Gorizia




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Gorizia (disambigua).










































































































Gorizia
comune



Gorizia – Stemma Gorizia – Bandiera

Gorizia – Veduta
Veduta della città dal castello di Gorizia
Localizzazione
Stato
Italia Italia
Regione
Friuli-Venezia-Giulia-Stemma.svg Friuli-Venezia Giulia
Provincia
Provincia di Gorizia-Stemma.png Gorizia
Amministrazione
Sindaco
Rodolfo Ziberna (FI) dal 26-06-2017
Territorio
Coordinate
45°56′06.72″N 13°37′09.48″E / 45.9352°N 13.6193°E45.9352; 13.6193 (Gorizia)Coordinate: 45°56′06.72″N 13°37′09.48″E / 45.9352°N 13.6193°E45.9352; 13.6193 (Gorizia)
Altitudine 84 m s.l.m.
Superficie 41,26 km²
Abitanti 34 453[2](31-08-2017)
Densità 835,02 ab./km²
Frazioni
nessuna[1]; vedi elenco quartieri
Comuni confinanti
Collio (Brda) (SLO), Farra d'Isonzo, Mossa, Nova Gorica (SLO), San Floriano del Collio, Savogna d'Isonzo, San Pietro-Vertoiba (SLO).
Altre informazioni
Lingue
italiano, dialetto goriziano, sloveno, friulano
Cod. postale 34170
Prefisso 0481
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT
031007
Cod. catastale E098
Targa GO
Cl. sismica zona 2 (sismicità media)
Cl. climatica zona E, 2 333 GG[3]
Nome abitanti Goriziani
Patrono santi Ilario e Taziano
Giorno festivo 16 marzo
Cartografia

Mappa di localizzazione: Italia

Gorizia

Gorizia



Gorizia – Mappa
Posizione del comune di Gorizia nella ex provincia omonima
Sito istituzionale

Gorìzia (/ɡoˈritʦja/[4], ascolta[?·info], Gorica in sloveno, /ɡoˈriʦa/,[5]Gurize in friulano standard[6], Guriza in friulano goriziano[7], Gorisia in dialetto bisiaco, Görz in tedesco; Goritia in latino) è un comune italiano di 34 453 abitanti[2] del Friuli-Venezia Giulia.


In base alla legge regionale n. 26 del 2014, Riordino del sistema Regione - Autonomie locali del Friuli Venezia Giulia, Gorizia è sede della UTI del Collio-Alto Isonzo, di cui dovrebbero far parte i comuni di Capriva del Friuli, Cormòns, Dolegna del Collio, Farra d'Isonzo, Mariano del Friuli, Medea, Moraro, Mossa, Romans d'Isonzo, San Floriano del Collio, San Lorenzo Isontino, Savogna d'Isonzo e Villesse. Nonostante la soppressione della provincia, il comune di Gorizia (come quello di Trieste, Pordenone e in futuro Udine) mantiene le prerogative connesse alla qualificazione di “capoluogo di provincia”[8].


Per la sua posizione e per la sua storia, la città è uno dei punti di congiunzione fra i mondi latino, slavo e germanico. Come il resto del Goriziano, la città rientra sia nei confini del Friuli storico sia in quelli della Venezia Giulia.


La città di Gorizia, aggregata con i comuni oltre il confine di Nova Gorica e San Pietro-Vertoiba e dalla parte del quartiere di Lucinico con Mossa forma un'area urbana di circa 75 mila abitanti.




Indice






  • 1 Geografia fisica


    • 1.1 Territorio


    • 1.2 Clima




  • 2 Origini del nome


  • 3 Storia


    • 3.1 Età antica e medioevale


    • 3.2 Età moderna


    • 3.3 Primo e secondo conflitto mondiale


    • 3.4 Dopoguerra e ripresa


    • 3.5 Gorizia europea


    • 3.6 Onorificenze




  • 4 Monumenti e luoghi d'interesse


    • 4.1 Architetture religiose


    • 4.2 Piazze


    • 4.3 Architetture civili


    • 4.4 Architetture militari


    • 4.5 Archeologia industriale del quartiere Straccis


    • 4.6 Altri edifici e luoghi di interesse


    • 4.7 Aree naturali




  • 5 Società


    • 5.1 Evoluzione demografica


    • 5.2 Etnie e minoranze straniere


    • 5.3 Lingue e dialetti


      • 5.3.1 Le vicissitudini storiche


      • 5.3.2 La situazione linguistica attuale




    • 5.4 Immigrazione


    • 5.5 Religione




  • 6 Cultura


    • 6.1 Media


      • 6.1.1 Stampa


      • 6.1.2 Televisione




    • 6.2 Arte


    • 6.3 Musica


    • 6.4 Cucina


    • 6.5 Eventi




  • 7 Geografia antropica


    • 7.1 Circoscrizioni e quartieri




  • 8 Infrastrutture e trasporti


    • 8.1 Rete stradale e autostradale


    • 8.2 Ferrovie


    • 8.3 Mobilità urbana


    • 8.4 Aeroporti




  • 9 Amministrazione


    • 9.1 Gemellaggi




  • 10 Sport


  • 11 Galleria d'immagini


  • 12 Note


  • 13 Bibliografia


  • 14 Voci correlate


  • 15 Altri progetti


  • 16 Collegamenti esterni





Geografia fisica |



Territorio |


Alla confluenza delle due naturali vie di comunicazione tra oriente e occidente, le Valli dell'Isonzo e del Vipacco, importante luogo di transito già in tempi remoti, Gorizia è bagnata dal fiume Isonzo. La città si affaccia sulla pianura isontina circondata dalle colline del Collio, note per la coltivazione della vite e per la produzione di vini di qualità.



Clima |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Gorizia.

Gorizia è riparata a nord dai monti e non risente dei freddi venti settentrionali ma, trovandosi quasi allo sbocco dei valichi prealpini e carsici, è soggetta alla bora che soffia da est. Tale vento, che generalmente è secco, talvolta può portare abbondanti nevicate. La bora, però, che soffia dalla valle del Vipacco attraversandola molto violentemente, incontra prima di Gorizia l'ostacolo delle colline a est della città, che ne mitigano sensibilmente la furia. Il clima di Gorizia, relativamente temperato, è tuttavia influenzato dai venti freschi e umidi provenienti da sud-ovest, che penetrano nella pianura isontina verso cui si apre la città. In estate sono abbastanza frequenti i fenomeni temporaleschi e grandinate: non è raro lo scirocco, cui fanno seguito, di norma, abbondanti precipitazioni.



































































GORIZIA Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. media (°C) 7,0 8,8 12,5 17,1 22,0 25,2 27,8 27,8 24,5 19,5 12,9 8,5 8,1 17,2 26,9 19,0 17,8
T. min. media (°C) −0,2 0,7 3,3 7,4 10,6 13,9 15,8 15,7 13,1 9,1 5,5 1,5 0,7 7,1 15,1 9,2 8,0


Origini del nome |


Il nome italiano Gorizia deriva dal sostantivo slavo gorica (leggi gorìza), diminutivo di gora (monte), e significa collina.[9] Toponimi di origine slava sono comuni anche ad altre località sud-orientali della Bassa Friulana - es.: Goricizza (frazione di Codroipo, UD), Gorizzo (frazione di Camino al Tagliamento, UD), ecc. - e stanno ad indicare il ripopolamento della zona ad opera di genti slave dopo le devastanti incursioni degli Ungari (IX secolo).



Storia |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Gorizia.


Età antica e medioevale |


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«MEDIETATEM UNIUS CASTELLI DICTI SYLICANI ET VILLAE QUAE SCLAVONICA LINGUA VOCATUR GORIZA.»



Più o meno nell'area dove attualmente si trova la città di Gorizia sorgevano, fin dal I secolo a.C., due centri abitati romani di modesta entità, Castrum Silicanum da cui trasse origine il villaggio di Salcano, oggi Solkan, un sobborgo di Nova Gorica (Slovenia); e Pons Aesontii o (Pons Sontii), attuale località Mainizza, come indicato sulla Tabula Peuntingeriana, dove sorgeva una mansio sulla via Gemina, nel punto in cui attraversava il fiume Isonzo e che collegava l'Italia alla provincia norica. Una teoria degli studiosi è che nella zona era situata, 3400 anni fa, Noreia, capitale del Norico.


Il nome di Gorizia compare tuttavia per la prima volta nell'anno 1001, in una donazione imperiale che Ottone III fece redigere a Ravenna, mediante la quale egli cedeva in parti eguali il castello di Salcano e la villa denominata Goriza (medietatem predii Solikano et Gorza nuncupatum), a Giovanni, patriarca di Aquileia, e a Guariento, conte del Friuli. La località è ricordata successivamente nel 1015 (medietatem unius villae que sclavonica lingua vocatur Goriza). Gli Eppenstein ressero Gorizia fino al 1090 e, a partire da tale data, la città fu governata prima dai Mosburg, poi dai Lurngau, una famiglia originaria della Val Pusteria imparentata con i conti palatini di Baviera. Con costoro si accrebbe la popolazione della città, costituita in massima parte da friulani (artigiani e mercanti), tedeschi (impiegati nell'Amministrazione) e sloveni (agricoltori), questi ultimi insediati generalmente nelle zone periferiche e nei centri rurali limitrofi. La bellicosità dei Conti di Gorizia, unitamente a una saggia politica matrimoniale, permise alla contea, nel suo periodo di massimo splendore (seconda metà del XIII e primi decenni del XIV secolo) di estendersi su gran parte del nord est italiano (comprese per un breve periodo anche le città di Treviso e Padova in Veneto), sulla parte occidentale dell'odierna Slovenia, sull'Istria cosiddetta "interna" (Contea di Pisino) e su alcune zone dell'attuale territorio austriaco (come Tirolo e Carinzia). I conti avevano fissato la propria residenza abituale nella città austriaca di Lienz, mentre a Merano si trovava la principale zecca dello Stato.


