BMW
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Bayerische Motoren Werke AG BMW | |
---|---|
La Torre BMW, sede centrale dell'azienda a Monaco di Baviera | |
Stato | Germania |
Forma societaria | Società per azioni |
Borse valori |
|
ISIN | DE0005190003 e DE0005190037 |
Fondazione | 1917 |
Fondata da | Camillo Castiglioni, Franz Josef Popp e Karl Rapp |
Sede principale | Monaco di Baviera |
Filiali | |
Persone chiave | Norbert Reithofer presidente Harald Krüger amministratore delegato Stefan Quandt (possessore del 29% del pacchetto azionario) Susanne Quandt Klatten (21% del pacchetto azionario) |
Settore | Automobilistico |
Prodotti | |
Fatturato | 98,68 miliardi €[1] (2017) |
Dipendenti | 129 932[1] (2017) |
Slogan | «Piacere di guidare (Freude am Fahren)» |
Sito web | www.bmwgroup.com/ |
La BMW (sigla di Bayerische Motoren Werke, traducibile in italiano come "fabbrica bavarese di motori") è un'azienda tedesca produttrice di autoveicoli e motoveicoli, con sede a Monaco di Baviera.
Fondata ufficialmente nel 1917 inizialmente per produrre motori d'aereo, ha esteso progressivamente la sua attività fino a diventare una delle case automobilistiche più importanti e prestigiose del mondo soprattutto per la qualità costruttiva e la modernità tecnologica e ingegneristica dei suoi prodotti.
Nel 2017, il gruppo BMW ha venduto a livello mondiale 2.505.741 automobili (marchi BMW, Mini e Rolls-Royce) e 185.682 motoveicoli a due ruote (marchio BMW)[1].
Indice
1 Storia della BMW
1.1 Origini
1.2 Nascita della BMW
1.3 Inizio della produzione motociclistica
1.4 Avvio della produzione automobilistica
1.5 Guerra e crisi
1.6 La rinascita
1.7 Dagli anni Settanta a oggi
1.8 Produzione
2 Caratteristiche peculiari
2.1 Meccanica
2.2 Design
3 Le motociclette
4 La BMW e la Formula 1
5 Note
6 Voci correlate
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Storia della BMW |
Origini |
Durante la prima guerra mondiale, l'industria meccanica tedesca era impegnata a migliorare la potenza e l'affidabilità dei nuovi aerei da caccia che, per la prima volta, rivestivano un importante ruolo bellico e non solo.
Anche la Daimler aveva messo a punto un motore aeronautico, realizzato dalla consociata austriaca Austro-Daimler e sviluppato da Max Friz, uno dei brillanti ingegneri del reparto corse Daimler, la cui attività era sospesa a causa della guerra.
Commissionata dal governo austriaco, per ragioni di celerità produttiva la costruzione dei motori Austro-Daimler venne affidata alla licenziataria bavarese Rapp Motorenwerke, ditta di Monaco di Baviera fondata nel 1913 da Karl Rapp e Julius Auspitzer, nella quale anche Friz si trasferì con la speranza di veder realizzato il suo progetto per un motore d'aereo con sei cilindri in linea e albero a camme in testa, in grado di funzionare a quote molto elevate, ben oltre i 5.000 metri. Alla Rapp, in veste di supervisore tecnico dell'aviazione militare austro-ungarica, era presente l'ingegnere Josef Popp, al quale Friz mostrò i disegni del suo nuovo motore.
Popp capì immediatamente che si trattava di un propulsore tecnologicamente molto avanzato e ne caldeggiò l'adozione alla Rapp Motorenwerke. Il prototipo del nuovo motore venne ben presto realizzato, mostrando doti di potenza e leggerezza ben superiori alla produzione dell'epoca. La novità destò subito l'interesse del Reich tedesco che, al fine di riconquistare la supremazia nei cieli, ne commissionò la costruzione in 600 esemplari. Nel 1916 la Rapp Motorenwerke si fuse con un'altra azienda tedesca di Monaco costruttrice di motori d'aereo la Gustav Otto Flugmaschinenfabrik dell'ingegnere Gustav Otto; la nuova realtà produttiva nata dalla fusione divenne la Bayerische Flugzeugwerke[2].
