Presidente della Commissione europea













































Presidente della Commissione europea
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Organizzazione
Unione europea Unione europea
Tipo Capo dell'esecutivo
In carica
Jean-Claude Juncker (PPE)
dal 1º novembre 2014
Istituito 1957
da Trattati di Roma
Riforme 2009
Sede Bruxelles
Sito web ec.europa.eu

Il presidente della Commissione europea è colui che presiede l'esecutivo europeo, che assegna i portafogli ai commissari e che ne guida l'azione. Il lussemburghese Jean-Claude Juncker ha assunto questa carica il 1º novembre 2014.




Indice






  • 1 Storia


    • 1.1 Comunità Economica Europea


    • 1.2 Unione europea




  • 2 Nomina e mandato


  • 3 Poteri e funzioni


    • 3.1 Rapporto con il presidente del Consiglio europeo




  • 4 L'attuale presidente


  • 5 Elenco dei presidenti della Commissione europea


  • 6 Emolumenti


  • 7 Spitzenkandidaten (candidato-guida)


  • 8 Note


  • 9 Voci correlate





Storia |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'integrazione europea.


Comunità Economica Europea |





Walter Hallstein, il primo presidente della Commissione


La Commissione europea trae la sua origine dalla Commissione della Comunità Economica Europea creata nel 1957 dai Trattati di Roma. Il primo presidente della Commissione fu Walter Hallstein, che si impegnò per affermare l'autorità della Commissione e la sua autonomia dagli stati membri[1].
Nel 1965 Hallstein propose di riformare la politica agricola comune in modo da rafforzare l'influenza della Commissione e del Parlamento europeo, ma la Francia si oppose. Charles De Gaulle accusò Hallstein di volersi comportare come un capo di Stato e ritirò la delegazione francese dal Consiglio, provocando la "crisi della sedia vuota"[2]. Nonostante il bilancio sostanzialmente positivo dei suoi due mandati, Hallstein fu vittima della crisi e il suo mandato non venne rinnovato.





Jacques Delors, presidente della Commissione dal 1985 al 1995


Negli anni Settanta la Commissione e i suoi presidenti furono protagonisti in vari progetti di integrazione, come quello di unione monetaria e quello di cooperazione politica[1]. Nel 1977 Roy Jenkins fu il primo presidente della Commissione a partecipare a un vertice del G7 in rappresentanza dell'intera CEE[3].
Nonostante alcuni successi, gli anni Settanta videro tuttavia un raffreddamento dell'entusiasmo per il progetto europeo. La concezione intergovernativa della CEE venne rafforzata dall'istituzionalizzazione del Consiglio europeo e dalla difficoltà di alcuni presidenti della Commissione (come in particolare Gaston Thorn) di esercitare una grande influenza[4].


Benché nel 1985 il favorito per la presidenza della Commissione fosse Claude Cheysson, il veto britannico portò alla nomina di Jacques Delors. Delors svolse tre mandati come presidente ed è ricordato come uno dei più incisivi e carismatici presidenti nella storia dell'istituzione, capace di fare riconquistare prestigio, centralità e potere alla Commissione europea[5]. Anche grazie all'appoggio che ottenne dal Parlamento europeo e dal Consiglio, Delors seppe risvegliare l'entusiasmo per il progetto europeo e gestì passaggi cruciali dell'integrazione, a partire dall'Atto unico europeo e dalla creazione del mercato unico ai negoziati per la creazione dell'Unione europea e dell'unione economica e monetaria[6]. Oltre a rafforzare la Commissione, Delors portò all'affermazione di un nuovo stile della presidenza della Commissione, abbandonando il modello di presidente come "primus inter pares" e affermando un modello di presidente come leader indiscusso della Commissione e dell'Unione europea.



Unione europea |


Il Trattato di Maastricht assegnò per la prima volta un ruolo al Parlamento europeo nel processo di nomina del presidente della Commissione e dell'intera Commissione: il Parlamento doveva essere consultato sulla nomina del presidente e poteva porre il veto sull'intera Commissione. Nella prassi il Parlamento affermò il proprio diritto di porre il veto anche sulla nomina del presidente[7]. Il Trattato di Maastricht stabilì inoltre che il mandato quinquennale della Commissione dovesse cominciare entro sei mesi dallo svolgimento delle elezioni europee, legando così il mandato della Commissione con quello del Parlamento.