Durante il regno di Enrico II (1304-1323) l'abitato, che ormai aveva acquisito delle connotazioni tipicamente urbane, ottenne il rango di città. Nei primi decenni del secolo successivo, l'assorbimento del Principato patriarcale di Aquileia da parte della Repubblica veneta, indusse i conti di Gorizia ad adottare una politica di convivenza cavalcando su due staffe diametralmente opposte, da un lato quella imperiale degli Asburgo mentre dall'altra dovettero, caduto il Patriarcato, richiedere al doge l'investitura feudale (1424) per i territori comitali concessi in precedenza al Conte dal Patriarca. Con tale atto essi si ritrovarono nell'ambigua posizione di vassalli della Serenissima, Stato successore del Patriarcato, per quanto riguardava alcuni feudi friulani oltre l'Isonzo, e vassalli dell'Imperatore per quanto concerneva i territori storicamente costituenti la Contea. Nel 1455 vennero incorporati a Gorizia, mediante l'estensione dei privilegi cittadini, anche i quartieri non murati della zona meridionale (la cosiddetta Città bassa), abitati in parte da sloveni.



Età moderna |




Mappa del 1794


Nel 1500 l'ultimo conte, Leonardo, morì senza discendenti nella città di Lienz, e lasciò in eredità la contea a Massimiliano I d'Asburgo. L'atto, ritenuto invalido dai veneziani i quali pretendevano che la Contea di Gorizia fosse unita alla repubblica veneta da vincoli di vassallaggio, fu il casus belli che spinse la Serenissima a denunciare attraverso tale pretesa violazione. Ogni tentativo veneziano di impadronirsi della città, anche mediante la forza, risulterà tuttavia vano. Solo fra l'aprile del 1508 e l'agosto del 1509 l'esercito di Venezia, allora in guerra anche contro Luigi XII di Francia, riuscì ad occupare la parte bassa della città, ma non il suo castello, e pochi mesi dopo, in seguito alla disastrosa sconfitta di Agnadello ad opera delle armi francesi, la forza d'occupazione veneta fu costretta ad abbandonare la città.


Gorizia farà da allora parte delle terre ereditarie della famiglia Asburgo, prima come capitale dell'omonima contea, e, successivamente, come capoluogo della Contea Principesca di Gorizia e Gradisca che, dalla metà dell'Ottocento entrò a far parte del Litorale Austriaco. Suoi conti saranno gli stessi imperatori asburgici fino al 1918, salvo una breve interruzione: l'occupazione francese del 1809-1813 con l'inclusione della città nelle Province Illiriche, create da Napoleone nell'ambito del suo Impero.


L'amministrazione imperiale per tutta la seconda metà dell'800 aumento le ingerenze sulla amministrazione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone le correnti irredentiste, arrivando all'annullamento di votazione pubbliche quali quelle che portarono all'elezione di Carlo Favetti usando delle motivazioni pretestuose.
Queste ingerenze, insieme ad altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e rivoluzionarie.



Primo e secondo conflitto mondiale |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Deportazioni di Gorizia.



Il fiume Isonzo e sullo sfondo il ponte ferroviario dei primi del Novecento.


La prima guerra mondiale per Gorizia è iniziata nell'estate 1914, mentre il Regno d'Italia è entrato in guerra nel maggio 1915. La prima vittima goriziana del conflitto fu la contessa Lucy Christalnigg[10], uccisa per errore da guardie confinarie, mentre transitava nei pressi del confine con il Regno d'Italia, in missione per conto della Croce Rossa nell'agosto 1914.


Nel corso della prima guerra mondiale, pagando un enorme tributo in termini di vite umane, soprattutto i cosiddetti Gialli del Calvario (così chiamati per il colore delle mostrine), le truppe italiane entrarono per la prima volta a Gorizia nell'agosto 1916.[11]


Nella battaglia di Gorizia (9-10 agosto 1916) persero la vita 1.759 ufficiali e 50.000 soldati circa di parte italiana; dalla parte austriaca morirono 862 ufficiali e 40.000 soldati circa. Uno dei più grandi massacri di una guerra sanguinosissima. In questo clima venne composta la nota canzone popolare O, Gorizia, tu sei maledetta, scritta da un anonimo militare ed entrata poi a far parte della tradizione anarchica e antimilitarista. Chi fosse sorpreso a cantare questa canzone veniva accusato di disfattismo e fucilato. La versione originale venne trascritta da Cesare Bermani.[12][13]









«... O, Gorizia, tu sei maledetta

per ogni cuore che sente coscienza;

dolorosa ci fu la partenza

e il ritorno per molti non fu...»


(ritornello della popolare cantata durante la Grande guerra dai militi italiani)


È anche vero, però, che la presa di Gorizia fu decantata dai contemporanei e il poema La Sagra di Santa Gorizia di Vittorio Locchi (Figline Valdarno, 8 marzo 1889 – capo Matapan, 15 febbraio 1917), pubblicato nel 1918 dall'Eroica, ebbe numerose ristampe.




Gorizia devastata dai bombardamenti durante la prima guerra mondiale


Ripresa dagli austriaci a seguito della vittoria di Caporetto (ottobre 1917), la città venne definitivamente occupata dall'esercito italiano solo a guerra conclusa, il 7 novembre 1918.[14]
All'interno del Commissariato generale della Venezia Giulia, gli italiani preferirono inizialmente non stravolgere un tessuto amministrativo pluricentenario ed efficiente. La Contea cambiò nome in Provincia di Gorizia subito dopo l'unione ufficiale al Regno d'Italia (10 settembre 1919).


Con l'avvento del fascismo Gorizia fu assegnata inizialmente alla provincia del Friuli (1923), ma già nel 1927, con il riordinamento delle circoscrizioni provinciali, divenne capoluogo della nuova Provincia di Gorizia[15]; contemporaneamente le furono aggregati i comuni limitrofi di Lucinico, Piedimonte del Calvario, Salcano, San Pietro di Gorizia e Sant'Andrea di Gorizia[16] e, nel 1928, il comune limitrofo di San Pietro-Vertoiba[17].




Monumento ai caduti della prima guerra mondiale presso il Parco della Rimembranza.


La giurisdizione della nuova provincia comprendeva ancora l'intero Friuli orientale, ma questa volta venne privata della Bisiacaria e di Grado, unite alla Provincia di Trieste, e del distretto di Cervignano, rimasto alla Provincia del Friuli.


L'opera di ricostruzione fu effettuata soprattutto durante il ventennio fascista furono aperte nuove strade e sviluppata una modesta area industriale. Vennero edificati un nuovo cimitero, tra Sant'Andrea e Merna, e le prime strutture funzionanti dell'aeroporto, da cui nel luglio del 1935 decollò la 41.a squadriglia per la conquista dell'Etiopia.


A sud-est del centro cittadino spuntò una cittadella sanitaria, comprendente anche l'ospedale da cui, negli anni sessanta, il medico Franco Basaglia avrebbe dato avvio alla controversa riforma dell'istituzione psichiatrica italiana.[18]


Tuttavia, come ha messo in evidenza Elio Apih, riferendosi all'intera Venezia Giulia, «...questi investimenti non solo soddisfacevano solo in parte modesta le esigenze della popolazione, ma erano anche assai poco organicamente distribuiti, per lo più secondo la logica di interessi cittadini e industriali o comunque politici.»[19]


Per quanto riguarda i rapporti interetnici, fin dalla metà degli anni venti il regime fascista aveva iniziato ad applicare anche a Gorizia, come nel resto della Venezia Giulia, la politica di snazionalizzazione degli Sloveni presenti sul territorio. Si diede prima l'avvio all'italianizzazione dei toponimi, poi, dal 1927 si procedette anche a quella dei cognomi e, nel 1929, l'insegnamento in sloveno venne definitivamente bandito da tutte le scuole pubbliche cittadine di ogni ordine e grado. In città la lingua slovena fu ancora utilizzata per alcuni anni negli Istituti religiosi diocesani, grazie alla protezione e al prestigio personale dell'arcivescovo di Gorizia Francesco Borgia Sedej, fautore del dialogo interetnico e massimo punto di riferimento dei cattolici goriziani. Nel 1931, subito dopo le dimissioni e la morte di Sedej, lo sloveno fu estromesso, come idioma veicolare, anche dalle scuole diocesane.


Tale politica vessatoria, accompagnata da violenze e sopraffazioni (fra cui l'assassinio del compositore sloveno Lojze Bratuž in una frazione di Gorizia), ebbe pesanti ripercussioni nei già deteriorati rapporti fra le nazionalità e suscitò la delle organizzazioni antifasciste slovene come il TIGR. A partire dal 1941, con l'invasione nazifascista della Jugoslavia, le autorità fasciste procedettero all'internamento in campi di concentramento (Campo di concentramento di Arbe, Campo di concentramento di Gonars, Visco, Poggio Terza Armata[20]), di un certo numero di "allogeni" (o "alloglotti") residenti sia in città sia nella sua provincia, molti dei quali non fecero più ritorno, decimati dalle malattie e dall'inedia.


Nel corso della seconda guerra mondiale, subito dopo la resa italiana dell'8 settembre 1943, il Goriziano fu teatro di scontri tra i due ex alleati italiani e tedeschi, che dalla città capoluogo prese nome (battaglia di Gorizia). Per un breve periodo (1943-1945) fu posta sotto l'amministrazione militare tedesca e inclusa nell'Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico), un Governatorato che a sua volta venne posto sotto il diretto controllo di Friedrich Rainer, Gauleiter della Carinzia.


Con l'arrivo dei partigiani jugoslavi a Gorizia nel maggio del 1945 iniziarono le epurazioni, che toccarono l'apice fra il 2 e il 20 maggio, nei confronti degli oppositori, o possibili oppositori, al regime (italiani soprattutto, ma anche sloveni). Si contarono 332 scomparsi, dei quali 182 civili e 150 militari, nel goriziano.


