Campanile di San Marco




































Campanile di San Marco

Venezia - Panorama 010, Campanile San Marco.jpg
Il campanile di San Marco
Stato
Italia Italia
Regione
Veneto Veneto
Località
Flag of the Republic of Venice.svg Venezia
Religione Cattolica
Patriarcato Venezia
Architetto Pietro Tribuno
Sito web
www.basilicasanmarco.it/basilica/campanile/

Coordinate: 45°26′02.22″N 12°20′20.76″E / 45.43395°N 12.3391°E45.43395; 12.3391


Il campanile di San Marco è uno dei simboli più importanti della città di Venezia. I veneziani lo chiamano affettuosamente El parón de casa[1] (Il padrone di casa). Assieme all'omonima basilica e all'omonima piazza sottostante, da cui prende il nome, è il principale monumento di Venezia e uno dei simboli d'Italia.


Alto 98,6[2]metri è uno dei campanili più alti d'Italia. Si erge, isolato, in un angolo di piazza San Marco di fronte alla basilica. Di forma semplice, si compone di una canna di mattoni, scanalata, avente un lato di 12 metri e alta circa 50 metri, sopra la quale si trova la cella campanaria, ad archi.


La cella campanaria è a sua volta sormontata da un dado, sulle cui facce sono raffigurati alternativamente due leoni andanti e le figure femminili di Venezia (la Giustizia). Il tutto è completato dalla cuspide, di forma piramidale, sulla cui sommità, montata su una piattaforma rotante per funzionare come segnavento, è posta la statua dorata dell'arcangelo Gabriele.
La base della costruzione è impreziosita, dal lato rivolto verso la basilica, dalla loggetta del Sansovino.




Indice






  • 1 Storia


    • 1.1 Il crollo e la ricostruzione




  • 2 Campane


  • 3 "L'ombra"


  • 4 Il volo dell'angelo


  • 5 Influenza su altri monumenti


  • 6 Altre immagini


  • 7 Note


  • 8 Bibliografia


  • 9 Voci correlate


  • 10 Altri progetti


  • 11 Collegamenti esterni





Storia |





Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto, Riparazioni del campanile di San Marco dopo essere stato colpito da un fulmine, 1745.


La costruzione su cui poi venne eretto il campanile ebbe in origine funzione di torre di avvistamento e di faro[3] e venne iniziata nel IX secolo durante il dogado di Pietro Tribuno su fondazioni, secondo una discussa ipotesi, di origine romana.[4] La costruzione venne rimaneggiata nel XII secolo, durante il dogado di Domenico Morosini, su imitazione dei campanili di Aquileia e soprattutto di San Mercuriale a Forlì[5], e ancora nel XIV secolo, durante il quale furono chiamati ingegneri da Olanda e Francia per rinforzare la struttura.


La torre, già seriamente danneggiata nel 1489 da un fulmine, che ne distrusse la cuspide in legno, venne gravemente colpita da un terremoto nel marzo 1511, rendendo necessario l'avvio di opere di consolidamento. Questi lavori, iniziati dall'architetto Giorgio Spavento, vennero poi eseguiti sotto la direzione del bergamasco Pietro Bon, Proto dei Procuratori di San Marco, dando al campanile l'aspetto definitivo. In particolare venne riedificata la cella campanaria, realizzata in marmo, al disopra della quale, per dare maggiore slancio, venne realizzato un attico, sulle cui facce vennero poste sculture raffiguranti il leone di San Marco e Venezia, il tutto sovrastato da una slanciata cuspide in bronzo, per rendere la torre visibile dal mare. I lavori vennero completati il 6 luglio 1513 con il collocamento della statua in legno dorato dell'Arcangelo Gabriele, nel corso di una cerimonia di festeggiamento che viene ricordata da Marin Sanudo.


Nel 1609 Galileo Galilei utilizzò questo campanile per fare una dimostrazione del suo cannocchiale.


