Quenya
Quenya | |
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Creato da | J. R. R. Tolkien dal 1912/1913 al 1973 |
Contesto | Mondo immaginario di Arda (popoli noldor, vanyar, valar e dunedain) |
Altre informazioni | |
Scrittura | Tengwar, sarati, alfabeto latino |
Tipo | SVO (ordine non obbligatorio), agglutinante, flessiva |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue artificiali Lingue artistiche Linguaggi di Arda Elfico primitivo Eldarin comune Quenya |
Statuto ufficiale | |
Regolato da | nessuna regolazione ufficiale |
Codici di classificazione | |
ISO 639-3 | qya (EN) |
Linguist List | qya (EN) |
Estratto in lingua | |
Il Padre nostro | |
Traslitterazione Átaremma i ëa han ëa· na aire Esselya Aranielya na tuluva na care Indómelya cemende tambe Erumande: ámen anta síra ilaurëa massamma· ar ámen apsene úcaremmar sív' emme apsenet tien i úcarer emmen. Álame tulya úsahtienna mal áme etelehta ulcullo: násie: | |
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(ART) «Elen síla lúmenn'omentielvo» | (IT) «Una stella brilla sull'ora del nostro incontro» |
(J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello, Libro I, Capitolo III, p. 119) |
Il quenya (IPA: /ˈkwɛnja/;[1] in tengwar ) è una lingua artificiale di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien.
Denominato quenya fino alla seconda metà degli anni quaranta,[2] venne sviluppato ininterrottamente a partire dal 1912 fino alla morte del suo creatore.
Parlato dalle razze elfiche dei noldor e dei vanyar, che raggiunsero Valinor e poi migrarono verso la Terra di Mezzo, il quenya è un idioma fittizio ma grammaticalmente e storicamente realistico. Originario di Aman, sarebbe poi stato sviluppato dagli eldar sulla base di una lingua precedente, denominata eldarin comune, mantenendo ancora tutte le caratteristiche principali del primo linguaggio elfico.[3]
Quest'idioma, come gli altri linguaggi ideati da Tolkien, è il risultato di processi linguistici "graduali" comuni a tutte le lingue elfiche, con le quali infatti condivide buona parte del lessico, della grammatica e della fonologia.[4] Fuori da Aman questa lingua, nonostante la sua "fama" di lingua letteraria,[5] venne presto soppiantata dal sindarin, rimanendo in uso solo presso i più colti o come lingua scritta.[6]
Essendo stata creata puramente per scopi artistici, questa lingua non ha tuttora regolazioni ufficiali, nonostante ci siano molte fonti e siti considerati autorevoli dagli esperti e dagli appassionati della lingua. Tuttavia buona parte del lavoro svolto da Tolkien è inedito.
Da un punto di vista grammaticale la lingua ha un complesso sistema flessivo, ispirato principalmente al finlandese,[7] e un gran numero di affissi e prefissi. Da un punto di vista fonetico, invece, la lingua è molto simile al latino e alle lingue romanze, in particolare lo spagnolo e l'italiano.[8]
Indice
1 Storia esterna
1.1 Le influenze delle altre lingue
1.1.1 Similitudini e prestiti nei vocaboli quenya
1.1.1.1 Verbi
1.1.1.2 Sostantivi
1.1.1.3 Aggettivi
1.1.1.4 Preposizioni, congiunzioni, desinenze e altro
1.2 Gli utilizzi del quenya in altre opere
2 Storia interna
2.1 I dialetti del quenya
2.2 Le parentele con le altre lingue di Arda e le tecniche di Tolkien
3 Designazioni del linguaggio
4 Tutela e regolazione della Lingua
5 Fonologia
5.1 Le vocali e i dittonghi
5.2 Le consonanti e i gruppi consonantici
5.3 L'accento
6 Morfologia
6.1 L'articolo
6.2 I nomi
6.3 Gli aggettivi
6.3.1 I numeri
6.4 Gli avverbi
6.5 I pronomi
6.6 I verbi
7 Sintassi
7.1 La forma passiva
7.2 L'ottativo
7.3 Il condizionale
7.4 La proposizione temporale
7.5 La proposizione dichiarativa
7.6 La proposizione relativa
8 Sistema di scrittura
9 Classificazione
10 Corpus dei testi quenya scritti da Tolkien
10.1 Namárië, il lamento di Galadriel
10.2 Il poema Markirya
10.3 Il canto di Fíriel
10.3.1 Versione del testo in quenya maturo
10.4 Altri testi redatti da Tolkien
10.4.1 Aia Maria e Átaremma
10.4.2 Frammenti di altri testi
11 Neo-quenya e utilizzi della lingua
11.1 Frasi in quenya presenti nei film
11.2 Scritti di altri autori in neo-quenya
12 Note
13 Bibliografia
13.1 Scritti da Tolkien
13.2 Scritti da Tolkien (postumi)
13.3 Scritti da altri autori
13.4 Periodici specializzati
14 Voci correlate
15 Altri progetti
16 Collegamenti esterni
Storia esterna |
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(EN) «(Quenya was) the language as he wanted it, the language of his heart» | (IT) «(Il quenya era) il linguaggio che egli voleva, il linguaggio del suo cuore» |
(Christopher Tolkien, dal programma TV J.R.R. Tolkien - A Portrait) |
Il quenya deve la sua origine ad altri tre linguaggi: nel 1905, il giovane Tolkien (già impegnato nello studio del latino e dell'anglosassone) sentì due sue cugine (Mary e Marjorie Incledon) parlare in un linguaggio alquanto bizzarro, che usava solo nomi di animali e di numeri per formare parole di senso compiuto; intrigato e divertito da questa scoperta, iniziò a parlarlo anche lui.[9] Tempo dopo, gli stessi che avevano ideato il primo linguaggio, insieme ad alcuni amici e compagni di scuola del giovane Tolkien, ne crearono un altro, probabilmente spinti dall'idea di creare una lingua segreta, comprensibile solo per loro. Tale linguaggio, denominato nevbosh, era formato da vocaboli inglesi, latini o francesi storpiati o invertiti. Tuttavia, col passare del tempo l'inversione e la storpiatura non bastarono più ai creatori del nevbosh, che iniziarono a inventare nuovi termini (per esempio lint, ovvero "veloce", rintracciabile anche in lingue successive tra cui nel quenya linta). Questa nuova versione quasi interamente ideata da Tolkien prese il nome di naffarin,[10] e dai pochi testi rinvenuti pare assai più simile alle future lingue elfiche rispetto al nevbosh, molto più grezzo e informale.[11][12]
Un primo embrione di quenya venne sviluppato dall'autore intorno al 1910-1911, ma il nome qenya (ancora scritto senza la u) apparve solo intorno al 1915. Tolkien a quei tempi studiava al liceo di Exeter, dove dimostrò un buon talento per le lingue e una spiccata capacità creativa. In poco tempo prese familiarità con diverse lingue antiche e moderne: il norreno, lo spagnolo, l'italiano, l'inglese antico, il gotico, il latino e il greco (sia antico sia moderno). Le lingue nordiche in particolare lo portarono in poco tempo a prendere spunto per il suo legendarium dalla mitologia nordica; è da sottolineare specialmente l'enorme importanza di opere come l'Edda in poesia o l'Edda in prosa di Snorri Sturluson o delle opere in lingua anglosassone che furono particolarmente d'ispirazione per Tolkien. Nel 1914 egli si trovò a studiare un frammento del poema Cristo di Cynewulf, scritto in anglosassone, che può essere considerato di enorme importanza per una buona parte del legendarium tolkieniano.[13]
(ANG) «Éala éarendel engla beorhtast, | (IT) «Salve Earendel, il più brillante degli angeli, |
(Vv. 105-106 dell'opera Cristo di Cynewulf) |
Questa frase si ritrova con molte similitudini anche ne Le due torri, nel quale è fatta pronunciare a Frodo dentro la tana di Shelob:
(ART) «Aiya Eärendil Elenion Ancalima!» | (IT) «Salve Eärendil, più brillante delle stelle» |
(Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re, all'interno della tana di Shelob; Il Signore degli Anelli, Le due torri, Libro IV, Capitolo IX, p. 869) |
Le somiglianze semantiche dei due testi sono palesi, tuttavia è da sottolineare anche la somiglianza fonetica tra il termine quenya aiya ed il termine anglosassone éala (entrambi con il significato di "salve") e tra i nomi Eärendil ed Earendel.
In un periodo più tardo Tolkien conobbe anche il finlandese, una scoperta per lui molto importante. Infatti, anni dopo, scrisse proprio a questo proposito:
(EN) «It was like discovering a complete wine-cellar filled with bottles of an amazing wine of a kind and flavour never tasted before. It quite intoxicated me.» | (IT) «È stato come scoprire un'enorme enoteca riempita con bottiglie di un vino straordinario di tipo e sapore mai assaggiato prima. Ne fui decisamente preso.» |
(J.R.R. Tolkien, lettera 163) |
Tale lingua portò Tolkien ad entrare sempre più in contatto con testi nordici come il Kalevala, la cui influenza è riscontrabile per esempio nei racconti riguardanti Túrin Turambar o nel manoscritto incompiuto La storia di Kullervo.[14]
Anche l'italiano, sebbene in misura minore, ebbe un forte impatto sullo scrittore.[15]
Tolkien concepì il quenya ancora prima di creare Arda ed i suoi popoli, imitando i meccanismi delle lingue naturali. Fece seguire a tale lingua un proprio corso storico, diversificandosi in numerosi dialetti. L'autore ideò anche altre lingue (sebbene non altrettanto sviluppate) che erano imparentate con il quenya ma ben distinte da esso, per via della separazione delle diverse popolazioni elfiche durante le Ere di Arda.
(EN) «I find the construction and the interrelation of the languages an aesthetic pleasure in itself, quite apart from The Lord of the Rings, of which it was/is in fact independent.» | (IT) «Io trovo la creazione dei linguaggi e la relazione tra di essi un piacere estetico in sé, a prescindere dal Signore degli Anelli che era ed è tuttora una creazione indipendente da questi.» |
(J.R.R. Tolkien, lettera pubblicata su Parma Eldalamberon[16]) |
Tolkien non smise mai, fino alla morte, di modificare e sviluppare il quenya (al contrario di quanto successe al sindarin, che, dopo alcune revisioni fondamentali, venne "abbandonato" quasi totalmente). Sia la grammatica sia il vocabolario furono sottoposti per decenni a continue modifiche, a volte radicali, che rendono molto diversi tra loro il quenya originario da quello maturo.[17] Anche il nome del linguaggio subì alcuni cambiamenti: al momento della sua creazione era chiamato qenya eldarissa o semplicemente qenya, nome che rimase fino agli anni venti, quando venne modificato in favore della forma più breve e sonora quenya.[8]
Le influenze delle altre lingue |
(EN) «Actually it might be said [Quenya] to be composed on a Latin basis with two other (main) ingredients that happen to give me 'phonaesthetic' pleasure: Finnish and Greek.» | (IT) «Effettivamente si potrebbe dire che [il quenya] è composto su di una base latina con altri due ingredienti (principali) che mi donano piacere 'eufonico': il finlandese ed il greco.» |
(J.R.R. Tolkien, lettera 176) |
Il quenya è la lingua ideata da Tolkien più completa e ricca di vocaboli. L'autore si basò principalmente sulle seguenti lingue: il finlandese, il latino, il greco antico, l'italiano e lo spagnolo.