Secondo le ricerche dello storico Marco Pirina gli italiani furono deportati a Lubiana all'interno di un ex manicomio riadattato a campo di concentramento.[21][22]


Sulla base delle suddette ricerche storiografiche la responsabilità dell'accaduto viene attribuita da Pirina a Francesco Pregelj, commissario del popolo del IX Corpus[23][24]. Tuttavia, nel 2010 la Corte di cassazione ha smentito che le ricerche di Pirina tese a colpevolizzare Pregelj e altri abbiano reale fondamento storico, condannando lo storico a risarcire per diffamazione i partigiani accusati e i loro eredi[25].


Al termine del conflitto, con il trattato di pace, il comune dovette cedere i tre quinti circa del proprio territorio alla Jugoslavia con il 15% della popolazione residente. Il centro storico e la massima parte dell'area urbana della città restarono però in territorio italiano.



Dopoguerra e ripresa |




Corso Giuseppe Verdi nel XX secolo.


In territorio jugoslavo restò tuttavia parte della periferia situata a settentrione e ad oriente (le frazioni di Salcano, San Pietro e Vertoiba) come anche gran parte della provincia. Il confine attraversava una zona semicentrale della città lasciando nella parte slovena, oltre alle frazioni summenzionate, anche molti edifici e strutture di pubblica utilità. Tra queste ultime la stazione ferroviaria di Gorizia Montesanto che si trovava sulla linea ferroviaria Transalpina collegante la "Nizza austriaca", come veniva chiamata la città, all'Europa Centrale. La piazza antistante la stazione, suddivisa tra le due nazioni, fin dal 2004 è stata resa visitabile liberamente su entrambi i lati dopo l'abbattimento di parte della rete confinaria avvenuto con l'entrata della Slovenia nell'Unione europea. Al centro di essa sorgono un mosaico e una piastra metallica commemorativa che segna il tracciato del confine tra i due Stati.


Nella parte della città in territorio sloveno fu edificata negli anni cinquanta Nova Gorica, per volontà della dirigenza politica jugoslava, in quanto i territori della Provincia di Gorizia annessi alla Jugoslavia, chiusa la frontiera con l'Occidente considerato nemico, erano rimasti senza un centro amministrativo ed economico verso il quale potessero gravitare.


Paragonata a Berlino[26]
, tagliata in due dal confine protetto da torri armate di mitragliatrici, Gorizia ha rappresentato, nella seconda metà degli anni quaranta e negli anni cinquanta, un valico clandestino per molti cittadini jugoslavi e dei paesi del patto di Varsavia, integratisi perfettamente nel tessuto economico e sociale della città. In realtà, dopo la rottura di Tito con i paesi del blocco sovietico nel 1948, Gorizia, pur vivendo diversi momenti di tensione (nel 1953 Tito minacciò di voler prendere Gorizia e Trieste con le armi, radunando centinaia di migliaia di reduci a Okroglica, a meno di 10 km dalla città), vide i rapporti normalizzarsi progressivamente, soprattutto grazie agli accordi di Udine con cui venne introdotto il "lasciapassare" che semplificava le procedure per varcare la frontiera. Nel corso degli anni sessanta, Gorizia ha avviato un rapporto di buon vicinato con la consorella slovena (all'epoca jugoslava), sorta nel decennio immediatamente successivo alla definizione del confine del 1947: infatti, incontri culturali e sportivi hanno spesso messo in contatto e unito le due città. La presenza di una comunità slovena a Gorizia ha giocoforza catalizzato la collaborazione. Gli accordi di Osimo, sancendo definitivamente lo status quo confinario, contribuirono molto alla rappacificazione definitiva con la Jugoslavia, e poi con la successiva Repubblica di Slovenia. A tutt'oggi permangono deboli attriti tra le due città, in particolare su temi quali l'inquinamento, le rivendicazioni degli esuli e dei neo-irredentisti, lo sfruttamento idroelettrico del fiume Isonzo. Una barriera è rappresentata dalla lingua: pochi giovani goriziani non appartenenti alla minoranza slovena conoscono lo sloveno, pertanto, benché molti sloveni conoscano l'italiano, potrebbe esserci un problema di incomunicabilità per il futuro.



Gorizia europea |


Il 21 dicembre del 2007 la Slovenia è entrata a tutti gli effetti nel trattato di Schengen e le città di Gorizia e Nova Gorica sono oggi senza interposti confini. Il legame sempre più forte che le unisce ha permesso alle due città di avviare un processo di formazione di un polo di sviluppo unico che riveste e rivestirà sempre più una notevole importanza ai fini della cooperazione e collaborazione fra l'Italia e la Slovenia. A tale proposito sono stati messi a punto recentemente progetti di mutuo interesse e una serie di incontri bilaterali o multilaterali che interessano non solo i due municipi ma anche altri centri limitrofi. Fra questi ultimi segnaliamo, a titolo indicativo, gli incontri che si tengono periodicamente fra le giunte municipali di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba per mettere a punto strategie comuni e creare nuove sinergie per lo sviluppo economico della regione.
Gorizia negli ultimi anni sta conoscendo una lenta ma costante rinascita sia a livello infrastrutturale sia sociale.



Onorificenze |




Gorizia vista dal monte Calvario.


La città di Gorizia è tra le città decorate con la Medaglia d'oro alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale per le azioni "altamente patriottiche" compiute dalla città nel Risorgimento, dai moti insurrezionali del 1848 alla fine della prima guerra mondiale nel 1918. È tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione perché è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici patiti dalle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale:











Medaglia d'oro alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale
«In ricompensa delle benemerenze acquistate nella lotta sostenuta in difesa della nazionalità italiana e per il lungo martirio di guerra eroicamente sopportato. Impegnata già dal 1815 nel movimento di liberazione nazionale, Gorizia costituì uno dei centri più attivi dell'irredentismo italiano fra il 1866 e il 1918. Il 9 agosto 1916, cinque giorni dopo la VI battaglia dell'Isonzo, costata 20.000 morti, le truppe italiane occuparono la città»
— 15 luglio 1926 [27]










Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valor militare
«Luce di civiltà italiana da secoli lontani; speranza d'eroi che per lei offrirono la vita congiungendola alla Patria nel ciclo conclusivo del Risorgimento; intrepida sempre nella difesa delle sue tradizioni; dava, anche nelle recenti fortunose vicende, col sangue dei suoi figli, la prova del suo indistruttibile patriottismo, segnando di luce gloriosa l'epopea partigiana. Sacra agli Italiani, per la sua incorruttibile fede e per le chiare gesta dei suoi figli, ormai affidate alla storia. Esempio di quanto possano l'animo ed il braccio nella difesa dei vincoli della stirpe e della civiltà, monito alle generazioni future dell'Italia e del mondo. 1848 - 1870; 1915 - 18; 1943 - 47»
— 14 maggio 1948 [28]


Monumenti e luoghi d'interesse |





Panorama Gorizia (estate) 1.jpg


Ingrandisci

Vista panoramica della zona nord-est della città.









Architetture religiose |




La facciata del Duomo di Gorizia.




  • Duomo, dedicato ai santi aquileiesi Ilario e Taziano ed elevato al rango di cattedrale nel 1752, è il principale edificio ecclesiastico di Gorizia. Deriva da una chiesetta, anch'essa intitolata ai due santi, eretta probabilmente a cavallo tra il XIII ed il XIV secolo e successivamente incorporata alla vicina cappella di Sant'Acazio.


  • Chiesa di Sant'Ignazio, è un edificio barocco eretto fra il 1654 e il 1723-1724, che fu consacrato solo nel 1767. Mentre la facciata è una sintesi di elementi austriaci e romani l'interno è di derivazione schiettamente romana e contiene tele e affreschi pregevoli.


  • Sinagoga di Gorizia, si trova nell'area del vecchio ghetto. Costruita nel 1756, sostituì un oratorio eretto provvisoriamente nel 1699 come luogo di preghiera comunitaria.





  • Chiesa di Sant'Ignazio, iniziata su impulso dei Gesuiti a metà del XVII secolo e conclusa appena nel 1723.

    Chiesa di San Giovanni, ubicata nell’omonima via, la chiesa era stata fatta erigere nel 1580 per culto privato dalla famiglia Dornberg e fu dedicata a S. Giovanni Battista ed ai Ss. Vito e Modesto. Il 19 maggio 1593 fu consacrata dal vescovo Francesco Barbaro (come è testimoniato da una targa sulla parete interna). Nel 1615 la chiesa venne donata, assieme alla casa annessa, ai Gesuiti che la utilizzarono come Collegium (molto frequentato da giovani che provenivano dalle zone limitrofe ed anche dalla Repubblica di Venezia). Quando i Gesuiti, alla fine del ’600, costruirono un nuovo tempio (S. Ignazio) ed un nuovo Collegium (il Verdenbergico che sorgeva dove oggi c’è la biblioteca statale) lasciarono la chiesa di S. Giovanni, che all’epoca era circondata da un cimitero. Nel corso dell’Ottocento vennero eseguiti dei lavori di abbellimento. Durante la prima guerra mondiale venne notevolmente danneggiata. La chiesa ha la pianta a croce e presenta la navata centrale cui sovrasta un soffitto con volta a crociera (fino al 1979 era ornata da medaglioni con le effigi dei quattro evangelisti), l’abside con il presbiterio (che era delimitato da una balaustra in pietra a colonnine), due cappelle laterali e la cantoria sopra il portale in cui è collocato un vecchio organo.

