Recanati
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Recanati comune | |||
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Localizzazione | |||
Stato | Italia | ||
Regione | Marche | ||
Provincia | Macerata | ||
Amministrazione | |||
Sindaco | Francesco Fiordomo (PD) dal 22-6-2009 | ||
Territorio | |||
Coordinate | 43°23′54.78″N 13°33′09.11″E / 43.39855°N 13.552531°E43.39855; 13.552531 (Recanati) | ||
Altitudine | 293 m s.l.m. | ||
Superficie | 103,46 km² | ||
Abitanti | 21 194[1](30-4-2018) | ||
Densità | 204,85 ab./km² | ||
Frazioni | Bagnolo, Castelnuovo, Chiarino, Le Grazie, Montefiore, Santa Lucia, Fontenoce, Costa Dei Ricchi | ||
Comuni confinanti | Castelfidardo (AN), Loreto (AN), Macerata, Montecassiano, Montefano, Montelupone, Osimo (AN), Porto Recanati, Potenza Picena | ||
Altre informazioni | |||
Cod. postale | 62019 | ||
Prefisso | 071, 0733 limitatamente alle frazioni di Montefiore e Sambucheto | ||
Fuso orario | UTC+1 | ||
Codice ISTAT | 043044 | ||
Cod. catastale | H211 | ||
Targa | MC | ||
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media) | ||
Cl. climatica | zona D, 1 982 GG[2] | ||
Nome abitanti | recanatesi | ||
Patrono | San Vito, san Flaviano, Patriarca di Costantinopoli e Martire | ||
Giorno festivo | 15 giugno | ||
Cartografia | |||
Recanati | |||
Posizione del comune di Recanati nella provincia di Macerata | |||
Sito istituzionale | |||
Recanati (Reganati in dialetto locale) è un comune italiano di 21 194 abitanti[1] della provincia di Macerata nelle Marche, noto per aver dato i natali al poeta Giacomo Leopardi.
Indice
1 Geografia fisica
2 Storia
2.1 Origini e fondazione di Recanati
2.2 Recanati fra Basso Medioevo ed Età dei comuni
2.3 Recanati fra Rinascimento ed Età moderna
2.4 Recanati nel Risorgimento
2.5 Recanati nella Epoca contemporanea
3 Monumenti e luoghi d'interesse
3.1 Luoghi leopardiani
3.2 Arte e architettura
3.3 Siti archeologici
4 Società
4.1 Evoluzione demografica
4.2 Dialetto
5 Cultura
5.1 Biblioteche
5.2 Scuole
5.3 Musei
5.4 Eventi e festival
5.4.1 Eventi religiosi
6 Economia
6.1 Aziende
7 Amministrazione
8 Sport
8.1 Società sportive
8.1.1 Calcio
8.1.2 Pallacanestro
8.1.3 Altre società sportive
8.2 Tornei
9 Note
10 Bibliografia
11 Altri progetti
12 Collegamenti esterni
Geografia fisica |
Recanati sorge sulla cima di un ermo colle, la cui cresta tortuosa è quasi pianeggiante, a 293 m s.l.m., tra le valli dei fiumi Potenza e Musone. Dista circa 20 km dal capoluogo Macerata, 8 km da Loreto e poco meno di 40 km da Ancona.
Il mare Adriatico, oltre il quale quando l'aria è chiara si vedono i monti della Dalmazia, è ad una decina di chilometri ad Est della città. In direzione Nord è visibile il monte Conero che si perde nelle acque e dagli altri lati della città, non chiusa né limitata da prossime elevazioni, si vedono le cime degli Appennini. Le cime dei Monti Sibillini con il monte Vettore e più su il monte San Vicino, lo Strega e il Catria sono ben visibili.
Come altri centri marchigiani, anche Recanati è la tipica "città balcone" per l'ampio panorama che vi si scorge: città e borgate sono sparse in gran numero nell'ampia distesa, tra piani, valli e colline.
Storia |
Origini e fondazione di Recanati |
Dell'origine del primo centro abitato di Recanati non si hanno notizie certe.
Sicuramente i territori circostanti furono abitati già in epoca preistorica dalla popolazione dei Piceni, diffusi nella regione.
In epoca romana, lungo la valle del fiume Potenza, allora navigabile, sorsero due importanti città: Potentia, in corrispondenza della foce ed Helvia Recina, anche detta Ricina, verso l'interno.
A causa dell'invasione dei Goti condotta da Radagaiso intorno al 406 d.C., che misero a ferro e a fuoco la zona, la popolazione cercò rifugio sulle colline. Si ritiene che tanto Recanati quanto Macerata debbano la loro origine a quell'antica città. Il nome Recanati, in latino "Recinetum" e "Ricinetum", indica anch'esso la derivazione della città da Ricina.
Recanati poi si andò a poco a poco formando con la riunione di alcuni piccoli luoghi posti sullo stesso colle: il castello di Monte Morello, il castello di San Vito, altrimenti detto Borgo di Muzio, il castello di Monte Volpino e il borgo di Castelnuovo, borgo che in origine sembra si chiamasse Castello dei Ricinati.
Recanati fra Basso Medioevo ed Età dei comuni |
Nel XII secolo, sorto il dissidio tra la Chiesa e Federico Barbarossa, Recanati respinse il governo dei Conti che appoggiavano l'Imperatore ed elesse i consoli. La città diventò un Libero Comune. Fu amministrata dai consoli fino al 1203, poi adottò il sistema dei Podestà.
Nel 1228 Federico II di Svevia, favorito dai ghibellini, fece guerra al Papa. Recanati, in genere fedele al Papato, scelse di stare con Federico II. Per questo nel 1229 Recanati ottenne dall'imperatore Federico II la proprietà di tutto il litorale, dal fiume Potenza all'Aspio, con la facoltà di edificare un porto (oggi Porto Recanati).
Ben presto però i recanatesi tornarono dalla parte del papato.
Nel 1239, riaccesosi il dissidio fra il Papa e l'Imperatore, Recanati, unico tra i comuni circostanti ad essere rimasto fedele al papato, diede ospitalità al Vescovo di Osimo Rinaldo, ai Duchi Guelfi e ai Legati Pontifici, costretti alla fuga dalle vessazioni dei Ghibellini. Nel 1240, papa Gregorio IX levò ad Osimo il titolo di Città e sede vescovile, riducendolo a condizione di villa e contemporaneamente dichiarò città il castello di Recanati e lo decorò con la cattedrale episcopale di San Flaviano.
Il 1296 segnò un'epoca importantissima. In quest'anno infatti si manifestò che la cappella venerata dentro la chiesa di Loreto, a quel tempo territorio recanatese, era la Santa casa di Nazaret, portata dagli angeli dalla Palestina.