- Finlandese: l'autore vi si ispirò per la forma sintattica e grammaticale, i pronomi enclitici, buona parte dei casi e parecchi vocaboli. Col passare del tempo le somiglianze con il finlandese tesero a sbiadire, senza tuttavia scomparire mai del tutto.[7]
- Latino: vi è soprattutto una derivazione fonetica, per quanto riguarda sia i suoni, sia gli accenti.[8]
- Greco moderno e greco antico: nonostante l'amore di Tolkien per questa lingua, soltanto anni dopo la sua morte ne sono state rilevate le somiglianze; molti suoni inesistenti in latino sono chiaramente ripresi dal greco. Inoltre, riguardo ai tempi verbali, il quenya e il greco hanno alcuni nessi riguardanti soprattutto il tempo perfetto (che ha un aumento simile a quello dell'imperfetto greco), alcune desinenze simili tra i tempi di presente e passato (aoristo greco) e il cosiddetto aoristo quenya. Tuttavia va sottolineato che l'aoristo quenya ha un utilizzo del tutto diverso da quello greco (vedi paragrafo: I verbi, l'aoristo). I pronomi enclitici sono quasi completamente adottati dal finlandese, tuttavia alcune desinenze hanno similitudini con la lingua greca (es: greco moderno μας (pr. mas) "nostro/a" e quenya -mma). I pronomi enfatici quenya come quelli greci iniziano per e- in greco/greco moderno ἐ-/ε- (pr. e-/e-). Una delle due particelle di negazione del greco οὐ/οὐκ (pr. u/uk) ha lo stesso valore fonetico del quenya u di uguale significato. La desinenza -n del dativo quenya si ritrova in casi isolati (pronomi ecc.) anche in greco con la stessa funzione. La pronuncia per quanto concerne i dittonghi generalmente richiama quella moderna nonostante la maggior parte delle parole vengano dal greco antico, tuttavia non mancano parole derivate che conservano la pronuncia antica.[18]
- Spagnolo: soprattutto il suono delle vocali, foneticamente uguali nelle due lingue.[8]
- Italiano e francese: anche qui le somiglianze sono soprattutto fonetiche. Tolkien amava l'italiano quasi quanto il finlandese[15] e lo preferiva nettamente al francese.[19]
(EN) «The ingredients in quenya are various, but worked out into a self-consistent character not precisely like any language that I know. Finnish, which I came across when I had first begun to construct a 'mythology' was a dominant influence, but that has been much reduced [now in late quenya]. It survives in some features: such as the absence of any consonant combinations initially, the absence of the voiced stops b, d, g (except in mb, nd, ng, ld, rd, which are favoured) and the fondness for the ending -inen, -ainen, -oinen, also in some points of grammar, such as the inflexional endings -sse (rest at or in), -nna (movement to, towards), and -llo (movement from); the personal possessives are also expressed by suffixes; there is no gender.» | (IT) «Gli ingredienti del quenya sono molti, ma elaborati in una lingua propria non precisamente uguale a nessun altro linguaggio che io conosca. Mi sono imbattuto nel finlandese quando avevo cominciato a costruire una "mitologia", era un'influenza pressante, ma che è stata ridotta di molto (ora nel tardo quenya). Sopravvive in alcune caratteristiche: come l'assenza di gruppi consonantici iniziali, l'assenza delle occlusive b, d, g (eccetto che in mb, nd, ng, ld, rd che formano gruppi propri) e la passione per il finale in -inen, -ainen, -oinen, ed anche in alcune caratteristiche grammaticali, come la flessione in -sse (restare fermi in), -nna (movimento a, verso), e -llo (movimento da), anche i pronomi personali possessivi sono espressi da suffissi; non ha genere.» |
(J.R.R. Tolkien, lettera a W.R. Matthews, 1964.[20]) |
Similitudini e prestiti nei vocaboli quenya |
Il lessico del quenya proviene in buona parte dal finlandese[7] e dal greco.[21]
Verbi |
anta- "dare", finlandese: antaa "dare"
ora- "esortare", greco: ὥρα, -ας (pr. hṑra, -as) "(periodo di) tempo"
panya- "aggiustare, sistemare", finlandese: panna "mettere, sistemare"
papa- "tremare", greco: πάπ(π)ας, -ου/-ā (pr. pàp(p)as, -u/-ã) "papà, padre, prete" (ma anche "vecchio", "nonno")
tul- "venire", finlandese: tul-, tulla "venire"
Sostantivi |
cala "luce", greco: καλός, -ή, -όν (pr. kalòs, -ḕ, -òn) "bello" e καλῶς (pr. kalṑs) "bene, d'accordo"
culda, cukina "rosso-oro, rosso acceso, rosso fiamma", finlandese: kulta "oro"
cúma "vuoto" (indicava il vuoto senza forma, immateriale, in inglese void)[7], finlandese: kuuma "caldo"
elen "stella", greco: ἑλένη, -ης (pr. helènē, -ēs) "torcia, fiaccola"
hala "piccolo pesce", finlandese: kala "pesce"
heri "dama", greco: χείρ, χειρός (pr. chèir, cheiròs) "mano"
Ilmarë "ancella di Varda", ilmen “regione delle stelle, cielo”, ilmarin "dimora nell'alto dei cieli, dimora di Manwë”, finlandese: ilma “aria” e ilmarinen (diminutivo di ilmari)[7]
Kalavent-/Kalavún- "nave di luce" (forma arcaica per indicare il sole)[7], finlandese: kalavene "barca da pesca" (cfr. hala "piccolo pesce" da kala "pesce", connesso quindi al significato in finlandese "barca da pesca", mantenendo comunque il significato di "nave di luce" in quenya.)[7]
lapse "bambino", finlandese: lapsi "bambino"
lindë[22] "canto, melodia", lingue germaniche linde "soffice, tenero" e lind "drago, serpente", italiano "linda"
metta "fine", greco: μετά (pr. metà) "dopo, in seguito, alla fine, tra, in mezzo a, per mezzo di, con"
nasta "punta di lancia, punta, triangolo", finlandese: nasta "puntina da disegno, spillo"
ner "uomo", greco: ἀνήρ, ἀνδρός (pr. anḕr, andròs) "uomo"[23]
oron "monte", greco/greco moderno: ὄρος, -εος/όρος, -ου (pr. hòros, -eos/òros, -u) "monte"
ráca "lupo", finlandese: raaka "grezzo, crudele, crudo"
rauta "metallo" in qenya "rame", finlandese: rauta "ferro"
síre "fiume, corso", greco moderno: σεiρά, -άς (pr. sīrà, -às) "serie"
tereva "sottile, acuto, pungente", finlandese: terävä "aguzzo, tagliente"
tië "sentiero, strada", finlandese: tie "sentiero"
Vala "potere, volontà", finlandese: vala "giuramento"
Aggettivi |
arca "stretto", finlandese: arka "timido"
calima "brillante, luminoso", greco/greco moderno: κάλυμμα, -ατος (pr. kàlymma, -atos/kàlimma, -atos) "velo, coperta, rivestimento, tenda, rete (da pesca)" e spagnolo: calima, alter. da calina, "cielo coperto/oscurato (dalla sabbia), vento caldo, nebbia, foschia, Calima" (dal greco κάλυμμα, -ατος o dal latino caligo, caliginis "oscurità, caligine"); deriv. di cala "luce" più suffisso aggettivale -ima
linda (forma aggettivale da lindë) "melodioso, musicale, bello, armonioso", vedi lindë
poica "pulito" e poice "puro", finlandese: poika "figlio"
yerna "vecchio", greco moderno: γερνάω (pr. jernào) "io invecchio" e sostantivi derivati
Preposizioni, congiunzioni, desinenze e altro |
ai "se", greco: εἰ (pr. ei), ἐάν (pr. eàn) "se", greco moderno: αω (pr. ao), εάν (pr. eàn) "se"
an, na, ana, -(e)nna "verso", greco moderno: να (pr. na) "a (solo davanti a verbi all'infinito)"
ana "verso", greco moderno: ανά (pr. anà) "verso, per, a" ma greco: ἀνὰ (pr. anà), "verso l'alto, in alto, per, durante etc."
cé "forse", greco moderno: καί (pr. kē) "e, anche, pure, sebbene"
emme "noi", greco/greco moderno: ἡμεῖς/ημείς (pr. hēmeìs/imis) "noi"
et, et- "fuori, da", finlandese: eteen "avanti, davanti"
-ion "figlio di (patronimico/matronimico)", greco moderno: υιός (pr. īòs) ma greco: υἱός (pr: uiòs), "figlio (usato spesso in espressioni formulari)"; es. di utilizzo: Ό Βελλεροφόντης (δέ) υἱός Γλαύκου "Bellerofonte, figlio di Glauco" talvolta υἱός viene sottinteso: Ό Βελλεροφόντης (δέ) ό Γλαύκου[26]
-llo "da", finlandese: -lla "da, verso, a"
-mma "nostro", greco moderno: μας (pr. mas) "nostro"
nai "fa che, possa (esprime desiderio)", greco: ναὶ (pr. nài) "certamente, sicuramente"
-on "di (genitivo)", greco/greco moderno: -ων~-ῶν/-ων~-ών (pr. -ōn~-ṑn/-on~-òn) "di (genitivo plurale)"
-sse "in, verso", finlandese: -ssa, -ssae "in, verso" e greco moderno: σε (pr. se) "in, verso"
u "non", greco: οὐ/οὐκ (pr. u/uk) "non"
Gli utilizzi del quenya in altre opere |
(ART) «Mára mesta an ni véla tye ento, ya rato nea» | (IT) «Addio fino a quando non ti rivedrò, e spero che sia presto» |
(J.R.R. Tolkien, Le lettere di Babbo Natale) |
Tolkien utilizzò la sua lingua, ed in parte il suo legendarium, anche per altri scopi "fuori da Arda". Un chiaro esempio di questo fenomeno sono Le lettere di Babbo Natale, una serie di lettere che l'autore di anno in anno spediva ai figli fingendosi Babbo Natale e raccontando le sue avventure al Polo Nord insieme ai suoi aiutanti. In due casi (le lettere del 1929 e del 1937) Tolkien scrisse alcune frasi in una lingua che può essere facilmente ricondotta al qenya primordiale, definito "quenya artico/qenya" (arctic quenya/qenya). Tali frasi, raccontava Tolkien, erano usate dagli Elfi di Babbo Natale (Red Elven) e dall'Orso polare (Polar Bear), personaggi ricorrenti nelle lettere. Tolkien non intendeva pubblicare queste lettere né era intenzionato a farle pubblicare dalla sua famiglia.[27]
Inoltre in questi scritti si possono ritrovare abbastanza spesso scorci di scrittura elfica (Tengwar) o dell'"alfabeto dei Goblin" (cirth), nonché il nome Ilbereth, probabile "progenitore" fiabesco di Elbereth, personaggio del Silmarillion.[28][29]
Storia interna |
««Attenzione amici!», gridò ridendo Gildor. «Non parlate dei vostri segreti! Abbiamo qui uno studioso dell'antica lingua!» |
(J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello, Libro I, Capitolo III, p. 119; L'elfo Gildor riferendosi a Frodo) |
La prima lingua che gli Elfi parlarono, subito dopo il loro risveglio sulle sponde del Lago Cuiviénen,[30] nel 1050 degli Anni degli Alberi fu l'elfico primitivo, che intorno al 1105 si evolse nell'eldarin comune (da cui poi nacquero anche il telerin parlato dai Teleri e il sindarin). Da questa lingua, praticamente immutato,[31] nacque il quenya, che col tempo si evolse in alcuni dialetti reciprocamente comprensibili: il noldorin quenya parlato dai Ñoldor (ossia Ngoldor, oppure Noldor secondo una forma tarda ma più usata) e il vanyarin quenya parlato dai Vanyar.[32]
Il quenya in breve tempo acquisì importanza, divenendo una delle lingue più importanti di Arda (soprattutto dal punto di vista letterario), nonché la prima ad essere messa per iscritto.[33]
L'invenzione dei primi caratteri elfici è attribuita a Rúmil, inventore delle Sarati, poi perfezionate da Fëanor con le Tengwar.