  • Chiesa di San Rocco (immagini),[29] eretta alla fine del XV secolo per servire una piccola comunità agricola sorta poco lontano dalla città antica di Gorizia, se ne hanno notizie già nel 1497, l'altare maggiore della piccola chiesa fu consacrata l'ultima domenica di agosto del 1500 da Pietro Carlo Vescovo di Caorle. L'edificio di culto mantenne le dimensioni di semplice cappella fino ai primi del XVII secolo quando, passata la terribile pestilenza del 1623, i borghigiani decisero di ampliarla ed abbellirla. Chiamarono per lo scopo Palma il Giovane, del quale è possibile ammirare la pala posta nell'abside della chiesa, dove si notano i Ss. Sebastiano e Agostino rispettivamente alla destra e alla sinistra di San Rocco, osservati benignamente dalla Madonna. La chiesa e l'altare maggiore vennero consacrati dal Vescovo di Trieste Pompeo Coronini il 23 agosto del 1637 e da quella data si fa risalire la prima sagra di San Rocco che ancora oggi suscita grande interesse in città e Regione (già nell'agosto del 1500, dopo la consacrazione della cappella, ci fu una festa da ballo). Altri interventi furono una via Crucis di Antonio Paroli del 1750, e la facciata neoclassica attuale che si deve a Giovanni Brisco, del 1898. Il contesto è impreziosito da altri due monumenti: il Seminario Teologico Centrale, progettato dal benedettino Padre Anselmo Werner e oggi sede del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell'Università di Trieste, e la fontana con l'obelisco (inaugurata il 25 aprile del 1909) prospiciente la chiesa, dono di un famoso borghigiano, l'architetto Antonio Lasciac Bey, che fu per molta parte della sua vita architetto ai palazzi khediviali in Egitto.


    Chiesa di San Giovanni



  • Chiesa di Santo Spirito,[30] eretta su commissione dei Rabatta, famiglia nobile di origini toscane, nel Borgo antico, in prossimità del Castello. L'edificio, costruito in stile gotico fra il 1398 e il 1414, custodisce una bella croce lignea del Seicento (in copia, dal momento che l'originale si può ammirare nei musei provinciali) e un'Assunta, attribuita a Fulvio Griffoni

  • Chiesa dell'Immacolata, pregevole edificio di gusto barocco edificato nel XVII secolo nei pressi dell'odierno Municipio. La chiesa venne edificata tra il 1647 e il 1685 come esempio del “Barocco Goriziano” tipicamente espresso da fasto e raffinato senso artistico. Seppure nelle modeste dimensioni gli interni riecheggiano gli stili delle vicine Venezia e Vienna. L’Immacolata Concezione costituita da un’unica navata con solo un’abside, nel XVII secolo presentava più altari lignei laterali e un soffitto riccamente decorato con stucchi floreali che incorniciavano dipinti di forma ovale e rappresentanti La gloria di Santa Maria Assunta.



    La sinagoga di Gorizia, costruita nel XVIII secolo.



  • Chiesa Esaltazione della Croce, La cappella inclusa nell’complesso del palazzo Cobenzl, sede dal 1751 dell’Arcivescovado di Gorizia, è stata edificata nel 1746. L’ingresso principale, sormontato dallo stemma della casa Codelli, è sovrastato da un balcone con balaustra. La pianta dell’edificio ovale è scandita da paraste che reggono un cornicione sovrastato da una copertura a volta. L’aula e l’altare, con un tabernacolo in marmo bianco e la mensa sostenuta da due statue con angeli, sono illuminati da una lanterna centrale, frutto di un rifacimenti risalente al 1878.

  • Chiesa del Sacro Cuore, nella chiesa sono presenti una grande pala dietro all’altare realizzata dalla pittrice goriziana Galli. Questa rappresenta il Sacro Cuore troneggiante sopra all’altare sormontato dall’ostia e il calice raggianti e con a fianco S. Margherita Maria e San Claudio de la Colombière, sotto il pontefice Pio XI che offre la corona delle regalità e mons. Margotti che presenta il modello della Chiesa. Diversi validi artigiani impreziosirono con la loro maestria questa chiesa, tra questi gli argentieri Egidio Lipizer e Giuseppe Leban. Anche i dipinti ivi racchiusi e rappresentanti S. Giuseppe, S. Francesco Saverio, S. Antonio, e S. Gaetano vennero dipinti dalla pittrice goriziana Galli.

  • Chiesa dei Frati Cappuccini, sede del convento dei frati Cappuccini. La fondazione del convento risale, per volere della Provincia Veneta, al 1591, e diciotto anni più tardi, sotto le pressioni dell’Arciduca Ferdinando, diventa la sede della curia del Commissariato di Stiria, che soltanto un anno prima, nel 1608, si era staccato dalla provincia Austro-Boema. Del convento, per come appariva in quegli anni, resta però ben poco. In gran parte andò distrutto durante la Grande guerra e appena nel 1926 venne nuovamente edificato, stavolta grazie ai frati Cappuccini che vi si erano insediati tre anni prima.

  • Chiesa di San Giusto, le origini della chiesa di San Giusto, consacrata nel 1926, sono strettamente legati alle sorti di Villa Locatelli, acquistata dai Fatebenefratelli dalla baronessa Carlotta de Hagenauer nel 1923. Oggi come allora le due strutture sono posizionate in una posizione ottimale rispetto al centro cittadino, che dista a poche centinaia di metri, e anche dalla vicina stazione ferroviaria.

  • Chiesa dei Ss. Vito e Modesto, la Chiesa nacque per volere del barone Gian Vito Del Mestri, la prima pietra della Chiesa fu posta dal vescovo Massimiliano Vaccano il 18 novembre 1656, dedicata a S. Vito, in onore del suo grande fondatore. Nel 1768-69 la chiesa fu restaurata e ingrandita, con la facciata e l'interno d'aspetto barocco. La chiesa distrutta nel 1916, durante la prima guerra mondiale, rimase per parecchi anni in pieno abbandono; venne ricostruita tra il 1926 ed il 1928, e riconsacrata nel 1929. Negli anni Settanta, con la ristrutturazione postconciliare, sono stati tolti il pulpito in legno di noce, la balaustra di marmo, il quadro di S. Barbara (ora nella chiesa di Maria SS. Regina in Via Montesanto) e le antiche stazioni della Via Crucis.



Piazze |




Vista notturna di Piazza della Vittoria






  • Scorcio di Piazza Sant'Antonio

    Piazza della Vittoria, la più ampia della città, su cui si affaccia la Chiesa di Sant'Ignazio. Troviamo anche la Casa Torriana, di origine cinquecentesca, oggi sede della Prefettura. Fra i molti ospiti illustri che vi abitarono, ci fu anche Giacomo Casanova, che vi soggiornò nel 1773. Al centro della Piazza si trova la Fontana del Nettuno, eseguita verso la metà del 1700 dal padovano Marco Chiereghin su progetto di Nicolò Pacassi, mentre davanti alla Chiesa di Sant'Ignazio si trova la Colonna di Sant'Ignazio, donata dal Conte Andrea di Porcia e qui collocata nel 1687.

  • Piazza Sant'Antonio, delimitata da un arioso colonnato, che un tempo apparteneva al chiostro di un convento fondato nel XIII secolo - come vuole la leggenda - da Sant'Antonio da Padova. Sulla piazza si affacciano due fra i più interessanti palazzi della città, il Palazzo dei Baroni Lantieri e il Palazzo dei Conti di Strassoldo.

  • Piazza della Transalpina, con un piede in Italia ed uno in Slovenia, la Piazza che si sviluppa vicino all'omonima stazione, venne inaugurata alla presenza dell'erede al trono austroungarico l'Arciduca Francesco Ferdinando il 19 luglio 1906. A seguito della Seconda Guerra Mondiale venne tracciato il nuovo confine tra Italia e Jugoslavia e la piazza venne divisa in due parti dal cosiddetto "Muro di Gorizia", ovvero una recinzione ad altezza d'uomo. La Transalpina divenne uno dei simboli della separazione politico-ideologica tra l'Europa occidentale e quella orientale durante gli anni della guerra fredda. La rete divisoria è stata abbattuta con l'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea nel 2004; in tale occasione, il centro della piazza è stato impreziosito dal mosaico circolare realizzato dal triestino Franco Vecchiet. Una fila di pietre indica con un effetto grafico la linea di confine sulla quale sorgeva la rete.

  • Piazza Cavour, delimitata dalla lineare facciata del Palazzo degli Stati Provinciali, che ora ospita la Questura. Edificato nel 1200 ed ampliato nel 1500, il palazzo fu la sede dei "padri della patria goriziana", l'assemblea, di cui facevano parte rappresentanti della nobiltà, del clero e della contea, che amministrò per sei secoli la città e il suo territorio. Sulla piazza si affacciano altri antichi palazzi: la cinquecentesca Casa del Comune, con il caratteristico sporto ai piani superiori, dimora del Gastaldo; la Casa degli Ungrispach, una delle più antiche della città, in stile tardo gotico, sulla cui facciata spicca una targa con la data MCCCCXLI; le antiche case all'imbocco di via Rastello.

  • Piazza Edmondo De Amicis, dominata dalla facciata di quello che è probabilmente il più bel palazzo goriziano, Palazzo Attems Petzenstein, realizzato su progetto di Nicolò Pacassi e terminato intorno al 1754 in stile rococò. La facciata del palazzo - con un corpo centrale aggettante e due ali laterali - culmina con un'elegante balaustra decorata con statue. Imponente anche l'interno, sede dei Musei Provinciali. Antistante il Palazzo una volta c'era la fontana dell'Ercole, tolta in seguito per motivi di viabilità.




  • Dettaglio di Piazza della Transalpina

    Piazza del Municipio, nel pieno centro cittadino, la Piazza ospita il Palazzo Attems-Santa Croce, oggi sede del Municipio.

  • Piazza San Rocco, poco distante dal centro storico, la Piazza ospita la chiesa di San Rocco consacrata nel 1637 dal goriziano Pompeo Coronini. Antistante la chiesa si trova la fontana-obelisco inaugurata il 25 aprile 1909 progettata dall’architetto Antonio Lasciac, alta 8 metri e 10 centimetri è composta da tre parti principali: il basamento, le vasche e l’obelisco.

