Tunisia






















































































































































Tunisia












Tunisia – Bandiera

Tunisia - Stemma

(dettagli)

(dettagli)

Ordine, Libertà, Giustizia


Tunisia - Localizzazione

Dati amministrativi
Nome completo
Repubblica Tunisina
Nome ufficiale
الجمهورية التونسية

Lingue ufficiali

arabo[1]
Altre lingue

berbero, francese

Capitale

Tunisi  (1.056.247 ab. / 2014)
Politica

Forma di governo

Repubblica semipresidenziale

Presidente

Beji Caid Essebsi

Primo ministro

Yūssef al-Shāhed
Indipendenza
Dalla Francia, 20 marzo 1956
Ingresso nell'ONU
20 marzo 1956
Superficie

Totale
163 610 km² (92º)
% delle acque
5,0%
Popolazione

Totale
10 982 754[2] ab. (2014) (79º)

Densità
65 ab./km²
Tasso di crescita
0,964% (2012)[3]

Nome degli abitanti
tunisini
Geografia

Continente

Africa
Confini

Algeria, Libia

Fuso orario

UTC +1
Economia

Valuta

Dinaro tunisino

PIL (nominale)
45 407[4] milioni di $ (2012) (81º)

PIL pro capite (nominale)
4 213 $ (2012) (105º)

PIL (PPA)
104 008 milioni di $ (2012) (69º)

PIL pro capite (PPA)
9 650 $ (2012) (90º)

ISU (2016)
0,725 (alto) (97º)

Fecondità
2,0 (2010)[5]
Varie
Codici ISO 3166

TN, TUN, 788

TLD

.tn, تونس.

Prefisso tel.
+216

Sigla autom.
TN

Inno nazionale

Humat al-Hima, Ala Khalidi

Festa nazionale
20 marzo

Tunisia - Mappa

Evoluzione storica
Stato precedente

Flag of Tunisia with French canton.svg Protettorato francese in Tunisia
 

Coordinate: 34°N 10°E / 34°N 10°E34; 10


La Tunisia (in arabo: تونس‎, Tūnis; AFI: [ˈtuːnɪs] ascolta[?·info]), ufficialmente Repubblica Tunisina (in arabo: الجمهورية التونسية‎, Al-Jumhūriyyah at-Tūnisiyyah ascolta[?·info]), è uno Stato del Nordafrica bagnato dal mar Mediterraneo e confinante con l'Algeria ad ovest e la Libia a sud e a est. Si ritiene che il suo nome, Tūnus, abbia origine dalla lingua berbera, con il significato di promontorio, o, più probabilmente, "luogo in cui passare la notte" (si può osservare la corrispondenza con un altro toponimo nordafricano dell'antichità, Tuniza, odierna El Kala, Algeria). Il francese è molto diffuso e utilizzato nella pubblica amministrazione, nell'istruzione superiore e nel commercio.




Indice






  • 1 Geografia


    • 1.1 Morfologia


    • 1.2 Idrografia


    • 1.3 Clima


    • 1.4 Ambiente




  • 2 Popolazione


    • 2.1 Demografia


      • 2.1.1 Etnie


      • 2.1.2 Tunisini residenti all'estero




    • 2.2 Lingue


    • 2.3 Religioni




  • 3 Storia


    • 3.1 Antichità


    • 3.2 Dinastie islamiche


    • 3.3 Colonialismo


    • 3.4 Indipendenza


    • 3.5 Repubblica e regimi


    • 3.6 Rivoluzione e Democrazia




  • 4 Ordinamento dello Stato


    • 4.1 Suddivisioni amministrative


    • 4.2 Città principali


    • 4.3 Istituzioni


      • 4.3.1 Ordinamento scolastico


      • 4.3.2 Università


      • 4.3.3 Sistema sanitario


      • 4.3.4 Forze armate






  • 5 Politica


  • 6 Economia


    • 6.1 Trasporti


      • 6.1.1 Ferrovie e tranvie


      • 6.1.2 Strade


      • 6.1.3 Porti




    • 6.2 Turismo




  • 7 Cultura


    • 7.1 Letteratura


    • 7.2 Patrimoni dell'umanità




  • 8 Sport


    • 8.1 Calcio


    • 8.2 Nuoto


    • 8.3 Giochi olimpici




  • 9 Tradizioni


    • 9.1 Gastronomia




  • 10 Festività


  • 11 Note


  • 12 Bibliografia


  • 13 Voci correlate


  • 14 Altri progetti


  • 15 Collegamenti esterni





Geografia |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Tunisia.

La Tunisia è il più orientale e più piccolo dei tre Stati disposti lungo la catena montuosa dell'Atlante. È anche uno degli Stati del Maghreb, come il Marocco, l'Algeria e la Libia. La sua capitale, decentrata rispetto al resto del territorio nazionale, è Tunisi, nel nord del paese.



