Alimentatore elettrico




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Pannello posteriore di un alimentatore per computer


Un alimentatore elettrico è un convertitore AC-DC, ovvero un apparato elettrico, semplice o composto, che serve a raddrizzare in uscita la tensione elettrica in ingresso (da alternata AC a continua DC) in modo da fornire energia elettrica adattandola all'uso di altre apparecchiature elettriche come elettrodomestici, modificando eventualmente anche i livelli di tensione e corrente, e dunque potenza, in uscita attraverso un trasformatore.


Gli alimentatori differiscono ampiamente in funzione della potenza gestita, così anche per le caratteristiche di qualità della corrente elettrica fornita all'uscita. Un alimentatore con pari valori di tensione e potenza è più complesso e costoso quanto più la tensione fornita è precisa e stabile, e quanto maggiore è la sua affidabilità.
Esistono anche alimentatori da laboratorio, in cui la tensione di uscita è regolabile a piacere dall'utilizzatore in base alla necessità. Questi alimentatori hanno anche una limitazione della corrente massima fornita, in alcuni casi regolabile, utile per evitare problemi in caso di cortocircuito e per speciali circuiti con alimentazione in corrente costante.


In molti casi l'alimentatore fornisce più di una tensione di uscita a seconda della necessità. È il caso degli alimentatori per incubatrici, che forniscono tensioni di 9,3, ±32, ±100 V.


Un crescente numero di case costruttrici adotta la certificazione 80 Plus per verificare la stabilità della tensione in uscita e la quantità di energia dissipata in calore, sotto varie condizioni di carico dell'alimentatore.




Indice






  • 1 Tecnologie


    • 1.1 Dissipativo o lineare


    • 1.2 Switching o "commutazione"




  • 2 Il ripple


  • 3 Immunità ai ritorni di potenza


  • 4 Clipping e controllo di corrente


    • 4.1 Clipping della corrente


    • 4.2 Protezione sovracorrente


    • 4.3 Protezione da corto circuito


    • 4.4 Alimentatore a corrente costante




  • 5 Altri dispositivi ausiliari


  • 6 Alimentatori universali


  • 7 Alimentatori per Personal Computer


  • 8 Alimentatori da laboratorio


  • 9 Alimentatori ridondanti


  • 10 Alimentatori parallelabili


    • 10.1 Alimentatori semplicemente parallelabili


    • 10.2 Alimentatori parallelabili con controllo passivo della corrente


    • 10.3 Alimentatori parallelabili con controllo attivo della corrente




  • 11 Note


  • 12 Voci correlate


  • 13 Altri progetti


  • 14 Collegamenti esterni





Tecnologie |


Principalmente ne esistono di due tipi:




  1. Statici, cioè producono una tensione e una corrente in uscita sempre uguale (sono molto diffusi);


  2. Variabili, cioè possono modificare i valori di tensione e di corrente in uscita tramite delle apposite levette o pulsanti.




Ponte raddirizzatore


Essi hanno una tensione minima e una massima di ingresso per operare.
Un semplice alimentatore può essere composto da 4 diodi messi in serie a formare un rombo chiuso (Ponte di Graetz) dove i primi 2 sono collegati ai due cavi di corrente alternata (1 fase e 1 neutro) e gli ultimi due sono collegati ai due cavi per la corrente continua (1 positivo e 1 negativo)


A seconda della tecnologia utilizzata hanno anche un sistema che moltiplica la frequenza della corrente e un diodo che scarica su un condensatore in modo tale che la corrente continua in uscita sia il più "dritta" possibile.


Esistono due approcci tecnologici profondamente differenti per la realizzazione di alimentatori:



Dissipativo o lineare |


Si tratta di una tecnologia estremamente semplice ed economica, largamente usata ove la potenza richiesta sia limitata ed il costo rappresenti un limite.



Non mancano tuttavia esempi di alimentatore di questo tipo che eroghino anche fino a 20 ampere di corrente.