Nei secoli vennero fatti numerosi interventi, spesso per riparare i danni causati dai fulmini: a causa dell'altezza della struttura e delle strutture in ferro che la rinforzavano, il campanile era diventato un parafulmine naturale. Numerose furono le scariche atmosferiche che lo colpirono nei secoli, incendiandolo, facendogli cadere la cima o provocando squarci nella struttura. I maggiori danni sono riportati negli anni 1388, 1489, 1548, 1562, 1565, 1582, 1653, 1745, 1761 e 1762.[6] Nel 1653 fu Baldassare Longhena a seguire i restauri. Altri ne vennero eseguiti dopo che, il 13 aprile 1745, l'ennesimo fulmine provocò uno squarcio della muratura, causando fra l'altro alcuni morti in seguito alla caduta di detriti. Finalmente nel 1776 il campanile venne dotato di un parafulmine.



La sera del 30 settembre 1786 Goethe in visita a Venezia sale sul campanile per scorgere il panorama della laguna e vede per la prima volta il mare:


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«Oggi mi sono fatta un'idea ancora più approfondita di Venezia, acquistandone la pianta. Dopo averla studiata più o meno, salii sul campanile di San Marco, dal quale lo sguardo abbraccia uno spettacolo unico. Era circa mezzogiorno e il sole splendeva luminoso, tanto che non ebbi bisogno del cannocchiale per distinguere esattamente cose vicine e lontane. La marea copriva la laguna, e quando mi volsi a guardare il cosiddetto Lido [...] vidi per la prima volta il mare e su di esso alcune vele.»


(Goethe, Viaggio in Italia)

Nel 1820, venne sostituita la statua dell'angelo con una nuova, realizzata da Luigi Zandomeneghi e posta in opera nel 1822.
In seguito al crollo del campanile del 1902 la statua dell'Arcangelo Gabriele venne danneggiata e il restauro fu affidato a Gioacchino Dorigo il quale, all'epoca, realizzava oggetti artistici in ferro battuto, rame e ottone per il suo negozio in Calle dei Fabbri.
Nel 1962 lungo la canna del campanile è stato installato un ascensore che permette ai visitatori di ammirare il paesaggio di Venezia dall'alto raggiungendo la cella campanaria in 30 secondi.
Nella notte fra l'8 ed il 9 maggio 1997, un gruppo di "ammiratori" della repubblica di Venezia in seguito definiti serenissimi occupò la piazza e il campanile di San Marco. Dopo poche ore l'intervento del GIS dei Carabinieri pose fine alla dimostrazione.



Il crollo e la ricostruzione |




Una delle tante foto ricostruite che rappresentano il crollo del campanile. Sono tutte dei falsi in quanto durante il crollo non furono scattate foto.




Le macerie del Campanile


Durante la primavera del 1902, successivamente ad alcuni interventi sul paramento murario esterno, effettuati in maniera improvvida e a insaputa del proto della Basilica di San Marco, si manifestarono segnali preoccupanti sotto forma di screpolature e di una fenditura sul lato settentrionale che andò via via allargandosi. Alcuni sopralluoghi tecnici esclusero la presenza di problemi strutturali seri. Tuttavia, il 12 luglio furono rilevate la rottura di numerosi vetri "spia" e una copiosa caduta di calcinacci. La sera del 13 luglio fu interrotto poco prima dell'inizio, tra il malumore della folla, un concerto della banda del 18º reggimento di Fanteria che avrebbe dovuto tenersi nella piazza.


Infine, la mattina di lunedì 14 luglio, alle 9.47, il campanile crollò (altre fonti indicano le 9.52 come ora del crollo): "La fenditura sul fianco del colosso si apre spaventosamente: lo specchio che fronteggia la Basilica si piega squarciandosi e mentre la folla lancia un urlo prolungato e si diffonde un cupo rumore di rovine e di schianti, l'enorme pinnacolo della cella campanaria dondola con due o tre lenti movimenti da destra a sinistra e da sinistra a destra, torcendo gli archi che lo reggono e spezzandoli: il colosso si accascia su se stesso e cede, cede insaccandosi. La terra traballa, si eleva una gigantesca nube di polvere e in essa si inabissa l'angelo d'oro...