Scrive Monaldo Leopardi nei suoi annali: "Il secolo decimoquarto sorgeva torbido e minaccioso come aveva già tramontato il secolo precedente, e in molte comuni della Marca si vedevano preludi di novità e apparecchiamenti di guerra. Questi segni apparivano principalmente in Ancona, Fermo, Iesi, Camerino, Cagli, Fano, Osimo e Recanati". Fra questi paesi infatti non mancavano discordie che spesso portavano a scontri, a guerre e a lunghi assedi. Per questo nel 1301 il rettore della Marca Piero Caetani fece pubblicare una costituzione che "intimava di non fare sedizione, esercito, cavalcata ne verun'altra mossa", pena forti sanzioni. Nonostante questo negli anni a venire gli scontri furono numerosi e cruenti.
Gli anni dal 1311 al 1315 furono fra i più lugubri della storia recanatese. Le fazioni dei guelfi e dei ghibellini ardevano in città sempre con maggior fuoco. Recanati, storicamente legata alla parte guelfa, aveva nel Vescovo Federico e nella sua famiglia un forte sostenitore di quella parte, suscitando gelosia e acredine nell'altra parte. Così nel 1312 alcuni nobili ghibellini recanatesi, sostenuti dal podestà, dai magistrati e da molti consiglieri, assalirono le proprietà del Vescovo saccheggiandole. La Curia generale citò a comparire il Comune e le persone coinvolte, condannandoli al pagamento di mille lire di ravennati, causando così nuovi tumulti. La città cadde in mano ghibellina e vi rimase per due anni resistendo ai diversi assedi, finché Giovanni XXII mandò da Avignone un monito; il rettore della Marca, Amelio di Lautrec, mandò suo cugino Ponzio Arnaldo con ingenti forze, costringendo i ghibellini alla resa. Tutto sembrava tornato alla pace quando scoppiò la congiura: nella notte furono introdotti uomini armati di Osimo, comandati da Lippaccio e Andrea Guzzolini. Sopraffatto il Marchese, fecero prima strage del suo esercito, poi trucidarono i capi guelfi e le loro famiglie, senza risparmiare donne e bambini. Il Vescovo e il clero furono cacciati e chiunque fosse ligio al Papa fu carcerato.
Il 2 febbraio 1316 Stefano Colonna, capo della Lega degli Amici, fondata nel 1308 dai Ghibellini della Romagna e del Piceno, ottenne il perdono da parte di Giovanni XXII per aver tentato di conquistare la città. Nonostante ciò nei mesi seguenti i Ghibellini si scontrarono nuovamente con i Guelfi. Quindi Giovanni XXII chiese loro di sottomettersi al potere papale ma essi non accettarono. Così il papa, dopo aver inviato soldati che furono sconfitti, scomunicò i podestà e trasferì la sede vescovile a Macerata. L'8 Dicembre 1321 Giovanni XXII bandì una crociata contro i ribelli Ghibellini concedendo a chi vi partecipasse le stesse indulgenze elargite ai pellegrini in Terra Santa. Molti accorsero all'invito del pontefice, specialmente della Toscana, e si venne a costruire un forte esercito. Nei primi mesi del 1322, sotto il comando di Fulcieri de Calboli l’esercito guelfo pose l’assedio a Recanati e ne devastò il territorio. I Ghibellini attendevano gli aiuti promessi da Federico da Montefeltro ma, giunta la notizia della sua morte, fuggirono dalla città che si arrese al marchese Amelio di Lautrec. Pochi giorni dopo si dettero alla fuga anche i capi ghibellini recanatesi. Liberata la città dai Ghibellini, i capi della parte guelfa mandarono ambasciatori a Macerata per fare atto di sottomissione ad Amelio e consegnare le chiavi di Recanati.
Il 15 maggio 1322 i Guelfi recanatesi fecero il loro ingresso pacifico a Macerata ma Amelio, per vendicare l’uccisione del nipote e dei suoi compagni nel precedente scontro, ordinò l’incendio e la devastazione della città e distrusse le fortificazioni, le case dei capi ghibellini e il Palazzo dei Priori . Nonostante la gravità dei danni, Recanati seguitò ad essere uno dei comuni più importanti della provincia. Nel 1324 termina la guerra tra Amelio e Recanti, si auspicava un periodo di concordia per riparare ai danni subiti. Il 29 Giugno 1326 i Ghibellini guidati dai nobili recanatesi, assalirono il palazzo del Comune tentando di uccidere il Podestà e di far sollevare il popolo. Ma il piano fallì e gli organizzatori della rivolta furono presi ed impiccati. Negli anni successivi i Recanatesi si mantennero fedeli al pontefice Giovanni XXII e al vescovo Francesco de’ Silvestri di Cingoli, il quale aveva l’incarico di pacificare la regione e di perdonare i ribelli. In cambio dell’assoluzione il vescovo Francesco de’ Silvestri impose una multa di tremila fiorini e la consegna di dodici ostaggi al mese. La Sede Vescovile fu restituita solo nel 1354[3]
Nel 1393 Bonifacio IX concesse alla Città la facoltà di battere moneta in rame, argento ed oro, da ritenersi valida in tutto lo Stato.
Il 13 settembre 1405 il Consiglio Comunale approvava una raccolta ordinata delle Costituzioni, Statuti e Ordinamenti della Città di Recanati divisa in quattro libri stampati col titolo: Diritti municipali, o Statuti dell'illustre Città di Recanati. Questi statuti furono chiesti dalla Città di Firenze come modello per la costituzione di un proprio corpo giuridico. La Repubblica di Recanati fu insignita del titolo di Justissima Civitas dai Priori del Comune di Firenze.
Nel 1415 Papa Gregorio XII lascia il pontificato per consentire la conclusione dello scisma d'occidente e viene a vivere a Recanati quale legato e vicario perpetuo per la Marca. Nel mese di ottobre del 1417 morì. Fu sepolto nella cattedrale recanatese di San Flaviano, in cui riposano tuttora le sue ceneri. Fu l'ultimo papa a non essere sepolto a Roma.
Recanati fra Rinascimento ed Età moderna |
Nel 1422, Papa Martino V ordinò che nella già celebre fiera annuale che si svolgeva a Recanati, i mercanti, le merci e i concorrenti, avessero libero e sicuro accesso. Questo rafforzò notevolmente la fiera che contribuì in modo sensibile allo sviluppo economico della città, consentendo di intrecciare relazioni diplomatiche coi principali centri italiani ed europei. Per due secoli Recanati ebbe un ruolo di rilievo negli scambi commerciali dell'Adriatico; nel corso degli anni vi giunsero uomini di lettere, come l'umanista Antonio Bonfini, giuristi, come Antonio da Cannara, e celebri pittori, quali Lorenzo Lotto, Guercino, Caravaggio, Sansovino, Luigi Vanvitelli.