Alimentatore lineare


Un generico alimentatore lineare è idealmente (e spesso anche praticamente) composto dai seguenti elementi collegati in cascata:



  • un trasformatore: provvede a ridurre (o in rari casi aumentare) la tensione proveniente dalla rete elettrica per avvicinarla al valore richiesto dal carico da servire.

  • un raddrizzatore: trasforma la corrente alternata fornita dal trasformatore in corrente pulsante unidirezionale. Può essere a diodo singolo o a ponte di Graetz (dal nome del suo inventore, il fisico tedesco Leo Graetz). Esiste anche un terzo tipo di raddrizzatore costituito da un trasformatore con presa centrale e due diodi. I due diodi sono collegati ai capi del trasformatore in modo di far passare la corrente nella stessa direzione, mentre la presa centrale funge da massa.

  • un filtro livellatore (normalmente un circuito RC): livella la corrente unidirezionale pulsante uscente dal raddrizzatore in una corrente continua più uniforme e costante. Solitamente rappresentato semplicemente da un condensatore elettrolitico di considerevole capacita (orientativamente 1000uF per ogni ampere di corrente erogato).

  • un circuito elettronico stabilizzatore detto anche regolatore, che può spaziare da un semplice diodo zener ad un circuito integrato dedicato. Assicura che la tensione generata dall'alimentatore si mantenga costante nel tempo ed entro una stretta tolleranza rispetto al valore richiesto, al variare della tensione della rete elettrica e del carico applicato.


In molti casi dove non occorra una tensione stabile e precisa, specialmente nei piccoli alimentatori a spina, non è presente la sezione di stabilizzazione.


I principali limiti di questi alimentatori risiedono nel basso rendimento energetico (tipicamente minore del 50%), che comporta, nel caso di elevate potenze gestite, un consistente sviluppo di calore, che deve essere smaltito per evitare danni all'apparato.


Un altro limite è nell'eccessivo incremento di dimensioni e peso all'aumentare della potenza di un alimentatore analogico, considerando l'elevato peso che ha un grosso trasformatore di tensione.



Switching o "commutazione" |





Alimentatore elettronico ATX di un comune personal computer, privato del coperchio


Possiedono circuiti più complessi rispetto ad un alimentatore tradizionale, ma hanno diversi vantaggi, tra cui un minore ingombro e peso a parità di potenza, un rendimento maggiore e quindi minore calore prodotto, ma sono meno adatti per l'uso in laboratorio, essendo caratterizzati da un elevato ripple e dalla generazione di componenti spurie ad alta frequenza, che possono interferire nel funzionamento di alcune apparecchiature.


Il principio di funzionamento si basa sul fatto che un trasformatore, per essere più efficiente, richiede un nucleo ferromagnetico più piccolo e molto più compatto, a parità di potenza, all'aumentare della frequenza operativa. Negli alimentatori elettronici vengono utilizzati particolari trasformatori fatti funzionare a frequenze di decine o centinaia di migliaia di Hertz invece dei 50 Hz della rete elettrica europea di distribuzione. Il nucleo di questo trasformatore è in ferrite, materiale realizzato con polveri metalliche incollate, invece dei tradizionali lamierini di ferro, che alle alte frequenze comporterebbero una notevole perdita di energia.


In un alimentatore elettronico la tensione di rete viene per prima cosa raddrizzata e livellata con un condensatore. Successivamente un circuito oscillatore genera a partire da questa corrente continua, una corrente alternata di elevata frequenza, che viene applicata ai capi dell'avvolgimento primario del trasformatore; la tensione in uscita, presente ai capi dell'avvolgimento secondario del trasformatore, viene raddrizzata e livellata.


La funzione di stabilizzazione è solitamente ottenuta retroazionando l'errore del segnale in uscita sul regime di funzionamento dell'oscillatore. In pratica, un circuito misura la tensione di uscita, e se questa risulta troppo alta viene ridotta l'energia inviata dall'oscillatore al trasformatore, se invece la tensione scende, viene aumentato il flusso di energia. Grazie a questo sistema molti alimentatori switching sono in grado di accettare in ingresso un'ampia gamma di tensioni e frequenze. Per esempio gli alimentatori per notebook spesso possono essere collegati sia alla rete europea a 230 V/50 Hz, sia a quella statunitense a 115 V/60 Hz.