I Noldor che si rifugiarono nella Terra di Mezzo, in seguito all'oscuramento di Valinor, parlavano quenya anche con gli altri elfi. Tuttavia, quando Elu Thingol del Doriath, re dei Sindar (Elfi della stirpe dei Teleri che rimasero nel Beleriand anziché raggiungere Valinor) venne a conoscenza del Fratricidio da loro commesso nei confronti dei Teleri nel 1495 degli Anni degli Alberi, proibì l'uso del quenya in tutto il suo regno:[34]
«Mai più alle mie orecchie risuoni la lingua di coloro che in Alqualondë hanno sterminato i miei consanguinei! Né sia più pubblicamente parlata nel mio regno, finché io sieda su questo trono. Tutti i Sindar devono essere informati del mio ordine di non usare la favella dei Noldor né di rispondere a chi con essa si rivolga loro. E chiunque vi faccia ricorso, sarà considerato fratricida e traditore impenitente.» |
(John Ronald Reuel Tolkien, Il Silmarillion, Vala Quenta, Dei Noldor del Beleriand, p. 158) |
I Sindar, comunque, furono lenti ad apprendere la lingua dei Noldor, mentre questi ultimi in quello stesso periodo avevano già acquisito piena padronanza del sindarin (conosciuto anche come La favella del Beleriand).[35]
A metà della Prima Era il quenya fu abbandonato anche nel Beleriand a favore del sindarin, anche dagli stessi Noldor, che cominciarono ad usarla solo come lingua sapienziale. Chiunque parlasse quenya al di fuori di un ambito nobile (ad esempio in casa di Turgon) o in ambito letterario (dove era preferita, come lingua scritta, al sindarin) non veniva visto di buon occhio dai Sindar di quelle regioni.[36][37]
Nel periodo di massimo splendore di Númenor, il potere dei Dunedain (uomini abitanti di Númenor) crebbe e le loro conoscenze (in tutti i campi del sapere) si andarono ampliando grazie all'amicizia con gli Eldar. Dapprima l'adûnaico e il sindarin erano le uniche lingue parlate e conosciute, ma in seguito, con l'avvento dei primi commerci, colonizzazioni e scambi culturali, tra i grandi signori e tra i Re di Númenor si diffuse anche la favella degli Eldar, fortificando l'antica alleanza tra i due popoli.[38][39]
Tuttavia, con l'avvento del ventesimo sovrano di Númenor Ar-Adûnakhôr nel 2899 della Seconda Era, ci fu la definitiva, o quasi, emancipazione di Númenor dagli elfi, tanto che il re proclamò il suo nome per la prima volta in adûnaico e non in quenya come era da tradizione.[40] Nel 3102 Ar-Gimilzôr, divenuto ventitreesimo re di Númenor, bandì il quenya dal suo regno, tuttavia poi suo figlio Ar-Inziladûn salito al trono nel 3177, preoccupato per i cattivi rapporti con gli Eldar rese nulla l'abolizione e prese, secondo l'antica usanza, nome in quenya Tar-Palantír. Tuttavia, alla sua morte nel 3255, Ar-Pharazôn, nipote del re, prese, senza diritto, il trono di Númenor, sposando Míriel, figlia di Tar-Palantír, contro il suo volere e, ingannato da Sauron che si era finto suo prigioniero, dichiarò guerra ai Valar, sancendo la definitiva caduta di Númenor, che venne abissata nel mare da Eru per l'oltraggio e, da lì in poi, chiamata Mar-nu-Falmar "l'isola sotto i flutti" e Atalantë "la caduta".[41]
Il quenya usato nella Terra di Mezzo, durante la Terza Era (il periodo corrispondente alle storie narrate ne Il Signore degli Anelli), era divenuto una lingua rituale e conosciuta soprattutto da studiosi e personalità importanti (qualcosa di analogo al latino nel Medioevo).[42] Veniva insomma usato come linguaggio formale e per la scrittura, ma il linguaggio colloquiale era il sindarin.[43] Tuttavia, i Ñoldor ricordavano ancora il quenya e lo consideravano la loro vera lingua madre, come testimoniato dalla reazione di compiacimento degli elfi quando Frodo li saluta con l'espressione Elen síla lúmenn'omentielvo ("Una stella brilla sull'ora del nostro incontro").[44]
I dialetti del quenya |
Dal quenya, come già accennato, si diramarono due dialetti: il vanyarin quenya parlato dai Vanyar e il noldorin (o noldorin quenya, o “quenya esule”) parlato dai Noldor che lasciarono Aman in esilio durante la Prima Era diretti verso la Terra di Mezzo e il Beleriand. Tuttavia questi due dialetti avevano poche differenze nella grammatica e nella forma e solo alcune nella fonologia[6] tanto che Tolkien considerava i due dialetti ed il quenya lingue praticamente identiche.[45]
(ART) «Ai! laurëai lantar lassí súrinen, | (ART) «Ai! laurië lantar lassi súrinen, |
(Primi due versi del Namárië in vanyarin quenya e quenya[46]) |
In corsivo ci sono le principali differenze.
Il vanyarin o quendya nacque dall'unione del quenya parlato in Aman e il valarin dei Valar e degli Ainur parlato anche fuori da Eä. Il dialetto nato dalle due favelle aveva differenze prevalentemente fonetiche, infatti l'antico fonema þ si trasformò presto in s[47][48] e nacquero i suoni lb (non consentito in quenya) al posto di lv, ndy al posto di ny, hw al posto di f,[49][50]z al posto di r[51] e raramente w al posto di v.[52] Oltre poche altre "inflessioni dialettali" all'interno della declinazione di alcuni nomi[53] le uniche altre vere differenze erano nel vocabolario, in parte ereditato dal valarin e caratterizzato da alcune tendenze verso il sindarin.[54] Ad ogni modo, del valarin esistono ben poche informazioni ed è considerato un dialetto solamente in base ai pochi nomi prevalentemente propri presenti nel legendarium tolkieniano.
Il dialetto noldorin aveva ancora meno differenze dell'altro, infatti oltre a rari allungamenti tonici,[55] caduta di vocali[56] o ancor più rari cambi consonantici,[57] non aveva altre differenze tanto da essere considerato da alcuni non tanto un vero e proprio dialetto quanto piuttosto una "parlata" con minime differenze soprattutto in campo fonetico.
Secondo alcuni anche il telerin comune sarebbe da intendersi come un dialetto del Quenya, tuttavia la diffusione e la "nascita" di queste lingue sono quasi parallele e nonostante, soprattutto in seguito allo stabilimento in Aman da parte dei Teleri (1150 ca. P.E.), le due lingue diventarono mutuamente intelligibili, questo fu un fenomeno tardo che mutò entrambe le lingue favorendone la scomparsa a favore del sindarin, del nandorin e del doriathrin sviluppatisi partendo dalla stessa lingua dei Teleri.
Le parentele con le altre lingue di Arda e le tecniche di Tolkien |
Tolkien era un filologo che conosceva i meccanismi di funzionamento di numerose lingue antiche e moderne; non stupisce quindi che fosse in grado di idearne di nuove. Tuttavia egli (contrariamente a quanto si potrebbe comunemente pensare) non inventò le sue lingue per rendere più realistici i propri racconti, anzi il meccanismo era esattamente inverso: erano le sue creazioni linguistiche a dargli continuamente nuovi spunti per le sue storie. Creare lingue era quello che Tolkien considerava il suo "vizio segreto",[58] e per rendere il tutto maggiormente realistico, l'autore creò inizialmente delle "radici comuni" da cui fece poi derivare tutti i vari vocaboli di ogni lingua parlata in Arda.[4]
(EN) «Nobody believes me when I say that my long book is an attempt to create a world in which a form of language agreeable to my personal aesthetic might seem real. But it is true.» | (IT) «Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero.» |
(John Ronald Reuel Tolkien, Lettera 205) |
Tolkien, come dichiarato dal figlio Christopher Tolkien durante un'intervista, non inventò nuovi termini in maniera arbitrale ma li concepì partendo dalle radici, e con l'aggiunta di suffissi e prefissi e con varie mutazioni regolari minuziose anche per quanto riguarda possibili "interventi esterni" diedero vita quasi "naturalmente" ai vocaboli delle sue lingue. Seguendo questo principio è facile capire come le varie lingue (specie quelle elfiche come il quenya o il sindarin) siano necessariamente imparentate tra di loro.
Per capire al meglio questo processo, ecco una serie di comparazioni in cinque (o sei) lingue elfiche (quenya, sindarin,[59] telerin,[60]doriathrin,[61]ilkorin[62] ed Elfico primitivo)[63][64] più altre sei lingue: l'ovestron (la lingua comune),[65] il khuzdul (la lingua segreta dei nani),[66] il linguaggio nero (la lingua di Mordor, ideata da Sauron),[67] il valarin (la lingua dei Valar),[68] il rohirric (la lingua di Rohan)[69] e l'adûnaico (la lingua di Númenor).[70] A differenza della maggior parte delle lingue elfiche, di queste ultime lingue, fatta eccezione per l'Adûnaico, si conoscono solo poche parole ritrovate nei vari manoscritti di Tolkien, quindi non si può sapere quanto Tolkien ne avesse ulteriormente ampliato la grammatica ed il lessico.[71]
Ecco l'Ave Maria in sindarin e in quenya, da notare le marcate somiglianze tra le due lingue.
(ART) «Ai Meri, meleth-Phant, | (ART) «Aia María quanta Eruanno |
(Ave Maria in sindarin di Ryszard Derdzinski a confronto con lo stesso testo in quenya) |
Nella tabella qui sotto vengono presi ad esempio alcuni vocaboli con la loro provenienza e la loro forma nella maggior parte delle lingue create da Tolkien.
Italiano | Quenya | Sindarin | Telerin | Doriathrin e ilkorin | Elfico primitivo | Radice primitiva | Adûnaic e lingue umaniche | Khuzdul (e neo-khuzdul) | Linguaggio nero (e neo-linguaggio nero) | Valarin |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
albero[72] | alda, ornë | galadh, orn[73] | galla | orn,[74] gald | ornê, galadâ | ORN-, (O)RÔ(N)-, GAL(AD)- | ? | zurm | ? | ? |
andare[75] | lelya- | (en)glenna-, bad-[76] | delia- | ? | led-, del(e)- | (E)LED-, DELE- | ? | ganag | ukh- | ? |
anello[77] | corma | corf | ? | ? | kormâ | COR-MÂ | ? | ? | nazg[78] | (a)naškad[79] |
cavallo[80] | rocco | roch | rocca | (o)roc | roko/rokko/rokkô | ROC- | karab[81] | kharub | rûk[82] | næchærra, nahar |
dire[83] | quet- | ped- | pet- | *cwid-/pid- | kwe(t)- | KWE(T)-(→PET) | bêth[84] | aglâb[85] | ghashn-, pukhl- | ? |
donna[86] | nis, inya | bess | din | -il,[87] ganu[88] | ndis, dîs, nis | N(D)IS-, 3AN- | kali, anî | zhin, zhinûn[89] | sharlob[90], gru (nei dialetti del sud) | ? |
elfo[91] | elda, quende | edhel, eledh | ello, pende | eld | kwende, eldâ (e der. elenâ, eledâ) | ELD-/ELED-/ELEN- derivate da EL "stella", QWEN- | nimir[92] | khatuzh | golug[93] | ? |
farfalla[94] | vilvarin (agg. in vilwarind-), wilwarin (agg. in wilwarind-) | gwilwileth | vilverin | gwilwering[95] | *wilwarindê | WIL- "volare" | ? | ? | ? | ? |
fuoco[96] | nàr, nàre | naur | nar | nar[97] | nár, (a)nar | NAR- | ? | urs, urus | ghâsh | rušur, uruš |
melodia, canto[98] | lindë, linda | lind | lindai | lind[99] | lindâ[100] | (G)LIN(D)-, (S)LIN(D)- | ? | kumath | ? | ? |
nero[101] | mor, morë | myr | mori | ungor, dunn | mor(i), dunnâ | MOR-, DUN(N)- | dulgî, dâur | dush, narg/narag, aznân/azanân | mor, bag, burz(um) | ? |
pugno[102] | quár | paur | pár | ? | kwâra | KWAR- | ? | mazr | ? | ? |
re, signore, nobile[103] | aran, arata, turcil | aran, arphen | aran, arpen, aráta, aráto | tôr, tára, (t)aig | târo, kalrô | (T)ARA- (Nobile) | ?[104] | melhekh, bund,[105] uz, zabad/zubd, uzbad,[106] | ran,[93] goth, durbag[107] | ? |
popolo, folla | lië, sanga | gwaith | lie | ? | rimbê, stangâ | LI(Ê)-, STAG- | nos[108] | ?[109] | hai,[110] brun | ? |
uomo,[111] sposo[112] | atan, ner, engwa,[113] firë,[114] hil, weo | adan, fair,[115] benn, dîr | ? | *nir,[116] benn, ber | dêr[117], wegô, khil[118], berô, besnô | ATA-, (N)DER-, WEG- "valente, virile", BES- "sposo"[119] | narû[120] | 'akh/'akhûn, -ûn, | shar(a)[121] | ? |
Designazioni del linguaggio |
La parola quenya (Inizialmente qenya) o altrimenti quendya (nel dialetto vanyarin) è un aggettivo formato dalla radice KWEN- da cui ad esempio anche Quendi ovvero "Elfi". Il significato è quindi affine: "elfico, quendico". Tuttavia lo stesso termine è anche associato alla radice KWET- "parlare".
Infatti entrambe le radici provengono dalla radice KWE- da cui KWEN- e KWET erano derivate. Secondo Tolkien i più dotti tra gli Elfi ritenevano che Quendi significasse "coloro che parlano con voci" e secondo Pengolodh quenya significa propriamente "linguaggio, idioma".
Comunque entrambe queste ipotesi "interne" al legendarium tolkieniano sono facilmente spiegabili col fatto che nessun'altra lingua elfica utilizzi l'aggettivo "quen(d)ya" per designare una qualunque "lingua elfica". Infatti almeno in teoria il nome completo della lingua sarebbe quen(d)ya lambë, ovvero "Lingua elfica". Tuttavia successivamente il vocabolo quenya venne usato esclusivamente come nome proprio e non più come l'aggettivo derivato da Quendi (elfi). Tuttavia i Noldor non scordarono mai l'etimologia della parola, continuando a vedere la favella elfica come la più nobile tra le lingue e l'unica recante nel suo stesso nome anche il nome della loro razza.