Poco dopo la fusione, Rapp decise di ritirarsi dalla direzione della nuova azienda e Josef Popp assunse la guida della Bayerische Flugzeugwerke e procedette ad avviare la produzione del motore aeronautico progettato da Friz, poi divenuto celebre come BMW IIIa. Allo scopo di sottolineare la svolta tecnologica e la crescita produttiva della Bayerische Flugzeugwerke, Popp decise anche di trasformare la ragione sociale dell'azienda che divenne Bayerische Motoren Werke GmbH[2].
Nascita della BMW |
Il 21 luglio 1917 nacque quindi ufficialmente, a Monaco di Baviera, la Bayerische Motoren Werke GmbH; si decise anche di adottare un nuovo emblema aziendale, costituito dal campo circolare nero contenente la concentrica rappresentazione dei colori nazionali bavaresi( bianco, azzurro e oro). Il simbolo è giunto fino al XXI secolo con poche variazioni grafiche e cromatiche, consistenti principalmente nella modifica del carattere, della spaziatura fra le lettere e dall'adozione del colore argento al posto dell'oro.
Grazie alle commesse di guerra, la piccola azienda crebbe rapidamente. Ai margini dell'aeroporto militare di Oberwiesenfeld di Monaco, l'azienda costruì uno spazioso stabilimento, proporzionato alla forte crescita della produzione, dove fino al 1918 si fabbricarono motori per aerei militari.
Il 13 agosto 1918 - circa tre mesi prima della fine della I guerra mondiale - la Bayerische Motoren Werke GmbH si trasformò in società per azioni (AG) con un capitale sociale di 12 milioni di marchi tedeschi, un terzo dei quali del consigliere commerciale italiano Camillo Castiglioni. La direzione tecnica dell'azienda fu assegnata all'amministratore della GmbH, Franz Josef Popp.
Inizio della produzione motociclistica |
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Al termine del conflitto, le decisioni scaturite dal patto di Versailles del 1919 portarono molti cambiamenti destinati a mutare radicalmente la storia della BMW. Il Regno di Baviera si trovò accorpato alla Repubblica di Weimar, alla quale venne proibita la costruzione di aerei, troncando così ogni possibilità di collocare e sviluppare gli ormai collaudati IIIa.
Al fine di cercare nuovi sbocchi di mercato che consentissero di utilizzare i macchinari e le conoscenze tecniche acquisite, Popp decise di indirizzare la produzione verso i settori motociclistico e nautico, affidando a Friz la progettazione di un propulsore per motocarro e imbarcazione e al capo officina Martin Stolle la realizzazione di un motore per motocicletta.
Avvio della produzione automobilistica |
Un avvenimento di grande importanza per la storia della BMW si verificò nel 1928; l'azienda bavarese fece il suo ingresso nella produzione e commercializzazione di autoveicoli acquisendo gli impianti della Dixi situati ad Eisenach in Sassonia che fabbricavano su licenza una versione del modello britannico Austin Seven[3]. La BMW iniziò quindi a produrre nello stabilimento di Eisenach lo stesso modello Dixi con la denominazione ufficiale di BMW 3/15, ma già nel 1933, con l'arrivo del nuovo responsabile del settore tecnico Fritz Fiedler, l'azienda bavarese passò alla produzione del primo motore a sei cilindri ad alte prestazioni e del primo modello di vettura di classe superiore, la 303 che venne equipaggiata con un motore da 1173 cm³ e 30 CV. In questa vettura inoltre comparve per la prima volta il classico modello del radiatore anteriore a forma di reni affiancati che diverrà tipico di tutte le auto BMW[3].
Negli anni seguenti la BMW sviluppò la sua produzione di modelli di classe elevata come la BMW 320 e la 326, ma la prima vettura veramente innovativa che diede prestigio alla giovane azienda bavarese e ne dimostrò l'elevata capacità tecnica e ingegneristica fu il modello 328 equipaggiato con un moderno motore con testata in lega leggera e valvole a V[3]. La BMW 328 inoltre era dotata di grandi qualità dinamiche e fece crescere la fama della BMW come marchio sportivo; la nuova auto ottenne numerose vittorie nelle competizioni agonistiche, tra cui l'edizione della Mille Miglia del 1940[3]. La BMW 328 venne costruita in 462 esemplari e raggiunse un grande successo tra esperti e appassionati di auto sportive[3].