Nonostante le modifiche introdotte dal Trattato di Maastricht, la scelta del presidente continuò sostanzialmente a derivare da negoziati e discussioni del Consiglio europeo svolti a porte chiuse e senza un dibattito aperto. Nel 1995 tale pratica venne aspramente criticata da vari gruppi nel Parlamento europeo, ma anche le nomine del 1999 e del 2004 vennero effettuate in maniera simile[8].


Il Trattato di Amsterdam, in vigore dal maggio 1999, diede nuovi poteri al presidente della Commissione, come quello di assegnare liberamente i portafogli ai commissari e di potere costringere i commissari alle dimissioni. Romano Prodi, primo presidente della Commissione nominato dopo tali modifiche, venne indicato dalla stampa come primo "primo ministro" dell'Unione europea[9].


Nel 2001 il Trattato di Nizza modificò le modalità di nomina del presidente della Commissione, rimuovendo la richiesta di unanimità per il voto del Consiglio europeo e richiedendo solo una maggioranza qualificata. In questo modo venne accentuato il profilo politico del presidente della Commissione, che poteva esprimere gli indirizzi di una maggioranza.


Nel 2004 il Consiglio europeo tenne presente la vittoria del Partito Popolare Europeo alle elezioni per il Parlamento europeo, legando per la prima volta in maniera chiara risultati delle elezioni europee e appartenenza politica del presidente della Commissione. In precedenza la scelta del presidente tendeva soprattutto a rispecchiare un'alternanza tra stati grandi e stati piccoli e tra destra e sinistra, e anche Jacques Santer e Romano Prodi appartenevano a partiti europei che erano minoritari all'interno del Parlamento europeo. La scelta di chi, all'interno del PPE, designare come presidente venne effettuata dal Consiglio, anche se nel 2004 per la prima volta un partito europeo aveva indicato in campagna elettorale chi era il suo candidato per la presidenza della Commissione (il Partito Verde Europeo aveva candidato Daniel Cohn-Bendit[10]).


Nel 2009 il Trattato di Lisbona ha reso obbligatoria per il Consiglio europeo la presa in conto del risultato delle elezioni europee per la nomina del presidente della Commissione. Nel 2009 per la prima volta uno dei due maggiori partiti europei (PPE e PSE) indicò esplicitamente in campagna elettorale un singolo candidato per la carica: il PPE candidò José Manuel Barroso per un secondo mandato, e dopo la sua vittoria elettorale il Consiglio europeo affidò effettivamente il reincarico a Barroso. Dal 2009 inoltre il Parlamento europeo "elegge", e non semplicemente approva, il presidente designato.



Nomina e mandato |


La procedura di nomina del presidente della Commissione europea è indicata dall'art. 17 del Trattato sull'Unione europea[11].


Il presidente della Commissione europea viene designato a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo, che deve tenere conto del risultato delle elezioni del Parlamento europeo. Il presidente appartiene al partito europeo che ha vinto le elezioni, ma finora sono stati pochi i casi in cui i vari partiti europei hanno indicato durante la campagna elettorale chi era il loro candidato per la presidenza della Commissione. Il Consiglio dispone dunque di margini piuttosto significativi per la scelta del presidente, ma i negoziati al riguardo si svolgono con un livello di trasparenza generalmente piuttosto basso.


Tuttavia, nelle elezioni europee del 2014 i maggiori partiti hanno designato un candidato al ruolo di presidente. I candidati sono Jean-Claude Juncker per il Gruppo del Partito Popolare Europeo, Ska Keller per i Verdi Europei - Alleanza Libera Europea, Martin Schulz per l'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, Alexis Tsipras per la Sinistra Unitaria Europea - Sinistra Verde Nordica e Guy Verhofstadt per l'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa.


Spesso il presidente proviene da una significativa esperienza politica a livello nazionale (ad esempio è stato a capo del governo del suo Paese). Criteri che vengono presi in considerazione per l'individuazione del presidente designato sono la regione d'Europa da cui proviene, la dimensione del suo stato di origine, la sua abilità e la sua esperienza politica, la sua conoscenza delle lingue straniere[12].


La designazione fatta dal Consiglio viene sottoposta al voto del Parlamento europeo, che elegge o respinge il presidente della Commissione. Dopo essere stato eletto, il presidente assegna i portafogli ai commissari indicati dagli stati membri e successivamente l'intera Commissione si sottopone al voto di approvazione del Parlamento. Anche il Consiglio europeo approva l'intera Commissione a maggioranza qualificata.