Morfologia |


Il 40% della sua superficie è occupato dal deserto del Sahara, mentre gran parte del territorio restante è composta da terreno particolarmente fertile e circa 1.300 km di coste facilmente accessibili.



Idrografia |


Il paese possiede una rete idrografica scarsamente sviluppata. Il fiume Medjerda, lungo 365 km, nasce in Algeria ma si snoda per ¾ del suo percorso in territorio tunisino prima di sfociare a nord della Tunisia.



Clima |


Il clima si presenta mediterraneo di tipo subtropicale sulle coste, con inverni miti ed estati calde e secche, mentre è di tipo tropicale arido o desertico all'interno, con temperature estive molto elevate (oltre 45 °C - 47 °C) e precipitazioni scarse. Sulle coste il caldo estivo è relativamente limitato dalle brezze marine, in cui si raggiungono generalmente i 35 °C, mentre quando il vento soffia dal deserto, la temperatura può diventare opprimente. A Tunisi, invece, le temperature estive diventano elevate e fastidiose a causa dell'elevata umidità presente.



Ambiente |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette della Tunisia.


Popolazione |


In Tunisia ci sono 10 982 754 abitanti (2014) per la maggioranza araba; ci sono tuttavia anche minoranze berbere ed europee, quest'ultime costituite principalmente da francesi (22 000 nel 2011[6]) e italiani (oltre 3 000 nel 2011[7]).



Demografia |




Crescita demografica in Tunisia dal 1961 al 2011



Etnie |


Nonostante la maggioranza (circa il 98%) dell'odierna popolazione tunisina parli arabo e si identifichi nella cultura araba, sarebbe errato dedurne un'origine etnica proporzionale. Analisi genetiche condotte tra popolazioni berberofone e arabofone della Tunisia e del Nordafrica hanno mostrato un'unità di fondo nordafricana (in alcune zone meridionali), per cui a rigore parte della popolazione nella zona a sud, come a Gerba, può essere considerata di etnia berbera arabizzata[8] (in molte parti si è riscontrato un DNA derivante dagli antenati fenici).


Un'altra minoranza che si trova nel paese è quella di origine ebraica, concentrata per lo più a Tunisi e nell'isola di Gerba, molto ridottasi da quando il Paese ha ottenuto l'indipendenza dalla Francia.



Tunisini residenti all'estero |


I tunisini residenti all'estero sono circa 1 milione, la maggior parte dei quali in Europa, principalmente in Francia (61 028 nel 1968[9]; 598 504 nel 2009) ed in Italia (48 909 nel 1998[10]; 152 721 nel 2009).
















































Tunisini residenti all'estero (2017)

Francia Francia
800 000

Italia Italia
93 795

Libia Libia
87 177

Germania Germania
85 532

Belgio Belgio e Lussemburgo Lussemburgo
20 752

Arabia Saudita Arabia Saudita
18 582

Algeria Algeria
16 402

Canada Canada
15 272

Emirati Arabi Uniti Emirati Arabi Uniti
13 842

Stati Uniti Stati Uniti
13 726

Svizzera Svizzera
13 109

Fonte: Ministero degli Affari Esteri della Tunisia[11]



Lingue |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Arabo tunisino.



Lingue parlate durante l'Impero Romano d'Oriente, (VI secolo).


La maggior parte della popolazione parla arabo. Molto parlato è anche il francese, soprattutto nelle città; in alcune località del sud e dell'isola di Jerba sono ancora parlate alcune lingue berbere.


La Tunisia è lo Stato del Maghreb più omogeneo sul piano linguistico visto che la quasi totalità della popolazione parla la lingua araba, che è la lingua ufficiale del Paese. L'arabo tunisino è di fatto una variante locale (o dialetto) derivato dall'arabo classico - o più correttamente un insieme di dialetti, per il quale non esiste nessun organo di normalizzazione - che è parlato più che altro in contesti confidenziali o in famiglia.


Durante il protettorato francese in Tunisia, la lingua francese si impose attraverso le istituzioni, in particolare l'educazione, che divenne un forte fattore di diffusione. A partire dall'indipendenza, il Paese si è arabizzato anche se l'amministrazione, la giustizia e l'insegnamento restano bilingui, così come la conoscenza di lingue europee da parte della popolazione è fortemente condizionata dalla televisione e dal turismo.


Al di là delle stime fornite dal governo tunisino, l'Organizzazione internazionale della francofonia ha affermato che il numero di persone aventi una certa conoscenza del francese è di circa 8,5 milioni, corrispondenti al 75% della popolazione.



Religioni |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa cattolica in Tunisia e Storia degli ebrei in Tunisia.

Circa il 98,6%[12] della popolazione è di religione musulmana. Oltre alla minoranza di fede ebraica (0,8%)[13][14], è presente anche una piccola componente di credenti di fede cristiana (0,6%).



Storia |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Tunisia.

