Terremoto della Marsica del 1915

















































Terremoto della Marsica del 1915

Avezzano aerea 1915.jpg

Avezzano: veduta aerea dopo il terremoto
Data 13 gennaio 1915
Ora 07:52:43[1]
Magnitudo momento
7.0[2]
Profondità 15 km
Distretto sismico Piana del Fucino
Epicentro
Fucino
41°59′47.6″N 13°31′38″E / 41.996556°N 13.527222°E41.996556; 13.527222Coordinate: 41°59′47.6″N 13°31′38″E / 41.996556°N 13.527222°E41.996556; 13.527222
Nazioni colpite
Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg Italia
Intensità Mercalli
XI
Maremoto No
Vittime 30.519[2]


Mappa di localizzazione: Italia
Terremoto della Marsica del 1915


Posizione dell'epicentro


Il terremoto della Marsica del 1915, noto anche come terremoto di Avezzano, fu un drammatico evento sismico avvenuto il 13 gennaio 1915, che colpì l'intera area della Marsica in Abruzzo[3] e della valle del Liri nel Lazio[2] causando, secondo i dati del servizio sismico nazionale, 30 519 morti[2]. Il terremoto, classificato tra i principali sismi avvenuti in Italia per forza distruttiva e numero di vittime, interessò gran parte del centro Italia causando danni e vittime in diverse province[4].




Indice






  • 1 Sismicità storica


  • 2 Dati storici


    • 2.1 Geologia e aspetti sismotettonici




  • 3 Località interessate


  • 4 Monumenti e borghi danneggiati


  • 5 Ricostruzione


  • 6 Opere sul terremoto della Marsica


  • 7 Note


  • 8 Bibliografia


  • 9 Voci correlate


  • 10 Altri progetti


  • 11 Collegamenti esterni





Sismicità storica |




L'espressione superficiale della faglia del monte Serrone nei pressi di Gioia dei Marsi


Nel territorio interessato dalla sequenza sismica del 1915 si sono verificati in passato alcuni forti terremoti di magnitudo stimata tra 6.5 e 4.3 in comuni contigui alla piana del Fucino, distanti in linea d'aria meno di trenta chilometri.
Dai documenti storici emerge che il terremoto più forte di magnitudo stimata di 6.5 si verificò nel 1349 con epicentro nel contemporaneo comune di Massa d'Albe. Altri eventi sismici si verificarono nel corso del XIX secolo nei territori limitrofi di Rocca di Cambio, San Vincenzo Valle Roveto ed Acciano.


Il 24 febbraio 1904 un terremoto di magnitudo stimata di 5.7 con epicentro a Rosciolo dei Marsi causò gravi danni al patrimonio architettonico dell'area non facendo tuttavia registrare alcuna vittima[5]. Pochi mesi dopo, il 2 novembre dello stesso anno, un sisma di magnitudo 4.8 si verificò nel distretto sismico fucense con epicentro a Lecce nei Marsi. La stessa magnitudo fu registrata per i terremoti che colpirono Sante Marie, il 22 febbraio del 1910, ed Ortona dei Marsi, il 14 aprile 1914[6].



Dati storici |




Il castello medievale di Avezzano prima del terremoto




Macerie di Avezzano dopo il terremoto




La torre di Sperone in bilico dopo il sisma


Dopo circa sei anni dal terremoto di Messina avvenuto il 28 dicembre 1908, pochi mesi prima dell'ingresso nella prima guerra mondiale, l'Italia tornò ad essere funestata da un altro violentissimo sisma.


Esso avvenne, secondo i dati ufficiali dell'INGV, alle ore 07:52:43[1] (mentre nel telegramma inviato dal comune di Tagliacozzo al Ministero dell'interno sono riportate le ore 07:48[3]). La scossa principale fu preceduta da uno sciame sismico di bassa magnitudo, tale da non creare particolare allarme, della durata di alcune settimane. La sua intensità fu pari all'XI grado della scala Mercalli; in seguito la sua magnitudo fu stimata in 7.0 Mw[2]. L'epicentro fu localizzato nella conca del Fucino in Abruzzo, ma l'ondata sismica colpì anche altre zone dell'Italia centrale come il Lazio, le Marche e la Campania, con effetti pari o superiori al VII grado della scala Mercalli. Nei mesi successivi si registrarono circa 1.000 repliche[7].