Nel corso della storia interna contenuta nel legendarium tolkieniano, la lingua ebbe molti altri nomi: parmalambë o parmaquesta ("lingua letteraria", intesa più che altro nella sua accezione scritta), tarquesta ("alto idioma", intesa invece come lingua parlata) o noldorin ("l'alta lingua dei Noldor") o ancora "alta lingua dell'Occidente", "alto elfico", "lingua dei Noldor" (Noldorin), "lingua di Valinor" o "valinoreano" ("il linguaggio degli Elfi di Valinor" essendo la lingua originaria di Valinor), "eressëano" o "avalloniano" (poiché molti tra i Noldor dimoravano a Tol Eressëa di Avallónë).[122] Per antonomasia la lingua era chiamata anche eldarin ("favella degli Eldar") o "alto eldarin".[123] Per i Teleri la lingua era goldórin o goldolambë, associando il termine con i Noldor (la traduzione letteraria dovrebbe essere "noldoico" e "noldo-lingua"). L'elfo Gildor si riferisce al quenya come "l'antica lingua".[44] La favella fu ancora denominata "alta lingua dell'Occidente" o "(alto) eldarin" o ancora "alto elfico antico". Dai Númenoreani venne chiamata nimriyê ("lingua nimriana", dal termine dúnedain nimîr con il quale venivano designati gli elfi).[124][125] Ne Il Signore degli Anelli Frodo gli si riferisce chiamandola "l'antica lingua degli Elfi al di là del Mare"[44] e "il linguaggio dei canti elfici". Infine vi furono le designazioni esterne al corpus mitologico di Arda che Tolkien adoperò per riferirsi alla lingua: "alto elfico" e "latino elfico" (elven latin). La motivazione per questo secondo epiteto è che con il tempo l'utilizzo della favella elfica si faceva sempre più simile a quello del latino nell'Europa medievale, passando da lingua "franca" a lingua di culto e sapienza.[126]
Tutela e regolazione della Lingua |
Come già detto, il quenya è attualmente privo di organismi ufficiali di tutela, studio e diffusione nonostante numerose fonti possano essere considerate più che autorevoli.
Il problema principale nello studio della lingua è che della miriade di testi scritti da Tolkien soltanto una minima parte è stata pubblicata; questo ha portato ad un lavoro di ricostruzione, da parte degli studiosi, di grammatica e lessico che, nonostante ciò, rimangono tuttora incompleti pur essendo la lingua più che efficace e adatta alla comunicazione.[71]
Molti, tra gli studiosi della lingua, hanno nel 1988 partecipato alla fondazione della cosiddetta E.L.F. (Elvish Linguistic Fellowship), un'organizzazione internazionale volta allo studio, alla tutela e alla diffusione dei linguaggi inventati da Tolkien.[127] Al suo fondatore Jorge Quiñónez si sono aggiunti successivamente anche Carl F. Hostetter, attuale direttore nonché autore dell'autorevole rivista Vinyar Tengwar,[128]Christopher Gilson autore della rivista Parma Eldalamberon[129] e Patrick H. Wynne autore insieme ad Hostetter di un giornale on-line conosciuto come Tengwestië.[130]
Su internet il sito Ardalambion, edito da Helge Fauskanger, che è stato tradotto in numerose lingue tra cui anche l'italiano.[131]
Altri noti studiosi sono Edouard Kloczko autore di Lingue elfiche: Enciclopedia illustrata della Terra di Mezzo e di Lingue degli Hobbit, dei Nani e degli Orchi. Enciclopedia illustrata della Terra di Mezzo e Tom Shippey autore di La via per la terra di mezzo e J.R.R Tolkien autore del secolo.[132][133]
Fonologia |
La fonologia del quenya, come già detto, è basata quasi totalmente su quella latina, italiana, spagnola e greca, nonché finlandese.
Le vocali e i dittonghi |
Il quenya possiede cinque vocali: a, e, i, o e u. Queste possono essere sia brevi (nella loro forma base) sia lunghe. Nella forma allungata prendono l'accento (á, é, í, ó, ú), tuttavia sono considerate lunghe anche se in forma breve ma seguite da un gruppo consonantico. Tolkien ha basato la loro pronuncia interamente su quella spagnola.[134]
Per chiarire la pronuncia, altrimenti difficile a locutori inglesi, Tolkien spesso aggiunge una dieresi su alcune vocali (ë ed ä) a fine parola o all'interno di dittonghi. Il quenya possiede vari dittonghi: ai, au, oi, ui, eu, ei ed iu.[135]
Le consonanti e i gruppi consonantici |
Il quenya possiede 13 o 14 consonanti più la b e la d ritrovabili solo in correlazione rispettivamente con m ed l e con n, r ed l.
Le consonanti si avvicinano più delle vocali ad una pronuncia anglicizzante. A differenza della fonologia italiana, la c e la g in quenya sono esclusivamente dure.[135]
| Labiale | Dentale | Alveolare | Palatale | Velare | Labio-velare | Glottidale |
---|---|---|---|---|---|---|---|
Occlusiva | p, b | t, d | ty, dy | c, k, g | q, qu, gw | | |
Nasale | m | n | ny | ñ | nw | | |
Fricativa o Sibilante | f, v | th, þ | s, z | hy, h, y | h | hw, w | h |
Laterale | | | hl, l | ly | | | |
Vibrante | | | hr, r | | | | |
Vi sono vari gruppi consonantici "prediletti" (nd, rd, ld, mb, ng, qu, x,ht, hw, hl, hr, hy, ry, ny, ly e ty), mentre altri sono possibili (hty, lc, lm, lp, lqu, lt, lv, lw, mn, mp, my, nc, ngw, nqu, nt, nty, nw, ps, pt, rc, rm, rn, rqu, rt, rty, rs, rw, sc, squ, st, sty, sw, ts, tw) ma, a differenza dei primi, si separano nella divisione in sillabe.[135]
Altri gruppi che occasionalmente si formano nella flessione nominale o verbale mutano regolarmente.
Sono possibili solo alcune consonanti doppie: cc, ll, m, nn, pp, rr, ss, tt. A fine parola invece si possono trovare solo le consonanti t, r, l, n ed s.[135]
L'accento |
L'accento può essere acuto o grave. Il primo, chiamato accento maggiore, si ha nei monosillabi, nei bisillabi (sulla prima sillaba) e nei trisillabi (sulla penultima se lunga, sulla terzultima se la penultima è breve, altrimenti sempre sulla terzultima lunga).
Il secondo, chiamato accento minore, si ritrova spesso sulla sillaba precedente l'accento maggiore, altrimenti cade solo sulle parole con più di due sillabe, aventi le ultime due sillabe brevi (in questo caso l'accento cadrà sull'ultima).[136][137]
Morfologia |
Tolkien basa la morfologia del quenya su quella finnica, traendo spunto soprattutto dalla sua struttura agglutinante.
L'articolo |
In quenya l'articolo determinativo è rappresentato dalla particella i, ed è indeclinabile. Se l'articolo precede un nome iniziante per i viene aggiunta una n all'articolo per questioni di eufonia. Se l'articolo precede un nome al duale assume il significato di "entrambi". Un nome non accompagnato dall'articolo può assumere valore indeterminato.[138]
Esempi: i taurer "le foreste"; in indis "la moglie"; i ciryat "entrambe le navi"; parma "un libro".
Può anche assumere valore relativo (vedi paragrafo: La proposizione relativa)
I nomi |
In quenya i sostantivi si declinano in dieci casi e in quattro numeri.[139]
I casi sono:
- Il nominativo: è usato per esprimere il soggetto e il predicativo del soggetto. Regge anche alcune preposizioni e nel tardo quenya della Terza Era funge anche da complemento oggetto. Il plurale si forma regolarmente aggiungendo -r se il nome termina per vocale, -i se termina per consonante (esempio: I lassi nar laicë "Le foglie sono verdi").[140]
- Il genitivo: esprime principalmente il complemento di specificazione. Regge anche alcune preposizioni. Le desinenze sono -o per il singolare, -ron per il plurale dei sostantivi terminanti per vocale e -ion per il plurale dei sostantivi terminanti per consonante (esempio: Quenta Silmarillion "Il Racconto dei/a proposito dei Silmarilli").[141]
- L'accusativo: è usato per esprimere il complemento oggetto e il predicativo dell'oggetto, si forma allungando la vocale finale del sostantivo, per formare il plurale aggiunge sempre -i.[140]
- Il possessivo: corrisponde principalmente al complemento di specificazione ed esprime soprattutto il possesso attuale, potrebbe essere paragonato al genitivo sassone inglese. Al singolare si forma aggiungendo -va, se il nome termina per vocale, e -wa, se termina per consonante. Al plurale la terminazione è -iva (esempio: coa i nerwa "la casa dell'uomo").[142]
- Il dativo: è usato per esprimere il complemento di termine e di vantaggio e svantaggio. Al singolare si forma aggiungendo -n davanti alle vocali e -en davanti alle consonanti, al plurale la desinenza è -in.[143]
- Il locativo: corrisponde al complemento di stato in luogo. Al singolare si forma aggiungendo -ssë (-essë se il nome termina per consonante), al plurale la desinenza è -ssen.[144]
- L'ablativo: si usa per esprimere il complemento di moto da luogo, si forma aggiungendo -llo al singolare (-ello se il nome termina per consonante) e -llon o -llor al plurale.[145]
- L'allativo: esprime il complemento di moto a luogo. Al singolare si forma aggiungendo -nna, al plurale si aggiunge -nnar.[146]
- Lo strumentale: è usato per esprimere il complemento di modo, il complemento di mezzo, il complemento di strumento, il complemento di agente e il complemento di causa efficiente. Al singolare si forma aggiungendo -nen, al plurale -inen.[147]
- Il dedativo, caso inventato da Tolkien, si forma aggiungendo -s al singolare e -is al plurale, si pensa che venisse utilizzato dall'autore come una sorta di locativo.[148]
Mentre i numeri:[149]
- Il plurale si forma generalmente in due modi: nei nomi terminanti in vocale aggiungendo una r (es. alda "albero" → aldar "alberi"), nei nomi terminanti in consonante una i (es. elen "stella" → eleni "stelle").
- Il duale si forma generalmente aggiungendo -u nei sostantivi terminanti in dentale, indicanti parti del corpo o in -i o -e (-ë) (es. sarat "segno" → saratu "due segni") altrimenti aggiungendo -t/-et.
- Il partitivo si forma generalmente aggiungendo -li (es. lassë "foglia" → lasseli "delle foglie, alcune foglie, un po' di foglie").
Gli aggettivi |
Gli aggettivi in quenya terminano per la maggior parte in -a o in -ë. Si concordano con il sostantivo a cui si riferiscono. Al plurale gli aggettivi terminanti in -a terminano in -ë e gli aggettivi terminanti in -ë terminano in -i.[150]
I numeri |
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Per i multipli di dieci fino a novanta si aggiunge il suffisso -cainen.
Per i multipli di cento da 200 a 900 si aggiunge il suffisso -tuxa.
I numeri ordinali si formano generalmente aggiungendo -ëa, tuttavia i primi tre e il decimo sono irregolari:
- primo - Minya
- secondo - Tatya
- terzo - Nelya
- decimo - Quainëa
Gli avverbi |
Gli avverbi si formano generalmente aggiungendo -vë all'aggettivo corrispondente, gli aggettivi terminanti in -ë elidono quest'ultima e aggiungono -ivë, quelli terminanti in -n, cambiano la -n in m e aggiungono -bë.[151]
I pronomi |
I pronomi vennero rivisti spesso da Tolkien che li rese per questo involontariamente un problema per gli studi successivi. Tuttavia è ben chiaro che si ritrovino molto più spesso come enclitici che come particelle isolate.
I pronomi personali sono stati ritrovati sia in forma enclitica sia no, tuttavia come già sottolineato la forma enclitica era la forma che Tolkien più prediligeva nonostante esistesse solamente per il soggetto e l'oggetto che Tolkien "attaccava" al verbo. Tolkien distingue una forma breve, una forma media e una forma estesa.[152][153]
Persona | Forma breve | Forma media | Forma estesa |
---|---|---|---|
1° sing. | -n | -në | -nyë |
2° sing. | -t | / | -ccë |
2° sing. (form.) | -l | -lë | -lyë |
3° sing | -s | -ro (masch. ),-rë (femm. ) | -ryë |
1° duale | / | / | -mmë |
1° plur. incl. | / | / | -lvë |
1° plur. escl. | / | / | -lmë |
2° plur. | -l | -lë | -lyë |
3° plur. | -t | / | -ntë |
Anche i pronomi possessivi sono espressi in forma enclitica:[154][155]
Possessivo | Traduzione |
---|---|
-nya | mio |
-cca | tuo |
-lya | tuo (form.) |
-rya | suo/sua |
-mma | di noi due |
-lva | nostro (incl.) |
-lma | nostro (escl.) |
-lya | vostro |
-nta | loro |
Tolkien creò per la sua lingua varie altre classi pronominali, tuttavia meno attestate e frequenti.[135][156][157][158][159]
I verbi |
I verbi in quenya si distinguono in due classi: i verbi radicali, terminanti in consonante, e i verbi derivati, terminanti in -a o -u.