La Tunisia è stata abitata fin dalla preistoria: la presenza umana è documentata fin dal paleolitico. I suoi primi abitanti noti furono tribù berbere. Sintetizzando millenni di storia tunisina bisogna ricordare lo scontro fra le due etnie dei berberi sedentari e degli arabi nomadi, avvenuto fra il XII e il XIV secolo.


Il rapporto fra queste due culture, sul piano del potere politico, è stato sempre squilibrato a favore della cultura sedentaria. I berberi sono tuttora una piccola minoranza di 50 000 persone.



Antichità |




I domini cartaginesi prima delle guerre puniche.




Prima tetrarchia dell'Impero romano.


Nell'814 a.C. fu fondata Cartagine per mano dei fenici; dopo le Guerre puniche Cartagine passò sotto la conquista romana, dove conobbe un periodo di grande prosperità. Si svilupparono fortemente l'agricoltura e l'urbanizzazione.


L'influenza della cultura di Roma portò anche con sé l'influenza del Cristianesimo; non è possibile stabilire la data di iniziò della diffusione ma ai tempi di Tertulliano e Cipriano, la Chiesa nell'area dell'odierna Tunisia appare già organizzata; Agostino d'Ippona afferma che il cristianesimo si diffuse dapprima nelle comunità ebraiche di Susa, Cartagine ed Utica. Cartagine, centro principale, subì varie persecuzioni da parte dell'impero romano: i martiri scillitani (180), Perpetua e Felicita e compagni (203), Cipriano (258), i martiri di Abitina (304).




Sito archeologico di Cartagine


Il cristianesimo si diffuse fra la popolazione romanizzata, poco e tardivamente presso le popolazioni berbere. Nel corso del III secolo a Cartagine si indissero concili: nel 220 con 70 vescovi; tra 236 e 240 con più di 80 e con oltre 100 nel 256. La maggior parte di questi proveniva da territori della Tunisia odierna.


La Chiesa tunisina fornì forti personalità alla culture teologica in lingua latina quali Tertulliano, Cipriano ed Agostino. Grande il contributo degli "africani" dei primi secoli quali Vittore Vitense, Quodvultdeus di Cartagine e Fulgenzio di Ruspe. La Chiesa cartaginese annoverò tre papi: Vittore I (189-199), Milziade (311-314) e Gelasio I (492-496).



Dinastie islamiche |


A metà del VII secolo iniziò la penetrazione degli arabi e della loro nuova religione, l'Islam. Furono necessarie sei spedizioni, la prima nel 647, la seconda nel 661, la terza nel 670, la quarta nel 688, la quinta nel 695 e la sesta nel 698-702, per strappare il paese ai Bizantini e insediativisi stabilmente, spezzando anche la resistenza dei Berberi. Proprio nel 670 gli invasori arabi fondano Qayrawan.


Con la conversione dei Berberi all'Islam (702), l'antica Provincia Africa diventò Ifriqiya nella lingua dei nuovi dominatori. Sebbene il popolo berbero avesse adottato la religione degli invasori, non fu mai disposto ad accettarne il dominio, tanto da aderire in massa al Kharigismo e a iniziare una serie di rivolte che durarono fino all'arrivo dei Turchi ottomani.




Emirato aghlabide (IX secolo).





Regno di Sicilia (XII secolo).


Dopo la dinastia degli Aghlabidi, soggetta ai califfi sunniti (IX secolo), proprio l'Ifriqiya vide la nascita (909) della dinastia sciita dei Fatimidi (fondatori arabi di Mahdiya, l'attuale Mahdia), loro prima capitale (nel 921).
Nella prima metà del XII secolo le città della costa furono occupate dal Regno di Sicilia. Nel 1159-1160 tutta la regione cadde sotto il dominio degli Almohadi, berberi provenienti dal Marocco e dall'Algeria, che unificarono tutto il Maghreb. Tuttavia, già nel 1228 se ne rese autonoma la dinastia berbera degli Hafsidi, che regnò fino al XVI secolo, quando, in risposta alle crescenti pressioni del Regno di Spagna, si realizzò gradualmente la conquista da parte dei turchi ottomani che si completò nel 1574. Gli ottomani tuttavia furono sempre pochi e costretti a delegare il potere amministrativo a notabili locali, riservandosi l'autorità militare. Nel 1705 venne fondata la dinastia Husaynide (o Husseinide), i cui esponenti regnarono come Bey di Tunisi fino al 1957.



Colonialismo |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Protettorato francese in Tunisia.

Nel 1881 la Tunisia fu assoggettata a protettorato francese anche se formalmente rimase retta dal Bey fino al 1956. Il 12 maggio 1881, in seguito all'invasione militare da parte di truppe francesi, fu firmato il Trattato del Bardo. La Francia, già da 50 anni installata in Algeria, con tale atto bloccò le mire dell'Italia che già contava la colonia europea più numerosa con insediamento di agricoltori principalmente provenienti dalla Sicilia. La Francia mirava allo sfruttamento delle risorse naturali (agricole e minerarie), quindi investì nella costruzione delle reti di trasporto (stradale, ferroviario e navale) soprattutto in funzione di tale progetto.