Guerra e crisi |
Durante il periodo della Seconda guerra mondiale la BMW partecipò allo sforzo bellico della Germania nazista come gran parte delle aziende tedesche. La dirigenza del complesso militare-industriale del III Reich commissionò alla BMW la produzione di numerosi veicoli militari, tra cui la realizzazione di una delle più classiche motocarrozzette della storia, la R75.
La fabbrica bavarese inoltre si impegnò nello sviluppo e produzione in massa di motori per aerei e realizzò il famoso motore radiale BMW 801 a 14 cilindri che venne montato a partire dal 1941 sull'eccellente caccia Focke-Wulf Fw 190[4]. Il motore era compatto e potente; raffreddato ad aria da una ventola a 12 pale, era equipaggiato con un compressore a due stadi e forniva 1.600 HP al decollo e 1.440 HP a 5.700 di altitudine. Il caccia Fw 190 grazie a questo motore aveva prestazioni formidabili e nel periodo 1942-1943 si dimostrò superiore agli aerei avversari[5]. Il motore BMW 801 equipaggiò anche molti altri aerei della Luftwaffe durante la seconda guerra mondiale tra cui alcune versioni dei bombardieri Heinkel He 177 Greif, Junkers Ju 88, Junkers Ju 188, Junkers Ju 290, e Messerschmitt Me 264; venne anche progettata una variante con motori BMW 801 dei giganteschi aerei da trasporto Messerschmitt Me 323.
Durante la seconda guerra mondiale la BMW, come le altre grandi industrie tedesche, impiegò numerosi lavoratori stranieri trasferiti forzatamente in Germania e sfruttò ampiamente la manodopera praticamente gratuita fornita dal sistema dei campi di concentramento diretti dall'apparato militare e amministrativo delle SS; in particolare negli stabilimenti di Monaco, impegnati nella produzione dei motori aerei, nel settembre 1944 lavoravano circa 16.600 lavoratori stranieri, di cui una parte provenivano da un campo di prigionieri di guerra e alcuni anche dalla sezione di Allach del campo di concentramento di Dachau[6]. Le fabbriche a Eisenach, Abteroda e Neunkirchen impiegavano ugualmente detenuti e lavoratori coatti[7].
Con il cessare delle ostilità, si apre un periodo di grandi difficoltà: gli impianti devono essere in buona parte riconvertiti alla produzione civile; sforzo segnato dall'imposizione americana di non tornare a fabbricare motori per aerei, produzione che contrasterebbe con la volontà di impedire il riarmo tedesco. Il rilancio si fonda quindi sulla produzione di motociclette che consentono alla BMW di rimanere in piedi. Ma ciò non bastava: occorreva tornare alla produzione automobilistica. Ciò era però molto difficile, poiché al termine del conflitto le autorità sovietiche presidiarono la zona orientale della Germania (da cui poi sarebbe nata la Germania Est). Quella zona comprendeva la città di Eisenach, dove la Casa tedesca costruiva abitualmente le proprie automobili. Inizialmente la BMW era completamente impotente: l'impianto di Monaco non era predisposto per la produzione di automobili, automobili che erano invece prodotte dallo stabilimento di Eisenach, tra l'altro abusivamente perché ciò avveniva indipendentemente dalla volontà della BMW stessa. Di questo periodo furono alcune riproposizioni di BMW 321 e 326. Dopo alcune vicissitudini la BMW ottenne, tramite una causa legale, di far costruire le vetture di Eisenach con un altro marchio. Fu così che nacque la EMW (Eisenacher Motorwerke). A cavallo di tale nascita si ebbe il lancio, senza molto successo, della BMW 340, commercializzata prima come BMW e poi con il marchio EMW.
Dopo tale insuccesso, la situazione economica della BMW andò rapidamente peggiorando: gli investimenti per lanciare un nuovo modello si rivelavano superiori agli introiti e il pubblico pareva non gradire molto i modelli, pur validi, della Casa tedesca.
All'inizio degli anni cinquanta la BMW trasferì la produzione delle autovetture a Monaco e, dopo un paio di modelli ugualmente privi di successo, tra cui la roadster BMW 507, decise di sospendere la produzione di vetture di fascia alta, per proporre qualcosa di popolare e di maggiormente accessibile a una popolazione anch'essa in piena crisi economica. Non vi erano risorse per la progettazione e realizzazione, per cui occorreva produrre su licenza qualche modello già esistente.