  • Piazza Cesare Battisti, la Piazza si affaccia sui Giardini Pubblici dove è stata collocata la statua dedicata al bersagliere Enrico Toti, morto il 6 agosto 1916 durante la Sesta Battaglia dell'Isonzo. Il monumento risale al 1958 ed è opera dello scultore bersagliere Mario Montemurro. Enrico Toti è raffigurato privo della gamba sinistra, con il classico cappello piumato dei bersaglieri in testa e la leggendaria stampella, lanciata poco prima di morire verso le trincee nemiche. Il basamento posto sotto la statua riporta un'unica frase, "Al Bersagliere Enrico Toti eroe nazionale caduto il 6 agosto 1916".

  • Piazza San Francesco D'Assisi

  • Piazza Divisione Julia

  • Piazza Nicolò Tommaseo (Piazzutta)

  • Piazza Bratuz (Piedimonte del Calvario)

  • Piazza San Giorgio (Lucinico)

  • Piazza Sant'Andrea (Sant'Andrea)

  • Piazzale Umberto Saba

  • Piazzale della Casa Rossa

  • Piazzale Medaglie D'oro

  • Piazzale Martiri della Libertà

  • Piazzale Seghizzi

  • Piazzale Divisione Mantova



Architetture civili |





Palazzo Coronini Cronberg dove il 6 novembre 1836 morì Carlo X




In palazzo Strassoldo, sito nella zona del Duomo, vi stabilì l'entourage di Carlo X. Vi soggiornò anche il famoso matematico Cauchy.


  • Teatro "Verdi", il Teatro di Società fu costruito nel 1740 su iniziativa di Giacomo Bandeu, appaltatore dei dazi per la Contea di Gorizia, i cui metodi avevano fatto esplodere la cruenta rivolta dei Tolminotti. L'edificio andò a fuoco per un incendio il 26 marzo 1779 (è ironia della sorte, o forse anche coincidenza non casuale, che sempre il 26 marzo ma del 1713, fosse scoppiata la detta rivolta). L'attuale teatro, riedificato a cura del figlio di Bandeu, Filippo, che affidò il progetto all'udinese Ulderico Moro e l'affrescatura al cividalese Francesco Chiarottini, risale al 1782. La struttura conobbe diverse difficoltà di ordine finanziario: chiuse già nel 1797, per riaprire nel 1799, finché nel 1810 fu ceduto a una società di nobili che negli anni seguenti lo modificarono profondamente: nel 1856, furono ridipinti gli interni, nel 1861 rifatta la facciata. Fu luogo di numerose azioni irredentiste, tra cui quella per il carnevale del 1867 che costò 6 anni di carcere duro a Carlo Favetti. Alla fine dell'Ottocento fu dedicato a Giuseppe Verdi. Dopo recenti restauri, è tornato il principale edificio culturale della città, cui si sono affiancati nel corso del secondo dopoguerra l'Auditorium della Cultura Friulana e i due centri cultuali della comunità slovena, il Kulturni Dom (casa della cultura) ed il Kulturni Center Lojze Bratuž (Centro culturale Lojze Bratuž).


Architetture militari |




Il castello di Gorizia



  • Castello di Gorizia, forse il più noto monumento della città, sorge sul punto più alto di un ripido colle. Il maniero accoglie i visitatori con un leone veneziano, che però non è quello che fu apposto dalla Repubblica Veneta durante la breve occupazione della città (1508-1509) bensì dal governo fascista, al termine di un radicale restauro, conclusosi nel 1937. Con tale restauro, resosi necessario a seguito dei gravi danni subiti dall'edificio durante la Grande Guerra, non venne però ripristinato il palazzo rinascimentale precedente, intonacato di bianco, bensì le sembianze che aveva probabilmente il Castello nel Trecento, al tempo del massimo splendore dei Conti, con la pietra a vista, prestando particolarmente attenzione però a ricostruirlo con una merlatura guelfa, per simboleggiarne la pretesa italianità, al posto di quella originale ghibellina, simbolo di fedeltà all'Impero. Ad occidente del castello sorge il centro storico della città con la Cappella del Santo Spirito e il borgo medievale.


Archeologia industriale del quartiere Straccis |




Gorizia vecchia


A partire dal Settecento, su impulso di Maria Teresa, il Goriziano conobbe l'industria. Ciò si deve soprattutto allo spirito imprenditoriale della famiglia Ritter de Zahony, che in seguito a fortunate speculazioni si arricchì e poté investire, aprendo a Gorizia nel 1819 uno stabilimento per la raffinazione dello zucchero di canna, nel 1839 un mulino moderno, nel 1854 uno stabilimento per la lavorazione della seta, nel 1861 una cartiera, nel 1868 una tintoria e nel 1880 una fabbrica di cellulosa. Non molto è visibile ormai, ad eccezione del villaggio operaio del 1871, conservatosi pressoché intatto, benché si tratti di case private, tuttora abitate e vissute. In tale villaggio ancora si riconoscono due tipi di abitazione, quelle per 1-2 famiglie, e quelle per così dire con scopi sociali, ospitanti lavanderie comuni, una scuola, sale riunioni. Un altro edificio degno di nota è villa Ritter, appartenuta alla stessa famiglia, oggi in corso di ristrutturazione.



Altri edifici e luoghi di interesse |




Costruito nel 1938 su progetto di Ghino Venturi, il Sacrario militare di Oslavia custodisce le spoglie di 57.740 soldati, morti nelle battaglie di Gorizia.



  • Museo di storia e arte

  • Museo della Grande Guerra

  • Piazza della Transalpina

  • Palazzo Attems Santa Croce

  • Palazzo Attems Petzenstein

  • Palazzo Coronini Cronberg

  • Palazzo Lantieri

  • Sacrario Militare di Oslavia

  • Palazzo ex GIL

  • Palazzo Alvarez, sede distaccata dell'Università di Udine a Gorizia e dell'Università di Nova Gorica a Gorizia

  • Seminario Minore, sede distaccata dell'Università di Trieste a Gorizia

  • Villa Ritter



Aree naturali |




Il parco del Comune di Gorizia.






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Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali e parchi urbani nel Comune di Gorizia.








«Un ornamento particolare della città sono i numerosi giardini, in parte assai estesi, che nell'interno circondano i palazzi e le case. Qui soprattutto si notano chiaramente gli effetti del mite clima goriziano.»


(Carl von Czoernig-Czernhausen)

Gorizia, già definita la Nizza austriaca, colpisce per l'abbondante quantità di verde che non solo la circonda, ma la compenetra.


Vi sono numerosi parchi e giardini pubblici all'interno della città, oltre quelli che circondano le molte ville ottocentesche. Vi sono poi spazi verdi restati allo stato naturale, quali il Parco del Castello e la Valletta del Corno, che si estende tra il rione di Straccis ed il centro cittadino, lungo il corso del torrente Corno, dove sono presenti anche appezzamenti di terreno a destinazione agricola.


Lungo il corso del fiume Isonzo si snodano alcuni parchi di notevole valore paesaggistico, fra cui quello di Piuma-Isonzo, costituito da una parte fluviale e una collinare boscosa, e quello della Campagnuzza, che presenta un ambiente di bosco golenale. Tra le superfici non protette, è particolarmente suggestivo il primo tratto del fiume Isonzo in territorio comunale, incassato in una gola dalle cui pareti sgorgano acque sorgive, con copertura vegetale estremamente varia, e l'ultimo tratto tra le frazioni di Sant'Andrea e Lucinico, contraddistinto da una vasta distesa di pioppi e salici.




Il monte Sabotino visto da Gorizia.


Altro complesso boschivo è quello del monte Calvario, che saldandosi a quello del monte di Piuma del già citato Parco Piuma-Isonzo forma un corpo unico di svariate centinaia di ettari e, infine, la zona del monte Sabotino, rilievo prealpino di natura carsica.


Appena oltre confine l'"assedio" dei boschi continua, con l'esuberante vegetazione del Monte Mark (San Marco) e della Kostanjevica-Panovec (Castagnevizza-Panovizza). Inoltre, la grande Selva di Tarnova (Trnovski gozd, diverse migliaia di ettari) dista da Gorizia meno di quindici chilometri. Da citare inoltre il Parco dell'Isonzo, Campagnuzza, i giardini pubblici di Gorizia e le Rovine di Villa Frommer con il parco.





Panorama Gorizia (estate) 3b.jpg


Ingrandisci

Vista panoramica della zona ovest della città.





Società |



Evoluzione demografica |


Abitanti censiti[31]






Etnie e minoranze straniere |









«Per i triestini Gorizia è Venezia Giulia, per i friulani è Friuli, per gli sloveni semplicemente roba loro. Gorizia, di chi sia nessun lo sa.»


(Paolo Rumiz, La leggenda dei monti naviganti)

La città si trova, fin da epoca medievale, al crocevia tra il mondo latino e quello slavo ed è attualmente punto d'incontro e di confronto tra due grandi realtà nazionali che condividono lo stesso destino europeo: quella slovena e quella italiana. Quest'ultima si articola in massima parte, a Gorizia e nella sua regione di appartenenza, in due aree linguistico-culturali: la friulana e la bisiaco-triestina. Fino alla Grande guerra erano anche presenti in città due componenti minoritarie, ma socialmente e politicamente influente: quella israelita e quella austro-tedesca (i germanofoni costituivano l'11% circa della popolazione urbana totale secondo i dati del censimento del 1910). La complessità etnica della città e della sua zona di influenza ha provocato, negli ultimi due secoli, una serie di attriti, frizioni e talvolta anche di scontri interetnici. Nella seconda metà del XIX secolo, e nei primi decenni del secolo successivo, si erano andate sviluppando tensioni politiche e sociali tra la componente romanza (friulana, venetofona e regnicola[32]) e quella slava (slovena, croata, serba) della città, a causa del diffondersi dei rispettivi nazionalismi. Fu all'epoca che nacque il Partito Cattolico Popolare Friulano, guidato da Luigi Faidutti e Giuseppe Bugatto, che aveva però il suo punto di forza non a Gorizia, ma nelle campagne del goriziano e nei piccoli centri del Friuli orientale.