La feroce resistenza anticoloniale durò per tutti i 75 anni di dominazione francese, alimentata e poi diretta dagli allievi delle prime scuole e università moderne. La guidò il Partito della Libera Costituzione (Ḥizb al-Ḥurr al-Dustūrī) (1920), poi soppiantato dal più radicale Néo-Destour, (1934), (dal 1964 Partito Socialista Costituzionale).
Nel 1938 il governo francese proclamò lo Stato d'assedio in tutta la Colonia, segnando così l'inizio la lotta per l'Indipendenza della Tunisia.


La seconda guerra mondiale coinvolse la Tunisia dal giugno 1940 al maggio 1943. In seguito alla sconfitta francese da parte della Germania hitleriana, in base al Secondo armistizio di Compiègne (22 giugno 1940) la Tunisia diventò parte del regime di Vichy. Dall'ottobre-novembre 1942 la Tunisia venne occupata dai tedeschi e dagli italiani in ritirata pressati dall'8ª Armata britannica proveniente dall'Egitto e dalle divisioni americane provenienti dal Marocco. L'11-13 maggio 1943 le forze dell'Asse, comandate dal generale italiano Messe, in assenza di rifornimenti e rimpiazzi e circondate da soverchianti forze nemiche, si arresero a Capo Bon.



Indipendenza |


Il 31 luglio del 1954 il primo ministro francese Pierre Mendès France si impegnò, in un discorso a Cartagine, a riconoscere l'autonomia tunisina. Tahar Ben Ammar del Destour divenne primo ministro a Tunisi.

L'anno seguente, il 3 giugno: le convenzioni firmate da Mendès-France e Ben Ammar inaugurarono l'autonomia tunisina; i colloqui proseguirono in vista dell'indipendenza.
IL 20 marzo 1956 il Trattato del Bardo venne abrogato. In seguito a quest'evento la Tunisia venne dichiarata indipendente. Alle elezioni dell'8 aprile il Néo-Destour ottenne il 95% dei voti: Habib Bourguiba (1903-2000), esponente del Néo-Destour divenne Primo Ministro. Il 3 agosto la Tunisia abrogò il doppio regime (coranico e civile) nei tribunali e progressivamente attuò lo stesso nelle scuole. Il 13 agosto è approvato il Codice dello statuto della persona (CSP), che di fatto emancipa le donne (divieto della poligamia, necessità di un'età minima e del reciproco consenso per il matrimonio, abolizione del dovere di obbedienza della sposa, sostituzione del divorzio al ripudio, solo maschile). Cinque mesi dopo è vietato l'uso dell'hijab nelle scuole e sette mesi dopo alle tunisine è pienamente riconosciuto il diritto di voto.



Repubblica e regimi |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Tunisia dal 1956.

Il 25 luglio del 1957, avvenne la proclamazione della Repubblica. L'Assemblea Costituente dichiarò decaduta la dinastia Husaynide. Si elesse un consiglio costituzionale che attribuì a Bourguiba le funzioni di Presidente della Repubblica.

Il 1º giugno 1959 venne adottata la prima Costituzione repubblicana, che confermò la natura laica dello Stato. Preceduta in primavera dalle prime elezioni municipali, l'8 novembre si tennero, unitamente a quelle parlamentari, le prime elezioni presidenziali e venne eletto Bourguiba, unico candidato.

All'inizio del 1963, Bourguiba inaugurò la fase socialista, come necessaria allo sviluppo, ma in seguito a ciò la Francia azzerò gli aiuti allo sviluppo, temendo un'influenza della Tunisia sugli Stati facenti parte del Patto Atlantico. Il 15 ottobre le truppe francesi lasciarono il porto di Biserta, ultima loro base nel Paese.
Nel 1970 Bourguiba cominciò a chiudere la fase socialista.

Il 26 gennaio 1978, "Giovedì nero" ci fu uno sciopero generale proclamato dal sindacato (UGTT) e ai disordini che seguirono, la polizia rispose brutalmente, sparando sui manifestanti, su ordine del presidente: alcune centinaia furono i morti.


L'anno seguente in seguito alla firma degli accordi di Camp David fra Egitto e Israele (settembre 1978), la Lega Araba trasferì la sua sede a Tunisi; ritornerà al Cairo nel settembre-ottobre 1990.

Al congresso del PSD del 1981 Bourguiba aprì al pluralismo politico: i primi due partiti di opposizione (MSD e PUP) furono legalizzati il 19 novembre 1983.

Tra la fine del 1983, e il gennaio 1984, l'annuncio di un aumento del prezzo del pane e dei cereali generò violente manifestazioni spontanee; la repressione causò un centinaio di morti, ma il 6 gennaio il presidente annunciò alla televisione il mantenimento dei prezzi.