In questo clima, nella metà del Cinquecento, una famiglia di scultori, i Lombardi (Aurelio, Ludovico e Girolamo Lombardi), giunse dalla nativa Ferrara e Venezia per lavorare a Loreto e aprì la propria fonderia dietro la chiesa di San Vito. Col tempo Recanati divenne un importante centro fondiario. Altri si aggiunsero a loro: Tiburzio Vergelli di Camerino, Antonio Calcagni (padre di Michelangelo Calcagni,scultore), Sebastiano Sebastiani, Tarquinio e Pier Paolo Jacometti, Giovan Battista Vitali. Furono la scuola scultorea recanatese a dare il via alla tradizione di orafi e argentieri che da allora hanno lavorato sul territorio nei secoli successivi.
Il 21 marzo 1456 la Beata Vergine apparve miracolosamente ad una giovane albanese di nome Elena. Slavi e albanesi erano presenti in gran numero nelle campagne marchigiane, rifugiatisi qui per sfuggire ai predoni turchi nelle coste dalmate. Nel punto dell'apparizione fu costruita di lì a poco la chiesetta di Santa Maria delle Grazie. Nel 1586 Papa Sisto V elevò a rango di città il castello di Loreto, edificato intorno alla Chiesa di Santa Maria, fino ad allora territorio sotto la giurisdizione di Recanati. Per tutto il XVIII secolo Recanati dovette sopportare aggravi e fastidi per fornire foraggi e vettovaglie ora agli austriaci, poi agli spagnoli e ai francesi. Questo durò fino al Trattato di Aquisgrana (1748).
Recanati nel Risorgimento |
Nel 1798 la città subì l'occupazione francese da parte delle truppe napoleoniche. La partecipazione ai moti risorgimentali del 1831 costa la vita al recanatese patriota della libertà Vito Fedeli, chiuso in un carcere pontificio. Nel 1848 Giuseppe Garibaldi volle transitare nella città di Giacomo Leopardi per soccorrere Roma, la capitale della Repubblica Romana, a cui Recanati apparteneva[4].
Nel 1860 l'annessione dello Stato della Chiesa al Regno d'Italia, in seguito alla Battaglia di Castelfidardo, integrò la storia del Comune di Recanati alla storia dell'Italia di oggi. Nel 1893 un tratto di litorale viene scorporato dal territorio comunale per costituire il nuovo comune di Porto Recanati.
Recanati nella Epoca contemporanea |
Nel 1937 con R.D. n° 1335, convertito nella Legge 2255, viene istituito il Centro Nazionale di Studi Leopardiani, la cui sede era stata progettata da Guglielmo De Angelis d'Ossat. Nel 1968, il politico recanatese Giacomo Brodolini, eletto nelle file del PSI viene nominato Ministro del lavoro e della previdenza sociale nel secondo governo di Mariano Rumor (1968-1969). Da Ministro, introdusse fondamentali riforme nel mondo del lavoro: il superamento delle gabbie salariali, la ristrutturazione del sistema previdenziale e l'elaborazione dello Statuto dei lavoratori sono solo alcune delle iniziative di cui fu promotore.
Nel 1990 nasce il Premio Città di Recanati, che poi prenderà il nome di Musicultura. Il Festival si impone come una delle più importanti manifestazioni nazionali di musica d'autore. Nel 2005 il festival si trasferisce allo Sferisterio di Macerata Nel 2008 nasce a l’Artika Festival che propone esposizioni di arte contemporanea, performance e concerti. Il festival, che propose artisti come Hernan Chavar, Nicola Alessandrini, Niba, Hotel Nuclear, 7/8 kili, ZAPRUDER filmmakersgroup, Davide Savorani, Carloni & Franceschetti, cessò la sua attività nel 2012. Il festival vide la presenza di musicisti come Turin Brakes, Dente, Bachi da pietra, Ronin, IOIOI, Il pan del diavolo, Above the tree, Der Feuerkreiner, OvO, Uochi Toki, Pitch, Bob Corn, Dadamatto. Nella letteratura fra gli altri sono stati ospitati Paolo Nori e Alessandro Bonino.[5]
Monumenti e luoghi d'interesse |
Luoghi leopardiani |
Palazzo Leopardi: è la casa natale del poeta. Tutt'oggi il palazzo è abitato dai discendenti e aperto al pubblico. Esso venne ristrutturato nelle forme attuali dall'architetto Carlo Orazio Leopardi verso la metà del XVIII secolo. L'ambiente più suggestivo è senza dubbio la biblioteca, che custodisce oltre 20.000 volumi, tra cui incunaboli e antichi volumi, raccolti dal padre del poeta, Monaldo Leopardi.
Piazzetta del Sabato del Villaggio: sulla quale si affaccia Palazzo Leopardi. lì vi si trova la casa di Silvia e la chiesa di Santa Maria in Montemorello (XVI secolo), nel cui fonte battesimale fu battezzato Giacomo Leopardi nel 1798.
Colle dell'Infinito: è la sommità del Monte Tabor da cui si domina un panorama vastissimo verso le montagne e che ispirò l'omonima poesia composta dal poeta a 21 anni. All'interno del parco troviamo il Centro Mondiale della Poesia e della Cultura, sede di convegni, seminari, conferenze e manifestazioni culturali.
Palazzo Antici-Mattei: casa della madre di Leopardi, Adelaide Antici Mattei, edificio dalle linee semplici ed eleganti con iscrizioni in latino.
Torre del Passero Solitario: nel cortile del chiostro di Sant'Agostino è visibile la torre, la cui cuspide a cartoccio fu decapitata da un fulmine nella metà del XIX secolo, resa celebre dalla poesia "Il passero solitario".
Arte e architettura |
Concattedrale di San Flaviano (XIV secolo): La porta principale è posta sulla fiancata laterale, non ha una facciata e il vasto interno è a tre navate con bellissimo soffitto a cassettoni in legno. Ad esso è annesso il Palazzo Vescovile e le ex-Carceri. All'interno della cattedrale vi è il sarcofago di papa Gregorio XII ivi sepolto e il Museo Diocesano.
Chiesa di Santa Maria di Castelnuovo (XII secolo), è la chiesa più antica di Recanati ed è appartenuta ai benedettini di Fonte Avellana. Nella lunetta del portale bizantineggiante vi è un bel bassorilievo del Mastro Nicola Anconetano firmato e datato 1253, raffigurante la Madonna in trono con i santi Michele e Gabriele. L'affresco raffigurante la Madonna con Bambino che si trova all'interno è attribuito a Pietro di Domenico da Montepulciano.
Chiesa di San Francesco (XII secolo, rimaneggiata XVIII secolo).