La rinascita |
L'occasione capitò quando in Italia fu lanciata la Iso Isetta, una microvettura a forma di uovo che per la verità nel nostro Paese stentava con le vendite. I vertici BMW colsero però la validità del progetto e, dopo aver acquisito la licenza, cominciarono a produrre la piccola vettura con il marchio BMW. In Germania, l'Isetta, non solo riscosse un buon successo commerciale, ma costituì il primo passo nel risollevare le sorti della BMW.
La situazione finanziaria dell'azienda rimaneva però molto critica: sul finire del decennio la crisi apparve irrisolvibile e i dirigenti operativi proposero agli azionisti, nel corso di una drammatica assemblea generale il 9 dicembre 1959, di vendere la società alla Daimler-Benz[3]. Durante l'assemblea alcuni piccoli azionisti tuttavia si opposero alla vendita e affermarono che c'era ancora la possibilità di ristabilire la solidità finanziaria della BMW; a questo punto la situazione venne risolta dall'intervento di Herbert Quandt, uno dei principali azionisti dell'azienda che espresse fiducia nelle possibilità di ripresa e decise di ampliare fortemente la sua partecipazione azionaria fino a divenire il titolare della quota maggioritaria del pacchetto e quindi della proprietà[8].
Dopo la svolta azionaria dell'azienda del 9 dicembre 1959 che evitò la vendita della società, la BMW, grazie al nuovo proprietario, raggiunse la sua definitiva tranquillità economica ma la ripresa fu comunque difficile e lenta; il buon risultato di vendite della BMW 700, autovettura di fascia medio-bassa progettata con l'ausilio dello stilista italiano Giovanni Michelotti, costituì un primo successo commerciale per la casa bavarese.
Da quel momento la BMW tornò gradualmente ad una situazione economica positiva: dopo la BMW 700 fu lanciata infatti la BMW 1500, primo modello della serie Neue Klasse, da cui sarebbero poi derivati i modelli della Serie 02. Sia la Neue Klasse che la Serie 02 ottennero un tale successo da costringere la Casa tedesca a cercare un nuovo stabilimento per aumentare i ritmi di produzione.
La svolta arrivò nel 1966, quando la BMW rilevò per intero il marchio tedesco della Glas, dedito fino a quel momento a vetture di fascia bassa e media.
Con l'acquisizione del marchio, la BMW si impossessò anche dello stabilimento Glas a Dingolfing, mentre la Glas stessa strinse un accordo con la BMW per proseguire la sua attività. La Glas avrebbe continuato a costruire autovetture ma con il marchio BMW. Insomma, la Glas sarebbe esistita solo come fornitore di scocche da equipaggiare con meccanica BMW. Ancor oggi, però, i modelli derivanti da tale accordo, pur avendo fatto parte del listino BMW, sono attribuiti alla Glas. Il primo modello nato nel periodo BMW-Glas fu la 1600 GT, una coupé di fascia medio-bassa venduta con marchio BMW e consistente in una riedizione delle precedenti Glas 1300 e 1700 GT, ma con motore BMW da 1.6 litri.
I modelli BMW-Glas si rivelarono però un insuccesso commerciale e, dopo aver tentato invano anche nel settore delle auto di lusso con la Glas 3000 V8, il sodalizio fu spezzato: il marchio Glas fu cancellato e lo stabilimento di Dingolfing fu smantellato e ricostruito secondo le esigenze della BMW: oggigiorno è ancora attivo.
Dagli anni Settanta a oggi |
Tra gli anni settanta e gli anni ottanta, la BMW consolidò sempre più il suo ruolo di costruttore fino ad assumere rilevanza mondiale. Il nuovo presidente dell'azienda divenne nel 1970 Eberhard von Kuenheim che promosse con pieno successo la crescita tecnologica e produttiva della BMW; von Kuenheim mantenne il ruolo di massimo dirigente della società fino al 1993 e ebbe un ruolo decisivo nel processo di sviluppo costante a livello globale del marchio bavarese, promuovendo soprattutto il livello qualitativo e ingegneristico dei suoi prodotti. Nel quadro dei programmi di potenziamento dell'azienda nel 1972 venne anche inaugurato il nuovo centro dirigenziale centrale a Monaco nel famoso grattacielo Vierzylinder[9].