Il 7 novembre 1987 il generale Zine El-Abidine Ben Ali, Primo ministro dal 1º ottobre, depose il presidente Bourguiba per senilità con un colpo di Stato "medico", favorito fra l'altro dall'Italia[15].
Il generale costruì un regime autoritario, fondato sul sopruso ed intriso di corruzione, ponendo fidati collaboratori nei ruoli di dirigenza e costruendo leggi elettorali truffa, le quali gli permisero di ottenere dei risultati plebiscitari nelle elezioni degli anni seguenti.



Rivoluzione e Democrazia |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Rivoluzione dei Gelsomini.

Il 17 dicembre 2010 un giovane ambulante, Mohamed Bouazizi, si diede fuoco davanti al palazzo del Governatorato di Sidi Bouzid a seguito della volontà delle autorità di revocargli la licenza. Quest'episodio portò alla nascita della Primavera Araba, un insieme di movimenti popolari che si svilupparono in diverse nazioni arabe.


Il 14 gennaio 2011 si dimise il presidente Ben Ali, il quale andò all'estero. Le sommosse popolari in Tunisia del 2010-2011 contro il carovita furono una miccia. Ad assumere provvisoriamente la presidenza, secondo la costituzione tunisina di allora, fu il presidente della Camera Fouad Mebazaâ, inaugurando un'incerta fase transitoria[16].
Un mese dopo circa, il 6 febbraio il ministro degli Interni tunisino annunciò la cessazione delle attività del partito del deposto presidente Ben Ali, l'RCD (Rassemblement Constitutionnel Democratique), con la chiusura di tutte le sedi del partito.


Il 23 ottobre 2011 si sono svolte le elezioni per l'Assemblea Costituente della Tunisia che hanno visto la netta affermazione del partito islamico moderato Ennahda, seguito dal Congresso per la Repubblica. Il difficile cammino costituente, caratterizzato da tensioni anche tra i partiti si è concluso con alcune intese, che hanno permesso di mantenere un quadro politico-istituzionale.


Il 26 gennaio 2014 è entrata in vigore una nuova Costituzione, contenente garanzie di libertà ed uguaglianza, principi di tutela delle tradizioni e un'"introduzione rivoluzionaria" dei "nuovi diritti".


Le elezioni legislative per l'attribuzione dei 217 seggi previsti per l'Assemblea del Popolo (il Parlamento tunisino) si sono tenute senza incidenti e contestazioni in Tunisia il 26 ottobre 2014.[17] La propaganda elettorale ha avuto inizio dal 4 ottobre 2014.[18] Esse sono state le prime elezioni[19] giudicate a livello internazionale sostanzialmente rispettose delle tradizioni democratiche parlamentari e realmente multipartitiche. Le prime libere elezioni presidenziali dopo l'indipendenza della Tunisia, tenutesi in due turni il 23 novembre e il 21 dicembre 2014, hanno dato la vittoria a Beji Caid Essebsi.



Ordinamento dello Stato |


Una nuova Costituzione è entrata in vigore il 26 gennaio 2014. Essa è composta da 149 articoli ed organizza la forma di Stato della Tunisia come liberal democratica ed indica nella forma di governo una Repubblica semipresidenziale.


Freedom House, secondo il suo rapporto "Freedom in the World 2015", classifica la Tunisia come uno stato politicamente libero, unico caso nel mondo arabo, con un punteggio di 1 sulla scala dei diritti politici e 3 su quella dei diritti civili.


Il potere legislativo è affidato all'Assemblea dei Rappresentanti, composta da 150 membri eletti a suffragio universale.
La nuova Carta introduce inoltre due nuove istituzioni per la Tunisia: la Corte Costituzionale e il CSM.


Nel 2015 il Quartetto per il dialogo nazionale tunisino ricevette il premio Nobel per la pace per essere riuscito a trovare un accordo tra i partiti d'opposizione e per aver redatto una costituzione dal carattere democratico, la prima che sancisce la libertà di culto e la libertà della donna nel mondo arabo.



Suddivisioni amministrative |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Governatorati della Tunisia e Municipalità della Tunisia.

La Tunisia è suddivisa in 5 regioni (minṭaqa, in arabo: ﻣﻨﻄﻘـة‎) con 24 governatorati (wilāyāt, in arabo: ﻭلاﻳـة‎), che prendono il nome dalle città capoluogo. Ciascun governatorato è retto da un governatore nominato dal Presidente. Le province sono a loro volta suddivise in "municipalità", che raggruppano diversi comuni o "consigli rurali". La più piccola suddivisione amministrativa è l'ʿimadat.



Città principali |




Rovine di Cartagine


Le città principali sono la capitale Tunisi, importante centro economico, amministrativo e turistico, Hammamet, Tabarka, Susa (importanti città turistiche e bagnate dal mare) Sfax (città industriale), Qayrawan (detta anche Kairouan, capitale religiosa), Biserta, Gabès, Tozeur (ultima città prima del deserto) e Douz (detta anche "la Porta del Deserto").



