Associazione Calcio Mantova e mantiene la categoria di competenza. La ripartenza repentina "da zero" non consente tuttavia di assemblare una squadra particolarmente competitiva, sicché il "nuovo Mantova" termina il proprio girone al quarto posto.[24] Nella successiva stagione 1984-1985 i patron cercano di costruire una squadra d'alto livello, ma i risultati non sono all'altezza dello sforzo: i biancorossi terminano al sesto posto, con ampio distacco dalle prime posizioni.[25]
La Serie C1 viene conquistata nel 1985-1986: il Mantova vince infatti ai calci di rigore lo spareggio contro l'Ospitaletto, disputato alla Galleana di Piacenza l'8 giugno 1986. In particolare si rivelano decisive le parate del portiere Nadir Brocchi.[26]
La permanenza in Serie C1 dura però solo un anno[27]: nella stagione 1987-1988 il Mantova è di nuovo in C2. Si sceglie allora di ripartire dall'allenatore Mario Corso, che pur non disponendo di una rosa di altissimo livello la porta a vincere il campionato e a risalire in terza divisione.[28]
Riconfermato anche per il 1988-1989, Corso conduce i virgiliani a una tranquilla salvezza col sesto posto finale nel proprio girone.[29] Il rapporto col tecnico ex-interista si conclude qui: nel 1989-1990 gli subentra Gian Piero Ghio, che guida il Mantova al quinto posto nel proprio girone, guadagnando l'accesso alla Coppa Italia maggiore.[30]
Gli anni 1990: dalla Serie B sfiorata al ritorno nei Dilettanti |
Il campionato 1990-1991 si rivela assai negativo: il Mantova chiude il proprio girone all'ultimo posto con soli 19 punti conquistati. A nulla servono i tre avvicendamenti in panchina (Catuzzi, Pelagalli e infine Sergio Carpanesi): la retrocessione diviene matematica già a marzo, complice un record di otto sconfitte casalinghe.[31] Dinnanzi a tale rovescio il patron Pasquali lascia la società: gli subentra Paolo Grigolo, già presidente del San Martino Buonalbergo.
L'annata 1991-1992, tra avvicendamenti in panchina e instabilità societaria (con Grigolo che fatica a prenderne il pieno controllo), si rivela ancora complessa: la squadra chiude il proprio gruppo di C2 al 4º posto finale.[32]
In vista del campionato 1992-1993 Grigolo (ormai pienamente in possesso della società) annuncia propositi ambiziosi: investe nella ristrutturazione dello stadio Martelli (ormai gravemente pericolante), acquista un pullman per la prima squadra e sposta la sede operativa del club nel centro della città. Dal punto di vista dirigenziale nomina Franco Manni direttore generale, Gustavo Giagnoni ed Ernesto Bronzetti consulenti per il mercato e (dopo il rifiuto di Bellotto), chiama a guidare la squadra Ugo Tomeazzi. La strategia è vincente: il Mantova domina il proprio girone e approda in Serie C1 con un mese di anticipo sulla fine della stagione regolare e 10 punti di vantaggio sulla terza classificata.[33]
Giunto in Serie C1, Grigolo non abbandona le proprie velleità di primeggiare: la campagna acquisti, affidata a Manni ed al nuovo ds Beniamino Vignola, porta a Mantova molti giocatori quotati. L'avvio di campionato è tuttavia incerto: solo il reintegro di Tomeazzi alla 10ª giornata rivitalizza la squadra, che ben presto s'installa al primo posto in classifica. La vittoria nello scontro diretto contro il Chievo pare lanciare i virgiliani verso la promozione, ma una crisi di risultati nelle ultime giornate consente ai veronesi di effettuare il contro-sorpasso e accedere alla serie cadetta; il Mantova, ridotto a giocare gli spareggi, esce dalla corsa-promozione già in semifinale contro il Como, che vince per 2-1 l'andata e impatta per 0-0 al ritorno.[34]
A campionato concluso un'indagine della Lega Nazionale Professionisti riscontra irregolarità nelle pratiche presentate per le iscrizioni al campionato 1993-1994: il Mantova viene dunque retrocesso a tavolino in quarta serie. Dinnanzi a tale rovescio, la dirigenza si dimette e la squadra viene definitivamente esclusa dal calcio italiano.
Nell'estate 1994 Mantova si ritrova così priva della propria maggiore società di calcio. Un pool di soggetti di varia estrazione (piccoli imprenditori, comuni cittadini ed ex calciatori) decide pertanto di rilevare il titolo sportivo della società 3B Porto, valido per partecipare alla Promozione 1994-1995, e di sfruttarlo per rifondare i biancorossi con la ragione sociale Mantova Calcio 1994. Alla presidenza arriva Romano Freddi.
In via eccezionale, il Mantova 1994 viene ripescato nella categoria superiore a quella di diritto, ovvero l'Eccellenza emiliano-romagnola. Inserita nel girone A, la squadra virgiliana lo vince con due punti di vantaggio sulla Vis San Prospero e si garantisce l'accesso al Campionato Nazionale Dilettanti per l'anno successivo.
Nella stagione 1995-96 i biancorossi chiudono il proprio girone del C.N.D. al secondo posto, alle spalle della sola Iperzola.[35] A inizio campionato 1996-97 un mediocre rendimento costa il posto al tecnico Frutti, sostituito da Gianni Ragazzoni, che vince il girone e riporta il Mantova tra i professionisti.[36]
Le stagioni 1997-1998, 1998-1999 e 1999-2000 vedono il Mantova stabile in Serie C2, senza correre rischi né manifestare ambizioni particolari: il massimo risultato è costituito dai play-off disputati (e poi persi) contro il Prato (2-1, 1-1). Tale stagnazione finisce per tendere i rapporti tra Freddi e la tifoseria: nel 2000 il patron passa quindi la mano a Mario Cioli.