La polvere si rovescia per tutto, come la cenere di un'eruzione vulcanica, e acceca la gente terrorizzata che si disperde spezzando i vetri dei negozi in una fuga pazza".[7] Poco prima, alle 9.30, una squadra di tecnici aveva appoggiato una scala per dei controlli e aveva dovuto fuggire precipitosamente riuscendo a fare sgomberare l'area circostante.




Le macerie del campanile, 1902.




I resti del campanile


Non ci furono vittime tranne il gatto del custode (fatto peraltro negato da alcuni giornalisti all'epoca)[8][9] e, vista la posizione della costruzione, i danni furono relativamente limitati. Vennero distrutte completamente la loggetta alla base del campanile e un angolo della libreria del Sansovino. La "pietra del bando", un tozzo tronco di colonna in porfido, su cui al tempo della repubblica venivano bandite le leggi, protesse dalle macerie l'angolo della basilica di San Marco, salvandola dal crollo.


Nella serata il consiglio comunale, riunito d'urgenza, ne deliberò la ricostruzione, stanziando 500 000 lire per contribuire ai lavori. Il sindaco Filippo Grimani, durante il discorso in occasione della posa della prima pietra, il 25 aprile 1903, pronunziò più volte la famosa frase, che diventerà il motto di questa ricostruzione:






«Come era, dove era.»





Il campanile in uno scatto di Paolo Monti del 1949. Fondo Paolo Monti, BEIC.


I lavori, che videro tra l'altro il rifacimento dei leoni che erano stati scalpellati durante la dominazione austriaca, durarono fino al 6 marzo 1912; le macerie risultanti dal crollo, una volta recuperate le parti riutilizzabili, furono scaricate in mare vicino a Punta Sabbioni e il nuovo campanile venne inaugurato il 25 aprile 1912, in occasione della festa di San Marco. L'inaugurazione del ricostruito campanile fu celebrata anche con un'emissione filatelica, composta da due valori (5 e 15 centesimi di lira), nella cui vignetta, ai lati del campanile, campeggiano le iscrizioni: "Come era, dove era" sulla destra e le date del crollo e della fine dei lavori, in numeri romani, sulla sinistra. L'emissione fu venduta esclusivamente negli uffici postali del Veneto; circostanza, questa, simile nel campo filatelico a quella verificatasi nel 1910 con le emissioni che celebravano il cinquantenario del Risorgimento in Sicilia e del plebiscito dell'Italia meridionale (prima emissione commemorativa della storia filatelica italiana), emissioni che furono vendute rispettivamente soltanto in Sicilia e nelle ex province napoletane.



Campane |




Suono serale della Mezza terza (quarta campana)




Particolare della cella campanaria, primo piano della Nona e della Trottiera




Cella campanaria del campanile, primo piano del campanone la Marangona, la dietro la Renghiera


Nel 1820 il fonditore Domenico Canciani Dalla Venezia[10] fuse un nuovo concerto, composto da 5 campane, con i resti delle vecchie campane (tra le quali la maggiore, del peso di oltre 40 quintali); di questo concerto, nel crollo del 1902, si salvò solo la campana maggiore, erede della famosa Marangona. Le campane spezzatesi durante il crollo del campanile furono invece rifuse, ricavando i calchi dai frammenti delle vecchie campane, appositamente ricomposti, e utilizzando poi il materiale delle stesse. Queste nuove campane vennero donate da papa Pio X. Il nuovo concerto, realizzato dai fonditori Barigozzi di Milano in una fonderia costruita appositamente sull'isola di S. Elena, è composto di cinque campane, i cui nomi sono legati alle occasioni in cui venivano anticamente utilizzate:




  • Marangona o Carpentiera detta anche Campanon (maggiore), nota La2, fusa da Domenico Canciani nel diametro 1,800 m; peso 3.625 kg circa ;
    è la campana maggiore e l'unica ad essersi salvata dal crollo del campanile; i suoi rintocchi annunciavano l'inizio e la fine dell'orario di lavoro dei marangoni, cioè dei carpentieri dell'Arsenale, e le sedute del Maggior Consiglio;



  • Nona o Mezzana (seconda), nota Si2,fusa dai Fratelli Barigozzi di Milano, diametro 1,560 m; peso 2.556 kg circa;

    segnava e segna tuttora il l'Angelus di mezzogiorno;

    segnalava il termine in cui si potevano spedire lettere a Rialto.




  • Trottiera o Quarantìa (terza), nota Do♯3,fusa dai Fratelli Barigozzi di Milano, diametro 1,385 m; peso 1.807 kg circa;
    dava invece il secondo segnale ai nobili che dovevano partecipare alle riunioni del Maggior Consiglio, i quali al suo suono mettevano dunque al trotto le cavalcature (prima che l'uso dei cavalli fosse proibito in città);



  • Pregadi, Pregadio o Mezza terza (quarta),fusa dai Fratelli Barigozzi di Milano nota Re3; diametro 1,290 m; peso 1.366 kg circa;
    annunciava invece le riunioni del Senato, i cui membri erano detti Pregadi;



  • Renghiera o Maleficio (quinta), nota Mi3, fusa dai Fratelli Barigozzi di Milano, diametro 1,160 m peso 1.011 kg circa;
    è la minore delle campane e suonava prima che un magistrato emettesse una sentenza.



Le campane sono 5 fuse dai Fratelli Barigozzi di Milano tranne la Marangona che è stata fusa da Domenico Canciani sono state elettrificate a slancio da Mario Vanin di Trebaseleghe.


Il "plenum", cioè il suono a distesa di tutte e 5 le campane contemporaneamente, avviene solo per le maggiori solennità dell'anno liturgico e per la festa di S. Marco (25 aprile).



"L'ombra" |


In passato, la base del campanile era circondata da osterie e botteghe in legno che vennero demolite in seguito a una delibera del consiglio comunale del 1872. Da queste deriva il modo di dire veneziano andemo a bever n'ombra (andiamo a bere un'ombra), contrazione metonìmica per andemo a bever en goto de vin al'ombra del campanil (andiamo a bere un bicchiere di vino all'ombra del campanile). Inoltre, ai tempi della repubblica di Venezia, alcuni reati, in particolare se commessi dal clero, erano puniti col suplissio dela cheba ovvero con l'esposizione del condannato in una gabbia appesa al campanile.



Il volo dell'angelo |


Durante il carnevale di Venezia, il giovedì grasso, una delle attrazioni consisteva nello svolo del'angelo o del turco. Era l'esibizione di un equilibrista che scendeva dal campanile a una barca ancorata nel bacino di san Marco camminando lungo una fune. In seguito, probabilmente a causa di cadute, venne sostituito da una colomba di legno.[11] Ancora oggi, con alcune varianti sul tema originale, si può assistere allo spettacolo del volo della colombina, durante la domenica precedente il giovedì grasso. Il tragitto però va dal campanile alla loggia del Palazzo Ducale, inscenando l'antico rito di omaggiare di uno scettro il doge che proclama l'inizio del Carnevale in un tripudio di coriandoli e palloncini. Per l'esattezza è il carnevale del 2001 che ha segnato un ritorno alla tradizione dei carnevali settecenteschi rimettendo in scena nuovamente, dopo secoli, il volo del'angelo, così come si svolgeva i tempi della serenissima. Da quell'anno, infatti la manifestazione simbolo del carnevale, il volo dal campanile di san Marco al Palazzo Ducale, è tornata ad essere eseguito da una "Angelo" in carne ed ossa, sostituendo la più recente colombina pupazzo.[12]



Influenza su altri monumenti |




Macerie del campanile di san Marco, tra di esse si scorge la Marangona



  • Il campanile della Chiesa di Sant'Eufemia di Rovigno fu costruito sul modello del fratello maggiore veneziano.