Istituzioni |



Ordinamento scolastico |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Istruzione in Tunisia.

Sino al 1958, l'istruzione in Tunisia era disponibile solo per una piccola minoranza, il 14% della popolazione. Adesso è certamente considerata una delle priorità del governo tunisino.



Università |


Una delle più rinomate università tunisine è l'Università Zitouna, fondata nel 737 d.C. : è una delle più antiche istituzioni universitarie del mondo islamico. Modernizzata, dopo l'indipendenza della Tunisia, il 26 aprile 1956.



Sistema sanitario |


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Forze armate |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Forze armate della Tunisia.








Politica |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Politica della Tunisia.


Economia |


La Tunisia si colloca all'81º posto nel mondo con un PIL nominale di 45.407 milioni di dollari USA; negli anni 90 l'economia è cresciuta in media del 5% tanto che il paese ha oggi un sistema economico diversificato che va dall'agricoltura, al settore industriale (minerario, fatturiero, e dei prodotti chimici) fino al turismo che rappresenta il 7% del Pil; per quanto riguarda l'agricoltura molto rilevanti per le esportazioni sono l'olivicoltura, la viticoltura, la frutticoltura (pesche, albicocche, prugne, mele, pere, datteri e mandorle della regione di Sfax) e l'orticoltura (pomodori);
l'allevamento è prevalentemente ovino e caprino. Il settore industriale è composto principalmente dall'industria dell'abbigliamento e delle calzature, la produzione di parti per automobili e macchine elettriche; lo Stato è riuscito inoltre ad attrarre numerose aziende e multinazionali come Airbus e Hewlett-Packard, che danno lavoro ad un cospicuo numero di addetti; nel 2009 il settore turistico dava lavoro ad oltre 370 000 persone; il primo partner della Tunisia nel commercio è l'Unione Europea; ostacolo all'economia tunisina è rappresentato dalla disoccupazione che colpisce soprattutto i giovani.
Possiede anche risorse del sottosuolo, tra cui gas e petrolio, non ancora adeguatamente sfruttate[20].


Al prodotto interno lordo (PIL) l'agricoltura contribuisce per il 16%, l'industria per il 28,5%, e i servizi per il 55,5%. In particolare:




  • agricoltura e industria alimentare: la Tunisia produce ed esporta cereali (mais, frumento, avena), olive e olio di oliva, frutta (in particolare arance e datteri); possiede inoltre una notevole flotta da pesca, che entra frequentemente in concorrenza con i pescherecci italiani.


  • industria: si produce molto per l'esportazione, grazie al basso costo della manodopera: i settori industriali prevalenti sono quelli di trasformazione di prodotti alimentari, il tessile, e dagli anni 2010 è in netto aumento l'estrazione e la trasformazione di prodotti petroliferi. Inoltre la Tunisia è un grande produttore di fosfati (il 6º nel mondo).


  • turismo: settore d'importanza crescente, con circa 5 milioni di visitatori nel 2004.
    I luoghi più frequentati sono Hammamet, Monastir, Nabeul, Susa, dove sorgono numerosi villaggi con animazione; il deserto del Sahara a sud e i siti archeologici come Cartagine, El Jem, Boulla Reggia o Dougga.


I principali partner commerciali della Tunisia sono, nell'ordine: la Francia, l'Italia, la Libia, la Germania, il Belgio e la Spagna (dati 2003).


Il tasso di disoccupazione è alto (14,1%, stime 2007), anche a causa dell'alta natalità (crescita annua dell'0,99%), che fa sì che la metà della popolazione abbia oggi meno di 15 anni.
Anche per questo, la Tunisia è uno dei paesi mediterranei a forte emigrazione, e l'Italia, da cui la separano solo 71 km da Pantelleria e 110 dalla Sicilia, è la seconda destinazione dei migranti tunisini, almeno in transito: in Italia i cittadini tunisini con permesso di soggiorno erano oltre 152 000 nel 2009.



Trasporti |



Ferrovie e tranvie |


La Tunisia possiede una rete ferroviaria che utilizza due differenti tipi di scartamento, normale e metrico, frutto delle differenti tipologie di costruzione essenzialmente volte allo sfruttamento delle risorse minerarie, la cui costruzione iniziò dal 1871.


Nel 2017 la rete ferroviaria tunisina risulta composta di 23 linee per un totale di 2167 km dei quali:



  • 471 km a scartamento normale 1437 mm; sulle linee Tunisi - Ghardimaou e Tunisi - Bizerte;

  • 1688 km a scartamento metrico dei quali 65 km elettrificati;

  • 8 km a doppio scartamento.




Le "grandi linee" della SNCFT


La rete "grandi linee" della SNCFT (Société Nationale des Chemins de Fer Tunisiens) mantiene i seguenti collegamenti ferroviari[21]



  • Tunisi - Ghardimaou via Béja, Bou-Salem, Jendouba.