Gli anni 2000: la scalata alla Serie B e il secondo fallimento |
La squadra viene rinforzata, ma il registro non cambia. Anche nella stagione 2000-2001, il Mantova, sotto la guida di Giorgio Roselli, si trova in zona play-out; l'allenatore diviene Loris Boni, che aveva iniziato la stagione come DS, mentre Tomeazzi è responsabile area tecnica. La squadra cambia volto e rimonta moltissime posizioni: a 4 gare dal termine è in zona play-off, con vantaggio di avere tre gare da giocare in casa. La sconfitta interna nello scontro diretto con la Triestina (1-2) esclude però i biancorossi dai giochi promozione.
Nella stagione 2001-2002 si riparte con nuovi stimoli e un nuovo tecnico: Marco Falsettini. Arrivano acquisti importanti e viene riscattato Graziani alle buste col Teramo. Cioli ha speso una cifra enorme per vincere la Serie C2 e la squadra, almeno nelle amichevoli e in Coppa, dà fiducia. Con l'inizio del campionato cominciano le difficoltà: la squadra gioca male e fa pochi punti.
Dopo la sconfitta casalinga 0-1 col Gubbio, Mario Cioli decide di vendere ad una cordata veronese composta da Andrea Fagnani, Alberto Castagnaro e Corrado Serato. Nuovo direttore generale è Mario Preto. L'allenatore Falsettini per il momento è confermato, ma dopo lo scialbo pareggio di Sassuolo arriva al suo posto Sauro Frutti, il quale dura poco (solo due partite) e cede il posto a Roberto Boninsegna. Al mitico "Bonimba" viene affidata la panchina biancorossa, oltre alla responsabilità dell'area tecnica. Nello scontro decisivo i biancorossi perdono in casa 2-0 con la Sambenedettese e tutto è rimandato alla stagione successiva.
Dopo una feroce contestazione se ne vanno Fagnani e Serato, mentre Alberto Castagnaro diventa il nuovo presidente. La società torna alla vecchia denominazione: A.C. Mantova 1911. La nuova stagione, 2002-2003, parte bene, ma poi la squadra subisce una flessione e va in crisi di gioco e risultati. Castagnaro solleva Boninsegna dall'incarico di allenatore e al suo posto arriva il duo Benevelli-Bogoni. La storia si ripete: i biancorossi si rimettono in pista, ottenendo il quarto posto utile per i play-off. Avversario di turno il Südtirol: dopo l'andata vittoriosa al Martelli per 2-1, nella partita di ritorno (giocata a Treviso davanti a 2000 tifosi virgiliani) gli altoatesini ribaltano il risultato con un secco 2-0, condannando i virgiliani a un'altra stagione in Serie C2.
Si arriva alla stagione 2003-2004, in panchina arriva Domenico Di Carlo, alla sua prima esperienza da allenatore professionista dopo un anno alla guida della Primavera del Vicenza. Direttore sportivo è Giuseppe Magalini, proveniente dal settore giovanile del Chievo.
L'inizio è difficile, ma con l'arrivo della primavera e di alcuni innesti, la squadra si ritrova e inanella una serie continua di risultati positivi. Il Mantova conquista la vetta che manterrà fino alla fine del campionato; l'apoteosi è raggiunta nel derby con la Cremonese, con oltre 8000 spettatori al Martelli. Il Mantova si impone per 2-0 e distanzia di 9 punti la seconda a tre giornate dal termine. La certezza della promozione arriva il 24 aprile quando il pareggio fra Olbia e Südtirol sancisce la promozione matematica del Mantova, che vince il suo secondo campionato di C2 e torna in C1 dopo 11 anni.
Il 19 giugno 2004 Castagnaro cede la quota di maggioranza della società a Fabrizio Lori, giovane ma già affermato capitano d'industria mantovano alla guida di un colosso leader mondiale nella produzione di materie plastiche. Lori diventa presidente del Mantova, Castagnaro assume la carica di vicepresidente.
Fin dall'inizio il nuovo presidente non fa mistero delle proprie ambizioni e dichiara pubblicamente di voler riportare il Mantova nel firmamento del calcio nazionale. Alle parole seguono ben presto i fatti: il direttore sportivo Magalini infila una serie di colpi a sensazione in virtù dei quali i biancorossi, al termine del calcio mercato, vengono unanimemente indicati come i favoriti per la vittoria finale. In panchina resta Mimmo Di Carlo, che porta i biancorossi in cima alla classifica esattamente al termine del girone d'andata. I virgiliani conservano la vetta per una sola giornata e vengono superati dalla Cremonese. Nessuno perde la testa e viene conquistato il diritto a disputare i play-off.
Il Mantova inizia i play-off con una vittoria per 4-2 a Frosinone; nella gara di ritorno Paolo Poggi segna in rovesciata. La finale viene disputata contro il Pavia, che ha eliminato il Grosseto. Nella partita d'andata gli uomini di Torresani si portano in vantaggio con un calcio di punizione dell'ex Sciaccaluga deviato dalla barriera. Nella ripresa segnano Caridi e per due volte Alessandro Noselli. Il 19 giugno la partita Mantova-Pavia si disputa al cospetto di oltre 12.000 spettatori. All'8' i palloni alle spalle del portiere pavese Bressan sono 3, in virtù della doppietta di Gabriele Graziani e del gol di Lanzara. Si è trattato del torneo che segna il ritorno della compagine virgiliana in Serie B, dopo 32 anni.