L'apparato è reso più complesso dalla presenza di sistemi di protezione contro sovraccarichi e cortocircuiti, e da filtri necessari per evitare che il segnale ad alta frequenza si propaghi verso il carico oppure ritorni verso la rete elettrica.



Il ripple |


Il ripple, in elettronica ed elettrotecnica, è considerato come l'ampiezza di un segnale di natura generica (visualizzato mediante l'oscilloscopio). Molto spesso, questo segnale viene diminuito, in modo da ottenere un circuito con un andamento più lineare possibile. Negli alimentatori è ridotto in parte dalla resistenza del circuito RC, ma non è una soluzione efficiente. L'ideale sarebbe usare un circuito LC, ma si avrebbe una induttanza di dimensioni enormi.




Diminuzione del ripple (in rosso).



Immunità ai ritorni di potenza |








Si definisce immunità ai ritorni di potenza di un sistema progettato per erogarla la capacità di resistere[1] a un'energia proveniente dall'esterno in senso inverso.


Pur se proveniente dall'esterno, questa energia può anche essere la stessa che viene emessa che, se non dissipata oppure non irradiata, ritorna al generatore.


L'immunità ai ritorni di potenza si esprime in volt nei sistemi come i generatori elettrici e gli alimentatori[2] e in watt nei sistemi come gli amplificatori e i trasmettitori RF[3].


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Lo stesso argomento in dettaglio: onda stazionaria.


Clipping e controllo di corrente |









Clipping della corrente |




Curva di clipping della corrente


Negli alimentatori dotati di dispositivo di clipping della corrente è possibile impostare - con una manopola[4] - un valore limite della corrente erogata. Il funzionamento è descritto dalla figura qui a lato nominata curva di clipping della corrente ed è il seguente: fissata una certa tensione V=Vk{displaystyle V=Vk}; applicando una resistenza di carico RL=(∞0){displaystyle R_{L}=(infty to 0)}; per valori di corrente risultante I=(0→I(max)){displaystyle I=(0to I_{(max)})} questa assume un andamento lineare in salita mentre la tensione rimane costante; continuando a ridurre ulteriormente RL=(R1→0){displaystyle R_{L}=(R_{1}to 0)} invece, la corrente erogata diventa costante mentre la tensione scende secondo V=RL∗I(max){displaystyle V=R_{L}*I_{(max)}}.


Facciamo un esempio: vogliamo caricare con il nostro alimentatore una batteria al piombo da: 12V; 20Ah. Come sappiamo, per non danneggiare questo tipo di batterie dobbiamo ricaricarlo gradualmente: con una corrente massima di un ventesimo della capacità; per un tempo di 20-24 ore. Il procedimento è il seguente: regoliamo la tensione a vuoto su 13,8V[5]; portiamo invece la regolazione della corrente di clipping al minimo[6]; colleghiamo la batteria all'alimentatore[7]; alziamo delicatamente la regolazione della corrente di clipping fino al valore di carica Ic=(Ip20){displaystyle I_{c}=left({frac {I_{p}}{20}}right)} dove Ip{displaystyle I_{p}} è la capacità della batteria; nel nostro esempio Ic=1A{displaystyle I_{c}=1A}. Quando la batteria è molto scarica, la sua resistenza equivalente risulta molto bassa, inizialmente quindi la corrente sarà limitata dal dispositivo di clipping, per questo la tensione erogata potrà scendere di parecchi Volt; dopo 24h troveremo la tensione a 13,8V e la corrente quasi a zero - la batteria è carica.




Curva di corrente e tensione con protezione di sovracorrente



Protezione sovracorrente |


Questo dispositivo di protezione è uno dei più semplici tra quelli che possiamo trovare in dotazione ad un alimentatore. La descrizione del funzionamento è la seguente: l'elettronica misura la corrente erogata e quando questa supera il limite fisso impostato, interviene con un brusco calo della tensione - evidenziato nel grafico "Curva di corrente e tensione con protezione di sovracorrente" da una rilevante pendenza in discesa".