Le tensioni fra la componente slava e quella romanza transitarono irrisolte negli ultimi anni di governo asburgico e nel primo dopoguerra, dopo l'annessione della città all'Italia. L'avvento del fascismo e la politica di italianizzazione messa in atto dal regime mussoliniano determinarono, dopo il 1922, un ulteriore inasprimento dei rapporti interetnici, costellati da violenze e soprusi di ogni tipo nei confronti della minoranza slovena presente in città.


Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e l'invasione italo-tedesca del regno di Jugoslavia, Gorizia si trovò coinvolta in una crudele guerra che coinvolse le varie etnie, talvolta combattuta all'interno delle stesse mura cittadine, che raggiunse il suo culmine negli ultimi anni del conflitto e subito dopo la seconda guerra mondiale, prima durante l'annessione alla Germania nazista (1943-1945) e successivamente durante l'occupazione jugoslava (1945), durante i quali la popolazione goriziana subì eccidi, sopraffazioni e deportazioni che colpirono alternativamente i diversi gruppi etnici.


Da ricordare la componente ebraica della città, in prevalenza ashkenazita, proveniente cioè dall'Europa centrale germanofona e da quella orientale, che ha lasciato numerosi segni e donato a Gorizia personaggi illustri: Michelstaedter, e altri ancora. Essa era pienamente integrata nella città e alcuni ebrei furono ferventi patrioti italiani (ad es. Carolina Luzzatto e Graziadio Isaia Ascoli, il quale era però di origine livornese). La vitale comunità ebraica di Gorizia fu praticamente cancellata con la deportazione e lo sterminio nei lager tra il 1943 e il 1944. Al deportato più giovane, Bruno Farber, è stato dedicato il giardino adiacente la sinagoga: aveva tre mesi. Il 23 aprile 2009[33] si è svolto, dopo oltre sessant'anni, il primo matrimonio con rito ebraico nella locale sinagoga, tra due cittadini israeliani di cui uno originario di Gorizia.


Secondo i dati ISTAT al 1º gennaio 2015 la popolazione straniera residente era di 3 273[34] persone.
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:




  1. Cossovo, 557


  2. Bosnia ed Erzegovina, 412


  3. Slovenia, 344


  4. Romania, 203


  5. Cina, 188


  6. Serbia, 179


  7. Croazia, 167


  8. Marocco, 149


  9. Macedonia, 138


  10. Ucraina, 122



Lingue e dialetti |



Le vicissitudini storiche |




Porta Leopoldina, costruita nel XVII secolo in onore della visita di Leopoldo I d'Asburgo.






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Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua friulana, Friulano goriziano, Diffusione dello sloveno in Italia, Lingua veneta e Dialetto bisiaco.








«Loquitur hic illyrice, italice et germanice»


(Hugo Blotius, resoconto di un suo viaggio del 1571)

Gorizia è una città tradizionalmente multilingue. Originariamente le lingue parlate erano tre: il friulano (maggioritario), il tedesco e lo sloveno (minoritario in città, ma molto diffuso nelle campagne e nei villaggi limitrofi). Alle soglie dell'era moderna iniziò a propagarsi a Gorizia anche il veneto, portato prima dalle truppe di occupazione della Serenissima (1508-1509), poi dagli immigrati. Principali lingue amministrative, in età bassomedievale, furono invece il tedesco e il latino (in tale idioma venivano redatti tutti gli atti giudiziari). Il latino fu anche la più importante lingua scritta e di cultura nell'Europa medievale, cui si affiancarono successivamente (dal XVI secolo), sia il tedesco, sia l'italiano, quest'ultimo con chiare influenze venete, in particolare durante il regno di Maria Teresa.


L'italiano sembrò prevalere sul tedesco nel Seicento, perché utilizzato come lingua d'insegnamento, insieme al latino, in alcune prestigiose scuole appartenenti all'ordine dei gesuiti. Nel secolo successivo si assistette invece a una ripresa del tedesco, determinata non solo dalla chiusura delle scuole gesuite (1773), ma anche dallo sviluppo di una burocrazia statale centralizzata, in massima parte germanofona. In età napoleonica (che a Gorizia durerà meno di un quinquennio, dal 1809 al 1813) l'italiano farà la sua ricomparsa nelle scuole e nei pubblici uffici, per essere nuovamente sostituito dal tedesco durante la Restaurazione. Negli anni sessanta dell'Ottocento si ebbe un processo di ampliamento e consolidamento del plurilinguismo, che sembrò divenire inarrestabile nei tre decenni successivi e che coinvolse anche il gruppo etnico sloveno e quello tedesco[35].


Una frangia della borghesia goriziana, che aveva l'italiano come lingua di cultura e d'uso (insieme al veneto e/o al friulano), fece in parte sue le dottrine nazionaliste che in quegli anni si stavano diffondendo nel vicino Regno d'Italia, rivendicando l'impiego ufficiale di tale idioma. Tuttavia nel 1869 un censimento austriaco della città di Gorizia conteggiava i friulanofoni in 10.000 unità, gli slovenofoni in 3.500, i tedescofoni in 1.800 e gli italofoni in sole 1.000 unità (da notare il fatto che in detto censimento la componente friulana viene distinta da quella italiana). A partire dagli ultimi anni dell'Ottocento, anche il gruppo sloveno (e alcune frange minoritarie di quello friulanofono), che fino ad allora era stato propenso ad integrarsi nelle altre due componenti etniche della popolazione cittadina, iniziò a prendere sempre più coscienza delle proprie specificità etniche e linguistiche.


Se nel censimento del 1900 furono conteggiati solo 4.754 goriziani di lingua slovena, nel censimento successivo (1910 considerato da .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}alcuni[chi?] pilotato e quindi poco attendibile) se ne contarono 10.790, pari a circa un terzo della popolazione urbana totale (compresi quindi i regnicoli e gli altri stranieri residenti)[36]. A questi vanno aggiunti altri 5.679 locutori sloveni dei tre comuni limitrofi (Sant'Andrea, Piedimonte del Calvario e Lucinico) che fanno oggi parte del comune di Gorizia. I parlanti sloveni del territorio attualmente compreso nel comune di Gorizia, arrivavano, secondo il censimento del 1910, al 40% della popolazione totale, contro un 45% di italofoni (ai quali però vennero arbitrariamente ascritti anche i friulanofoni e i venetofoni) e un 9% di germanofoni.[37] Nell'intero territorio urbano e semi-urbano di Gorizia (comprendente, quindi anche i comuni di San Pietro di Gorizia, Vertoiba, e Salcano, che verranno annessi alla città negli anni venti), nel 1910 i parlanti sloveni erano il 51% contro un 39% di parlanti italiano (esclusi i cittadini del Regno d'Italia, quindi considerando italofoni anche friulanofoni e venetofoni).[37]


Con la guerra e la successiva annessione al Regno d'Italia, il gruppo slovenofono iniziò a decrescere mentre la componente italofona tornò ad incrementarsi (secondo il censimento del 1921, anche questo considerato da taluni[chi?] scarsamente attendibile) divenendo, durante il ventennio fascista, l'unica ad essere ufficialmente riconosciuta e censita.



La situazione linguistica attuale |




Un cartello trilingue posto ad indicare una scuola della città in italiano, friulano e sloveno


Dopo la fine del secondo conflitto mondiale la lingua tedesca, già fortemente regredita fin dagli anni dell'immediato primo dopoguerra (1918-1920), è scomparsa quasi completamente dalla città e attualmente il numero di germanofoni autoctoni è minimo.


Sopravvivono e sono vitali, oltre all'italiano standard, parlato dalla quasi totalità della popolazione (spesso insieme ad altri idiomi), la varietà goriziana della lingua friulana (particolarmente a Lucinico), lo sloveno (parlata quasi esclusivamente dalla comunità slovena presente in città e provincia; oltre alla variante standard, sono presenti sul territorio goriziano il dialetto carsolino, tradizionalmente parlato a Sant'Andrea, e il dialetto del Collio, tradizionalmente parlato a Piedimonte del Calvario), e il veneto nelle sue varietà coloniali. Quest'ultimo, la cui presenza è documentata in città fin dal XVI secolo, si andò imponendo sempre più nei secoli successivi (soprattutto nel Novecento) ed attualmente è ampiamente diffuso a Gorizia, grazie anche alla notevole immigrazione istriana (in particolare) prodottasi nel secondo dopoguerra. Spesso è utilizzato come lingua franca nei contesti sociali informali.



Immigrazione |


Secondo i dati del censimento del 2001, a Gorizia risiedevano 1.475 cittadini stranieri, per oltre tre quarti provenienti dall'Europa (con una netta prevalenza di immigrati dell'area balcanica: sloveni, serbi, macedoni, croati, albanesi ecc.), seguiti a una certa distanza dagli africani di area magrebina (marocchini soprattutto). Sette anni più tardi, nel 2008 (ultime stime disponibili), gli stranieri residenti, per lo più di origine balcanica (come nelle precedenti rilevazioni censuali), erano passati a 2.610 con un aumento del 77% circa. Gorizia raccoglie attualmente circa la terza parte della comunità di nazionalità non italiana residente in provincia.



Religione |


I goriziani, siano essi appartenenti al gruppo etnico italiano o sloveno, sono in massima parte di religione cattolica romana. Va ricordato a tale proposito che Gorizia è sede arcivescovile fin dal 1751, anno in cui cessò di esistere il patriarcato di Aquileia e vennero erette appunto l'arcidiocesi di Gorizia e l'arcidiocesi di Udine. È presente fin dalla prima metà dell '800 una piccola comunità protestante originariamente luterana e divenuta, dopo la Prima Guerra mondiale, di culto evangelico metodista. La comunità ebraica, un tempo fiorente, si è invece praticamente estinta, come si è già avuto modo di sottolineare. Nel 1969 è stata definitivamente chiusa la sinagoga per mancanza di fedeli.[38] Fra gli immigrati sono diffuse anche altre confessioni cristiane e le religioni musulmana, induista e buddhista, che contano in città un numero limitato di aderenti.