Nella stagione 2005-2006 il Mantova disputa un ottimo campionato da neopromossa, guidando perfino la classifica di Serie B per i primi quattro mesi. Da gennaio la squadra cala il rendimento, ma riesce comunque a qualificarsi per i play-off con il 4º posto finale. Nella semifinale supera il Modena, classificatosi 5º, grazie a due pareggi (0-0 esterno e 1-1 casalingo) e dunque alla migliore posizione di classifica. Nella finale di andata, che assegna un posto in Serie A, supera il Torino per 4-2 a Mantova; nella partita di ritorno, però, il Torino riesce a ribaltare il risultato, vincendo per 3-1 dopo i tempi supplementari.
Nella stagione 2006-2007 il Mantova conclude il campionato all'ottavo posto e ottiene una prestigiosa vittoria infliggendo alla Juventus la prima sconfitta nel campionato di Serie B (1-0), grazie a un autogol di Robert Kovač. Da ricordare anche la vittoria per 3-0 sul campo dei rivali dell'Hellas Verona e quelle casalinghe sul Napoli e sul Genoa al 95' con gol di Emiliano Tarana.
L'11 giugno 2007 la dirigenza annuncia il nuovo allenatore dell'ACM: è Attilio Tesser, reduce da due brevi esperienze in A con Cagliari e Ascoli. Domenico Di Carlo va ad allenare il Parma. La società opera una sontuosa campagna acquisti, portando a Mantova tra gli altri l'ex azzurro Stefano Fiore, Dario Passoni, Giorgio Corona, Gianluca Pegolo, Jacopo Balestri e Giorgio Lucenti. A seguito degli scarsi risultati ottenuti e del gioco espresso nelle ultime partite, l'allenatore Tesser viene esonerato e sostituito dapprima da Giuseppe Brucato e quindi, 27 ottobre 2008, da Alessandro Costacurta al suo esordio assoluto da allenatore. Il 9 febbraio Costacurta si dimette, al suo posto la società ingaggia Mario Somma, che avrà al suo fianco come secondo Alessandro Nuccorini, commissario tecnico della nazionale italiana di calcio a 5. Il Mantova chiude la stagione al 13º posto, assicurandosi così la permanenza nella serie cadetta per il quinto anno consecutivo. Nell'estate 2009, il presidente Fabrizio Lori ingaggia Michele Serena. La squadra venne ringiovanita e privata dei giocatori più forti applicando una politica al risparmio, esigenze dovute al difficile momento economico della società. Nella stagione 2009-2010 la squadra chiude il campionato con la retrocessione in Prima Divisione, al terzultimo posto con 48 punti, frutto di dieci vittorie, diciotto pareggi e quattordici sconfitte. Il Mantova retrocede dopo cinque stagioni in Serie B e con una promozione in Serie A sfiorata nel 2006, quando perse in finale dei play-off contro il Torino.
Il 30 giugno 2010 la squadra, a causa dell'ammontare dei debiti, circa 9 milioni, conseguiti dalla gestione Lori, non riesce ad iscriversi al campionato di Lega Pro, scomparendo in tal modo dal calcio professionistico, 16 anni appena dalla sua rifondazione[37].
Gli anni duemiladieci: doppio fallimento e doppia rinascita |
Con il fallimento dell'A.C. Mantova 1911 un gruppo di tifosi capeggiato dall'ex presidente Alberto Castagnaro costituisce, il 2 luglio 2010, l'A.S.D. Mantova Football Club ottenendo subito l'affiliazione alla F.I.G.C.. In breve tempo, ottenuto dal Comune di Mantova il mandato a rappresentare la città in ambito calcistico, il nuovo Mantova può ripartire dalla Serie D. Successivamente l'A.S.D. provvederà a trasformarsi in S.r.l. con presidente Bruno Bompieri e con la presenza nel CDA di altri imprenditori mantovani. Tra gli azionisti del Mantova Football Club risalta per la sua unicità il Mantova United, guidato dal presidente Alberto Castagnaro che acquisisce inizialmente quote per il 25% del capitale del F.C. Mantova. Lo United mette in vendita le proprie azioni (con pacchetti che vanno da 100 a 2000 euro) acquistabili dai tifosi, così da avviare la prima e vera forma di azionariato popolare in ambito calcistico italiano.
Nonostante il fallimento, la società, durante il periodo estivo nella stagione 2010-2011, dà corso a una campagna acquisti di tutto rispetto, riportando in biancorosso il bomber Gabriele Graziani e riuscendo a trattenere giocatori di categoria superiore, come Manuel Spinale e lo storico portiere Mirko Bellodi. Anche i tifosi non fecero mancare il loro affetto seguendo in migliaia la squadra in casa ed in buon numero anche in trasferta, infatti, circa 6.000 tifosi presero parte alla festa del centenario col Cantù e oltre 3.500 alla terz'ultima giornata di campionato, il 17 aprile 2011, quando vincendo per 3 a 0 contro il CastelnuovoSandrà, il Mantova conseguì matematicamente la promozione in Lega Pro Seconda Divisione.
Il ritorno tra i professionisti del Mantova, l'anno dopo, venne vissuto dalla società più come un trauma che come un'opportunità di rilancio delle sorti biancorosse, dimostrando i grossi limiti delle persone a cui il comune aveva affidato il calcio mantovano. Dopo discussioni e dissidi tra i soci, il presidente Bruno Bompieri allontana il promettente DS Enrico Dalè, ed ingaggia Stefano Bonometti che verrà liquidato pochi mesi più tardi. Al termine della stagione, dopo aver cambiato tre tecnici e tre Direttori Sportivi il Mantova si vede costretto a disputare i play-out per rimanere nei professionisti. L'incontro di andata con il Lecco termina con un risultato di parità (1-1) e di ritorno a Mantova finisce con la vittoria biancorossa (2-1). Contro la Vibonese, poi, dopo un pareggio a reti inviolate a Vibo Valentia, al Danilo Martelli, davanti ad oltre 3.000 tifosi, la partita termina con rotondo 4 a 0, assicurando la permanenza nel calcio professionistico del Mantova.