La scossa fu avvertita dalla Pianura Padana alla Basilicata, mentre a Roma i suoi effetti furono classificati tra il VI ed il VII grado della scala Mercalli[8][9].


Il sisma del 1915, per forza distruttiva e numero di vittime, è classificato tra i principali terremoti avvenuti in territorio italiano. Secondo i dati dell'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia le vittime furono 30.519 di cui oltre 10.000 nella sola città di Avezzano. Oltre al capoluogo marsicano i cosiddetti "quattro undicesimi della scala Mercalli" si riferiscono a Cappelle dei Marsi, Gioia dei Marsi e San Benedetto dei Marsi, località dove la distruzione fu pressoché totale[10].


La scossa fu avvertita anche nella capitale, producendo danni ad alcuni palazzi, nonostante ciò il Governo Salandra tardò molto a comprendere la vastità dell'area coinvolta e la drammaticità delle conseguenze: l'allarme fu lanciato con i lenti mezzi di comunicazione dell'epoca diverse ore dopo la scossa principale ed i soccorsi giunsero nelle aree colpite solo all'alba del giorno successivo[11].


La testimonianza di un sopravvissuto, operaio di Avezzano, riportata dal quotidiano Il Mattino del 14 gennaio 1915, è molto eloquente riguardo all'entità di questa catastrofe[12]:


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«Non mi resi subito conto di ciò che era avvenuto; ritenni dapprima che si trattasse del crollo improvviso dello stesso stabilimento dove ero occupato: catastrofe forse avvenuta per lo scoppio di qualche macchina. Non potevo immaginare quale orribile immane catastrofe si fosse abbattuta sulla ridente Avezzano, così tranquilla e piena di vita. La gamba sinistra mi doleva abbastanza, ma ciò non mi impedì di trascinarmi fino all'aperto. Ma appena fuori, le mie orecchie furono straziate da mille lamenti. Guardai Avezzano e credetti ancora di essere vittima di un orrendo sogno: il castello, gli stabilimenti dagli alti fumaioli, la Chiesa dell'artistico ed agile campanile, tutto era scomparso. Avezzano era scomparsa ed al suo posto non si scorgevano che pochi muri.»



Prima del sisma, Avezzano era una cittadina di circa tredicimila abitanti; il prosciugamento del lago Fucino faceva sentire i primi influssi sull'economia dell'area, non solo nell'agricoltura ma anche nel settore terziario.




Villino Palazzi, unica abitazione di Avezzano rimasta in piedi intatta


Il terremoto colpì violentemente anche tutti i centri dell'area fucense, della valle Roveto, dell'alta e media valle del Liri e del Cicolano. Avezzano, situata nell'area epicentrale, venne completamente rasa al suolo: le vittime furono tantissime, 10.700 su un totale di circa 13.000 abitanti. Tra queste risultò anche il sindaco, Bartolomeo Giffi. I pochissimi sopravvissuti, in gran parte feriti, rimasero senza un tetto poiché tutti gli edifici crollarono su se stessi, comprese le chiese e il castello. Restò in piedi, intatto, solo il villino del cementista bolognese Cesare Palazzi, al quale è applicata una targa commemorativa con su scritto "Unica casa che ha resistito al terremoto del 13-1-1915"[13].


Il terremoto isolò completamente la zona e i soccorritori, partiti la sera inoltrata del 13 gennaio arrivarono il giorno dopo anche a causa dell'impraticabilità di ferrovia e strade causata da frane e macerie[14].