Castello di Montefiore: costruito nel Basso Medioevo, si trova al confine con Montefano. Il castello a pianta poligonale con quattro corpi in muratura ed è sovrastato da un'alta torre quadrilatera con merlature. Nelle epoche successive subì notevoli opere di ampliamento.
Chiesa e chiostro di Sant'Agostino (XIII secolo) fu costruita assieme al convento degli Eremitani di San'Agostino nel 1270 e rifatta un secolo dopo assieme alla cattedrale. Il portale in pietra d'Istria (1485) è di Giuliano da Maiano, mentre l'interno fu rifatto alla fine del XVII secolo su disegno del Ferdinando Galli da Bibbiena, con pale realizzate dal Pomarancio, Pier Simone Fanelli, Felice Damiani e residui di affreschi di Giacomo da Recanati. Vi sono poi opere di Antonio Calcagni che qui è sepolto.- Caserma dei Carabinieri (XIV secolo): A Recanati ha sede una delle caserme più antiche di tutta l'Arma dei Carabinieri. Essa si trova all'interno del complesso conventuale di Sant'Agostino. Assegnata all'Arma dopo l'assorbimento del suo territorio nel Regno d'Italia nel XIX secolo, pur con interventi di ristrutturazione operati da Ferdinando Bibbiena nel ' 600, la caserma ha conservato le originali forme trecentesche. Con l'arrivo dei Carabinieri Reali un altro progetto di ristrutturazione del complesso previde l'allestimento della caserma al primo piano mentre il piano terreno e l'interrato furono destinati a carcere mandamentale.
Chiesa di San Vito: l'attuale edificio fu costruito su un'antica chiesa romanico-bizantina e trasformata nelle forme attuali nella metà del Seicento su disegno di P.P. Jacometti. Nel 1741 il terremoto danneggiò la facciata che fu rifatta su disegno del Luigi Vanvitelli, in cotto e con le colonne a spirale bicromate. Della primitiva costruzione tre-quattrocentesca all'esterno conserva l'impianto absidale ed una torre campanaria incompiuta. Nella cappella adiacente (inizio navata a destra) c'è l'oratorio con la tela del Pomarancio raffigurante la Presentazione al Tempio, due tele piccole di Pier Simone Fanelli, e l'Assunta del Latre. Di notevole valore anche le tele di Felice Damiano da Gubbio (1582), di Giuseppe Valeriani (1550) e Paolo de Matteis (1727).
Chiesa di San Pietrino (XIV secolo): la facciata è forse del Vanvitelli. La chiesa è della Confraternita degli Orti.
Chiesetta della Madonna delle Grazie (1456): la chiesa fu costruita sul luogo in cui si dice comparisse la Beata Vergine ad una giovane albanese di nome Elena. La chiesa e gli affreschi di Giacomo di Nicola da Recanati che vi si trovano richiedono un urgente restauro.
Chiesa di San Domenico (XV secolo) il portale del 1481 è di Giuliano da Maiano. All'interno si trova il San Vincenzo Ferreri in gloria 1513 di Lorenzo Lotto
Chiesa di Santa Maria di Varano (XV secolo): la chiesa e l'annesso convento furono costruiti per i Frati Minori Osservanti a spese dell'allora vescovo di Macerata e Recanati, il forlivese Nicolò dall'Aste[6]. Era chiamata anche "chiesa degli Zoccolanti" dal nome popolare dei Frati Minori Osservanti, ossia Frati "zoccolanti" (oggi unificati nell'Ordine dei Frati Minori). Parte dell'allora convento divenne nel 1873 il pubblico cimitero, nel quale oggi vi è sepolto Beniamino Gigli. La cappella di San Diego fu fatta eseguire da don Diego Zapata. Vi sono poi due tele di Pier Simone Fanelli, San Francesco e San Lorenzo da Brindisi e un Sant'Antonio di Marino Pasqualini. L'altare ligneo è del XVII secolo.
Palazzo Venieri: fatto costruire dal cardinal Venieri su disegno di Giuliano da Maiano, che diresse anche i lavori di costruzione. Situato a cavallo delle mura urbiche, era concepito a metà fra residenza e castello urbano. La corte rinascimentale, porticata su tre lati presenta colonne in pietra d'istria e raffinati capitelli con lo stemma cardinalizio. Aperta ad ali sul paesaggio collinare, seguendo un modello che ritroviamo spesso in opere rinascimentali marchigiane, presenta un arco-balcone che si affaccia sul mare sopra il quale spicca un orologio con la scritta "volat irreparabile tempus". A Recanati Giuliano sperimenta la soluzione che poi ripercorrerà nella sua villa di Poggioreale per Alfonso V d'Aragona a Napoli. Nell'agosto del 1479 la morte del cardinale pone fine ai lavori del palazzo che rimane così incompiuto. La loggia dei Mercanti di Macerata risulta essere realizzata con materiali di recupero del Palazzo Venieri di Recanati. Furono ospiti di questo palazzo due papi, Paolo III nel 1539 e Pio VII nel 1814.
Palazzo Mazzagalli: apparteneva originariamente ai Massucci della Stella. Deve il suo disegno o a Giuliano da Maiano o a Luciano Laurana.
Chiesa di Santa Maria di Montemorello (XIII secolo): detta anticamente "de Platea" fu rifatta completamente nel 1581 quando vennero i Gesuiti a Recanati. La chiesa subì ancora radicali trasformazioni all'inizio dell'Ottocento ad opera del Brandoni. All'interno sono conservate una tavola datata 1580 di Durante Nobili da Caldarola, allievo di Lorenzo Lotto e una pala d'altare attribuita a Pier Simone Fanelli (XVII secolo).
Chiesa dei Cappuccini: fu costruita col convento nel 1618. All'interno un quadro della Madonna di Loreto del Pomarancio e una tela attribuita al Caravaggio (La Madonna dell'insalata). Sul piazzale di fronte fu eretta una stele in travertino con ceramiche di Arturo Politi e Rodolfo Ceccaroni.
Chiesa di San Filippo Neri (XVII-XVIII secolo)
Chiesa di San Michele (XVIII secolo) La primitiva risale al 1234, ma fu rifatta nel 1783 su disegno di Carlo Orazio Leopardi.
Chiesa di Santa Maria dei Mercanti (XVIII secolo): è per questa chiesa che fu dipinta l'Annunciazione del Lotto, ora trasferita al Museo civico Villa Coloredo Mels.
Palazzo Masucci della Stella: costruito su edifici trecenteschi su disegno del Can. Carlo Orazio Leopardi.
Palazzo Carancini (1719): il disegno del palazzo è attribuito ai Bibbiena.- Porta Marina: costruita nel 1782 in occasione del passaggio di Pio VI dall'architetto vanvitelliano Francesco Maria Ciaffoni (1720-1802). Il busto bronzeo del Papa fatto dal Giuseppe Valadier e le iscrizioni in oro furono depredate dai francesi. Lo stemma dei Braschi fu invece abbattuto nel 1860.