Nell'estate 2012-2013, dopo che erano già saltate tre trattative, date già per concluse, per la cessione della società prima all'imprenditore bresciano Livio Cavagna, poi al gruppo spagnolo Platinum (rivelatosi una società fantasma), e in seguito alla cordata di imprenditori padovani capitanata dall'ex presidente del Montichiari, Francesco De Pasquale (revocata dagli stessi soci, dopo il deferimento per il fallimento della società bresciana), viene infine annunciata la vendita del 50% della società ad un gruppo bergamasco capitanato da Enzo Passera e Bruno Bianco.[38]. Dopo settimane di trattative e di silenzi, il 7 settembre 2013 i bergamaschi si ritirano lasciando la proprietà al gruppo Bompieri e dopo una campagna acquisti e una preparazione iniziata con ragguardevole ritardo viene riconfermato sulla panchina Sauro Frutti che il 27 dicembre 2012 viene esonerato, sostituito da Giuseppe Brucato. La squadra termina il campionato a metà classifica ma in società si cercano soci per continuare a dare vita al progetto. Dopo alcuni contatti con diverse cordate, finalmente il 29 aprile, l'imprenditore veronese ed ex presidente della Sambonifacese, Michele Lodi firma per l'acquisto del 70% delle quote societarie e diventa il maggior azionista della società, nonché presidente.
La stagione successiva per il neo presidente Michele Lodi, fu inizialmente di grande entusiasmo portando a Mantova l'esperto allenatore Sala e giocatori del calibro di Alberto Quadri e Luciano. Dopo un pre-campionato disputato su alti livelli, la squadra in campionato stenta e, dopo la clamorosa sconfitta di Vicenza, viene esonerato l'allenatore Sala, richiamato solo qualche giornata più tardi. Successivamente, a novembre viene nuovamente esonerato l'allenatore e il direttore sportivo e al loro posto vengono chiamati Carlo Sabatini e Pasquale Sensibile. Dopo una vortiginosa rincorsa e risalita nella zona promozione il Mantova incappa in tre sconfitte consecutive che portarono al licenziamento del D.S., e al richiamo di Pelliccioni che fu esonerato a novembre. Al termine del campionato, dopo la vittoria sulla SPAL e il pareggio a Sassari, il Mantova viene ammesso in terza serie, ma i debiti causati dalla gestione Lodi iniziano a farsi sentire.
Terminato il campionato 2013-2014, i biancorossi videro l'ennesimo riassetto societario con il presidente Michele Lodi, che a causa dell'impossibilità nel far fronte all'ammontare dei debiti da lui stesso creati, manifesta il desiderio di ridurre la partecipazione societaria in favore di altri imprenditori che ne richiederebbero le quote (non prima di aver inflitto alla squadra 3 punti di penalizzazione pagando con un giorno di ritardo gli stipendi e la fideiussione per l'iscrizione). Dopo qualche trattativa non andata a buon fine per la cessione della società, il 10 ottobre Nicola Di Matteo rileva il 55% delle quote diventando presidente (il rimanente ai soci mantovani Bruno Bompieri e Giambattista Tirelli). La guida tecnica viene affidata all'emergente Ivan Jurić e ad un gruppo di ragazzi provenienti dalla primavera del Genoa o svincolati dai club di terza serie.
Nonostante le difficoltà societarie, la squadra ribalta le iniziali aspettative e conquista la salvezza con tre giornate d'anticipo davanti a quasi 3.000 tifosi in festa. Il 25 giugno, dopo 4 mesi di difficile trattativa, Sandro Musso ed altri dirigenti della SDL CentroStudi S.p.A. di Brescia (fra cui spicca Serafino Di Loreto) rilevano le quote del presidente uscente diventando i maggiori azionisti della società.
Nell'annata 2015-2016, Sandro Musso e Serafino Di Loreto puntarono ad una stagione in sordina annunciando la Serie B e la Serie A nel giro di pochi anni con un gestione finanziaria oculata, grazie all'esperienza derivante dalla loro azienda, la SDL CentroStudi S.p.A[39]. Durante l'estate, poi, venne allestita una rosa molto competitiva guidata dall'emergente allenatore Riccardo Maspero ma nonostante questo la squadra delude le aspettative e a novembre si trova in zona retrocessione, con la società che deve far fronte ad un monte ingaggi spropositato per la categoria. Esonerato l'allenatore la guida tecnica viene affidata all'ex Brescia Ivan Javorčić ma la squadra non riesce a trovare un gioco e si trova sempre più invischiata nella mischia per non retrocedere. Nel mese di marzo, poi, la società decide di affidare la guida a Luca Prina il quale condurrà il Mantova ad una fortunosa salvezza ai play-out contro il Cuneo (0-0; 1-0).
Dopo aver confermato l'allenatore visti i buoni risultati di fine campionato, l'estate inizia con una sensibile riduzione dei costi legati ai pesanti ingaggi di alcuni giocatori che non si erano dimostrati all'altezza delle aspettative.
A sorpresa ad agosto l'SDL annuncia l'ingresso di alcuni imprenditori romani capeggiati da Enrico Folgori (con precedenti non entusiasmanti con la Cisco Roma, Civitavecchia e Martina Franca) e Marco Claudio De Sanctis. La squadra nel giro di pochi mesi si trova ultima in classifica e con l'aumentare della pressione della tifoseria, l'SDL CentroStudi S.p.A. annuncia il totale disimpegno nei confronti della squadra regalando il 100% delle quote alla cordata romana, nonostante i mancati pagamenti di quest'ultimi e i tanti prestanome presenti fra cui amici, parenti, persone legate a cosche mafiose del Clan dei Casalesi[40] e un ex pornodivo di scarso successo.