  • A Las Vegas, Nevada, una delle attrazioni è costituita dall'hotel Venetian. L'albergo è una spettacolare riproduzione di piazza San Marco, compresa una replica del campanile alta diverse decine di metri.

  • I progettisti della Metropolitan Life Insurance Company Tower di New York si sono ispirati al campanile.

  • Al momento della sua prima ascensione, avvenuta nell'agosto del 1902, una cima del Gruppo delle Marmarole prese il nome del campanile appena crollato.

  • La torre di Sather all'università della California, Berkeley (progettata nel 1903 e completata nel 1915) è comunemente nota come Il Campanile perché il suo design era ispirato dal campanile di san Marco.



Altre immagini |




Note |




  1. ^ Giuseppe Boerio, Dizionario del dialetto veneziano, 2ª ed., Venezia, Giovanni Cecchini, 1856; rist. anastat.: Firenze, Giunti, 1993, pag. 143


  2. ^ Giulio Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Trieste, Edizioni Lint, 1963, p. 142, ISBN 88-86179-24-3.


  3. ^ Carla Coco, Venezia quotidiana: una guida storica, Laterza, 2005, p. 95, ISBN 978-88-420-7561-5.


  4. ^ La tesi dell'origine romana, proposta da Wladimiro Dorigo, è discussa. Giuseppe Gullino, Storia della Repubblica veneta, La Scuola, 2010, p. 7, ISBN 978-88-350-2630-3.


  5. ^ In effetti, per la ricostruzione, proprio al campanile di San Mercuriale si guardò come al miglior modello: "Nel 1902 i genieri veneziani lo usarono come modello per la ricostruzione del campanile di San Marco, crollato in una nube di polvere il 17 luglio di quell'anno" [1].


  6. ^ Campanile di San Marco — Monumenti — Venipedia: molto più di un'enciclopedia di Venezia


  7. ^ Alvise Zorzi, Venezia Scomparsa, pag. 157, Mondadori 2001, Isbn 88-04-49545-6


  8. ^ Alberto Pattacini, Misteri crimini e storie insolite di Venezia, Newton Compton Editori, Isbn 9788854158955


  9. ^ gatti e colombi veneziani


  10. ^ Graziella Merlatti, Di bronzo e di cielo. Campane: storia, simboli, curiosità, Milano, Ancora, 2009, p. 173.


  11. ^ carnivalofvenice.com. Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.


  12. ^ venezia.net. Archiviato il 28 settembre 2007 in Internet Archive.



Bibliografia |



  • Giulio Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Trieste, Edizioni Lint, 1963, ISBN 88-86179-24-3.

  • Giuseppe Tassini, Curiosità veneziane, Venezia, Filippi editore, 1988.

  • AA.VV., Il campanile di San Marco - Il crollo e la ricostruzione, Milano, Silvana editoriale, 1992, ISBN 88-366-0399-8.

  • Marco Boscolo Bielo, Crollo e ricostruzione del Campanile di San Marco, Roma, Legislazione Tecnica Editrice, 2012, ISBN 978-88-6219-118-0.



Voci correlate |


  • Lista delle torri campanarie più alte d'Italia


Altri progetti |



Altri progetti


  • Wikimedia Commons



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Collegamenti esterni |



  • Video del "plenum" suonato in occasione del centenario delle campane, su youtube.com.

  • Sezione sul campanile del sito della basilica di San Marco, su basilicasanmarco.it.

  • Alessia Rosada e Carlos Travaini, Campanile di San Marco, su canalgrandevenezia.it.

  • Venezia, 14 Luglio 1902, il Crollo del Campanile di San Marco, su youtube.com.

  • Audioguida del Campanile di San Marco, su leaudioguide.net.


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