Isolato anche il Cicolano, in particolare la valle del Salto, dove si registrarono centinaia di vittime. Anche il circondario di Sora fu devastato con migliaia di vittime e gravissimi danni al patrimonio edilizio, al pari di molti centri dell'alta e media valle del Liri. Più di 9.000 uomini, fra militari, enti e civili vennero impegnati per i primi soccorsi, il trasporto dei feriti negli ospedali e la distribuzione dei viveri. A coloro che si distinsero maggiormente fra i soccorritori venne, in seguito, concessa una medaglia di benemerenza dal duca di Genova, Tommaso di Savoia, che venne nominato Luogotenente Generale del Regno da Vittorio Emanuele III, re d'Italia.


L'evento sismico mise in evidenza l'impreparazione e, in parte, l'impotenza dello Stato italiano. Erminio Sipari, deputato del collegio di Pescina, portò prima la protesta per quelle vittime che probabilmente si sarebbero potute salvare[15] e da subito chiese l'assegnazione di fondi per la ricostruzione della Marsica[16][17][18].




Vignetta sul terremoto del 1915 e sulla prima guerra mondiale


Nell'estate del 1914 era, inoltre, iniziata la prima guerra mondiale (anche se l'Italia non vi entrò fino al maggio del 1915) e ciò influì pesantemente sulla permanenza dell'esercito nella regione colpita. I reparti impegnati, infatti, furono presto chiamati al fronte. Tra le emergenze del terremoto ci fu il problema degli orfani: la gran parte di loro fu affidata all'Opera Nazionale di Patronato "Regina Elena" ed accolti presso istituti, grazie alla volontà e al lavoro del prelato Don Orione, al quale fu affidata la responsabilità di restituire i bambini orfani ai parenti ancora in vita.
Una delle più incombenti urgenze fu rappresentata dalla raccolta e dal seppellimento dei cadaveri che, onde evitare epidemie, avvenne perlopiù in fosse comuni[19].


Per i pochi giovani sopravvissuti sfumò di lì a poco anche la possibilità di essere esonerati tanto che dovettero partecipare come soldati dell'esercito alla grande guerra. Molti di loro, oltre 2.000, persero la vita sul fronte, lungo l'Isonzo e sul Carso[20].




L'abitato di Frattura Vecchia completamente distrutto nel 1915, situato sul corpo di frana del Monte Genzana che ha generato il lago di Scanno


Avezzano perse i suoi monumenti importanti e con essi anche la sua identità: il castello Orsini-Colonna, la collegiata di San Bartolomeo, il teatro Ruggeri, il palazzo Torlonia. Per assistere oppure ospitare i terremotati furono realizzate, nei comuni della Marsica, delle strutture conosciute come "casette asismiche", che sono in parte ancora esistenti e che rappresentano, in qualche modo, la memoria storica e tangibile dell'evento.


Giunse al governo italiano la solidarietà dei paesi europei, inclusa addirittura l'Austria, i cui rappresentanti inviarono un messaggio ufficiale di solidarietà al ministro degli affari esteri, Sidney Sonnino[21]. Si susseguirono variegati gesti solidali come l'arrivo nelle zone colpite dal sisma dell'allora re d'Italia, Vittorio Emanuele III e di personaggi del calibro di Guglielmo Marconi, Gaetano Salvemini, le preghiere di Papa Benedetto XV, l'aiuto alle migliaia di orfani di San Luigi Orione, di San Luigi Guanella e dell'allora Vescovo dei Marsi, Mons. Pio Marcello Bagnoli, i soccorsi del patriota Nazario Sauro e dei compagni irredentisti. Molti furono gli intellettuali del tempo a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica verso la tragedia, tra questi figurano Ignazio Silone, Benedetto Croce e Gabriele D'Annunzio[7][22]. Numerose amministrazioni comunali italiane si adoperarono per favorire la raccolta di fondi per affrontare l'emergenza[23][24].