Significativi di questo periodo sono modelli come la Serie 5 e la Serie 3. Dell'inizio degli anni Settanta è anche la nascita di due aziende legate da sempre alla BMW: la prima è la BMW Motorsport, divisione sportiva della Casa, a suo tempo dedita alla realizzazione di vetture da competizione su base stradale e in seguito (fino ai giorni nostri) famosa per aver curato la realizzazione di BMW stradali ad alte prestazioni.
La seconda azienda nata in quel periodo è la Alpina, che in pratica è un marchio a sé specializzato nella produzione di BMW allestite in maniera più ricca e con motori più prestanti.
Nel 1993 von Kuenheim lasciò dopo oltre due decenni il ruolo di massimo dirigente della BMW pur mantenendo l'incarico di responsabile del consiglio di sorveglianza; il nuovo presidente dell'azienda divenne Bernd Pischetsrieder che mantenne la direzione fino al 1999 sviluppando, non sempre con pieno successo, i programmi di espansione mondiale[10].
Nel 1994, la Casa bavarese acquisì il Gruppo Rover dalla British Aerospace. Il gruppo inglese venne gestito fino al 2000, quando venne smembrato vendendo la Land Rover alla Ford e gli altri marchi (raccolti nel gruppo MG Rover) al Consorzio Phoenix; la BMW trattenne solo Mini. Sebbene molti reputino infelice l'acquisizione del marchio da parte di BMW, occorre precisare che la casa bavarese acquisì conoscenze tecniche per lo sviluppo di vetture a trazione integrale (BMW X5 e X3), oltre alla piccola Mini. la cui configurazione a trazione anteriore avrebbe anch'essa giovato positivamente negli sviluppi industriali della BMW nei decenni successivi.
Dal 2003, la BMW produce auto con il marchio inglese Rolls Royce, attraverso la Rolls-Royce Motor Cars, a seguito dell'accordo con il gruppo Volkswagen: quest'ultimo, infatti, rilevò il marchio Bentley scorporandolo dalla Rolls-Royce, ma tenendo per se' anche lo storico stabilimento di Crewe, mentre la BMW rilevò la Rolls-Royce e fondò un nuovo stabilimento a Goodwood. L'anno seguente venne lanciata la prima vera BMW di segmento C, ossia la Serie 1, destinata a sostituire la Serie 3 Compact nel listino della Casa dell'Elica. Nel 2006 iniziò la collaborazione tra gruppo BMW e il gruppo PSA per lo sviluppo dei motori benzina che equipaggiano la Mini e diversi modelli del gruppo PSA. La crisi finanziaria scoppiata alla fine del 2008 venne affrontata dalla Casa bavarese con una certa relativa efficacia, visti i risultati commerciali comunque positivi. Ciononostante, nel secondo decennio del nuovo secolo si rese necessaria una razionalizzazione a livello industriale che portò alla nascita di un'intera serie di famiglie di motori modulari, caratterizzati dalla cilindrata unitaria comune a tutti questi motori e pari a mezzo litro. Tali motori vanno rapidamente a sostituire tutti gli altri motori a benzina e a gasolio prodotti fino a quel momento. Nel frattempo, l'esigenza sempre pressante di contenere i costi di produzione porta all'adozione del pianale Mini anche sui modelli BMW di fascia medio-bassa, e quindi ai SUV compatti X1 (serie F48) e X2, alle inedite monovolume della Serie 2 Active Tourer e Grand Tourer ed alla terza generazione della Serie 1, il cui lancio è stato fissato per il 2019. Per quanto riguarda l'evoluzione della gamma nel nuovo millennio, le stringenti esigenze ambientali portarono dapprima alla nascita di alcune versioni ibride su base Serie 3 e Serie 5, ed in seguito alla nascita di modelli elettrici come la i3 e di sportive ibride come la BMW i8. La progressiva elettrificazione della gamma BMW è uno dei punti cardine del programma produttivo bavarese proprio per via della sempre maggior sensibilità delle istituzioni verso la produzione di vetture ad emissioni zero o molto ridotte. Nello stesso periodo, la produzione BMW si orienta molto anche sulla sempre maggior presenza di dispositivi per l'assistenza alla guida, nonchè all'interazione fra essi in maniera tale da raggiungere gradualmente il concetto di guida autonoma, sul quale anche altre Case costruttrici, nello stesso periodo (seconda metà degli anni '10 del XXI secolo), stanno lavorando.