  • Tunisi - Biserta, via Mateur.

  • Tunisi - Kalâa Khasba, via Gâafour e Dahmani

  • Tunisi - Nabeul, via Bir Bouregba e Hammamet

  • Tunisi - Susa, via Bir Bouregba e Enfidha

  • Susa - Mahdia, via Monastir

  • Tunisi - Sfax, via Bir Bouregba, Enfidha, Kalâa Sghira, El Jem

  • Tunisi - Gabès, via Kalaâ Sghira, Susa e Sfax

  • Tunisi - Touzeur, via Sfax, Gafsa e Métlaoui


Oltre alla storica linea TGM, dal 1985 è in corso di realizzazione una Metropolitana leggera a scartamento di 1435 mm a Tunisi. La prima linea fu operativa tra Tunisi e Ben Arous. Nel 2003 è stata creata la Société des transports de Tunis detta anche Transtu.
Anche la linea storica TGM sarà sostituita da una nuova linea "metroleggera" il cui completamento è previsto per il 2021[22]



Strade |









Porti |









Turismo |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Turismo in Tunisia.

Il turismo rappresenta circa il 7% del PIL. Importanti centri turistici attrezzati sono Jerba, Hammamet, Susa e la capitale Tunisi per il mare. Mentre se si vuole esplorare il deserto del Sahara è consigliato visitare le città di Matmata, Tozeur e Douz. I turisti vengono principalmente da Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Serbia e Russia.



Cultura |



Letteratura |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura tunisina.

Nel corso del xx secolo si affermò l'opera di uno dei maggiori poeti del mondo arabo Abu l-Qasim al-Shabbi (1909-1934).



Patrimoni dell'umanità |


La Tunisia può vantare ben otto suoi beni inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO: sono:




  • Anfiteatro romano di El Jem (1979)


  • Medina di Tunisi (1979)

  • Sito archeologico di Cartagine (1979)


  • Parco nazionale di Ichkeul (1980)

  • Città punica di Kerkouane e la sua necropoli (1985-1986)


  • al-Qayrawan (1988)

  • Medina di Susa (1988)

  • Rovine romane di Thugga (Dougga) (1997)



Sport |



Calcio |


Lo sport più popolare è il calcio. Fra i trofei vinti dalla Nazionale di calcio della Tunisia spicca la Coppa delle Nazioni Africane del 2004; in quella edizione la Tunisia era il Paese ospitante e ha ottenuto la vittoria battendo in finale il Marocco per 2-1. L'attuale capocannoniere della Nazionale tunisina è Issam Jemâa con 36 reti.



Nuoto |


Nel nuoto ricordiamo la figura di Oussama Mellouli, vincitore di diversi ori mondiali, tra cui quello ai Campionati mondiali di nuoto 2009, disputatisi a Roma.



Giochi olimpici |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Tunisia ai Giochi olimpici.

Il primo oro olimpico per la Tunisia fu conquistato nei 5000 metri piani da Mohamed Gammoudi, ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968.



Tradizioni |



Gastronomia |


I piatti principali della gastronomia tunisina sono il couscous, il tajine, la mulukhiyya, la meshweyya, il Brik, l'osbane, le kefta, il makluba, la chorba, il mlawi, il lablabi, il mergez.


Fra i dolci si annoverano le Samsa, le Adlia, la Baklawa, i Kaak Anbar, i Kaak Tressé, i Mlabes, i Machmoum, i Miniardise Jiljlane e i Makroud.


Relativamente alle bevande, la Tunisia produce sia vini bianchi che rossi.


Rossi


  • Tyna

  • Thibar

  • Magon


Bianchi


  • Coteaux de Carthage

  • Muscat sec de Kelibia


Per quanto riguarda i liquori, sono prodotti localmente il Thibarine ed il Boukha; esiste poi una bevanda chiamata Laghmi che consiste in linfa di palma estratta e servita senza alcun trattamento.



Festività |


Il calendario islamico è lunare pertanto le festività islamiche non hanno giorni stabiliti per tutti gli anni. Le principali sono:



  • ʿĪd al-aḍḥa

  • ʿĪd al-fitr


  • Ramadan (mese celebrativo e dedicato al digiuno)


  • Mawlid (giorno di nascita di Maometto, che ricorre il 12 del mese lunare di Rabi' al-awwal)


Mentre le feste nazionali sono:





















































Data
Nome
Significato
1º gennaio

Capodanno
Celebrazione internazionale dell'inizio di un nuovo anno
14 gennaio
Festa della Rivoluzione e della Gioventù
Celebrazione della Rivoluzione dei Gelsomini, nel 2011
20 marzo
Festa dell'indipendenza (عيد الإستقلال)
Indipendenza dalla Francia, nel 1956
9 aprile
Giorno dei Martiri
Repressione delle manifestazioni nazionaliste da parte delle truppe francesi, nel 1938
1º maggio

