Videocolor




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Videocolor è stata un'azienda italiana produttrice di elettronica e componenti elettronici.



Storia |


Fu costituita ad Anagni (FR) nel 1968 con la denominazione Ergon S.p.A. dal cav. Arnaldo Piccinini, già presidente della Voxson, come azienda produttrice di cinescopi per televisori a colori.


Nel 1971 la società viene ceduta alla Thomson, che la trasforma in una joint-venture con la RCA, e rinominata in Videocolor S.p.A., divenendo una delle più importanti realtà dell'industria componentistica elettronica nazionale. L'impresa conta circa 2.000 dipendenti, e fino al 1977, anno in cui partono le trasmissioni televisive a colori in Italia, il 95% dei cinescopi prodotti viene esportato all'estero[1].


Nel 1982, la multinazionale francese acquisisce il 100% del capitale dell'azienda laziale. Nello stesso anno, fa ingresso nel suo capitale, la finanziaria pubblica REL, che ne acquisisce il 20%[2].


Nel 1987, l'azienda ciociara realizza un fatturato di 400 miliardi di lire[3].


Il periodo di massimo successo della Videocolor sono gli anni 1990-2000, quando produce annualmente 4 milioni di cinescopi l'anno (di cui molti di tipo Flat) e impiega 2.500 lavoratori[4]. I cinescopi venivano montati non soltanto sui televisori Thomson, ma anche su quelli SABA e Telefunken.


Nel 2001 l'attività principale dell'azienda diviene la vendita dell'INVAR recuperato dai telai dei cinescopi "true flat" che non funzionano. Il motivo del malfunzionamento risiede nella errata progettazione dei telai, ma la direzione aziendale non li vuole correggere, nonostante la perdita annua che essa stessa quantifica in 100 miliardi di lire all'anno. Parallelamente salgono come mai prima i profitti del potere locale che gestisce il recupero dell'INVAR.


Nel 2005 la Thomson cede la Videocolor alla Videocon, multinazionale indiana produttrice di elettrodomestici[5]. Con la nuova proprietà l'azienda cambia denominazione in VDC Technologies S.p.A., e muta anche tipo di produzione passando dai tubi catodici ai televisori, sia CRT, sia al plasma che LCD, dal 2007 prodotti con il marchio Nordmende[6], e ai condizionatori.


Nel 2008 salta il finanziamento stanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico per la produzione di pannelli al plasma. Questo grazie ad una memoria trasmessa il 15 maggio al Procuratore capo di Frosinone personalmente, nella quale si faceva presente che per ottenere quel finanziamento l'azienda "avrebbe potuto indifferentemente sostenere di voler realizzare navette spaziali per lo sviluppo del turismo su Marte, mostrando i prototipi in carta stagnola". Nella stessa memoria si evidenziava anche il paradosso secondo cui, a detta del consulente del Ministero dello Sviluppo Economico, la riuscita del progetto era subordinata al "costante aggiornamento delle tecnologie", difficile da sostenere dopo che il gruppo incaricato delle ricerca e dello sviluppo non era stato in grado di progettare un rettangolo di metallo alla portata di un fabbro.


Nonostante diventi il terzo fornitore europeo di televisori, Videocolor cade in una fase di crisi, dovuta al fatto che la gran parte degli apparecchi prodotti al plasma è rimasta invenduta[7]. La produzione è ferma dalla fine del 2009 e da allora i 1.300 lavoratori sono in cassa integrazione[8].


Nel maggio 2010 si verificano nuovi sviluppi per l'azienda ciociara, in quanto, è stato raggiunto l'accordo presso il Ministero dello Sviluppo Economico per la sua cessione alla Ssim, una società arabo-canadese il cui piano prevede la riassunzione di 950 dei 1.300 dipendenti in cinque anni, la conversione della produzione a quella di impianti per energia eolica e solare ed il mantenimento della produzione dei televisori.


Nel novembre 2011 viene notificato presso il Ministero dello Sviluppo Economico l'interessamento da parte della multinazionale giapponese Toshiba ad acquistare il sito produttivo di Anagni e ad effettuare importanti investimenti nello stabilimento ciociaro.


Il 26 giugno 2012 viene dichiarato ufficialmente, dalla camera di commercio di Frosinone con circa un deficit di 100 milioni di euro, il fallimento del sito.



Note |




  1. ^ (DE) pag. 163 del libro Wie Globalisierung gemacht wird: ein Vergleich der Organisationsformen und Konzernstrategien von General Electrics und Thomson/Thales di Lothar Hack del 2007, ed. Sigma


  2. ^ "REL, IL COLORE DEI SOLDI", articolo di Repubblica del 16 ottobre 1987


  3. ^ "LENTO DECLINO PER LA REL CHE PERDE 43,7 MILIARDI", articolo di Repubblica del 22 luglio 1988


  4. ^ .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
    Documento dal sito Enea.it[collegamento interrotto]



  5. ^ "Gli indiani sbarcano ad Anagni, cambia mano la Videocolor", articolo del Corriere della Sera del 27 gennaio 2005


  6. ^ "Gli indiani della Videocon rilanciano il marchio Nordmende", articolo di Repubblica del 2 luglio 2007


  7. ^ "Videocon, mordi e fuggi dei padroni indiani", articolo del Corriere della Sera del 14 luglio 2008


  8. ^ "Sfuma il sogno della Ciociaria 1300 posti a rischio alla Videocon", articolo di Repubblica del 27 ottobre 2009



Collegamenti esterni |


  • Sito ufficiale, su vdctechnologies.it.





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