Cultura |



Media |



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Televisione |



  • Canale 6 - TVM

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Redazioni di Gorizia:



  • Rai Friuli-Venezia Giulia

  • Telefriuli

  • Telequattro



Arte |


I Musei di Gorizia, posseggono una importante collezione di Antonio Rotta, nato a Gorizia e naturalizzato veneziano, che fu uno dei più importanti rappresentanti al mondo della Pittura di genere.



Musica |




Coro polifonico al concorso "C.A.Seghizzi"


Ogni anno si svolgono in questa città numerosi concorsi musicali internazionali. Tra questi bisogna citare in particolar modo quello riguardante il canto corale "C.A. Seghizzi", in cui decine di cori di altissimo livello e provenienti da ogni parte del mondo, si confrontano suddivisi in varie categorie. Il concorso Seghizzi rientra nel circuito del Gran Premio Europeo di Canto Corale, l'ultimo Gran Premio è stato ospitato a Gorizia nel 2004.


Di rilievo internazionale vi sono anche il concorso pianistico "Pecar" e il Concorso Internazionale di Violino "Premio Rodolfo Lipizer" organizzato dall'omonima Associazione, che svolge un'intensa attività culturale-artistica, regionale, nazionale e internazionale, promuovendo varie iniziative: Concorso Internazionale di Violino "Premio Rodolfo Lipizer", a cadenza annuale, giunto alla venticinquesima edizione, a cui finora hanno partecipato virtuosi violinisti di alto livello tecnico-interpretativo, provenienti da Nazioni dei cinque Continenti; l Convegno Internazionale sul Violino, concomitante al Concorso, su tematiche inerenti all'arte violinistica, e il Convegno Triennale Internazionale di Liuteria parallelo alla Mostra di Liuteria. Annualmente organizza "Concerti della Sera", "Concerti della Domenica", "Concerti di Grandi Interpreti", Concerti per le scuole medie inferiori e superiori denominati "I giovani e la musica".


Inoltre, negli ultimi anni, si sta affermando il Concorso Europeo di chitarra classica "Enrico Mercatali", la cui prima edizione risale al 2004, anno dell'ultimo allargamento dell'Unione Europea e che è organizzato dal Centro Chitarristico Mauro Giuliani sotto la direzione artistica del Maestro Claudio Pio Liviero. Oltretutto, durante tutto l'anno, si svolgono anche festival musicali, teatrali, di carattere storico e culturale di ogni genere che raccolgono artisti e relatori di carattere internazionale.


L'Ensemble Dramsam è un ensemble musicale vocale e strumentale, specializzato nell'esecuzione di musica antica, attivo nella città di Gorizia.



Cucina |



Dal punto di vista gastronomico, a Gorizia c'è un incontro della cucina tipica mitteleuropea, friulana e anche triestina che influenzano la cucina goriziana rendendola abbastanza ricca e varia.






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Lo stesso argomento in dettaglio: cucina goriziana.


Eventi |




  • filmforum / Convegno Internazionale di Studi sul Cinema e MAGIS Gorizia International Film Studies Spring School


  • Dies Domini (aprile), rievocazione medioevale in borgo Castello


  • Concorso Europeo di Chitarra Classica "Enrico Mercatali" (maggio), festival e concorso internazionale di chitarra classica


  • èStoria (maggio), festival internazionale della storia


  • Premio "Sergio Amidei" (luglio), concorso per la miglior sceneggiatura cinematografica


  • Musica Cortese (estate), festival internazionale di Musica Antica


  • Festival mondiale del Folklore e parata (agosto), festival che richiama e raggruppa molti dei migliori gruppi folkloristici del mondo, organizzato a cura della Pro Loco Gorizia


  • Mittelmoda - The fashion award (settembre), concorso internazionale per giovani stilisti, si svolge dal 1993


  • Gusti di frontiera (fine settembre), festival della cucina internazionale


  • Festival Vegetariano (luglio) festival nazionale del vegetarismo


  • Vinum Loci (ottobre), rassegna nazionale dei vini antichi e autoctoni


  • Pixxelmusic (dicembre) festival di arte e musica elettronica


  • Fiera di Sant'Andrea (dicembre) giostre e mercatini natalizi


  • Dolci di frontiera (dicembre) kermesse del gusto dedicata alle tipicità dolciarie della Mitteleuropa


  • Generazioni Elettroniche (novembre) incontro/concerto transfrontaliero sulla musica elettronica, organizzato dal DAMS dell'Università di Udine



Geografia antropica |



Circoscrizioni e quartieri |


Gorizia è una città molto varia che costituisce diversi quartieri, in particolare quelli di maggioranza friulana (borgo San Rocco, Lucinico e Piazzutta), slovena (Sant'Andrea) e giuliana (Campagnuzza). Gli altri quartieri sono riportati nell'elenco sottostante.
Fra parentesi le denominazioni in friulano e sloveno.



  • Borgo Castello

  • Campagnuzza

  • Centro


  • Lucinico (Lucinîs o Luzinîs, Ločnik)

  • Madonnina del Fante


  • Montesanto-Piazzutta (Plaçuta, Placuta)


  • Piedimonte del Calvario (Pudigori, Podgora)


  • Piuma (Peume o Plume, Pevma)


  • Oslavia (Oslavie, Oslavje)


  • San Mauro (San Maur, Šmaver)


  • Sant'Andrea (Sant Andrât o Sant Andrea, Štandrež)


  • San Rocco-Sant'Anna (San Roc-Santa Ana, Podturn-Sv. Ana)


  • Straccis (Stracis o Strazis, Stražce)


[39]



Infrastrutture e trasporti |




La stazione ferroviaria "Gorizia Centrale"



Rete stradale e autostradale |


Le principali infrastrutture stradali interessanti Gorizia sono l'autostrada A34 Villesse - Gorizia, che origina dal casello autostradale di Villesse-Gorizia sull'autostrada A4, la strada statale 55 dell'Isonzo che la collega a Duino, la strada regionale 351 di Cervignano che la collega alla Bassa Friulana e la strada regionale 56 di Gorizia che la collega a Udine.



Ferrovie |


La stazione di Gorizia Centrale, posta lungo la ferrovia Udine-Trieste, è servita da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio con la Regione Friuli-Venezia Giulia e da collegamenti nazionali. Da tale impianto si diparte la Gorizia-Aidussina, mediante la quale è possibile raggiungere le altre stazioni urbane, quelle di Vertoiba (già "Gorizia San Marco") e di Nova Gorica, quest'ultima posta in territorio sloveno lungo la ferrovia Transalpina e servita da corse effettuate dalla Slovenske železnice.



Mobilità urbana |


Il sistema dei trasporti di Gorizia è gestito dalla APT Gorizia, la quale gestisce nove linee urbane e diverse linee suburbane compresi i collegamenti da e per l'aeroporto regionale Pietro Savorgnan di Brazzà di Ronchi dei Legionari.


La città di Gorizia è collegata anche con Nova Gorica per mezzo di un servizio di linea giornaliero di autobus, gestito congiuntamente da APT Gorizia e dalla omologa Avrigo di Nova Gorica[40].


Fra il 1909 e il 1935 la città fu servita da una rete tranviaria urbana realizzata dalla Società Goriziana Trenovie e in seguito gestita direttamente dal comune. Tale rete si componeva fondamentalmente di 2 linee per il collegamento del centro con le due stazioni cittadine e con il sobborgo di San Pietro di Gorizia.



Aeroporti |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Aeroporto di Gorizia.


Amministrazione |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Gorizia.


Gemellaggi |


Gorizia è gemellata con:




  • Austria Klagenfurt


  • Austria Lienz


  • Italia Sassari


  • Paesi Bassi Venlo


  • Polonia Kielce


  • Ungheria Zalaegerszeg



Sport |


La squadra di pallacanestro maschile della Unione Ginnastica Goriziana è stata per anni protagonista nella massima serie del campionato italiano arrivando nella stagione 1982/83 ai quarti di finale dei play off. Il 21 marzo 1999 con una vittoria 65-63 sulla Benetton Treviso ha disputato l'ultima partita cessando poi l'attività nei campionati maggiori per motivi economici[41].


Nel calcio è attiva la società Associazione Sportiva Pro Gorizia, la quale negli anni '40 partecipò alla Serie B.


Il 30 maggio 2001 l'11ª tappa del Giro d'Italia 2001 si è conclusa a Gorizia con la vittoria dello spagnolo Pablo Lastras.


L'11 giugno 2005 il goriziano Paolo Vidoz vince il titolo di Campione europeo dei pesi massimi.


Il 26 giugno 2006 Paolo Bettini ha vinto il Campionato Italiano su strada di Ciclismo su un percorso di km 233,4 in 5 ore, 59 minuti e 40 secondi alla media di km/h 38,936


Il 23 settembre 2007 il goriziano Stefano Panterotto ha vinto il Campionato Mondiale di Karate WSKA e il 25 novembre 2007 il Campionato Europeo di Karate ESKA, ambedue nel kata a squadre categoria juniores.


Il 26 ottobre 2009 Giorgio Petrosyan vince il k-1 MAX.



Galleria d'immagini |




Note |




  1. ^ Comune di Gorizia - Statuto (PDF), su www3.comune.gorizia.it.


  2. ^ ab Dato Istat - Popolazione residente al 31 agosto 2017.


  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012.


  4. ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato il 20 marzo 2013.


  5. ^ Ministero dell'interno, servizi legislazioni minoranze etniche; DPR 12/09/2007 - Comuni slovenofoni del Friuli-Venezia Giulia, Ministero dell'Interno. URL consultato l'8 novembre 2011 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2011).


  6. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 312.