Festa del Lavoro
Ricorrenza internazionale della festa dei lavoratori
24 giugno
Anniversario della fondazione dell'Esercito Nazionale
Istituzione dell'Esercito Nazionale Tunisino
25 luglio
Festa della Repubblica
Proclamazione della Repubblica di Tunisia, nel 1957
13 agosto
Festa della Donna e della Famiglia
Promulgazione del Codice dello statuto della persona, nel 1956
15 ottobre
Festa dell'Evacuazione
Partenza delle ultime truppe francesi dalla base di Biserta, nel 1963


Note |




  1. ^ L'articolo 1 della Costituzione afferma: «La Tunisia è uno Stato libero, indipendente, sovrano, la cui religione è l'Islam e la cui lingua è l'arabo. Il suo ordinamento è quello repubblicano».


  2. ^ National Institute of Statistics-Tunisia, National Institute of Statistics-Tunisia, 12 settembre 2014. URL consultato il 12 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2015).


  3. ^ (EN) Population growth rate, su CIA World Factbook. URL consultato il 28 febbraio 2013.


  4. ^ Dati dal Fondo Monetario Internazionale, ottobre 2013


  5. ^ Tasso di fertilità nel 2010, su data.worldbank.org. URL consultato il 12 febbraio 2013.


  6. ^ L'inquiétude des Français de Tunisie Archiviato il 17 gennaio 2011 in Internet Archive., TF1 News, 16/01/2011


  7. ^ Italiani nel mondo, Preoccupati i connazionali in Tunisia, ItaliachiamaItalia, 12/01/2011


  8. ^ «The lack of differentiation between North African Arabs and Berbers has also been observed using other genetic markers such as classical markers (Bosch et al. 1997); autosomal STRs (Bosch et al. 2000), Alu insertion polymorphisms (Comas et al. 2000); and Y-chromosome lineages (Bosch et al. 2001).. This pattern suggests that the Arabization of the area was mainly a cultural process, rather than a demographic replacement of the Berber populations that inhabited the region where the Arabic expansion took place.» (Fadhlaoui-Zid et al. 2004: 231).


  9. ^ Quid 2003, Géographie humaine de la France - Nationalité des Étrangers, p. 624, b.


  10. ^ Rapporto della Caritas 1998


  11. ^ (ARFR) La communauté tunisienne à l'étranger en 2008 Archiviato il 27 ottobre 2011 in Internet Archive. (Fonte: Ministero degli Affari Esteri della Tunisia), Office des Tunisiens à l'Etranger.


  12. ^ Dati CIA


  13. ^ (FR) Sito degli ebrei tunisini


  14. ^ HARISSA.COM: di Elia Boccara


  15. ^ la Repubblica/fatti: Tunisia, il golpe italiano 'Si', scegliemmo Ben Ali''


  16. ^ Colpo di Stato in Tunisia, il premier assume il potere Archiviato l'8 marzo 2016 in Internet Archive., AGI-Agenzia giornalistica italiana.


  17. ^ Tunisie : les législatives fixées au 26 octobre et la présidentielle au 23 novembre, in Jeune Afrique, 25 giugno 2014.


  18. ^ Campaigning begins for Tunisia's parliamentary elections, in Asharq Al-Awsat, 5 ottobre 2014. URL consultato il 7 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2014).


  19. ^ Tunisia begins landmark election race, AFP, 4 ottobre 2014. URL consultato il 19 ottobre 2014.


  20. ^ globalproject.info, http://www.globalproject.info/it/mondi/aggiornamento-sulle-mobilitazioni-in-tunisia-tataouine-kef-kairouan/20756 Titolo mancante per url url (aiuto).


  21. ^ http://www.sncft.com.tn/fr/grande_ligne/presentation.html


  22. ^ Gouvernorat de Tunis : Méga – Projets de 700 milliards pour moderniser le transport d’ici 2021, in Tunisia today. URL consultato il 27 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2012).



Bibliografia |




  • K. Fadhlaoui-Zid, S. Plaza, F. Calafell e M. Ben Amor, Mitochondrial DNA Heterogeneity in Tunisian Berbers, in Annals of Human Genetics, 68:3, 2004, pp. 222–233, ISSN 0003-4800 (WC · ACNP). Ed. online ISSN 1469-1809 (WC · ACNP).

  • Kenneth J. Perkins, Tunisia. La via pacifica all'indipendenza, traduzione di Camilla Pieretti, Trieste, Beit casa editrice, 2014, ISBN 978-88-95324-33-3.



Voci correlate |



  • Habib Bourguiba

  • Lega Araba

  • Ghorfa

  • Mactaris

  • Shashia

  • Italo-tunisini

  • Rotte dei migranti africani nel Mediterraneo

  • Storia della Tunisia dal 1956

  • Storia delle ferrovie in Tunisia

  • Democrazia islamica



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Collegamenti esterni |


Tunisia, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011.


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