La Commissione europea e il suo presidente assumono il mandato entro sei mesi dopo le elezioni del Parlamento europeo[13], e come il Parlamento restano in carica cinque anni.


Il Parlamento europeo può costringere alle dimissioni il presidente e la sua Commissione con un voto di censura. Finora nessun presidente della Commissione è stato rimosso, tuttavia nel 1999 la minaccia di farlo esercitata dal Parlamento indusse Jacques Santer e la sua Commissione a dimettersi[14].



Poteri e funzioni |


I poteri e le funzioni del presidente della Commissione europea sono indicate dall'articolo 17, comma 6 del Trattato sull'Unione europea:


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«Il presidente della Commissione:



  1. definisce gli orientamenti nel cui quadro la Commissione esercita i suoi compiti;

  2. decide l'organizzazione interna della Commissione per assicurare la coerenza, l'efficacia e la collegialità della sua azione;

  3. nomina i vicepresidenti, fatta eccezione per l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, tra i membri della Commissione.


Un membro della Commissione rassegna le dimissioni se il presidente glielo chiede.»



Il presidente della Commissione ha una posizione di supremazia all'interno dell'istituzione, dato che la Commissione agisce nel quadro degli orientamenti del suo presidente ed è lui a controllarne l'agenda politica. Per questa ragione e per i poteri della Commissione, il presidente della Commissione è in assoluto una delle personalità più influenti e potenti all'interno dell'Unione europea.


Oltre a orientare l'azione della Commissione, il presidente dispone di ampi poteri per la ripartizione delle competenze e l'assegnazione dei portafogli ai vari commissari e può costringere singoli commissari alle dimissioni. Il presidente convoca e presiede le riunioni della Commissione e del suo gabinetto e le riunioni di tutti i capi di gabinetto dei commissari.


Dal presidente della Commissione dipendono il Segretariato generale della Commissione e il Servizio giuridico. Egli è inoltre il punto di riferimento finale di tutto il personale della Commissione europea.


Il presidente rappresenta la Commissione e in tale veste partecipa alle riunioni del Consiglio europeo e ai principali dibattiti del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri dell’Unione europea. Il presidente talvolta rappresenta l'Unione europea anche nelle sue relazioni esterne, sebbene tale funzione sia svolta anche dal presidente del Consiglio europeo e dall'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.



Rapporto con il presidente del Consiglio europeo |


La delimitazione un po' vaga delle competenze e delle funzioni del presidente della Commissione rispetto a quelle assegnate al presidente del Consiglio europeo a seguito del Trattato di Lisbona ha fatto sì che alcuni segnalassero il rischio di tensioni tra le due cariche e la possibilità che si verifichi una situazione di "coabitazione" e di scontro istituzionale[15].
Vi è stato chi ha ipotizzato di assegnare alla stessa persona i due incarichi, in modo da risolvere il problema del loro rapporto reciproco e di dotare l'Unione europea di un leader forte e riconosciuto. Tuttavia, alcuni stati membri probabilmente si opporrebbero a tale concessione del doppio incarico a una singola persona[16].



L'attuale presidente |


L'attuale presidente è il lussemburghese Jean-Claude Juncker, in carica dal 1º novembre 2014. È il tredicesimo presidente nella storia della Commissione.


Juncker è un esponente del Partito Popolare Cristiano Sociale del Lussemburgo, che è un partito di centro-destra appartenente al Partito Popolare Europeo. Dal 1995 al 2013 è stato primo ministro del Lussemburgo.


Dopo le elezioni legislative lussemburghesi del giugno 1999 vinte dal Partito Cristiano-Sociale, Jean-Claude Juncker fu nuovamente posto alla testa del nuovo governo, composto da rappresentanti cristiano-sociali e del Partito Democratico, mettendo così fine a una coalizione durata 15 anni tra il PCS e il Partito Socialista Operaio lussemburghese. Jean-Claude Juncker mantenne anche il portafoglio di Finanza e Comunicazione.


Governatore della Banca mondiale dal 1989 al 1995, Jean-Claude Juncker assunse dal 1995 la responsabilità di governatore del Fondo monetario internazionale (FMI) e di governatore della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS).