La famiglia Quandt ha sempre mantenuto dopo il 1959 il possesso di quantitativo più importante di azioni della BMW esercitando il controllo generale dell'azienda; dopo la morte di Herbert Quandt, la famiglia è stata rappresentata prima dalla moglie Johanna Bruhn Quandt, personaggio di grande prestigio deceduto in tarda età nel 2015, e poi dai figli Stefan Quandt e Susanne Quandt Klatte che attualmente sono i possessori del pacchetto azionario di maggioranza ed esercitano una importante influenza sulle scelte dei dirigenti operativi.
Produzione |
Oltre ai tradizionali stabilimenti europei tedeschi la BMW produce anche in altri continenti.
Sin dagli anni settanta è attiva la produzione in Indonesia nello stabilimento di Giacarta.
A fine anni novanta è iniziata la produzione di X5 e Z3 a Spartanburg negli Stati Uniti, in questi stabilimenti del Carolina del Sud sono state assemblate anche le Z4 E85 fino all'agosto 2008; sempre nel continente americano, in Messico, è attiva la produzione della Serie 3 (a Toluca per la precisione).
La presenza nel continente africano, dove BMW è presente dal 1959 con una fabbrica in Sudafrica a Rosslyn (Gauteng) in cui oggi vengono assemblate le Serie 3, è stata rafforzata nel 2003 con la costituzione della Bavarian Auto Group azienda che produce e distribuisce le vetture BMW in Egitto, attualmente nello stabilimento egiziano di October City sono assemblate Serie 3, Serie 5, Serie 7 e X3.
Di recente è iniziata la produzione anche in nuove fabbriche asiatiche, la più importante in Thailandia, lo stabilimento di Rayong inaugurato nel maggio 2000 in seguito a un investimento di 25 milioni di dollari produce la Serie 5 e Serie 7 e il SUV X3.
Nel 2003 attraverso la joint venture con il costruttore cinese Brilliance, la Serie 5 e la Serie 3 sono prodotte anche in Cina a Shenyang.
Dal 2004 è iniziata la produzione della Serie 3 in Malaysia a Selangor; più recentemente è iniziato l'assemblaggio di queste vetture anche nello stabilimento situato alle Filippine.
Nel 2007 è cominciata inoltre la produzione delle Serie 3 e delle Serie 5 a Chennai, in India e a Karachi, Pakistan.
Caratteristiche peculiari |
Meccanica |
La produzione BMW si caratterizza da sempre per la propensione alla meccanica di altissima qualità e per le elevate prestazioni. Famosi alcuni suoi motori aeronautici come il BMW 801. Fino ad ora BMW non ha mai utilizzato un motore a sei cilindri con configurazione a V. Questa prerogativa la rende uno dei pochi costruttori al mondo che equipaggia correntemente le sue automobili con motori a sei cilindri in linea (comunemente conosciuti con la sigla L6) e trazione posteriore, architettura a cui ha legato buona parte dei propri destini per 75 anni. Allo stesso modo le motociclette BMW sono le uniche che ripropongono da decenni propulsori con architettura boxer a cilindri contrapposti e trasmissioni cardaniche. Recentemente ha introdotto la tecnologia "Valvetronic" che rende superfluo il corpo farfallato nei motori a Ciclo Otto. Da qualche anno BMW conduce esperimenti su veicoli alimentati a idrogeno, applicati soprattutto sull'ammiraglia Serie 7, con motori a combustione interna. Nel 2004 è il primo costruttore a proporre un motore a ciclo Diesel con turbocompressione bi-stadio (tecnologia derivata dai propulsori marini che prevede due o più turbine montate in serie, talvolta di dimensioni differenti come nel caso del propulsore BMW).
Design |
L'aspetto delle automobili BMW è legato ad alcuni celebri stilisti, tra i quali Albrecht Graf Goertz, Paul Bracq, Claus Luthe. Il design BMW annovera anche diverse "matite" italiane (Giorgetto Giugiaro, Ercole Spada), in particolare l'italiano Giovanni Michelotti che, tra gli anni sessanta e gli anni ottanta, ha disegnato molte vetture del marchio, contribuendo più di altri a caratterizzare le moderne BMW. Dal 1992 fino all'inizio di febbraio del 2009, la direzione stilistica è stata affidata all'americano Chris Bangle che ha impresso una svolta decisa alla produzione nonostante le aspre critiche riservate in particolar modo alla Serie 5 e alla Serie 7.