Grazie alla guida di Gabriele Graziani, subentrato a dicembre, a fine stagione alla squadra riesce una miracolosa salvezza culminata con il match dell'ultima giornata in casa con il Südtirol (3-1).
Purtroppo la società si trova in enormi difficoltà: gli stipendi non vengono pagati da mesi e gli ex proprietari Serafino Di Loreto e Sandro Musso (SDL Centro Studi S.p.A.) hanno lasciato debiti pregressi ai quali la cordata romana non riesce a far fronte. Dopo mesi di bugie e falsità e di attacchi fra le parti, il 14 luglio i soci romani annunciano che non riusciranno a pagare il dovuto e che non presenteranno il ricorso contro l'esclusione dal campionato di Lega Pro: questo sancisce definitivamente la fine del Mantova Football Club, nato nel 2010.
Nel frattempo Serafino Di Loreto e Sandro Musso già proprietari del Rezzato, club neopromosso in Serie D, approfittano dell'instabilità societaria mantovana, da loro stessi creata, per portare a casa numerosi giocatori biancorossi, fra cui spicca il capitano Gaetano Caridi tentato a più riprese dagli ex proprietari.
In estate viene creata una nuova società dal nome di Mantova 1911 Società Sportiva Dilettantistica S.r.l. affidata alla cordata rappresentata dall'imprenditore torinese Alberto Di Tanno dopo un bando emesso dal sindaco della città virgiliana Mattia Palazzi per far ripartire l'attività calcistica iscrivendo i biancorossi alla Serie D 2017-2018 e ingaggiando il tecnico irpino Renato Cioffi (alla sua prima esperienza al Nord dopo anni di gavetta nei campi della Campania) che allestisce una squadra composta prevalentemente da giovani provenienti dalle primavere di squadre di A e B affiancate dagli esperti Correa, Raggio Garibaldi e Guazzo.
I biancorossi si posizionano al 4º posto nel raggruppamento nord-orientale (Girone C) con squadre venete e friulane, venendo eliminati alle semifinali playoff dall'Arzignano Chiampo per 5-2.
Il 29 giugno 2018 il patron dell'Hellas Verona ed ex-consigliere del Bologna, il carpigiano Maurizio Setti acquista la società per 623 mila Euro (tramite la Fiduciaria Emiliana) e nominando come nuovo presidente il mantovano Ettore Masiello, un commerciante di auto.
Il 3 gennaio 2019 Setti entra nel capitale della società virgiliana con una sua società : la Star Ball srl, uscendo dall'anonimato della Fiduciaria Emiliana (la società che acquisi le quote del club biancorosso l'estate precedente)[41].
Cronistoria |
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Cronistoria del Mantova 1911 Società Sportiva Dilettantistica | |
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Colori e simboli |
Colori |
La prima divisa del Mantova si componeva di maglia e calzettoni azzurri abbinati a pantaloncini bianchi. Tale schema cromatico rimase in uso fino al 1956[42], con un significativa variante negli anni 1920, allorché la casacca assunse una livrea inquartata bianco-azzurra.
Nel 1956 la raffineria petrolifera mantovana OZO divenne sponsor del club, cui impose un cambio di colori sociali: la divisa passò dallo schema bianco-azzurro al bianco-rosso (tinte mutuate dal marchio commerciale della raffineria). Tale schema cromatico venne articolato nella divisa casalinga in una soluzione del tutto inedita per il calcio italiano: una maglia bianca sbarrata di rosso.[42]
Negli anni 1960, in coincidenza con un periodo nel quale la squadra ebbe una crisi di risultati, la divisa venne mutata in una semplice maglia monocroma rossa abbinata a pantaloncini bianchi.[42]
La divisa con la sbarra (comunemente denominata bianco-bandata) tornò ad essere impiegata occasionalmente in alcune partite degli anni 1990: il suo definitivo recupero si debbe all'iniziativa del patron Fabrizio Lori ai primi del terzo millennio.[42]
Una volta accantonato come colore sociale, l'azzurro è comunque rimasto in uso, connotando soprattutto le terze casacche del club virgiliano. La maglia esterna tende invece a ricalcare lo schema della principale, ma a tinte invertite (banda bianca su campo rosso).
Non sono tuttavia mancate sperimentazioni cromatiche diverse e peculiari: in alcune circostanze il Mantova ha adottato una divisa che declina il summenzionato tema sbarrato sulle tinte giallo-verdi. Tale esperimento intende essere un omaggio al soprannome Piccolo Brasile, attribuito alla squadra virgiliana durante i suoi anni di maggior successo (segnatamente il periodo 1956-1961).[42][43]
Altra maglia peculiare adottata dal Mantova è quella creata per celebrare il centenario dalla fondazione, nel 2011: una divisa azzurra attraversata frontalmente da una sbarra biancorossa. Tale accostamento unisce in un'unica soluzione tutti i colori sociali storicamente adottati dal club mantovano.[42]
La divisa originale - 1911 al 1956 |
La divisa indossata dalla squadra in alcuni campionati degli anni venti |
La divisa utilizzata dall'OZO Mantova, divenne la casacca ufficiale nel corso degli anni |
La divisa utilizzata dagli anni settanta fino ai primi anni duemila |
Terza divisa utilizzata dal 2005 al 2008 |
Simboli ufficiali |
Stemma |
Dal secondo dopoguerra in poi lo stemma societario delle varie realtà che hanno portato il nome Mantova si articola su due elementi: lo stemma araldico cittadino (d'argento alla croce piena di rosso accantonata alla destra del capo della testa di Virgilio al naturale posta di fronte, attorcigliata di un serto di alloro) e un disco celeste (allusione al primo colore sociale indossato dai virgiliani, in uso fino agli anni 1950 e poi sostituito dal bianco-rosso).