Teatro Giuseppe Persiani: inaugurato nel 1840, fu voluto fortemente dal gonfaloniere Monaldo Leopardi. La sala disegnata da Tommaso Bandoni presenta la curva a ferro di cavallo e quattro ordini di palchi. Il boccascena è architravato, sorretto da binati di paraste decorate culminanti in coppie di mensoloni a modiglione. L'apparato decorativo venne dipinto dai sangiorgiesi Saverio Basili ed Eusebio Basili; il plafone, raccordato con lunette dipinte a Trompe l'oeil, venne affrescato dal riminese Marco Capizucchi e poi rinnovato nel 1870 dai Recanatesi Luigi Basvecchi e Lorenzo Urbani; la scenotecnica venne curata dal maceratese Gaetano Ferri; le scene furono fornite dal celebre pittore e scenografo faentino Romolo Liverani.- Teatro de' Nobili: realizzato da Giovanni Albertini.
- Piazza Leopardi e palazzo comunale: il neoclassico palazzo Comunale costruito alla fine dell'Ottocento in occasione del I centenario della nascita di Giacomo Leopardi è situato nella piazza che prende il nome del poeta. L'Aula Magna al suo interno è stata decorata dall'architetto Gaetano Koch (autore anche del palazzo della Banca d'Italia a Roma). All'interno del Comune anche il Museo dedicato a Beniamino Gigli, in cui sono conservati abiti di scena, documenti e dischi del grande tenore. Al centro della piazza il monumento dedicato al poeta di Giorgio Panichi e una bella torre ghibellina (Torre del Borgo) sui lati della quale spiccano il simbolo della città scolpito da Jacopo Sansovino, lo stemma della città di Fermo (XIII secolo) regalato a Recanati in segno di alleanza, il bassorilievo bronzeo di Pier Paolo Jacometti e un orologio il cui quadrante è in pietra bianca risalente al 1562.
- Tomba di Beniamino Gigli: all'interno del cimitero cittadino troviamo il sacello gigliano realizzato a forma di piramide e con interessanti iscrizioni. Sul colle di Montarice, invece, svetta come una bianca vela la villa del tenore (arch. Florestano Di Fausto), immersa in un ampio parco.
Siti archeologici |
- Insediamento di Fontenoce: gli scavi condotti nel 1984-1985, 1992, e 1997-1998, hanno individuato un abitato riferibile ad una fase avanzata del neolitico (VI millennio a.C.)
- Necropoli di Fontenoce - Area Guzzini: gli scavi condotti dal 1992 al 1997, hanno portato alla luce un'importante necropoli eneolitica costituita da 20 tombe a grotticella artificiale (IV millennio a.C.). In zona sono stati trovati anche degli abitati.
- Necropoli Cava Koch: necropoli eneolitica (IV millennio a.C.).
- Contrada "Valle Memoria": la "memoria" indica di solito il luogo dove erano sepolti i martiri cristiani durante i primi secoli. Vicino alla chiesetta detta "Ottaviani" (in territorio che è proprietà della Santa Casa, nei pressi del ponte sulla strada Regina) c'è tuttora una fonte d'acqua viva, detta "Fons Episcopi", dove un antichissimo vescovo e alcuni cristiani furono condotti e martirizzati durante le persecuzioni romane. Il vescovo ed i martiri provenivano dalla città di "Potentia" che sorgeva alla foce dell'attuale fiume Potenza.
Società |
Evoluzione demografica |
Abitanti censiti[7]
Dialetto |
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Il dialetto recanatese (u reganatese), insieme anche ai vernacoli di Montefano, Filottrano e, più all'interno, di Staffolo, Cupramontana e Serra San Quirico, fa parte di un piccolo gruppo di transizione (definibile come zona mista o "grigia") tra i dialetti della zona anconetana (o marchigiana centro-settentrionale) e quelli della zona maceratese-fermano-camerte (o marchigiana centro-meridionale), in quanto ospita influssi provenienti in egual misura da entrambe le aree. Si tratta di una parlata di classificazione incerta, al punto che dagli studiosi viene fatta rientrare indifferentemente tanto nell'uno tanto nell'altro gruppo: è comunque evidente che, data la notevole ampiezza del territorio comunale, mentre nelle frazioni più settentrionali, come Bagnolo, gli influssi anconetani sono predominanti, viceversa in quelle poste più a sud, come Sambucheto, il dialetto acquisisce una chiara impronta maceratese.
Si possono passare ad analizzare innanzitutto gli elementi di chiara derivazione anconetana: essi avvicinano il recanatese non tanto al dialetto del capoluogo marchigiano ma piuttosto a quello dei comuni limitrofi quali Loreto, Castelfidardo ed Osimo, con cui Recanati, grazie alla vicinanza, ha sempre avuto notevoli scambi non solo commerciali ma anche linguistici, al punto che nella ex frazione di Porto Recanati, divenuta comune autonomo dalla fine del XIX secolo, gli influssi anconetani dominano nettamente, e la parlata locale è di conseguenza iscrivibile nella famiglia anconetana in senso stretto. I tratti "anconetani" più significativi sono:
- La mancanza totale della metafonesi da –o e da –i finale, per le vocali toniche “e” ed “o” sia chiuse sia aperte, tipica invece del maceratese e di un po' tutto il centro-sud italiano: per cui a Recanati si ha furbétto e non furbittu come a Macerata, macèllo e non macéllu, rótto e non rutto, pòrto e non pórtu, ecc; tuttavia tale fenomeno, che attualmente si arresta al di sotto del fiume Potenza, doveva essere un tempo presente pure a Recanati, come dimostrato da documenti dei secoli XIV -XV (terrino, quillo, quisto), e uno degli ultimi relitti metafonetici riscontrabili è stato un quilli in un testo ottocentesco; infine nella parlata attuale è da segnalare come la seconda persona del verbo “essere”, pur coincidendo con l'italiano “sèi”, nelle forme interrogative ausiliarie diventa sì (Ci si jito?);
- L'indistinzione tra -o finale (derivante dalle originarie -o, -ō del latino) ed -u finale (da -ū latina), per cui anche a Recanati, come in tutta l'area perimeridiana e in Toscana, le -u latine si sono aperte in -o (lupo < lat. LUPUM); è inoltre da segnalare che a Recanati, ma anche a Loreto, Jesi, Potenza Picena e Civitanova Marche, non è neppure avvenuto il fenomeno contrario, per il quale tutte le -o finali dell'italiano sono divenute -u (iu magnu < io mangio, lu stòmmigu < lo stomaco), come si verifica invece nel triangolo Ancona-Osimo-Porto Recanati;
- La lenizione intervocalica (o “rilassamento”), avvertibile però in maniera più sporadica e meno sistematica che nell'area anconetana, perché è vitale di fatto solo per -c-, che diventa spesso, ma non sistematicamente, -g-, ad es. nello stesso nome della città, che viene reso come Reganati, bagià per “baciare”, brugià per “bruciare”, vesciga per “vescica”, fògo per “fuoco”, siguro per “sicuro”, gambià per “cambiare”, mentre per il passaggio da -t- a -d-, che è sistematico nell'osimano ma già meno frequente a Loreto, si riscontrano solo pochissimi casi, come fadigà, che contiene la lenizione di entrambe, e aiudo/aiudà per “aiuto/aiutare”;
- La mancanza del passaggio da b iniziale e intervocalica a v, presente invece a Macerata (babbo e non vavvu, bé e non vé per “bere”, bardascio e non vardasciu);
- Lo sdoppiamento della -rr-, (tèra, guèra), assente a Macerata città, ma presente in alcune aree della provincia, come Matelica e San Severino Marche;
- La pronuncia con “è” aperta di molti vocaboli che invece nel maceratese suonano con “é” chiusa, ad es. viène, bicchièro per “bicchiere”, nonché i suffissi in -mento e in -mente, ad es. ‘bbijamènto per "abbigliaménto”, capamènto per “scelta” ;
- L'uso dei pronomi personali lù e lia per “lui” e “lei”, tipici delle Marche e dell'Umbria centrosettentrionali, in antitesi alle forme centromeridionali issu/éssa;
- L'uso del pronome interrogativo cò? nel senso di “che cosa?”, tipico dell'anconetano-osimano, ma non dello jesino che usa invece que?, ne' del maceratese, che usa la forma italiana che?