Nel giugno 2004, dopo la vittoria del suo partito, che con oltre il 35% dei voti vinse 24 dei 60 seggi alle elezioni legislative lussemburghesi e 3 dei 6 seggi a quelle europee, Jean-Claude Juncker rifiutò, malgrado la amichevole pressione della maggioranza dei dirigenti europei, il posto di presidente delle Commissione europea.


Il 1º gennaio 2005 Jean-Claude Juncker entrò in carica come primo presidente permanente dell'Eurogruppo.


Come presidente di questo consiglio, durante il primo semestre 2005, dovette far fronte alla mancata ratifica del progetto di Costituzione europea da parte di Francia e Paesi Bassi. Fu anche in disaccordo con il primo ministro britannico Tony Blair a riguardo del bilancio europeo. Il ruolo di Juncker ha assunto particolare rilevanza durante la crisi della zona euro nel 2011-2012. Il 30 aprile 2012 Juncker ha annunciato la sua decisione di dimettersi dalla carica di presidente dell'Eurogruppo perché "stanco" delle ingerenze franco-tedesche nella gestione della crisi.


Jean-Claude Juncker annuncia sue dimissioni dal governo del Lussemburgo l'11 luglio 2013, a seguito di uno scandalo riguardante i servizi di intelligence, accusato di avere di aver costituito una vera e propria polizia politica segreta e di aver schedato illegalmente centinaia di migliaia di cittadini.


Il suo partito resta la prima formazione del Lussemburgo nelle elezioni del 2013, ma perde voti. Malgrado ciò, Juncker non viene riconfermato alla sua posizione. Viene sostituito da Xavier Bettel.


Il 6-7 marzo del 2014, durante il congresso del Partito Popolare Europeo (PPE), che si è tenuto a Dublino in Irlanda, Jean-Claude Juncker è stato eletto come candidato per la presidenza della Commissione europea, prevalendo su Michel Barnier. Juncker ha guidato la campagna del PPE per le elezioni per il Parlamento europeo del 22-25 maggio 2014 visitando gli Stati membri dell'UE e partecipando ai dibattiti presidenziali. In base all'articolo 17 del trattato di Lisbona, il presidente della Commissione europea sarà scelto, per la prima volta, tenendo conto del risultato le elezioni europee del 2014. Juncker ha pubblicamente dichiarato di aspirare a diventare il presidente della Commissione europea qualora il PPE dovesse vincere le elezioni andando a costituire il più grande gruppo politico al Parlamento europeo.


Il 28 giugno 2014 è stato designato da 26 capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi membri dell'Unione europea come nuovo presidente della Commissione. È la prima volta che il presidente della Commissione viene scelto a maggioranza qualificata e non all'unanimità, a causa del dissenso sollevato dal primo ministro Conservatore britannico David Cameron e dal primo ministro dell'Ungheria, l'euroscettico di destra Viktor Orbán.


Il 15 luglio 2014 è stato eletto dal Parlamento europeo, con 422 voti favorevoli, 250 contrari e 47 astenuti. Il suo incarico è incominciato il 1º novembre 2014, dopo che la sua commissione è stata approvata dal Parlamento e dal Consiglio.



Elenco dei presidenti della Commissione europea |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Presidenti della Commissione europea.