La struttura di base (che integra tali due emblemi in un cerchio partito, con la croce a sinistra e mezzo disco azzurro a destra) è rimasta pressoché inalterato oltre mezzo secolo.
Nel 2002 venne introdotta una significativa variante di tale stemma: l'allora presidente del Centro di Coordinamento Mantova Club Davide Mondin e l'allora addetto stampa della società Lucio Castelli trovarono infatti un vecchio gagliardetto del Mantova (risalente agli anni 1950-1960), nel quale l'emblema circolare summenzionato era inserito all'interno di uno scudetto partito bianco-rosso. Allorché l'ebbero mostrato ai dirigenti del club (segnatamente il presidente Andrea Fagnani e il direttore generale Mario Preto), questi ultimi decisero di ricavarne un nuovo logo per la società. Al gagliardetto base venne dunque aggiunta una fascia bianca nella parte superiore, entro la quale venne inscritta la denominazione A.C. Mantova[44].
Nel 2010, a seguito del fallimento societario, il nuovo Mantova Football Club non poté inizialmente utilizzare i suddetti emblemi (rimasti in mano alla curatela del club disciolto). Si optò dunque per adottare un disegno diverso, selezionato tramite un sondaggio popolare gestito dalla Gazzetta di Mantova: un doppio cerchio contenente la croce a tutto campo decentrata verso sinistra, il cerchio azzurro ricollocato alle spalle di essa e la nuova denominazione societaria inscritta nella corona circolare. Da tale emblema ne venne poi declinato uno celebrativo del centenario di fondazione (utilizzato nel 2011), dopodiché la proprietà riacquisì lo scudetto del 2002.
L'ulteriore fallimento e rifondazione del Mantova, avvenuto nel 2017, impose nuovamente alla società di adottare transitoriamente uno stemma diverso: ne risultò un ancile palato bianco-rosso, recante a mezza altezza una fascia ricurva bianca contenente il nome sociale, mentre nella parte inferiore s'inseriva un cerchio azzurro contenente la già citata testa di Virgilio. Tale soluzione venne contestata dalla tifoseria, che la giudicò poco rappresentativa della simbologia virgiliana.
Nel settembre 2017 il Mantova ha infine ottenuto in comodato d'uso gratuito lo stemma risalente al 2002, il quale è stato lievemente modificato (mediante rimozione del bordo aureo, semplificazione dell'elemento circolare e adeguamento della denominazione societaria) e adottato in via definitiva quale emblema sociale[44].
Stemma sociale adottato nel periodo 1945-1960.
Stemma sociale adottato nel periodo 1960-1994.
Stemma sociale adottato nel 1994.
Stemma sociale adottato nel periodo 2002-2010.
Stemma sociale adottato nel periodo 2010-2013.
Stemma sociale adottato nel periodo 2013-2017.
Stemma celebrativo del centenario di fondazione, adottato nel 2011.
Stemma sociale adottato dal 2017
Inno |
L'inno della squadra s'intitola Forza Mantova ed è stato composto dal noto musicista e compositore mantovano Giancarlo Pasquini, in arte Dave Rodgers.
Strutture |
Stadio |
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In terra mantovana il pallone aveva cominciato a rotolare in Piazza Virgiliana ed in Piazza Lega Lombarda agli inizi del novecento, ma il primo vero campo di calcio della compagine mantovana è stato il Campo dell'Ippodromo Te, così chiamato perché vicino al Palazzo Te, che venne inaugurato il 29 marzo 1914, attorno al campo erano state costruite delle tribune, il parterre e gli spogliatoi, ed anche una pista podistica di 400 metri, in polvere di carbone. Nei primi anni trenta viene avviato il progetto del nuovo stadio, costruito proprio dov'è oggi. Dal 1931 al 1936 lo stadio mantovano ha assunto il nome di Benito Mussolini che aveva ottenuto la cittadinanza onoraria. Dall'ottobre del 1936 al 1945 è stato intitolato al martire fascista Settimio Leoni, trafitto da una pallottola nel 1921, appena diciottenne. Dal 1945 al 1949 lo stadio prendeva il nome del militare americano John Robert Nation, caduto in combattimento proprio a Mantova. Dal 1949 ad oggi è intitolato al mantovano di Castellucchio Danilo Martelli, perito nella sciagura aerea con il grande Torino il 4 maggio 1949. Danilo giocò nella Marzotto di Manerbio, nel Brescia e poi al Torino, dove andò incontro al suo tragico destino.
Società |
La sede sociale è ubicata al n° 7 di Viale Te, negli uffici dello stadio Danilo Martelli di Mantova.
La società è finanziata per il 50.73% da Maurizio Setti attraverso la Star Ball srl, per il 12.5% dalla HSH Ltd di Pablo Dana, mentre le quote rimanenti sono suddivise fra piccoli / medi imprenditori mantovani che hanno contribuito alla rinascita del Club nel 2017.
Il CDA è composto da: Ettore Masiello, Francesco Barresi, Daniela Scalabrini, Antonio Ferrari e Federico Strafinger.