- L'uso del pronome personale e interrogativo te, in luogo della forma maceratese (ed italiana) tu;
- L'uso della particella latina *intus con la variante locale ntru/ntri (da int+ru/ri), "in/nei" equivalente all'anconetano ntel/nti (ntru core "nel cuore", ntri cori "nei cuori");
- L'eliminazione di e intervocalico nella particella "per" (pr'i viculi "per i vicoli");
- L'uso nel gerundio delle forme -anno ed -enno (guardanno, vedenno), contrariamente al maceratese, che le unifica nella forma -enne (guardenne, vedenne).
Invece tra gli aspetti che avvicinano il recanatese alla famiglia maceratese-fermano-camerte, vanno annoverati:
- L'uso della parte finale e non di quella iniziale del latino “illud” per la costruzione dell'articolo determinativo maschile singolare “il”: infatti mentre nelle finitime località di Loreto e Porto Recanati è in uso la forma anconetana el, a Recanati è presente ‘u , da un più antico ru, forma quest'ultima ancora presente a Filottrano; da qui derivano ‘a (da ra) per “la”, 'i (da ri) e l' per “i, gli”, ‘e (da re) per “le”; tra Recanati e le aree immediatamente più a nord passa perciò una cesura molto importante a livello linguistico nazionale, in quanto segna il passaggio dalle forme dialettali perimeridiane, disposte lungo la linea Roma-Perugia-Ancona, che appunto usano la parte iniziale di “illud”, a quelle mediane in senso stretto, nonché a quelle meridionali, che invece ne usano la parte finale;
- Il passaggio da "g" iniziale ed intervocalica a "j" (joco/jocà per “gioco/giocare” da latino “iocus”, fujì/fujato per “fuggire/fuggito”), e lo stesso vale per "gh" iniziale (janna per "ghianda");
- Il passaggio da doppia "-ll-" intervocalica a -j- (bujito per “bollito”, curaji per “coralli”, puji per “polli”, mujche per “molliche”), presente comunque pure nell'osimano;
- La pronuncia generalmente sorda di "s" intervocalica, mentre già a Porto Recanati tende a pronunciarsi maggiormente sonora per influssi anconetani;
- Il mantenimento di “t” latina in matre/patre;
- L'apocope anche dei suffissi in "-ro" (da -io), seppur non estesa e generalizzata come nel maceratese, perché risulterebbe attestata per i soli suffissi in "-aro", come ad es. pajà per “pagliaio”, pegurà per “pecoraio”, carzulà per "calzolaio", da notare poi la coesistenza in callà/callaro per "caldaio", ma ferraro, sartore;
- L'assimilazione progressiva ND > NN (il mondo> u monno, quando> quanno, passando> passanno), presente comunque pure nella provincia di Ancona, tranne che nel capoluogo. Frequente è pure l'assimilazione di LD > LL (caldo > callo), mentre è un po' più rara l'assimilazione di MB > MM (pijà gammó “prendere il sopravvento”, cammiale "cambiale", ma trombetta);
- La sonorizzazione di “c” dopo nasale (mancare > mangà, bianco > biango), tipica anche di Jesi, mentre risulta essere scomparsa a Osimo; il fenomeno analogo per “t” a Recanati è presente solo sporadicamente, perciò pare essere regredito: sopravvive ad es. la forma déndro per “dentro”;
- Con i sostantivi che indicano grado di parentela l'aggettivo possessivo può essere espresso con una particella proclitica (ad es. tu' madre, tu' padre), o con una enclitica (màmmeta, bàbbeto), esattamente come a Jesi;
- La pronuncia con “é” chiusa di molti vocaboli che invece nei comuni limitrofi della provincia di Ancona e a Porto Recanati suonano con “è” aperta, ad es. trénta, pénso, sénza, vérde, férmo, vénne;
- L'uso della particella latina *in medio (ad): mecquì, mellà (=qui, là), presente anche a Camerino, Matelica, Cingoli, Treia, ma che si riscontra pure nelle Marche centro-settentrionali, a San Marino, nell'Umbria e nel Lazio settentrionale; lo stesso dicasi per la preposizione dativa ma per "a": ma mé per "a me", e di conseguenza mù (ma+'u) per “al/allo” (mù patre "al padre"), mà (ma+'a) per “alla”, mì (ma+'i)per “ai” e mé (ma+'e) per "alle";
- L'uso di 'llo, 'lla, 'lli, 'lle per "quello, quella, quelli, quelle" come nelle Marche centromeridionali, a differenza dell'anconetano-osimano che ha qul/qula;
- Nell'imperfetto si può riscontrare il contrasto tra le forme "maceratesi", presenti in "-evo" (avìo, dicìo "avevo, dicevo"), e quelle "anconetane", presenti in "-avo" (jàvo "andavo", contro il maceratese jìo), e lo stesso può dirsi per le forme verbali del presente, che presentano infatti caratteristiche morfologiche di transizione, come ad es. faciamo, jamo per "facciamo, andiamo" (cfr. anconetano famo, 'ndamo e maceratese facimo, jimo).