Legenda:   [     ] Popolari - [     ] Liberali - [     ] Socialisti -





































































































Presidente Partito europeo Mandato Nazionalità
1

Walter Hallstein

Popolare
1º gennaio 1958 - 30 giugno 1967

Germania Germania
2

Jean Rey

Liberaldemocratico
1º luglio 1967 - 1º luglio 1970

Belgio Belgio
3

Franco Maria Malfatti

Popolare
2 luglio 1970 - 1º marzo 1972

Italia Italia
4

Sicco Mansholt

Socialista
22 marzo 1972 - 5 gennaio 1973

Paesi Bassi Paesi Bassi
5

François-Xavier Ortoli
[17] 6 gennaio 1973 - 5 gennaio 1977

Francia Francia
6

Roy Jenkins

Socialista
6 gennaio 1977 - 19 gennaio 1981

Regno Unito Regno Unito
7

Gaston Thorn

Liberaldemocratico
20 gennaio 1981 - 6 gennaio 1985

Lussemburgo Lussemburgo
8

Jacques Delors

Socialista
7 gennaio 1985 - 24 gennaio 1995

Francia Francia
9

Jacques Santer

Popolare
25 gennaio 1995 - 15 marzo 1999

Lussemburgo Lussemburgo
10

Manuel Marín

Socialista
15 marzo 1999 - 17 settembre 1999

Spagna Spagna
11

Romano Prodi

Liberaldemocratico
17 settembre 1999 - 22 novembre 2004

Italia Italia
12

José Manuel Barroso

Popolare
22 novembre 2004 - 1º novembre 2014

Portogallo Portogallo
13

Jean-Claude Juncker

Popolare
1º novembre 2014 - in carica

Lussemburgo Lussemburgo


Emolumenti |


Il presidente della Commissione europea riceve gli stessi emolumenti del presidente del Consiglio europeo, ossia uno stipendio base pari al 138% dello stipendio base ricevuto dai funzionari della Commissione di più alto grado (18.025,09€ al mese[18]); lo stipendio base del presidente corrisponde attualmente a 24.874,62€ al mese.


Il presidente è assistito da uno staff di circa venti persone. Egli dispone di un'auto blu e di un assegno per la residenza, dato che si è scelto di non dotare tale carica di una residenza ufficiale[19].



Spitzenkandidaten (candidato-guida) |


In tedesco Spitzenkandidaten significa letteralmente "i candidati-guida" che i partiti selezionano come loro favoriti.


È una procedura grazie alla quale il favorito del partito di maggioranza all'interno del Parlamento Europeo viene scelto come presidente della Commissione. Esempio di questa modalità è il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker il quale è stato scelto nel 2014 dal partito popolare (il partito di maggioranza). [20]



Note |




  1. ^ ab Derk-Jan Eppink, Life of a European Mandarin: Inside the Commission, Tielt, Lannoo, 2007, ISBN 978-90-209-7022-7., pp. 221-222.


  2. ^ The 'empty chair' policy, CVCE.


  3. ^ EU and the G8, Commissione europea (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2007).


  4. ^ Derk-Jan Eppink, Life of a European Mandarin: Inside the Commission, Tielt, Lannoo, 2007, ISBN 978-90-209-7022-7., p. 24.


  5. ^ The new Commission - some initial thoughts, Burson-Marsteller, 2004 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2007).


  6. ^ Giles Merritt, A Bit More Delors Could Revamp the Commission, su International Herald Tribune, 21 gennaio 1992 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2008).


  7. ^ Simon Hix, What's wrong with the EU and how to fix it, Cambridge, Polity, 2008, ISBN 978-0-7456-4205-5., pp. 37-38.


  8. ^ Simon Hix, What's wrong with the EU and how to fix it, Cambridge, Polity, 2008, ISBN 978-0-7456-4205-5., pp. 158.


  9. ^ John Rossant, Commentary: Romano Prodi: Europe's First Prime Minister?, Business Week, 27 settembre 1999.


  10. ^ European Greens Found European Greens, Deutsche Welle, 23 febbraio 2004.


  11. ^ Trattato sull'Unione Europea


  12. ^ José Manuel Durão Barroso: The New Commission President, Grayling, 2004 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).


  13. ^ Nel 2009 tale termine non venne rispettato, poiché il Trattato di Lisbona entrò in vigore solo il 1º dicembre 2009 e il Parlamento europeo bocciò un commissario designato; la Commissione entrò in carica il 10 febbraio 2011.


  14. ^ Gareth Harding, Unfolding drama of the Commission's demise.mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
    [collegamento interrotto], European Voice, 18 marzo 1999.



  15. ^ Simon Hix e Gérard Roland, Why the Franco-German Plan would institutionalise 'cohabitation' for Europe, Foreign Policy Centre.


  16. ^ A Van Barroso, EU Observer, 15 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2010).


  17. ^ Ortoli era membro del partito francese dell'Unione dei Democratici per la Repubblica, ma di nessun partito europeo.


  18. ^ Stipendi dei funzionari dell'Unione Europea (PDF), Commissione europea, 1º luglio 2009.


  19. ^ Honor Mahony, Member states consider perks and staff for new EU president, EU Observer, 14 aprile 2008.


  20. ^ Lo Spitzenkandidat e il paradosso della democrazia



Voci correlate |



  • Unione europea

  • Commissione europea

  • Presidenti della Commissione europea

  • Commissione Barroso II

  • José Manuel Barroso

  • Discorso sullo stato dell'Unione (Europa)


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