Il quenya distingueva vari tempi (presente, aoristo, passato, perfetto e futuro) e vari modi (indicativo, infinito, participio, imperativo e gerundio).[160]
- Il presente indica un'azione continuativa e si forma generalmente con -a/-ar (pl. ), allungando la vocale centrale della radice. Questo tempo verbale indica un'azione durativa.[161]
- L'aoristo indica un'azione abituale nel presente (a differenza del suo corrispettivo greco) e si forma con -ë/ir (pl. ).[162]
- Il passato indica un'azione svolta nel passato e può essere tradotto con il passato remoto, il passato prossimo o l'imperfetto. Si forma aggiungendo -në/-ner (pl. ) alla radice verbale.[163]
- Il perfetto indica un'azione svolta nel passato e può essere tradotto con il passato prossimo, con il trapassato prossimo o con il trapassato remoto. Si forma con -ië/-ier (pl. ) più l'aumento davanti alla parola (la vocale dell'aumento è uguale alla vocale centrale della parola) e l'allungamento della vocale centrale.[164]
- Il futuro indica un'azione futura. Si forma elidendo la vocale finale della radice e aggiungendo il suffisso -uva/-uvar (pl. ).[162]
Verbi radicali | Verbi derivati | |||||||
Radice | hir- | mat- | cava- | hauta- | móta- | palu- | allu- | |
Significato | trovare | mangiare | scavare | fermare | lavorare | diffondersi | lavare | |
Presente | híra | máta | cávëa | hautëa | mótëa | pálua | allua | |
Aoristo | hirë | matë | cava | hauta | móta | palo | allo | |
Passato | hirnë | mantë | cavanë/ cávë | hautanë | mótane | palunë/ pallë | allunë | |
Perfetto | ihirië | amátië | acávië | ahautië | omótië | apálië | allië | |
Futuro | hiruva | matuva | cavuva | hautuva | mótuva- | palúva | allúva |
Il quenya ha vari verbi irregolari e impersonali.[163][164][165]
L'infinito in quenya si forma aggiungendo -a alla radice verbale, i verbi terminanti in -u elidono quest'ultima e aggiungono -o, i verbi radicali aggiungono invece una -ë.
L'infinito serve a specificare o a completare il significato del verbo reggente.[166]
Esistono altre due forme particolari di infinito: l'infinito esteso (introdotto da un pronome personale enclitico oggetto) e l'infinito passivo, utilizzato per esprimere l'infinito in frasi passive, quest'ultimo si formava aggiungendo a- al verbo.[166]
Il participio presente si forma aggiungendo -ala o -la (ai verbi derivati) e allungando la vocale "centrale" della parola.
Da al verbo valore di sostantivo o di aggettivo o può essere utilizzato come verbo di una subordinata.[167]
Il participio passato ha valore di aggettivo, dando ai verbi transitivi valore di participio passivo. Si forma aggiungendo -ina, -na (nei verbi radicali in r, m ed n) e -da nei verbi radicali in -l. Insieme al verbo essere crea la forma passiva.[168]
Il gerundio in quenya ha il valore che in italiano ha l'infinito sostantivato. Si forma aggiungendo al verbo -ië. Il gerundio può declinarsi in genitivo, dativo e strumentale.[169]
L'imperativo si formava anticamente aggiungendo la desinenza -a, tuttavia in seguito si affermò la forma introdotta dalla particella á. L'imperativo negativo si forma con áva.[170]
La forma negativa di un verbo si forma in vari modi: con il verbo um- "non essere" (che è anche la negazione del verbo essere) quando la frase non contiene il complemento oggetto. Altrimenti si utilizza la particella lá.[171]
Il verbo essere si esprime in due modi: con ná (per connettere due nomi o per formare il predicato nominale)[172] o con ëa (esistere, trovarsi, stare, sentirsi).
Entrambi i verbi sono irregolari.[173]
Coniugazione di ná:
- Presente/aoristo: ná (singolare), plurale nar. La vocale si abbrevia nelle forme con pronomi enclitici, oltre che nel plurale.
- Passato: né (singolare), plurale ner. La vocale si abbrevia nelle forme con pronomi enclitici, oltre che al plurale.[174]
- Futuro: nauva (singolare), plurale nauvar.
- L'imperativo è ána.
Coniugazione di ëa:
- Presente/Aoristo: ëa (singolare), plurale ëar.
- Passato: engë (singolare), plurale enger.
- Futuro: ëuva (singolare), plurale ëuvar.
- L'imperativo è ëa.
Sintassi |
La forma passiva |
La forma passiva in quenya è espressa dal verbo ná "essere" più il participio passato del verbo principale. Il complemento d'agente o causa efficiente è invece espresso dallo strumentale.
L'ottativo |
L'ottativo si utilizza per esprimere una desiderio realizzabile, una speranza o un augurio. Si forma con la particella nai e il verbo al futuro.[175]
Il condizionale |
Il condizionale in quenya può essere espresso da varie particelle: írë "quando" quando l'evento è sicuro, mai o ai quando è possibile ma non certo e nai o cé per esprimere dubbio o probabilità.[175]
La proposizione temporale |
Si distingue in anteriore, posteriore e contemporanea:
- quando è anteriore si ricorre al perfetto preceduto da nó "dopo" e il verbo della principale al presente o al passato. Può anche essere espressa dal participio passato;
- quando è posteriore si esprime con epë "prima" ed il verbo nello stesso tempo del verbo principale;
- quando è contemporanea si ricorre al participio presente o al verbo preceduto da írë "quando".
La proposizione dichiarativa |
Si esprime in quenya con sa "che" utilizzabile anche nel discorso indiretto.[176]
La proposizione relativa |
La proposizione relativa può essere espressa o con la particella ya "che, quale ecc." o con l'articolo semplice (es. I Eru i "il Signore Che").[177]
Sistema di scrittura |
Il quenya è scritto dagli Elfi principalmente con le Tengwar di Fëanor e in epoca anteriore con le Sarati di Rúmil, mentre nel corpus degli scritti di Tolkien è per lo più usato l'alfabeto latino riadattato al sistema fonologico delle lingue elfiche.
Classificazione |
«Gli ingredienti del quenya sono molti, ma elaborati in una lingua propria non precisamente uguale a nessun altro linguaggio che io conosca.» |
(J.R.R. Tolkien, lettera a W.R. Matthews, 1964.[20]) |
Il quenya, essendo una lingua artificiale, non dovrebbe far parte di nessun gruppo linguistico, tuttavia i metodi con i quali Tolkien creò volutamente le sue lingue sembrano aver creato un grande insieme di lingue tra di loro effettivamente imparentate sia per quanto concerne la "storia interna" sia per quella "esterna". Quindi i linguaggi di Arda e più precisamente le lingue elfiche sono generalmente considerate parte di un "piccolo" gruppo linguistico a sua volta compreso nel gruppo delle lingue artistiche e delle lingue artificiali. Inoltre, nonostante Tolkien prese "spunto" da molte altre lingue per creare la fonologia, il lessico ed in parte la grammatica delle sue lingue, il quenya non sembra avere affinità tali da essere inclusa in alcun altro gruppo linguistico realmente esistente.[7]
Generalmente il quenya viene classificato come una lingua flessiva e agglutinante (caratteristiche prese principalmente dal finlandese) con un ordine tipologico relativamente libero ma preferibilmente SVO (caratteristica che condivide con le lingue neo-latine).
Corpus dei testi quenya scritti da Tolkien |
Tolkien, nel corso della sua vita scrisse decine di opere nelle sue lingue, a volte addirittura adoperando le Tengwar, tuttavia di queste opere solo poche sono tuttora pubblicate mentre le altre sono tuttora inesaminate o archiviate in attesa della pubblicazione.[4]
Namárië, il lamento di Galadriel |
Namárië (in quenya "Addio"), comunemente noto come Lamento di Galadriel.[178][179]
(ART) «Ai! laurië lantar lassi súrinen, | (IT) «Ah! come oro cadono le foglie al vento, |
(J.R.R. Tolkien, La Compagnia dell'Anello, libro II, cap. VIII) |
Il poema Markirya |
Il poema Markirya, noto così dal titolo della sua versione iniziale (in qenya Oilima Markirya ovvero "L'ultima arca"),[180] è in assoluto il testo più lungo in lingua quenya da Tolkien.[181]
(ART) «Man cenuva fána[182] cirya | (IT) «Chi vedrà una nave bianca |
(J.R.R. Tolkien, Il medioevo e il fantastico, Un vizio segreto) |
Il canto di Fíriel |
Scritto nel 1940 in un quenya non ancora maturo, ancora chiamato qenya. Questo testo (cantato da Fíriel, figlia del Re di Gondor Ondoher) è uno dei rari esempi di scritti nel cosiddetto Tardo qenya o quenya quasi maturo.
(ART) «Ilu Ilúvatar en káre eldain a fírimoin | (IT) «Il Padre creò il Mondo per Elfi e Mortali |
(J.R.R. Tolkien, The Lost Road and Other Writings, p. 72) |
Versione del testo in quenya maturo |
Questa invece è la versione in quenya "maturo" tradotta da Helge Fauskanger.[183]
«Ilu Ilúvatar carnë Eldain ar Fírimain |
(Ammodernamento di Helge Fauskanger) |
Altri testi redatti da Tolkien |
Tolkien tradusse anche alcune preghiere cattoliche, tra le quali l'Ave Maria, il Padre Nostro, il Sub tuum praesidium e l'apertura del Gloria in excelsis Deo, per la maggior parte scritte negli anni cinquanta.[184][185]
Inoltre sono molti i frammenti in "qenya" e in "quenya" ritrovati tra i vari manoscritti di Tolkien che mostrano facilmente le grandi differenze tra i vari "stadi" evolutivi del quenya.[186]
Aia Maria e Átaremma |
Tolkien scrisse questi due pezzi nei primi anni cinquanta, usando una calligrafia che rimandava a quella anglo-sassone.[187]
(ART) «Aia María quanta Eruanno | (IT) «Ave Maria piena di grazia, |
(J.R.R Tolkien, Aia Maria (Ave Maria), Vinyar Tengwar 43) |
(ART) «Átaremma i ëa han ëa· | (IT) «Padre nostro, Che sei nei cieli, |
(J.R.R Tolkien, Átaremma (Padre nostro), Vinyar Tengwar 43) |
Frammenti di altri testi |
Tolkien tradusse altre preghiere nei primi anni cinquanta. Furono in seguito ritrovate in forma di manoscritti e pubblicate tra il 2002 e il 2003 sulla rivista Vinyar Tengwar n. 43-44[188][189] frammenti del Sub tuum praesidium e del Gloria in excelsis Deo.
(ART) «Ortírielyanna rucimme, Aina Eruontari. | (IT) «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: |
(J.R.R Tolkien, Ortírielyanna (Sub tuum praesidium), Vinyar Tengwar 43) |
(ART) «Alcar mi tarmenel na Erun ar mi cemen Raine i hinin. | (IT) «Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace al Suo popolo sulla terra. |
(J.R.R Tolkien, Apertura e chiusura del Gloria in excelsis Deo, Vinyar Tengwar 43) |
Neo-quenya e utilizzi della lingua |
Con la morte di Tolkien i testi scritti dall'autore passarono in mano al figlio Christopher, che ebbe il compito di riordinarli al fine di una loro futura pubblicazione. Tuttavia, anche grazie alla trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson, molti linguisti (per il film, videogiochi o altro) si sono cimentati nell'impresa di ampliare le lingue rimaste incomplete, per agevolarne un eventuale utilizzo futuro.[190] Il risultato di questo lavoro è spesso definito "neo-quenya". Tuttavia va rilevato che una parte degli scritti di Tolkien è tuttora da esaminare, sicché a tutt'oggi vengono regolarmente pubblicate nuove informazioni sulle lingue e sul legendarium tolkieniano.[71]
Frasi in quenya presenti nei film |
Nella trilogia di Peter Jackson i dialoghi in "elfico" sono per lo più in sindarin ma non mancano alcune (sebbene poche) frasi in quenya.
La prima frase in quenya dei film è il saluto di Elrond poco prima della partenza della Compagnia dell'Anello:[191]
(ART) «Nai tiruvantel ar varyuvantel i Valar | (IT) «Possano i Valar assistervi e proteggervi |
(Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello) |
In secondo luogo c'è l'incantesimo pronunciato da Saruman per ostacolare la compagnia dell'anello sul passo di Caradhras:
(ART) «Cuiva nwalca carnirassë! | (IT) «Svegliati, crudele cornorosso! |
(Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello) |
La terza frase è detta da Gandalf davanti alle porte di Moria. Lo stregone dopo aver tentato di aprire il cancello con un incantesimo in sindarin prova nuovamente con il quenya, ottenendo lo stesso risultato. È molto interessante notare la somiglianza tra le frasi, nelle due lingue, che sebbene abbiano un significato leggermente diverso sono comunque molto utili per constatare la somiglianza anche tra il neo-quenya ed il neo-sindarin.
(ART) «Ando Eldarinwa a lasta quettanya, Fenda Casarinwa!» | (IT) «Cancello degli Elfi ascolta la mia parola, Soglia dei Nani!» |
(David Salo, Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello) |
(ART) «Annon Edhellen edro hi ammen. Fennas Nogothrim lasto beth lammen.» | (IT) «Cancello degli Elfi apriti ora per me. Porta dei Nani ascolta la parola della mia lingua.» |
(David Salo, testo in sindarin, Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello) |
L'ultima "parola" in quenya è pronunciata da Galadriel ad Aragorn alla partenza da Lothlórien, tra le varie parole in Sindarin si sente anche il famoso saluto Námarië! "Addio!".