  7. ^ Toponomastica: denominazioni ufficiali in lingua friulana


  8. ^ art. 46 della legge regionale n. 20 del 9 dicembre 2016


  9. ^ "Il castello di Gorizia", Sergio Tavano, Libreria Adamo, 1978


  10. ^ Nello Cristianini, L'ultima estate: Storia di Lucy Christalnigg e della fine di un mondo ,2014. ISBN 978-1-4953-6392-4


  11. ^ Presa di Gorizia


  12. ^ Canzoni contro la guerra - O Gorizia, tu sei maledetta, su www.antiwarsongs.org. URL consultato il 23 febbraio 2016.


  13. ^ O Gorizia, tu sei maledetta », su www.centoannidiguerre.org. URL consultato il 23 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2016).


  14. ^ Cfr. la cronologia in Gorizia giorno per giorno, su goriziagrandeguerra.beniculturali.it. URL consultato il 7 agosto 2017.


  15. ^ R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1, art. 1


  16. ^ R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1, art. 4


  17. ^ R.D. 25 ottobre 1928, n. 2520


  18. ^ Storia di Gorizia Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive.


  19. ^ Elio Apih, Italia, Fascismo e Antifascismo nella Venezia Giulia (1918-1943), Bari, Editori Laterza, 1966, p. 335


  20. ^ http://www.istitutogasparini.it/prefazioni/Prefazione_cronache_ordinaria_persecuzione.pdf


  21. ^ "Epurazione di frontiera Le ambigue sanzioni contro il fascismo nella Venezia Giulia 1945-1948" Roberto Spazzali, Collana: "LEGuerre", Libreria Editrice Goriziana 2000 rif. pag. 58-63


  22. ^ Riporta Pirina che l'ultima registrazione del campo di Lubiana è del 30 dicembre 1945. Una annotazione documenta l'annullamento di forniture alimentari perché, spiega la nota con una sinistra frase «il problema italiano (i prigionieri italiani) è stato eliminato». cfr. "Scomparsi" Marco Pirina, Annamaria D'Antonio Adria Storia, Silentes Loquimur 1995 rif. pag. 206-220


  23. ^ Atti Parlamentari Camera dei deputati, XVI Legislatura — Allegato B Ai Resoconti — Seduta Del 30 aprile 2009 Interrogazione Ascierto


  24. ^ Una sentenza emessa nel 2007 dalla magistratura di Bologna, poi ribaltata in Cassazione nel 2010, con la condanna definitiva di Pirina per diffamazione ai danni di Pregelj, infatti, pur ammettendo che il comandante sloveno potesse non essere a conoscenza del piano di eliminazione dei prigionieri afferma che «è tuttavia pacifico che egli fu il maggiore protagonista a Gorizia dei rastrellamenti di cittadini che venivano poi condotti in luoghi di prigionia jugoslavi». Luigi Ferrarella, Uno storico può usare il termine «boia di Gorizia». Il caso: Franc Pregelj ha citato in tribunale chi lo ha definito così. Ma ha perso, Corriere della Sera, 18 marzo 2007. URL consultato il 9 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2011).


  25. ^ Il Gazzettino: Pordenone. Partigiani titini e foibe, la Cassazione: "Un'opinione personale" - I giudici: nessuna prova del collaborazionismo con gli jugoslavi negli omicidi della valle del Natisone, Pirina dovrà risarcire.


  26. ^ in maniera per certi versi inopportuna:Gorizia ebbe il confine all'estrema periferia orientale, poche case agricole e qualche villa di campagna rimase oltreconfine. Perse tuttavia oltre il 60% del territorio comunale e più del 90% di quello provinciale


  27. ^ [1].


  28. ^ [ http://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/18377].


  29. ^ https://sanroccogorizia.it/San_Rocco_Gorizia/La_chiesa.html


  30. ^ http://www3.comune.gorizia.it/turismo/it/chiesa-di-santo-spirito


  31. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.


  32. ^ Erano definiti regnicoli, fino alla prima guerra mondiale, tutti i cittadini provenienti dal Regno d'Italia e residenti nei territori veneto-giuliani e del Friuli orientale (all'epoca sotto la sovranità austriaca)


  33. ^ Dopo settant'anni celebrato un matrimonio in sinagoga - il Piccolo dal 2003.it » Ricerca


  34. ^ demo.istat, su demo.istat.it. URL consultato il 28 febbraio 2016.


  35. ^ «I tedeschi che restano a Gorizia abbastanza a lungo finiscono per assimilarsi agli Italiani, e comunque ne imparano la lingua» Cit. tratta da Liliana Ferrari, Gorizia ottocentesca, fallimento del progetto della Nizza austriaca, sta in: AA.VV., Roberto Finzi, Claudio Magris e Giovanni Miccoli (a cura di), Il Friuli-Venezia Giulia, della serie Storia d'Italia, le Regioni dall'unità ad oggi, Torino, Giulio Einaudi Ed., 2002, vol. I, p. 316


  36. ^ «...l'aumento non si deve tanto a immigrazione, quanto a diversa dichiarazione della propria lingua...chi usava lo sloveno soltanto in famiglia e l'italiano al lavoro, ora si dichiara sloveno...». La citazione e i dati censuali sono estratti da: Liliana Ferrari, AA.VV. e Roberto Finzi, Claudio Magris e Giovanni Miccoli (a cura di), op. cit., p. 372


  37. ^ ab Spezialortsrepertorium der Österreichischen Länder. Spezialortsrepertorium für das Österreichisch-Illyrische Küstenland. Bearbeitet auf Grund der Ergebnisse der Volkszählung vom 31. Dezember 1910. Herausgegeben von der Statistischen Zentralkommission (Wien: Verlag der Deutschösterreichischen Staatsdruckerei, 1918), p. 8-11


  38. ^ Ceduta al Comune di Gorizia in uno stato di semiabbandono, la Sinagoga è stata restaurata e riaperta negli anni ottanta. Non più adibita al culto, ospita attualmente un museo e un centro di cultura ebraica. Cfr. il sito ufficiale del Comune di Gorizia Archiviato il 3 luglio 2008 in Internet Archive.


  39. ^ Per il borgo san Rocco www.borcsanroc.it/, per gli altri quartieri www3.comune.gorizia.it/it/le-circoscrizioni-cittadine


  40. ^ Articolo sulla rivista Onda verde, n.90, 2004


  41. ^ Piero Tallandini, Quando Gorizia era La città del basket, su messaggeroveneto.gelocal.it, 4 marzo 2014. URL consultato il 5 settembre 2016 (archiviato il 5 settembre 2016).



Bibliografia |



  • Alessandro Arbo, Musicisti di frontiera. Le attività musicali a Gorizia dal Medioevo al Novecento, Monfalcone, Edizioni della Laguna, 1998

  • Marina Cattaruzza, L'Italia e il confine orientale, Bologna, Società editrice Il Mulino, 2007, ISBN 978-88-15-12166-0

  • Lucio Fabi, Storia di Gorizia, Padova, Il Poligrafo, 1991, ISBN 88-7115-010-4

  • Liliana Ferrari, Gorizia ottocentesca, fallimento del progetto della Nizza austriaca, sta in: AA.VV., Roberto Finzi, Claudio Magris e Giovanni Miccoli (a cura di), Il Friuli-Venezia Giulia, della serie Storia d'Italia, le Regioni dall'unità ad oggi, Torino, Giulio Einaudi Ed., 2002, vol. I, p. 313-375, ISBN 88-06-14977-6

  • Marco Grusovin (a cura di), Cultura ebraica nel Goriziano, Udine-Gorizia, Forum, 2007, ISBN 978-88-8420-400-4

  • Carlo Morelli di Schönfeld, Istoria della Contea di Gorizia, vol. I, Gorizia, Premiata Tipografia Paternolli, 1855 (esiste in rete un'edizione digitalizzata di tale opera: Google Books)

  • Tea Di Marco, "Pai borcs di Guriza", Guriza 2013

  • Lucia Pillon, Emanuela Uccello e Sergio Zilli, Gorizia e dintorni, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2000, ISBN 88-8692-843-4

  • Barbara Sturmar, Gorizia Nascosta, raccolta illustrata di curiosità di Gorizia e della sua provincia, Lint Editoriale Trieste 2010, ISBN 978-88-8190-266-8

  • Luigi Tavano, La diocesi di Gorizia, 1750-1947, Mariano del Friuli, Edizioni della Laguna, 2004, ISBN 88-8345-169-4

  • Gianni Nazzi, "Defriulanizzazione di Gorizia", Clape cultural Aquilee, Gorizia - Pordenone - Udine 1993

  • Autori vari, "Cultura friulana nel Goriziano", Istituto di storia sociale e religiosa, Gorizia 1988

  • "L'attività del Partito cattolico popolare negli ultimi venticinque anni (1894-1919)", Gorizia 1990

  • C. Vignoli, "Il parlare di Gorizia e l'italiano", Società filologica romana, Roma 1917

  • Claudia Carraro d'Amore, Gli ospedali di Gorizia e Monfalcone, Storia per Immagini, Saonara (Pd), Tipografia Bertaggia, 2005.

  • Giorgio Faggin (a cura di) Prose friulane del Goriziano, Udine-Trieste 1973

  • Autori vari, "Guriza", Società filologica friulana, Udine 1969



Voci correlate |




  • Storia di Gorizia

  • Gorizia e Gradisca

  • Gorizia (famiglia)

  • Provincia di Gorizia

  • Friuli

  • Venezia Giulia

  • Bisiacaria

  • Muro di Gorizia

  • Friulano goriziano

  • Diffusione dello sloveno in Italia

  • Comunità Montana del Torre, Natisone e Collio

  • Parco della Rimembranza (Gorizia)

  • Stazione di Gorizia Centrale

  • Renato Serra




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Collegamenti esterni |



  • Parchi, storia e turismo sul sito del Comune, su www3.comune.gorizia.it.

  • Mappa Gorizia e Nova Gorica, su inslovenia.it.

  • Consorzio turistico Gorizia e Isontino, su gois.it.


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