Infine sono da ritenere forme tipiche esclusivamente di Recanati nuà/vuà per “noi/voi”, sopre per “sopra” e sotta per “sotto”, questi ultimi due fenomeni guizzanti anche altrove.
Il lessico locale recanatese attinge anch'esso tanto dall'area anconetana quanto da quella maceratese. Eccone alcuni esempi: armango=almeno, bardascio=bambino, ciuétta=civetta, derèto=dietro, fugaraccio=falò, 'gna=bisogna, igno’=in giù, jòppa=zolla, lala=ala, minga=mica, négne=nevicare, pertegara=aratro, 'rsumijo=fotografia, sbrégo=strappo, torcolétto=rametto, vèspera=vespa, zécchere=zecche.
Analogamente ciò vale a proposito dei modi di dire: ciacca l'ajo=ben ti sta, de riffe o de raffe=in qualche maniera, è como jì a curre c'u lebbre=è una gara impari, jì a gatto mino’=camminare carponi, mango pe' mele=nemmeno per sogno, e me' cojoni=però, ci vorrebbe pure, pijà gammo’=prendere il sopravvento, sartà u fosso=fare il salto di qualità, secco rrabbito=magrissimo, voja de fadigà sarteme addosso=detto di persona sfaticata.
Ancora, sono di seguito riportati alcuni proverbi tipici: ‘A cerqua nun fa' i melaranci=ogni albero dà il proprio frutto, ogni uomo dà solo quel che ha, Mejo puzzà de vì che d'ojo santo=meglio ubriachi che in fin di vita, Carta canta e villan dorme= lo scritto si fa sentire (cioè fa prova), mentre il contadino dorme (nel senso che non può farsi sentire, cioè non ha voce in capitolo perché non sa scrivere), perciò è sempre indispensabile avere prove scritte perché le parole volano e non restano, Quanno u gallo canta da gajina, a casa va in ruìna=quando l'uomo fa la parte della donna (si lascia comandare), le cose in famiglia non vanno mai bene, Sant'Antò d'a barba bianga, se nun negne nun se magna=se a Sant'Antonio abbate (17 gennaio) non nevica non si ha cibo, Anno bisesto, anno funesto=l'anno bisestile è pieno di contrarietà, D'istate u monte, d'inverno a fonte=per regolarsi sul tempo che farà, l'estate si guarda la montagna, d'inverno il mare, Scirocco, oggi tiro e dumà scrocco=Oggi soffio e domani porto acqua.
Uno dei cittadini storicamente più illustri di Recanati, Giacomo Leopardi, in una lettera allo scrittore piacentino Pietro Giordani del 30 maggio 1817, ebbe modo di segnalare i pregi della favella recanatese, soffermandosi in particolare sulla pronuncia: “Ella non può figurarsi quanto sia bella. È così piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, e non tiene punto né della leziosaggine toscana né della superbia romana, mentre basta uscir due passi dal suo territorio per accorgersi di una notabile differenza, la quale in più luoghi pochissimo distanti, non che notabile è somma”.
Cultura |
Biblioteche |
- Archivio comunale di Recanati, via C. Battisti (sede propria)
- Archivio della Banda musicale Beniamino Gigli, Piazza Sant'Agostino 4: archivio esclusivamente musicale, conserva soprattutto mss e stampe che si riferiscono al repertorio praticato dalla banda.
- Biblioteca Comunale Benedettucci, Corso Persiani
- Biblioteca del Centro culturale Charles Péguy, Via chiostro Sant'Agostino
- Biblioteca del Centro nazionale di studi leopardiani, Via Monte Tabor 2: La biblioteca del centro nazionale di studi leopardiani si compone di circa 15.000 "pezzi" fra libri, recensioni, riviste e miscellanee. Una raccolta critica esclusiva sulla produzione leopardiana che inizia con le prime edizioni a stampa del poeta.
- Biblioteca del convento dei cappuccini, Piazzale dei Cappuccini 1
- Biblioteca del Convento dei padri passionisti, Via Castelnuovo 110
- Biblioteca diocesana di Recanati, Via Gregorio XII:
- Biblioteca padre Clemente Benedettucci, Corso Persiani: archivio esclusivamente musicale, conserva soprattutto mss e stampe che si riferiscono al repertorio praticato dalla Banda. La maggior parte è costituita da fantasie e trascrizioni da opere e operette (in particolare italiane), risalenti per lo più al periodo 1880/1930.
- Biblioteca privata Leopardi, Piazza Sabato del villaggio: La biblioteca storica dei conti Leopardi è in gran parte frutto della ricerca di Monaldo Leopardi, che acquistò libri nelle fiere vicine, in occasioni varie e approfittando della soppressione di molte congregazioni religiose fra il 1808 e il 1810. La biblioteca si accrebbe anche grazie alle continue donazioni di parenti ed amici e agli acquisti fatti dai discendenti di Monaldo.
- Biblioteca popolare del Centro Culturale Fonti San Lorenzo, via Aldo Moro 14
Scuole |
Sono presenti sul territorio della città di Recanati: 6 scuole materne o dell'infanzia, 6 scuole elementari o primarie, 2 circoli didattici (materna ed elementare), una scuola media o secondaria di I grado, il Liceo "Giacomo Leopardi" (che comprende gli indirizzi classico, scientifico, scientifico scienze applicate, linguistico e liceo delle scienze umane) l'Istituto Tecnico Industriale "Enrico Mattei" (con specializzazioni di informatica, chimica, meccanica e telecomunicazioni), l'Istituto Professionale Industria e Artigianato "F. Corradini", l'Istituto Professionale per i Servizi Commerciali e Turistici "V. Bonifazi"
Musei |
Museo civico Villa Colloredo Mels: di impianto medievale, l'edificio assunse la fisionomia di Palazzo verso la fine del 500, diventando oggetto di continue trasformazioni nei secoli seguenti fino ad ottenere l'aspetto attuale in età neoclassica.L'inaugurazione è avvenuta nell'estate 1998 dopo il trasferimento della Pinacoteca dal Palazzo Comunale. È articolato in quattro sezioni: la sezione archeologica, che permette di conoscere l'organizzazione di una comunità neolitica con varie sovrapposizioni fino all'età del ferro; la sezione medievale che documenta la vita della città nel periodo di massimo splendore e comprende, tra l'altro, opere di Ludovico di Magno da Siena (not. 1395), Pietro di Domenico da Montepulciano (att. XV secolo) e Vincenzo Pagani (1490-1568); la sezione rinascimentale che raggruppa quattro tra le più significative opere di Lorenzo Lotto (1480 - 1556): l'Annunciazione di Recanati, il Polittico, la Trasfigurazione, il San Giacomo Maggiore, la sezione dedicata al Seicento e Settecento. Uno spazio per le esposizioni temporanee artistico-culturali è situato al piano terra.