Nel prologo del primo film appare anche l'incisione sulla lama di Narsil in tengwar:
(ART) «Narsil essenya, macil meletya, telchar carnéron navrotessë» | (IT) «Narsil è il mio nome, spada potente, Telchar mi fece a Nogrod» |
(David Salo, Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello[192]) |
Invece per il terzo film fu fatta anche l'incisione per Andúril, ovvero la spada forgiata dai frammenti di Narsil per Aragorn.
Per coerenza con gli scritti di Tolkien, l'iscrizione questa volta è in cirth:
(ART) «Nányë Andúril i né Narsil i macil Elendilo. | (IT) «Sono Anduril che era Narsil, la spada di Elendil. |
(David Salo, Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re) |
Molti sono invece i testi quenya scritti per accompagnare le musiche de Il Signore degli Anelli (trilogia), poi però utilizzati solo in maniera frammentaria da Howard Shore.
(ART) «I alda helda, i ehtele lína. | (IT) «L'albero è spoglio, anche la fontana. |
(Testo di Philippa Boyens, traduzione in quenya di David Salo, dalla traccia 3.6 "La morte di Boromir" (The Departure of Boromir)) |
(ART) «A Olórin i yáresse | (IT) «O, Olórin che nel tempo passato |
(Testo di Philippa Boyens, traduzione in quenya di David Salo, dalla traccia 3.2 "Caras Galadhon") |
(ART) «Cenin i Herumor | (IT) «Io avverto l'oscuro signore |
(Testo di Philippa Boyens, traduzione in quenya di David Salo, dalla traccia 3.2 “Caras Galadhon) |
Nel film Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato di quenya c'è solo la preghiera di Radagast il bruno (personaggio nel libro, da cui è tratta la pellicola, solo nominato) nell'atto di liberare il riccio "Sebastian" dalla maledizione della Nera Ombra diffusasi poco prima nell'Eryn Galen.
(ART) «Cementari celvameldë | (IT) «Cementari amica degli esseri viventi |
(David Salo, Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato) |
Nel secondo film della trilogia de Lo Hobbit ovvero La desolazione di Smaug com'è prevedibile (così è in tutti i film) il materiale linguistico in sindarin supera di molto quello in quenya. In particolare solo l'incantesimo pronunciato da Gandalf a Dol Guldur nell'atto di rivelare le forze maligne lì annidate è in questa lingua.
(ART) «Cé ná ulco sís nurtaina... | (IT) «Nessun male può celarsi qui... |
(David Salo, Lo Hobbit - La desolazione di Smaug) |
Scritti di altri autori in neo-quenya |
Tra gli autori che, dopo la morte di Tolkien, si sono cimentati nell'impresa di ampliare il quenya o di utilizzarlo per scrivere nuovi testi, vanno ricordati David Salo, Carl F. Hostetter, Vicente Valasco, Ales Bican e Helge Fauskanger.[193] Qui, tra le molte composizioni e traduzioni composte dalla morte di Tolkien ai nostri giorni, se ne trovano alcune che fungano da esempio di come la lingua sia sopravvissuta al suo autore, mutando ma rimanendo sempre fedele a sé stessa.
(ART) «Et marinyallo mallenna | (IT) «Dalla mia dimora alla strada |
(Vicente Valasco, prime strofe del Hríveressë) |
In questo testo lo scrittore ha deciso di mutare la grafia più comune del quenya, cambiando le c in k, nonostante Tolkien stesso avesse fatto la scelta opposta. La forma marinyallo, "alti saloni, dimora", non è da considerarsi sicura: essendo un vocabolo ricostruito, potrebbe anche essere mardinyallo o oromardi. Infine nurtaina è il participio passato del verbo nurta- "celare" (cfr. nurtalë, "occultamento").[194]
Altri esempi di opere tradotte in neo-quenya sono: il primo e il secondo capitolo della Genesi, l'Apocalisse, i primi cinque capitoli del Vangelo secondo Matteo, l'intero Valaquenta e altri testi tolkieniani e non, alcuni anche traslitterati in Tengwar.[195][196]
(ART) «Neldë Cormar Eldaron Aranen nu i vilya, | (IT) «Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende, |
(Maciej Garbowski, Poesia dell'Anello) |
(ART) «I yessessë Eru ontanë Menel ar Cemen. | (IT) «In principio Dio creò i Cieli e la Terra |
(Helge Fauskanger, I Yessessë, prime cinque strofe della Genesi) |
Note |
^ Parma Eldalamberon n. 19, p. 74 dedicato alla Fonologia del quenya: Il suono quenya corrisponde al suono di new in inglese moderno". In quenya la sillaba "ny" è una combinazione di consonanti, p. 81
^ Parma Eldalamberon n. 14, p. 136, 2003
^ Helge Fauskanger, Elfico primordiale - dove tutto ebbe inizio - quenya primordiale, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 30 aprile 2012.
^ abc Helge Fauskanger, Gianluca Comastri, Il vizio non troppo segreto di Tolkien - Le tecniche di Tolkien, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 1º maggio 2012.
^ Uno degli altri nomi per designare la lingua era parmaquesta o parmalambë ovvero "lingua letteraria" (da parma "libro" e questa o lambë "lingua, idioma") ( Helge Fauskanger, quenya - Designazioni del Linguaggio, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 10 gennaio 2012.) e Tolkien si riferì più volte al quenya come "latino elfico" (La realtà in trasparenza - Lettere 1914-1973, p. 176, Bompiani 2002)
^ ab Helge Fauskanger, Quenya - l'Antica Lingua - Storia interna, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 4 febbraio 2012.
^ abcdefgh Harri Perälä, Gianluca Comastri, Gli Alti Elfi sono Ugro-Finnici?, su eldalie.com. URL consultato il 17 febbraio 2012.
^ abcd Helge Fauskanger, quenya - L'Antica Lingua - Storia esterna, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 22 febbraio 2012.
^ Molti anni dopo, in "Un vizio segreto", Tolkien definì tale linguaggio "crudo all'estremo". Helge Fauskanger, Animalico "Crudo all'estremo", su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 10 novembre 2011.
^ Helge Fauskanger, Naffarin - almeno sappiamo che "vrú" significa "sempre", su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 24 luglio 2013.
^ Il medioevo e il fantastico, Un vizio segreto, Bompiani, Milano, 2004
^ Helge Fauskanger, [http:/ardalambion.immaginario.net/ardalambion/nevbosh.htm Nevbosh - nuovo nonsense]. URL consultato il 7 febbraio 2012.
^ È spiegato molto bene nella lettera n. 297 intitolata "Bozze per una lettera a Mr. Rang", in cui Tolkien spiega che durante l'adolescenza cercò di far combaciare il personaggio mitologico di Earendel con quello elfico di Eärendil apparso come personaggio chiava in La caduta di Gondolin, spiegando anche come il suo nome derivi da una radice ayar "(grande) mare" e (n)dil- "amare", quindi "che ama il mare"
^ "L'inizio del legendarium di cui la Trilogia è la conclusione, è stato nel tentativo di rielaborare alcuni testi del Kalevala, in particolare il racconto di Kullervo lo sventurato, in forma personalizzata." (rielaborazione di Tolkien delle storie riguardanti l'eroe Kullervo, La realtà in trasparenza, lettera 163 a W.H Auden, Bompiani, 2002)
^ ab "Sono innamorato dell'italiano, e mi sento alquanto sperduto senza la possibilità di provare a parlarlo." (La realtà in trasparenza, lettera 223, Bompiani, 2002)
^ Parma Eldalamberon n. 17, p. 61
^ La forma più primordiale di quenya è descritta su Parma Eldalamberon n. 12: "qenyaqetsa: La fonologia del qenya ed il lessico creati da J.R.R. Tolkien"
^ Andreas Andreou, quenya - L'influenza della lingua greca
^ Il francese, nonostante sia da sempre considerata una lingua dal bel suono, non fu mai presa in considerazione da Tolkien, cui non dava le stesse emozioni del finlandese, del greco o dell'italiano. For instance I dislike French, and prefer Spanish to Italian – but the relation of these facts to my taste in languages (which is obviously a large ingredient in The Lord of the Rings) would take a long time to unravel, and leave you liking (or disliking) the names and bits of language in my books, just as before. (Lettera 213 a Deborah Webster, 25/10/1958)
^ ab Lettera pubblicata in Parma Erdalamberon 17, p. 135
^ Andreas Andreou, quenya - L'influenza della lingua greca
^ la radice LIN(D)- è presente in tutte le lingue elfiche: sindarin lind, telerin lindai, ilkorin e doriathrin lind e elfico primitivo lindâ ( Helge Fauskanger, Elfico Primordiale - dove tutto ebbe inizio - DERIVAZIONI IN ELFICO PRIMORDIALE, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 14 marzo 2012.)
^ Il quenya ner è da considerarsi una forma speciale dalla radice NDER- molto simile al tema indiretto di ἀνήρ ovvero "ἀνδρ-" (da un antico ἀν(έ)ρ- con caduta di ε ed aggiunta di δ epentetico). Le somiglianze aumenterebbero qualora si scegliesse di considerare una seconda radice NERE- rafforzata in NDERE- meno attestata della prima (The Lost Road, pp. 354, 376 per la prima radice; The War of the Jewels, p. 393 per la seconda)
^ Paul Edwards, In the Valley of the Hobbits
^ Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien, La realtà in trasparenza
^ da Pseudo-Apollodoro, Biblioteca I, 30
^ Helge Fauskanger, Gianluca Comastri, Il Corpus quenya - I: Campioni di "qenya" - La frase "Artica", su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 10 febbraio 2012.
^ J.R.R. Tolkien, Lettere di Babbo Natale, Natale 1929 e 1937, a cura di Baillie Tolkien; frasi in Arctic qenya
^ Vinyar Tengwar, n° 41, p. 16, a cura di Carl. F. Hostetter, luglio 2000
^ Il Silmarillion, 2004, Valaquenta, p. 45
^ Infatti Tolkien nel Silmarillion preferisce designare il quenya come "Eldarin" o "Alto Eldarin", Il Silmarillion, 2004, Indice dei nomi, p. 417 e Il Silmarillion, 2004, pp. 45, 312, 333, 311, 312
^ Il Silmarillion, 2004, pp. 413-414
^ ISdA, 1984, app. E, pp. 139-140 "Le lettere Fëanoriane"
^ Il Silmarillion, 2004, Quenta Silmarillion, pp. 158-159
^ Il Silmarillion, 2004, Quenta Silmarillion, p. 140
^ Il Silmarillion, 2004, Quenta Silmarillion, pp. 159 e 162
^ Racconti incompiuti, p. 83, Bompiani, Milano, 2008
^ Il Silmarillion, 2004, Akallabêth, pp. 211-212
^ Racconti incompiuti, pp. 297, 299, 303-306, Bompiani, Milano, 2008
^ Il Silmarillion, 2004, Akallabêth, p. 218
^ Il Silmarillion, 2004, Akallabêth
^ In effetti, lo stesso Tolkien si riferì più volte al quenya come "latino elfico". (La realtà in trasparenza - Lettere 1914-1973, p. 176, Bompiani 2002)
^ Gli Elfi grigi e gli Esuli della terra di mezzo avevano adottato il sindarin come linguaggio colloquiale e il quenya come linguaggio letterario e dotto, ISdA, 1984, app. F, 1346 "A proposito degli Elfi"
^ abc ISdA, 1984, La Compagnia dell'anello, Libro I, Capitolo III, p. 119
^ Parma Eldalamberon n. 19: fonologia quenya , pp. 88 e 128, 2010
^ What is Vanyarin quenya like? - Case inflection, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).
^ Fëanor considerò il cambiamento da þ in hw un insulto alla madre di nome Þerindë. (The Peoples of Middle-earth, Shibboleth di Fëanor, J.R.R Tolkien, a cura di Christopher Tolkien)
^ What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin - -þ- and -s-, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).
^ Fëanor ancora adirato per l'insulto alla madre scherzò dicendo che sarebbero finiti per pronunciare il suo nome Hwëanáro invece di Fëanor. (Vinyar Tengwar 41)
^ What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).
^ Azé al posto di árë ( What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin - -z- and -r-, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).)
^ Wanwa divenne vanwa ( What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin - -v- and -w-, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).)
^ What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin - Case inflection, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).
^ "Orco" invece di "urco" con l'influenza del sindarin orch (Parma Eldalamberon n. 19: fonologia quenya , pp. 88 e 128, 2010)
^ I dittonghi formati da i più un'altra vocale divennero trittonghi formati da ai più un'altra vocale ( What is Vanyarin quenya like? - Case inflection, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).)
^ La lettera iniziale n invece della sillaba iniziale na ( What is Vanyarin quenya like? - Case inflection, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).)
^ La v in inizio di parola invece di w ( What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin - -v- and -w-, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).)
^ Il medioevo e il fantastico, Un vizio segreto, Bompiani, Milano, 2004
^ Helge Fauskanger, Sindarin - La lingua nobile, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 21 febbraio 2012.