Protezione da corto circuito |


Questa protezione è integrabile con quella della sovracorrente - sostanzialmente: interviene rapidamente sconnettendo l'uscita dell'alimentatore quando i valori di RL{displaystyle R_{L}} scendono sotto un minimo; da questo momento viene monitorata solo RL{displaystyle R_{L}} attraverso una piccola corrente e l'uscita rimane disconnessa fino al ripristinarsi della situazione, cioè fino a che RL{displaystyle R_{L}} non riprende valori accettabili.



Alimentatore a corrente costante |


Se applichiamo ad un alimentatore stabilizzato con uscita a tensione fissa, un circuito di controllo costante della corrente, otterremo un alimentatore a corrente costante. Un alimentatore che erogherà una corrente impostata fissa e una tensione che varierà in base al carico collegato. La tensione massima sarà quella del primo stadio[8] ridotta della caduta introdotta dal secondo stadio[9].


Questo tipo di alimentatori sono applicati ad esempio nella ricarica degli accumulatori al NiCd/NiMH - che necessitano di essere caricate proprio in questo modo - e nell'alimentazione di dispositivi come i LED, in questo caso si possono mettere in serie uno o più elementi, fino ad un massimo che è la somma della tensione massima erogabile, e il sistema si autoequilibrerà.



Altri dispositivi ausiliari |









  • protezione sovratensione

  • protezione sovraccarico

  • protezione sovratemperatura e controllo raffreddamento



Alimentatori universali |


Sono caratterizzati da una elevata flessibilità e questo li rende adatti ad alimentare svariati dispositivi elettrici come:



  • periferiche esterne di computer (modem, scanner, piccole stampanti,...);

  • apparecchiature elettroniche di bassa potenza (ad esempio basi per telefoni cordless o lampade da tavolo)

  • apparecchiature a batteria (ad esempio notebook, lettori CD portatili o lettori mp3)


La potenza massima erogabile da questo tipo di alimentatori è dell'ordine di qualche decina di watt.


La flessibilità degli alimentatori universali consiste nel fatto che è possibile selezionare la tensione d'uscita (solitamente attraverso un interruttore a slitta oppure un commutatore rotativo) e scegliere, tra la gamma disponibile, lo spinotto più adatto alla connessione con l'apparecchiatura da alimentare.
Le tensioni di alimentazione selezionabili tipicamente sono: 1.5V, 3.0V, 4.5V, 6.0V, 7.5V, 9.0V e 12V.
Gli spinotti più diffusi sono vari diametri di connettori di tipo jack e coassiali (in cui è possibile selezionare la polarità) e porte USB (spesso con connettore mini-USB).



Alimentatori per Personal Computer |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Computer § Alimentatore.

A seconda del tipo d'alimentatore il computer può avere lo spegnimento del tipo:



  • manuale: alimentatore AT

  • automatico: alimentatore ATX



Alimentatori da laboratorio |




Un alimentatore da laboratorio digitale.


Possono essere di tipo switching o lineari, sono usati nei laboratori di ricerca, di riparazione, e da hobbisti e radioamatori. La loro caratteristica è di poter fornire una tensione regolabile da zero a molte decine di volt, tramite una manopola posta sul pannello. Alcuni modelli hanno una seconda manopola, la quale permette di regolare il valore limite della corrente da fornire, utile ad esempio per caricare una batteria con una corrente costante. I valori di tensione e corrente erogati, sono visualizzati con voltmetri e amperometri analogici con scala graduata o digitali con display numerico.