Organigramma societario |
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Sponsor |
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Denominazioni |
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Allenatori e presidenti |
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Calciatori |
Palmarès |
Competizioni nazionali |
- Serie B: 1
- 1970-1971
- Serie C: 1
- 1958-1959 (girone A)
- Serie C2: 3
1987-1988 (girone A), 1992-1993 (girone A), 2003-2004 (girone A)
- IV Serie: 1
- 1957-1958 (girone D)
- Campionato Nazionale Dilettanti: 1
- 1996-1997 (girone D)
- Serie D: 1
- 2010-2011 (girone B)
Competizioni regionali |
- Eccellenza: 1
- 1994-1995
Altri piazzamenti |
Coppa Italia:
- Terzo posto: 1961-1962
Serie B:
- Secondo posto: 1960-1961
- Terzo posto: 1965-1966
Serie C:
- Secondo posto: 1939-1940 (girone B), 1940-1941 (girone B)
- Terzo posto: 1941-1942 (girone B), 1942-1943 (girone B), 1977-1978 (girone A)
Serie C1:
- Secondo posto: 1993-1994 (girone A), 2004-2005 (girone A)
Serie C2:
- Secondo posto: 1985-1986 (girone B)
- Terzo posto: 1982-1983 (girone B), 1998-1999 (girone A)
IV Serie:
- Secondo posto: 1954-1955 (girone C)
- Terzo posto: 1955-1956 (girone C)
Campionato Nazionale Dilettanti:
- Secondo posto: 1995-1996 (girone C)
Coppa Italia Semiprofessionisti:
- Semifinalista: [[Coppa Italia Semiprofessionisti 1974-1975|1974-1975]
Statistiche e record |
Partecipazione ai campionati |
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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1° | Prima Categoria | 2 | 1919-1920 | 1920-1921 | 13 |
Prima Divisione | 4 | 1921-1922 | 1925-1926 | ||
Serie A | 7 | 1961-1962 | 1971-1972 | ||
2° | Seconda Divisione | 1 | 1923-1924 | 17 | |
Prima Divisione | 2 | 1926-1927 | 1927-1928 | ||
Serie B | 14 | 1946-1947 | 2009-2010 | ||
3° | Prima Divisione | 7 | 1928-1929 | 1934-1935 | 41 |
Serie B-C Alta Italia | 1 | 1945-1946 | |||
Serie C | 20 | 1935-1936 | 1977-1978 | ||
Serie C1 | 10 | 1978-1979 | 2004-2005 | ||
Lega Pro | 3 | 2014-2015 | 2016-2017 | ||
4° | Serie C2 | 14 | 1982-1983 | 2003-2004 | 23 |
Lega Pro Seconda Divisione | 3 | 2011-2012 | 2013-2014 | ||
IV Serie | 3 | 1954-1955 | 1956-1957 | ||
Campionato Interregionale - Prima Categoria | 1 | 1957-1958 | |||
Serie D | 2 | 2017-2018 | 2018-2019 | ||
5° | Campionato Nazionale Dilettanti | 2 | 1995-1996 | 1996-1997 | 3 |
Serie D | 1 | 2010-2011 |
Il Mantova ha disputato 95[45] stagioni sportive nei campionati nazionali (Serie A, B, C e D) a partire dall'esordio in semifinale nazionale il 10 aprile 1921, compresi 5 campionati di Prima Categoria e Prima Divisione (A), 3 campionati di Seconda Divisione (B), 1 campionato Misto B-C Alta Italia disputato con titolo sportivo di Serie C. Sono considerate professionistiche ai sensi delle NOIF della FIGC le 71 annate trascorse in A, B, C, C1 e C2, assommando così la 51ª miglior tradizione sportiva in Italia fra i club che hanno giocato in massima serie.
Il Mantova ha partecipato ai massimi tornei del Comitato Regionale Emiliano nelle annate 1919-20 e 1994-95 e al Campionato Alta Italia nella stagione 1943-44, che fu un torneo calcistico disputatosi nei territori della Repubblica Sociale Italiana.
- 1 campionato di Eccellenza dell'Emilia-Romagna
- 1 campionato di Prima Categoria Regionale
Statistiche individuali |
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Tifoseria |
Storia |
Il movimento ultras mantovano nasce nel lontano 1968 con gli Arditi presto seguiti negli anni successivi dagli Ultras, dai Commandos e dai Panthers ed altri piccoli gruppi come Inferno biancorosso e i The Wild Strickers. Verso la fine degli anni settanta nacquero anche le Brigate Biancorosse e il cuore del tifo, nel 1975, si spostò dalla gradinata alla storica Curva Te.
Nel 1982 la svolta: i gruppi ultrà si unificarono sotto il nome di CUCT (Commando Ultrà Curva Te). Esperienza che durò fino al 1986 quando in seguito alla retrocessione in Serie C2 dei biancorossi il CUCT si sciolse.
Nacquero così nel 1987 i Virgilian's Kaos (riconoscibili dal simbolo dell'Elmo Alato) e la Vecchia Guardia (club nato dalle ceneri dei tre gruppi padri Ultras, Commandos e Arditi). Dal 1988 al 1991, furono presenti anche i Demoni e i Giovani della Te che nel corso degli anni vennero assorbiti nei Virgilian's Kaos, i quali così diventarono il punto di riferimento della Curva Te per oltre vent'anni. In questi anni nacquero diverse sezioni che usavano il simbolo dei VK, l'elmo alato, come ad esempio: VK Sezione, VK San Giorgio, VK Canneto e i Viking Asola.
Dai quartieri periferici della città, nel 1993 nacquero anche gli Sconvolts e nel 1998 la Fossa Biancorossa di Lunetta, gruppi che si unirono nel primi anni 2000 diventando il punto di riferimento della Curva insieme ai Virgilian's Kaos.