^ Helge Fauskanger, Telerin, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 18 novembre 2011.
^ Helge Fauskanger, Doriathrin - la lingua madre di Lúthien, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 2 gennaio 2012.
^ Helge Fauskanger, Ilkorin - una "lingua perduta"?, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 2 gennaio 2012.
^ Racconti incompiuti, pp. 297-305, 378, John Ronald Reuel Tolkien, Bompiani, Milano, 2008
^ ISdA, 1984, appendici E ed F
^ Helge Fauskanger, Ovestron - la Lingua Corrente, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 19 novembre 2011.
^ Helge Fauskanger, Khuzdul - la lingua segreta dei Nani, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 19 novembre 2011.
^ Helge Fauskanger, Linguaggio nero e degli Orchi - linguaggio vile per mire vili, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 19 novembre 2011.
^ Helge Fauskanger, Valarin - come il baluginare delle spade, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 19 novembre 2011.
^ Helge Fauskanger, Varie lingue Umaniche - La tristezza degli uomini mortali – La lingua dei Rohirrim, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 2 gennaio 2012.
^ Helge Fauskanger, Adûnaico - il vernacolo di Númenor, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 19 novembre 2011.
^ abc Helge Fauskanger, Quanti linguaggi ideò J. R. R. Tolkien?, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 19 novembre 2011.
^ La prima da una radice originaria GAL- “crescere” (con uso intr.) poi passata a GAL(AD)- “albero (dal grosso tronco, sp. Faggio)”, il telerin galla viene da un originale quenya galda a sua volta da un primevo galadâ da cui anche il sindarin galadh ed il doriathrin gald (Racconti incompiuti, p. 266; Sauron defeated, p. 302, La realtà in trasparenza, lett. n. 347 “A Richard Jeffery, nelle note), la seconda da una radice originaria OR-/RO- “andare alto, salire” (cfr. quenya ortani “che spicca verso l'alto, alzato”) poi passata ad ORN- “albero (dal tronco fino, sp. Betulla)”, cfr. quenya ornë, sindarin orn e doriathrin orn, tutti da un primevo ornê (Racconti incompiuti, p. 266; La realtà in trasparenza, lett. n. 347 “A Richard Jeffery, nelle note)
^ In sindarin orn è utilizzato quasi esclusivamente in composti (The Lost Road, p. 379)
^ In doriathrin la radice assume un significato atipico, conservando sia quello originale di "alto albero" sia assimilando quella tipica della radice contrapposta GAL(AD)- "faggio", soppiantandone così le differenze (The Lost Road, p. 379)
^ Per "andare" si contano molte radici, di cui solo poche sopravvissute nei linguaggi attestati, la radice MEN- "andare" (cfr. meinâ "desideroso di andare"; Racconti incompiuti, indice dei nomi, p. 586, dove si legge Men-i-Naugrim "via dei nani", "passo dei nani" dalla stessa radice) e la radice (E)LED- (da cui il Sindarin (en)glenna- attraverso en-led-na con l'aggiunta di una -g- epentetica) collegata alla più frequente radice DELE- "andare", da cui proviene il quenya lelya- attraverso il più antico del-ja- (delya-) ritrovabile inalterato nel telerin delia- (The War of the Jewels, p. 360)
^ Voce, in questo senso, propria del sindarin, da una radice BAT- "pestare" da cui il primevo batâ/bata "pista battuta", in questo senso a quindi il significato di "camminare, andare per un sentiero" poi generalizzatosi in sindarin dove si ritrova anche in altri verbi quali govad "incontrare", da go-bad e trevad "attraversare", da tre-bad (The Lost Road, p. 351)
^ Da una radice KOR- "rotondo" con l'aggiunta di un suffisso -MÂ che denota "utensili", quindi il primevo kormâ "oggetto rotondo" poi "anello" (Ricostruita da Helge Fauskanger, Helge Fauskanger, Elfico Primordiale - dove tutto ebbe inizio - DERIVAZIONI IN ELFICO PRIMORDIALE, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 14 marzo 2012.)
^ Nazgûl (in quenya Úlairi) da nazg "anello" e gûl "spettro, spirito" (connesso al quenya úl "spettro, fantasma"), ISdA, 1984, Appendice F, p. 1351
^ Isolato da mâchananaškad, "Anella del Fato"; cfr. linguaggio nero: nazg (The War of the Jewels, p. 401)
^ Da una radice ROK- per la quale Tolkien fece varie ipotesi in seguito tutte rigettate. Da questa radice il quenya rocco (telerin rocca), il sindarin roch, l'ilkorin (o)roc tutte da un primevo roko molto spesso rafforzato in rokko/rokkô(La realtà in trasparenza, lettera 144 "A Naomi Mitchison" e lettera 211 "A Rhona Beare")
^ In Rohirric però loho/lô, anche in Lohtûr (reso in ISdA con l'anglo-sassone Éothéod "popolo dei cavalli"), in Lôgrad (in ISdA reso con Éo-marc "la Marca dei cavalli") e in Rochann (in ISdA sempliticato in "Rohan"). Legata indiscutibilmente all'elfico rokkô tramite il sindarin roch (The Peaples of Middle-Hearth, p. 53, La realtà in trasparenza, lettera 144 "A Naomi Mitchison")
^ Dall'elfico ROK-
^ Da una primeva radice KWE- (su cui Tolkien specula in The War of the Jewels, p. 392) si è poi evoluta la radice KWET- (cfr. il primevo kwetta "parola") da cui il quenya kwet- (in Telerin pet-) e il Sindarin ped- (tutti da un primevo kwe(t)-; The Lost Road, p. 366). Il Doriathrin conserva una forma cwindor "narratore" (cfr. il primevo kwentrô da un antico kwet-ro, dove il suffisso -ro ha valore di agentivo) altrimenti scritto pindor (The War of the Jewels, p. 375 e p. 407, nota 5) da cui si può ricavare cwid-/pid- (The Lost Road, p. 366)
^ Cfr. ovestron bat- da cui batta "parlatore" (The Peoples of Middle-earth, p. 52); cfr. il sindarin ped, telerin pet, da una radice BITH- derivata dalla radice Elfica KWET- attraverso PET- (Sauron Defeated, pp. 416-427)
^ Lett.: favella, linguaggio, radice GL a indicare "linguaggio, parola" (The War of the Jewels, p. 395)
^ Da una radice NIS-/NDIS- (forse da una precedente radice NÎ-/INI-, cfr. quenya inya) "donna" corrispettivo femminile di NER-/NÊR-/NDER- (The Lost Road, p. 375). Un'altra radice è BES- "giovane donna" (cfr. BER- "uomo valente, giovane") da cui il sindarin bess- (anche se in elfico primitivo si ritrova una forma dess "giovane donna" ed una forma dî(s) "sposa", forse sul modello di DÊR- "uomo", da questa voce deriva il telerin din),
^ Prefisso ritrovabile in Turingwethil (Da una radice THUR- da cui turin o thurina variante dell'Ilkorin thúren o thûrinâ* circondato, protetto, segreto" e WATH- "ombra" più il suffisso femminile -il) "donna d'ombra segreta" (The Lost Road, p. 393, 397)
^ Da una radice 3AN- "femmina" da cui poi un presunto aggettivo *3anwâ (di cui -wâ è una desinenza aggettivale) poi divenuto *ganw e quindi ganu. L'affinità col quenya hanu col significato opposto è dovuta alla condivisione della stessa radice 3AN- a cui poi però il quenya ha aggiunto la desinenza maschile -û generando quindi *3anû che in Doriathrin sarebbe diventato probabilmente *gan (The Lost Road, p. 360)
^ Da zhin propriamente "femmina" ed ûn "uomo" quindi "uomo-femmina"
^ Da shar(a) "uomo" e il suffisso femminile -lob
^ Dalle radici ELD-/ELED- ed ELEN- "elfo" derivate da ÊL-/ELEN- "stella" quindi con il significato di "venuti dalle stelle"; quinda dal primevo eldâ (e der. elenâ, eledâ) il quenya elda, il sindarin eledh/edhel, il telerin ello (da eldo), il doriathrin eld; cfr. anche ELED- "popolo delle stelle" ed eledandore "terra degli elfi" (The War of the Jewels, p. 360; La Realtà in trasparenza, lettera n. 281); il primevo kwende, da cui il quenya quende (cfr. quen(d)ya "lett. "favella", cfr. quene "persona", quendo "narratore", quenta "storia", quetta "parola", quet- "dire"; in telerin si trova la forma dialettale pende), deriva dalla radice KWE- poi ampliata in KWEN- (cfr. KWET-) con il significato di "parola, parlare, dire", che sta quindi a significare fin dalla primeva forma kwende "coloro che parlano con voci" e quindi per antonomasia "gli elfi" (Il Silmarilliom, 2004, Indice dei nomi, p. 417; The War of the Jewels, p. 360, p. 392 per la radice KWE-)
^ Letteralmente "il bellissimo" soprattutto al pl. Nimîr "i bellissimi" con cui usavano designare gli elfi (I racconti incompiuti, p. 436; The War of the Jewels, p. 386)
^ ab estratto da golugranu "ai re degli elfi"
^ Il vocabolo *wilwarindê deriva dalla radice WIL- "volare" attraverso il primevo wilwâ(r) (in quenya wilwa/vilva, in telerin vilve) "aria (sottostante le nuvole)" più la desinenza femminile -indê, quindi il significato potrebbe essere all'incirca "che vola sotto le nuvole", il sindarin attraverso gwilw (pl. di gwelw "aria sottostante le nuvole") e la desinenza -eth semanticamente corrispondente al quenya -in(d)
^ da gwilwerind- (cfr. gwelo "aria sottostante le nuvole") per assimilazione gwilgwering
^ Da una radice NAR- "fuoco", da cui anche il nome Anar "sole" (sindarin anor). Da questa il quenya nár(e) (in telerin si conserva la forma breve nar) ed il sindarin naur (nor nei composti), Il Silmarillion, 2004, Indice dei nomi, p. 437
^ Ilkorin, estratto da narwâ "rosso fiammante" (The Lost Road, p. 374)
^ Qui le informazioni sono contraddittorie, Tolkien in The War of the Jewels, p. 382 da una radice GLIN-→LIN- con valore onomatopeico di "voci armoniose", menzionando anche una forma rinforzata (G)LIND-, tuttavia in The Lost Road, p. 369 dà una radice semplice LIND- senza menzionare né una possibile caduta della gutturale iniziale né in rinforzamento da una radice LIN talora scritta LIN²-, l'ultimo riferimento si ha in The Lost Road, p. 386 dove dà una radice "imprevista" SLIN-, comunque sia dal primevo lindâ "dal dolce suono" derivano tutte le altre forme elfiche senza alcuna eccezione.
^ Estratto da Lindon o Lhinnon "Terra musicale" ove lind ha valore di "armonioso" (The Lost Road, p. 369)
^ Lett. "dolcisonante" (The Lost Road, p. 386)
^ Da una radice MOR- "nero, buio, oscuro" da cui il primevo mori "nero" (agg. mornâ "oscuro) (The War of the Jewels, p. 362; La realtà in trasparenza, lettera n. 297)
^ Da una radice KWAR- da cui il primevo kwâra"pugno" corrispondente (secondo la fonotassi) in tutte le lingue elfiche riportate (The Peoples of Middle-earth, p. 318)
^ Da una radice (T)ARA- "nobile" (anticamente TÂ-/TA3-; connessa ad ATAR- "padre") e TUR- "potente" da cui il primevo (t)ara/târa e tôr poi passato in quenya con aran/arata (in telerin si ritrova anche la forma aráta/o), in sindarin con aran e in ilkorin con tôr/târa. Spesso questa radice viene affiancata alla radice PEN- "persona" così da formare i composti sindarin arphen e telerin arpen. Particolari sono le forme ilkorin (t)aig e quenya turcil (The Peoples of Middle-Hearth, p. 363)
^ In Rohirric si trova tûrac, correlata alla radice Elfica TUR- indicante "potenza" o "dominio" (The Lost Road, p. 395)
^ Lett. "capo, testa, cima" (The treason of Isengard, p. 174)
^ Lett. uzbad sarebbe il superlativo di zabad e avrebbe quindi valore di "signore maggiore, primo signore, re maggiore" (ing. greater lord). Il testo in rune sulla tomba di Balin a Moria recita: Balin Fundinul UzbadKhazadDûmu "Balin, Figlio di Fundin Signore di Moria"ISdA, 1984, La compagnia dell'Anello, Libro II, capitolo IV, p. 399
^ Estratto da kuzddurbagu "ai signori dei nani" e da burzdurbagu "al signore oscuro". Da durb- "domare", estratto da durbatulûk "per domarli tutti", ISdA, 1984, La Compagnia dell'Anello, Libro II, "Il consiglio di Erlond" pp. 321-322
^ Cfr.: sindarin nos e quenya nossë "famiglia, parentela" (The Peoples of Middle-earth, p. 320)
^ In ovestron si ritrova lâi; ffr. quenya "lië" e telerin "lie" (Sauron Defeated, p. 435), provabilmente da lai in un dialetto Avarin (The War of the Jewels, p. 410)
^ Probabilmente da lai con liquida aspirata.