Possono essere realizzati anche a più sezioni, ovvero più alimentatori galvanicamente isolati tra loro, racchiusi in un solo apparecchio e ciascuna sezione può fornire tensioni e correnti differenti dalle altre. Sono utili nei casi in cui necessitino più tensioni di valore diverso tra loro, pensiamo ad un circuito in progetto, composto da chip logici insieme a chip lineari e da un relè; servirà un +5 volt per alimentare il circuito logico, un +15 e un -15 volt per il circuito lineare e un +24 volt per il relè, un alimentatore di questo tipo agevola l'operatore e fa risparmiare spazio sul tavolo di lavoro. I migliori modelli da laboratorio possono essere programmabili, cioè essere collegati in un sistema computerizzato tramite bus IEEE-488 e lavorare in modo automatico e in tutta sicurezza



Alimentatori ridondanti |


Gli alimentatori ridondanti si differenziano da quelli tradizionali fornendo in più una garanzia - più o meno elevata - di servizio, anche in presenza di un certo tipo di anomalie e/o guasti.


L'elettronica che fornisce il servizio di ridondanza generalmente si occupa solo di garantire il servizio di alimentazione per cui è impreciso se non scorretto parlarne in termini di affidabilità.


Al limite può essere considerata un'anomalia anche la mancanza totale[10] o parziale[11] di energia dalla rete. Ridondante rispetto alla mancanza di energia della rete è l'alimentatore che incorpora una batteria (classico quello dei sistemi di sicurezza antifurto) che viene caricata durante la presenza della rete; mentre fornisce energia sostitutiva quando la prima viene a mancare.


Classica la configurazione ridondante con due apparecchiature identiche[12] che si controllano a vicenda e intervengono sostituendosi una all'altra in caso di guasto. Poco funzionale invece l'utilizzo di alimentatori tradizionali con delega del controllo e della commutazione da parte di centraline esterne che potrebbero a loro volta guastarsi.


Funzionale anche l'utilizzo di due alimentatori parallelabili purché entrambi in grado di sopportare in sicurezza l'intero carico; in questo caso normalmente si dividerebbero la potenza allungando la vita di entrambi, ma allo stesso tempo in caso di guasto di uno dei due, il servizio sarebbe ugualmente assicurato.


Se non ci sono limiti alla sicurezza, in applicazioni pratiche possiamo trovare anche alimentatori con apparecchiature multiple, classici i sistemi avionici che nel regime tecnico militare possono arrivare anche a cinque[13].


Come tutti i sistemi ridondanti questi alimentatori devono essere in grado di segnalare al personale competente ogni anomalia, segnalazione che non può essere solo luminosa ma a seconda della sofisticazione si può trattare di un semplice contatto a relè fino ad una trasmissione digitale su di una linea RS-485/RS-422/RS-232 o Ethernet.



Alimentatori parallelabili |


Gli alimentatori parallelabili, si differenziano da quelli tradizionali per la loro elevata immunità ai ritorni di potenza, in sostanza, entro certi limiti non si danneggiano se vengono messi in parallelo.


Attualmente non esiste una normativa e nemmeno una convenzione su questa materia specifica, quindi affidandoci ai cataloghi del commercio ne rileviamo di tre tipologie:



  • alimentatori semplicemente parallelabili;

  • alimentatori parallelabili con controllo passivo della corrente;

  • alimentatori parallelabili con controllo attivo della corrente.


Se lo scopo del parallelo è la ridondanza, l'impiego .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}"brutale"[Chiarire, magari usando un linguaggio meno colloquiale.] di due alimentatori semplicemente parallelabili potrebbe essere una soluzione sufficiente, in questo caso entrambi gli alimentatori devono essere in grado di sopportare in sicurezza l'intero carico; se invece lo scopo del parallelo è suddividere il carico su più alimentatori, sarà necessario utilizzare strategie per equilibrare la corrente erogata, è questo il "plus" che possono fornire gli alimentatori parallelabili.



Alimentatori semplicemente parallelabili |


Fornire questo tipo di caratteristica in un alimentatore è molto semplice: è sufficiente applicare all'uscita un diodo, direzionato in modo coerente e con caratteristiche di corrente e tensione adeguate; e compensare la relativa caduta di tensione.