In questi anni nacquero altri sotto-gruppi più o meno indipendenti come la Sezione, gli Psyco, la Banda lambrusco, il Tranquil Group, le Skegge Gonzaga, gli Alcoolica Bagnolo, gli Alcoolica Bozzolo, i Nord-Kapp Casaloldo, i Legionari e i Bad Manners.[46][47]
Nel 2006 si decide di avanzare un primo tentativo di unificare il movimento ultras sotto il nome di Ultras Mantova ma l'esperimento durò poco. Di lì a pochi anni, complice la crisi del mondo ultrà tra divieti e repressioni, il direttivo della Curva Te si sciolse nel 2009 per motivi interni.
Pochi anni più tardi il movimento ultrà mantovano riprende vita con un gruppo di ragazzi, provenienti dai diversi gruppi della curva, che si riconosce sotto il nome di Ultras Mantova 1975. Nel 2011 nasce il gruppo Senza Padroni progetto portato avanti da alcuni leader degli ex. Sconvolts.
Nel 2016 la Sezione, che da qualche anno a causa di contrasti con alcuni esponenti della Curva (ed in aperto contrasto, unico gruppo del panorama cittadino, con la Tessera del Tifoso) si era spostata nel settore Distinti, ha preso la decisione di sciogliere il gruppo.
Attualmente i gruppi ultrà attivi in Curva Te sono: gli Ultras Mantova 1975 e i Senza Padroni con una rappresentanza storica dei Virgilian's Kaos.
Nel panorama ultras prevale il tipico stile italiano anche se, negli ultimi anni, è virato su un abbigliamento più casual. Inoltre i gruppi organizzati sono dichiaratamente apolitici.
Oltre agli ultras a Mantova è presente anche un forte Centro di Coordinamento che gestisce una ventina di Mantova Club sparsi per la provincia. Meritevole di menzione è il Mantua Club dal Platan, uno dei più antichi e longevi club di tifosi nel panorama italiano. Fondato il primo settembre 1968, i membri si riunivano ai campi di allenamento del Te, presso l'ex ippodromo che sorgeva dietro la curva Te dello stadio Danilo Martelli. Il nome del club è dovuto alla presenza di numerosi platani che circondavano le suddette strutture.
La tifoseria mantovana è ben radicata nel territorio provinciale dato l'elevato numero di gruppi provenienti fuori città. Ciò sottolinea il grande attaccamento tra squadra e cittadini di città e provincia.
Gemellaggi e rivalità |
Gemellaggio storico della tifoseria mantovana è quello gli Ultras del Brescia dove i primi contatti tra le due fazioni avvengono negli anni ottanta. Risalente ai primi anni novanta è invece il rapporto fraterno con gli ultras romagnoli del Cesena, caratterizzato da numerose visite reciproche susseguitesi nel corso degli anni. Nato nello stesso periodo, è il gemellaggio con la tifoseria toscana del Prato.
Durante gli europei di calcio del 2008 alcuni ragazzi della curva incontrano e stringono amicizia con alcuni ultras francesi del Lens.[48] Dal 2010 ad oggi le due tifoserie si sono incontrate spesso sia a Mantova che in terra francese stringendo una sentita amicizia.[48]Esiste, inoltre, un forte rapporto d'amicizia con gli ultras del Darfo Boario.
Le rivalità più sentite sono con le tifoserie di Verona, della Cremonese e i bergamaschi dell'Atalanta. La prima è una rivalità storica, di origini campanilistiche, vista la vicinanza delle due città. Duri scontri si ebbero in occasione di Chievo-Mantova, partita in calendario nel campionato di Serie C2 1986-1987, nella quale i veronesi, per l'occasione, fecero "visita" ai tifosi virgiliani. Altra rivalità, importante un tempo e attualmente ridimensionata, è quella con i veneti dell'Unione Venezia. La rivalità, che era già in essere con le tifoserie del Venezia pre-fusione e del Mestre,[49] venne ulteriormente cementata dopo la fusione delle due compagini lagunari. Negli anni non sono mancati scontri fra le fazioni.
Altre rivalità importanti sono con le tifoserie emiliano-romagnole di Modena, Reggiana, SPAL, Suzzara e Carpi.
Con i tifosi del Torino, la rivalità nacque in occasione della finale play-off, valida per la promozione in Serie A, persa dai virgiliani nel 2006. Esistono altre rivalità, con le tifoserie di Spezia, Vicenza, Bologna, Carrarese, Como, Frosinone, Piacenza, Pavia, Pergolettese, Pro Patria, Pistoiese, Treviso, Triestina e Rimini.
Con la tifoseria del Padova, infine, da segnalare scontri durante un'amichevole estiva giocata nel 2005 e durante alcuni recenti incontri di campionato.
Organico |
Rosa |
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Staff tecnico |
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Note |
^ 7 100 omologati.
^ Grossi, p. 17
^ Todeschini, pp. 26-27
^ Todeschini, pp. 30-31
^ Todeschini, pp. 36-37
^ Grossi, p. 26
^ Todeschini, pp. 40-41
^ Todeschini, pp. 46-47
^ Grossi, p. 30
^ Todeschini, pp. 50-51
^ Grossi, pp. 58-60
^ Grossi, p. 87
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Bibliografia |
- Silvano Todeschini, Almanacco del calcio mantovano, Tre Lune Editore, 2006.
- Gian Paolo Grossi, Mantova 100. 1911-2011, Sometti Edizioni, 2011.
Voci correlate |
- Derby calcistici in Lombardia
- Mantova
- Sport in Lombardia
- Stadio Danilo Martelli
Collegamenti esterni |
- Sito web ufficiale della società, su mantova1911.club.
- Sito web dell'azionariato popolare della società, su mantovaunited.com.
- Sito Storico acmantova.it(DE, EN, IT) Mantova 1911 Società Sportiva Dilettantistica, su Transfermarkt.it, Transfermarkt GmbH & Co. KG.
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 170731084 |
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