^ Da varie radici: NER-/NDER- o DER/NDER- entrambe per "uomo" che generano in elfico primitivo nere, nêr, ndêro, ndere, dêr rimasti nel quenya ner, nel sindarin dîr e nel doriathrin *nir (The Lost Road, p. 375; The War of the Jewels, pp. 393). Un'altra radice è WEG "valente" che genera il primevo wegô ritrovabile nel quenya weo. La radice però più frequente è ATA "uomo" che dà il primevo ata da cui il quenya atan, sindarin adan (The War of the Jewels, p. 416)
^ La radice per "sposo, marito" è solitamente BES- affine a BER- "valente, virile" (spesso confusa in sindarin con DER-) che dà il primevo bernô/besnô (lett. "colui che sposa") da cui il quenya verno "marito", il sindarin benn "marito, sposo" e l'ilkorin benn "marito" e ber "uomo valente" (The Lost Road, p. 352)
^ Da Engwar, lett. "malaticcio, in punto di morte" (traduce l'inglese The Sickly), nome spregiativo dato dagli elfi agli uomini, Il Silmarillion, 2004, pp. 128, 299; Indice dei nomi, p. 393
^ Con i derivati fírima, fírya dalla radice FÎR-'ha il significato letterale di "mortale", Il Silmarillion, 2004, p. 128; Indice dei nomi, p. 396
^ Dalla stessa radice FÎR- del quenya firë (e der. fírima, fírya) "mortale"
^ isolato da dagnir "uccisore" da una radice NDAK- "uccidere" e (N)DER- "uomo"; da NDER- poi si passa a NIR- con la caduta della -d- epentetica (The Lost Road, p. 375)
^ con i der. ndêro, ndere, nere, nêr da una radice (N)DER- "uomo" (The War of the Jewels, p. 393)
^ Isolato da târa-khil "alto-uomo, numenorano", da una radice TÂWAR-/TUR- "alto" e KHIL(I)- "seguire", nel senso di "che vennere subito dopo", essendo gli uomini i secondi figli di Ilúvatar (The War of the Jewels, p. 387)
^ Elf. primordiale bestâ "matrimonio", bessê "moglie, sposa", besnô (o bernô/berô) "marito, sposo", besû "marito e moglie, coppia sposata" (The Lost Road, p. 352)
^ Dalla radice elfica NERE- (Sauron defeated, p. 393), secondo altre etimologie la forma originale è (N)DER- (che però così com'è non spiega questa forma) da cui la forma quenya NÊR- (The Lost Road, pp. 354, 375-376)
^ sharkû "uomo anziano", da shar(a) "uomo" e kû "vecchio" ISdA, 1984, Appendice F, p. 1351
^ Il Silmarillion, 2004, Indice dei nomi, p. 417
^ Il Silmarillion, 2004, Valaquenta, pag 45
^ nimîr significa in senso letterale "i bellissimi". (The War of the Jewels p. 486, Sauron defeated p. 436)
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[collegamento interrotto], su elfique.info. URL consultato il 14 aprile 2012.
^ Intervento alla conferenza Tolkien e la Filosofia
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^ ab Corso Quenya, 2000, Lezione 5 "Soggetto/oggetto"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 11 "Il caso Genitivo"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 12 "Il caso possessivo-Aggettivale"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 12 "Il caso dativo"
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^ Helge Fauskanger, Quenya - L'antica lingua - I sostantivi, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 17 febbraio 2012.
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 2 "Forme plurali"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 4 "L'Aggettivo"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 10 "Avverbi"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 8 "Desinenze pronominali"
^ Helge Fauskanger, Quenya - L'antica lingua - I pronomi, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 22 febbraio 2012.
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 14 "Desinenze pronominali -lmë e -mmë
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 15 "La desinenza -rya e di più sulle desinenze possessive pronominali"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 18 "Pronomi indipendenti"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 13 "Un pronome indefinito"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 17 "I dimostrativi"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 19 "Pronomi in frasi imperative", "Pronomi enfatici", "Vocaboli interrogativi man, mana, manen
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 5 "Il verbo"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 5 "Il verbo: tempo presente"
^ ab Corso Quenya, 2000, Lezione 7 "Futuro e aoristo"
^ ab Corso Quenya, 2000, Lezione 6 "Tempo passato"
^ ab Corso Quenya, 2000, Lezione 8 "Tempo perfetto"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 10 "Il passato dei verbi intransitivi in -ya"
^ ab Corso Quenya, 2000, Lezione 9 "L'infinito"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 9 "Participi attivi"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 10 "Participi passivi"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 10 "L'infinito"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 16 "L'imperativo"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 9 "Il verbo negativo"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 4 "La copula"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 20 "L'oscuro verbo essere"
^ La forma passata del verbo essere né non è attestata del tutto in quenya ma secondo Nancy Martsch è abbastanza frequente trovarla tradotta con la relativa forma, comunque questa forma fino ad ulteriori chiarimenti rimane abbastanza insicura, Corso Quenya, 2000, Lezione 20 "L'oscuro verbo essere", Helge Fauskanger
^ ab Corso Quenya, 2000, >Lezione 16 "La formula nai"
^ Corso Quenya, 2000, Lezione 20 " Sa che introduce proposizioni nominali"
^ Corso Quenya, 2000, >Lezione 15 "Proposizioni relative"
^ Ne Il Signore degli Anelli si ritrova anche la forma scorretta "Namarië" in ISdA, 1984, La Compagnia dell'Anello, Libro II, Capitolo VI, p. 437
^ Helge Fauskanger, Gianluca Comastri, Namárië, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 17 febbraio 2012.
^ invero la parola in quenya maturo per "ultimo" è métima o tutt'al più tyelima, mentre Markirya (preferibilmente con la grafia Marcirya) è un termine del tutto valido da cirya "barca" e mar o már "casa, casata" quindi "nave-casa" ovvero "arca" (Il medioevo e il fantastico pp. 213-214, Luni editrice 2000)
^ Helge Fauskanger, Gianluca Comastri, Il poema Markirya, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 17 febbraio 2012.
^ Ne "Il medioevo e il fantastico" man e fána sono scritti rispettivamente men e fánë tuttavia come sottolinea Edouard Kloczko nel suo libro "Lingue elfiche" (p. 155) sono chiaramente errori di stampa
^ Helge Fauskanger, Gianluca Comastri, Canto di Fíriel - Ammodernamento del Canto, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato l'11 febbraio 2012.
^ Vinyar Tengwar 43, gennaio 2002, Ave Maria, Padre Nostro e Sub tum praesidium
^ Vinyar Tengwar 44, Gennaio 2002, Gloria in excelsis Deo
^ Helge Fauskanger, Gianluca Comastri, Il Corpus quenya, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 9 febbraio 2012.
^ In Vinyar Tengwar 32, Carl F. Hostetter e Patrick Wynne, presentando le versione dell'Ave Maria e del Padre Nostro in quenya, sostennero che essendo il Padre Nostro stato per lungo tempo alla base della comparazione linguistica era abbastanza difficile che Tolkien utilizzasse la sua versione elfica all'interno preghiere (nonostante l'amore che aveva per il quenya). Più probabilmente il Glossopoeta volle con queste traduzioni testare la validità del quenya, anche se secondo i più non si rese mai conto completamente delle vere potenzialità raggiunte dalla sua creazione e che quindi, con altrettanta probabilità, scrisse i due testi solo per divertimento. Un punto a favore di questa opinione è il fatto che Tolkien non ha mai pubblicato le due traduzioni (come del resto larga parte del leggendarium, il più delle volte custodito quasi come un "tesoro privato" non destinato alla pubblicazione)
^ Vinyar Tengwar 43, 2002
^ Vinyar Tengwar 44, 2003
^ (EN) Fellowship of the Word-smiths, elvish.org. URL consultato il 18 novembre 2011.
^ Questo pezzo è stato tagliato nel film ma è presente nel Calendario del "Signore degli Anelli", 2002
^ Tolkien scrisse anche che la spada portava incise delle rune senza tuttavia mai rivelarle, ISdA, 1984, La compagnia dell'Anello, Libro II, Capitolo III, p. 349. La frase, scritta in lettere Tengwar è dunque un'invenzione degli autori del film
^ Tutti i testi redatti in neo-quenya sono su (EN) Other Compositions, elvish.org. URL consultato il 18 novembre 2011.
^ Helge Fauskanger, Vicente Valasco, Hríveressë, elvish.org. URL consultato il 19 novembre 2011.
^ Gwaith-i-Phethdain, su elvish.org. URL consultato il 4 febbraio 2012.
^ Helge Fauskanger, Gianluca Comastri, I Yessessë Il Primo Capitolo del Genesi in quenya, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 6 febbraio 2012.
Bibliografia |
Scritti da Tolkien |
- J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, traduzione di Vicky Alliata di Villafranca, illustrazioni di Alan Lee, Milano, Bompiani, 2003, p. 1249, ISBN 978-88-452-9261-3.
- J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, a cura di Quirino Principe, traduzione di Vicky Alliata di Villa Franca, introduzione di Elémire Zolla, tredicesima edizione, Milano, Rusconi, 1984, p. 1359, ISBN 88-18-12321-1.
Scritti da Tolkien (postumi) |
- J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, a cura di Christopher Tolkien, traduzione di F. Saba Sardi, illustrazioni di T. Nasmith, Milano, Bompiani, 2004, p. 446, ISBN 978-88-452-3293-0.
- J.R.R. Tolkien, Racconti incompiuti, a cura di Christopher Tolkien, traduzione di F. Saba Sardi, Bompiani, 2003, pp. 607, cap. 14, ISBN 88-452-9131-6.
- J.R.R. Tolkien, La realtà in trasparenza, a cura di Christopher Tolkien, Humphrey Carpenter, Bompiani, 2002, pp. 5287, ISBN 88-452-9130-8.
- J.R.R. Tolkien, Il Medioevo e il fantastico, Bompiani, 2003, pp. 5287, ISBN 88-452-5489-5.
- (EN) John Ronald Reuel Tolkien, Christopher Tolkien, The Lost Road and Other Writings, HarperCollins, 2002, ISBN 0-261-10225-7
- (EN) John Ronald Reuel Tolkien, Christopher Tolkien, The Treason of Isengard, HarperCollins, 2002, ISBN 0-261-10220-6
- (EN) John Ronald Reuel Tolkien, Christopher Tolkien, Sauron defeated, HarperCollins, 2002, ISBN 0-261-10305-9
- (EN) John Ronald Reuel Tolkien, Christopher Tolkien, Morgoth's Ring, HarperCollins, 2002, ISBN 0-261-10300-8
- (EN) John Ronald Reuel Tolkien, Christopher Tolkien, The War of the Jewels, HarperCollins, 2002, ISBN 0-261-10324-5
- (EN) John Ronald Reuel Tolkien, Christopher Tolkien, The Peoples of Middle-earth, HarperCollins, 1997, ISBN 0-261-10348-2
Scritti da altri autori |
- Edouard Kloczko, Lingue Elfiche: Enciclopedia illustrata della Terra di Mezzo, Roma, Tre Editori, 2002, ISBN 88-86755-45-7.
- Tom Shippey, La via per la terra di mezzo, Genova-Milano, Marietti, 2005, ISBN 978-88-211-8558-8.
- Tom Shippey, J.R.R Tolkien autore del secolo, Milano, Simonelli, 2004, ISBN 978-88-86792-71-4.
- Helge Kåre Fauskanger; Gianluca Comastri, Corso quenya, su ardalambion.immaginario.net.
Periodici specializzati |
- (EN) Christopher Gilson, Parma Eldalamberon
- (EN) Carl F. Hostetter, Vinyar Tengwar
Voci correlate |
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Collegamenti esterni |
- Quenya, su Ardalambion.
- Tutto il corpus quenya pubblicato, su ardalambion.immaginario.net.
- Dizionario quenya - italiano con più di 2000 voci, su ilfossodihelm.it.
- Corso di quenya, su ardalambion.immaginario.net.
Dizionario quenya - italiano
- Linguaggi di Arda, su eldalie.com.
- Grammatica descrittiva della lingua quenya di Luca Timponelli, 2006 (PDF), su ardalambion.immaginario.net.
- (EN) Sito della rivista Vinyar Tengwar, su elvish.org.
- (EN) Sito della rivista Parma eldalamberon, su eldalamberon.com.
- (EN) Parma Tyelpelassiva - The book of silver leaves, su phy.duke.edu.
- (EN) Lista di opere redatte in neo-quenya, su elvish.org.
- (EN) Tolkien Gateway, su tolkiengateway.net.
- (EN) Tutti gli esempi di lingua pubblicati in quenya e nelle altre lingue redatte da Tolkien, su jrrvf.com.
- (EN) Neo-quenya Wiki, su neo-quenya.wikia.com.
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