Per il funzionamento si dovrà regolare la tensione di uscita di uno dei due, "più in basso" rispetto all'altro, in questo modo funzionerà quello a tensione più elevata perché sarà il suo diodo a condurre fino all'eventuale guasto, quando la sua tensione cadrà e sarà il diodo dell'altro alimentatore a condurre, se in quel momento sarà ancora funzionante.



Alimentatori parallelabili con controllo passivo della corrente |


In questo tipo di alimentatori i circuiti di controllo sono progettati in modo che la tensione di uscita si riduca leggermente con l'aumentare della corrente fornita per esempio secondo la formula Vu=Vi−(IImax){displaystyle Vu=Vi-left({frac {I}{Imax}}right)} dove (Vu) è la tensione in uscita dell'alimentatore, (Vi) è la tensione di ingresso del circuito di controllo (I) è la corrente istantanea fornita e (Imax) la corrente massima fornibile poco prima del clipping. Si avrà come risultato una curva morbida della tensione di uscita che naturalmente diventa invece molto pendente quando la corrente supera la soglia massima. Il ΔV{displaystyle Delta V} nell'esempio (IImax){displaystyle left({frac {I}{Imax}}right)} è tipicamente il 5% della tensione nominale ma generalmente non supera 1V.


Il funzionamento è semplice, mettendo in parallelo due o più di questi alimentatori, anche se le dovute tarature non fossero precisissime, a causa della curva in leggera tendenza le correnti di tutti gli alimentatori si equilibreranno da sole. Più precise saranno le tarature, ovvero più piccole saranno le differenze tra gli alimentatori, più saranno simili le correnti erogate da ciascun apparato, tuttavia a ogni cambiamento del carico e quindi della corrente erogata ci potranno essere piccoli sbilanciamenti di corrente durante i transitori a causa del tempo di risposta del circuito di controllo.


Questo tipo di regolazione è accettabile per moltissime applicazioni.



Alimentatori parallelabili con controllo attivo della corrente |


In questo tipo di alimentatori i circuiti di controllo sono progettati in modo da assicurare che ogni alimentatore fornisca la stessa corrente in ogni condizione. Questa funzione si ottiene incrociando i dati di tensione e corrente di ogni alimentatore. Il risultato sarà un'erogazione di corrente e tensione costante e precisa, immune alle eventuali differenze di taratura degli alimentatori.


Il funzionamento può essere complesso e persino governato da microprocessori, inoltre questo tipo di regolazione è più costosa in termini sia di progetto[14] sia di installazione[15].



Note |




  1. ^ resistere ad un eventuale danneggiamento


  2. ^ In questi casi può arrivare anche a parecchi volt attraverso l'uso di relè che interrompono la continuità.


  3. ^ In questi casi generalmente si tratta di pochi watt, giusto quelli che si riesce a dissipare in loco termicamente e per il tempo di resistenza fisica dei componenti.


  4. ^ negli alimentatori di qualità superiore questa impostazione viene riportata da un display - in quelli più economici invece la regolazione viene effettuata "alla cieca"


  5. ^ tensione nominale di una batteria al piombo da 12V


  6. ^ questo per sicurezza se si lavora alla cieca - negli alimentatori con il display di impostazione si punta direttamente sul valore di corrente di carica


  7. ^ rispettando rigorosamente la polarità


  8. ^ alimentatore stabilizzato con uscita a tensione fissa


  9. ^ circuito di controllo costante della corrente


  10. ^ su rete monofase mancanza di energia della stessa


  11. ^ su rete trifase mancanza di energia solo da una delle fasi


  12. ^ i sistemi ridondanti doppi sono detti N+ redundancy


  13. ^ i sistemi ridondanti multipli sono detti N+M redundancy


  14. ^ il sistema richiede una misura precisa di corrente


  15. ^ il sistema richiede cablaggi addizionali



Voci correlate |



  • Classi di isolamento

  • Trasformatore

  • Convertitore DC-DC



Altri progetti |



Altri progetti


  • Wikimedia Commons



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Collegamenti esterni |


  • [1]

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