Tra i tratti caratteristi e peculiari del design delle vetture bavaresi moderne vi è la calandra con mascherina frontale a doppio rene[11], il gomito di Hofmeister[12], i gruppi ottici anteriori cosiddetti a "occhi d'angelo"[13], i fari posteriori dal disegno ad "L rovesciata"[14] e nelle vetture antecedenti gli anni 90 il frontale a "muso di squalo"[15].
Le motociclette |
Divisione nata nel 1923 per la produzione di veicoli a due ruote, nel 2007 ha ricevuto un cambio di denominazione e una maggiore distinzione rispetto alla produzione automobilistica con la nascita della BMW Motorrad.
La BMW e la Formula 1 |
Le prime partecipazioni non ufficiali della BMW in Formula 1 sono da ricercarsi già negli anni '50 e '60, senza tuttavia risultati di rilievo; la miglior prestazione fu ottenuta da Hubert Hahne, 10° al Gran Premio di Germania del 1968 con una Lola motorizzata BMW.
Maggiori soddisfazioni arrivano negli anni '80, e nel 1983 Nelson Piquet vince il campionato del mondo al volante della sua Brabham-BMW turbo: fra l'altro, il brasiliano e la sua squadra hanno la soddisfazione di svettare per primi nella nuova era della turbocompressione. La potenza sviluppata dal propulsore bavarese arrivò a superare i 1300 CV.
Dal 2000 al 2005 la casa bavarese ha partecipato alla massima serie in veste di fornitore della celebre scuderia Williams, vincendo dieci Gran Premi.
La BMW milita nel Campionato mondiale di Formula 1 dalla Stagione 2006 con un Team proprio, la BMW Sauber. I suoi colori sono gli storici bianco-azzurro BMW.
L'8 giugno del 2008 vince in Canada, grazie al pilota polacco Robert Kubica, il suo primo Gran Premio come costruttore al 100%.
Il 29 luglio 2009 la BMW annuncia ufficialmente il ritiro dalle attività sportive in Formula 1 alla fine della stagione 2009.[16]
Note |
^ abc (DE) Bilancio del gruppo BMW (PDF), su geschaeftsbericht2017.bmwgroup.com. URL consultato il 29 ottobre 2018.
^ ab AA.VV., Enciclopedia dell'auto, p. 97.
^ abcdef AA.VV., Enciclopedia dell'auto, p. 98.
^ A. Price, I grandi caccia della II GM a confronto, p. 56.
^ A. Price, I grandi caccia della II GM a confronto, pp. 56 e 78-81.
^ A. Tooze, The wages of destruction, p. 519.
^ W. Sofsky, L'ordine del terrore: il campo di concentramento, pag. 272, Laterza, 1995.
^ AA.VV., Enciclopedia dell'auto, pp. 98-99.
^ AA.VV., Enciclopedia dell'auto, p. 99.
^ AA.VV., Enciclopedia dell'auto, p. 100.
^ Bmw Serie 5 2013, restyling per tutta la gamma e nuovi motori [FOTO] | AllaGuida, su www.allaguida.it. URL consultato il 3 febbraio 2017.
^ BMW X2: alla scoperta del nuovo Suv [VIDEO], su Motorionline.com, 27 ottobre 2016. URL consultato il 3 febbraio 2017.
^ Come realizzare dei fari Angel Eyes, in Pianeta Motori. URL consultato il 3 febbraio 2017.
^ Alta guida, prezzo… anche. URL consultato il 3 febbraio 2017.
^ BMW 2002 Hommage, tributo al mito turbo. URL consultato il 3 febbraio 2017.
^ (EN) Official: BMW leaves F1, in pitpass.com, 29 luglio 2009. URL consultato il 29 luglio 2009.
Voci correlate |
- Automobilwerk Eisenach
- BMW H2R
- Einheits-PKW
- Lista di auto BMW
Altri progetti |
Altri progetti
- Wikiquote
- Wikimedia Commons
Wikiquote contiene citazioni di o su BMW
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su BMW
Collegamenti esterni |
Sito ufficiale, su bmwgroup.com.
Canale ufficiale (2), su YouTube.
(EN) BMW, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Archivio storico BMW, su bmw-grouparchives.com.
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 129013645 · ISNI (EN) 0000 0001 2308 257X · LCCN (EN) n81052383 · GND (DE) 2005475-0 · BNF (FR) cb12001551z (data) |
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