Museo diocesano che vanta dipinti dal XIV al XVI secolo di artisti quali: Guglielmo da Venezia, Pietro di Domenico da Montepulciano, Ludovico Urbani, Giacomo da Recanati (1443), una attribuita al Mantegna e una Santa Lucia del Guercino, Pomarancio, arredi e oreficerie di vari secoli, sculture, messali, opere d'arte minore. Tra i marmi: una statua romana e un lavabo di Andrea Sansovino
- Il Civico museo Beniamino Gigli: è stato trasferito all'interno del Teatro Persiani.
- Museo di arte contemporanea e dei pittori dell'emigrazione
- Museo della chitarra Oliviero Pigini
- Museo del silicio "Silicio Inside"
Eventi e festival |
Amantica: Nato nel 2010 si svolge nel quartiere di Castelnuovo e propone un programma incentrato sulla musica tradizionale e sullo strumento dell'organetto. Il festival vede la direzione artistica di Elisa Ridolfi.[8]
Botteghe Aperte: Nato nel 2010 si svolge ogni anno nella zona artigianale ex Eko e propone un'esposizione e dimostrazione di prodotti artigianali del territorio. Il programma prevede inoltre conferenze tematiche, corsi di degustazione, esibizioni musicali, laboratori e giochi per bambini. L'evento è organizzato dall’associazione culturale Su la Testa.[9]
Lunaria: Rassegna di concerti che si svolgono ogni giovedì di luglio in piazza G. Leopardi, la piazza principale della città.
Memorabilia: festival di musica folk e pop in memoria del cantante marchigiano Oliviero de Quintajé. Il festival è organizzato dal Centro fonti San Lorenzo.
Electronic Music Festival Recanati (EMF Recanati): Evento culturale di musica elettronica che si svolge nella prestigiosa piazza G.Leopardi, organizzato da giovani artisti recanatesi che operano da anni nel panorama musicale internazionale,italiano e marchigiano. Festival dall'atmosfera vibrante e carica di energia che vede la partecipazione di numerosi giovani provenienti da tutte le Marche.
Eventi religiosi |
Festa di San Vito: Festa del patrono di Recanati che si svolge il 15 giugno.
Processione del Venerdì Santo: Ogni Venerdì Santo il paese celebra la Passione di Cristo con una processione in cui i sacconi portano oggetti rappresentanti il martirio di Gesù.
Economia |
- Distretto industriale plurisettoriale di Recanati - Osimo - Castelfidardo
Aziende |
Sul suo territorio hanno sede l'azienda IGuzzini, produttrice di apparecchi di illuminazione per interni ed esterni, l'azienda Clementoni, produttrice di giocattoli educativi e la nota fabbrica F.lli Guzzini che produce stampi in plastica.
Amministrazione |
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
26 novembre 1985 | 22 giugno 1990 | Orazio Mario Simonacci | DC | Sindaco | |
22 giugno 1990 | 23 aprile 1995 | Luca Marconi | DC | Sindaco | |
24 aprile 1995 | 26 giugno 1999 | Roberto Ottaviani | Sinistra | Sindaco | |
27 giugno 1999 | 13 giugno 2004 | Fabio Corvatta | Centro-sinistra | Sindaco | [10] |
14 giugno 2004 | 21 giugno 2009 | Fabio Corvatta | Centro-destra | Sindaco | [10] |
22 giugno 2009 | 25 maggio 2014 | Francesco Fiordomo | Partito Democratico | Sindaco | [11] |
25 maggio 2014 | in carica | Francesco Fiordomo | Partito Democratico-UDC-Liste civiche | Sindaco | [12] |
Fonte: Ministero dell'Interno[13].
Sport |
Società sportive |
Calcio |
Come nel resto d'Italia, il calcio è la disciplina più popolare e seguita.
La principale squadra di calcio locale è l'Unione Sportiva Recanatese 1923 che milita in Serie D. Le altre squadre cittadine sono il CSI Recanati, l'Atletico Recanati e l'Europa Calcio, tutte e tre militanti in Terza Categoria.
Pallacanestro |
A Recanati la pallacanestro è uno sport molto radicato.
In città hanno sede l'Unione Sportiva Basket Recanati, militante in Serie B, e l'Associazione Dilettantistica Pallacanestro Recanati, militante in Serie C.
Altre società sportive |
Club Scherma Recanati, associazione sportiva affiliata alla Federazione Italiana Scherma, scherma di fioretto e spada;- Società Sportiva Atletica Recanati.
Tornei |
Guzzini Challenger: torneo professionistico di tennis giocato sul cemento.
Note |
^ ab Dato Istat - Popolazione residente al 30 aprile 2018.
^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012.
^ Armando Bettini, Storia di Recanati, Recanati, Tecnostampa, novembre 1990, pp. 52-63.
^ .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
Lapide Commemorativa a G.Garibaldi[collegamento interrotto]
^ Sito di Artika Festival Archiviato il 21 maggio 2011 in Internet Archive.
^ Amico Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Alessandro Mancini, Macerata 1854, Tomo I, p. 139, n. 26.
^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
^ Sito di Amantica
^
Sito dell'associazione culturale Su la Testa promotrice dell'evento Festa dell'artigiano - Botteghe Aperte[collegamento interrotto]
^ ab Repubblica.it - Elezioni 2004
^ Speciale elezioni 2009 - Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009 - Comunali - Recanati
^ Sito del Ministero degli interni, su elezioni.interno.it. URL consultato il 15-07-2014.
^ http://amministratori.interno.it/amministratori/AmmIndex6.htm
Bibliografia |
- Giovanni Francesco Angelita, Origine della città di Ricanati e la sua historia e discretione (1601), ristampa a cura di F. Foschi, Micheloni Editore, 1978
- Angelo Antonio Bittarelli, Macerata e il suo territorio. La pittura, Cassa di Risparmio di Macerata, 1985
- Angelo Antonio Bittarelli, Macerata e il suo territorio. La scultura, Cassa di Risparmio di Macerata, 1986
- Gabriele Mariani, Il dialetto recanatese - dizionario - note linguistiche, modi di dire, proverbi, Tecnostampa 1991
- Monaldo Leopardi. Annali di Recanati, Loreto e Porto Recanati. Edizione Centro Nazionale Studi Leopardiani, 1993
- Fabio Mariano. Architettura nelle Marche dall'età classica al liberty, Nardini editore, 1995
- Giuseppe Santarelli, Le origini del Cristianesimo nelle Marche, Edizioni Lauretane della Santa Casa, 2007
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Collegamenti esterni |
- Informazioni turistiche, su recanatiturismo.it.
- Museo Villa Colloredo Mels, su villacolloredomels.it.
- Centro mondiale della poesia, su leopardi.it.
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 124369957 |
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