La contemporanea città di Avezzano conta oltre 42.000 abitanti ed è il comune più esteso e popoloso della Marsica ed uno tra i più popolati della regione Abruzzo[25]. Essendo stata completamente ricostruita, è priva di un centro storico vero e proprio e la maggior parte delle abitazioni è costituita da piano terra e primo piano. Solo le costruzioni più recenti presentano più di due piani, ciò perché i criteri costruttivi antisismici si sono evoluti.



Geologia e aspetti sismotettonici |




Rovine del Castello Orsini-Colonna di Avezzano dopo il terremoto


Il territorio abruzzese è caratterizzato da una notevole attività sismica, legata prevalentemente a processi di distensione crostale. Il campo deformativo plio-quaternario è tuttora attivo.
Il Fucino è un'ampia depressione tettonica circondata da faglie normali e transtensive attive nel Pliocene superiore-Quaternario. È presente anche una fase deformativa compressiva tardo messiniano-pliocenica inferiore schematicamente attribuita a quattro principali unità, a direzione grossolanamente NNO-SSE, convergenti a levante: "Costa Grande-Monte d'Aria", "Monte Cefalone-Monti della Magnola", "Altopiano delle Rocche-Gole di Celano" e "Monte Sirente". Queste strutture compressive deformano sottostanti strati mesozoico-terziarie appartenenti a due domini deposizionali.


Il primo raggruppa una sedimentazione persistente di piattaforma annegata nel Miocene e il secondo delle aree annegate nel Mesozoico con sedimentazione persistente di scarpata e di bacino, quest'ultima immediatamente a NE del Fucino. In corrispondenza del primo dominio poggiano le calcareniti a briozoi del Langhiano-Tortoniano, mentre vi è una lacuna tra il Cretacico superiore e la fine del Miocene inferiore. Nel secondo dominio invece vi è una maggior continuità fino al Miocene medio. Questa discrepanza potrebbe essersi creata in concomitanza della fase disgiuntiva legata al rifting liassico che si è mantenuta fino al Miocene medio.


Affiorano così depositi continentali alluvio-colluviali attribuibili al Plio-Pleistocene e, in particolare in corrispondenza dell'antico fondo lacustre (sedimenti limosi), all'Olocene.





Sperone di Gioia dei Marsi a cavallo della terminazione meridionale della faglia del Fucino, nota come faglia del monte Serrone


L'evoluzione quaternaria del bacino è legata all'attività di due principali faglie, una in direzione NO-SE e immersione occidentale, tangente l'ex lago a SudEst, e l'altra, tangente a Nord, in direzione OSO-ENE e immersione meridionale.


Si formarono scarpate di faglia (fagliazione principalmente olocenica), spaccature del terreno, vulcanelli di fango, frane, variazioni della topografia e cambiamenti chimico-fisici della acque[26].



Località interessate |




Chiesa e piazza di San Bartolomeo ad Avezzano prima del 1915









«I soffitti s'aprivano. In mezzo alla nebbia si vedevano ragazzi che, senza dire una parola, si dirigevano verso le finestre. Tutto è durato venti secondi, al massimo trenta. Quando la nebbia di gesso si è dissipata, c'era davanti a noi un mondo nuovo…»


(Ignazio Silone[27])



Immagine di Pescina e del borgo vecchio dopo il terremoto


Il terremoto marsicano ebbe indubbiamente un impatto notevole sulla dinamica demografica di molte località dell'area epicentrale. Secondo i dati ufficiali, sovente in disaccordo con quelli riportati dalle documentazioni prodotte dalle autorità locali, Avezzano ed il borgo di Cese dei Marsi persero oltre il 90% della propria popolazione (10.700 morti), Massa d'Albe l'83% (500 morti), Pescina il 72% (4.000 morti), Ortucchio il 71% (1.800 morti), San Benedetto dei Marsi più del 70% (3.000 morti), Cappelle dei Marsi il 70% (600 morti), Aschi il 70% (700 morti), Magliano de' Marsi il 69% (1.800 morti), Paterno il 63% (1.000 morti), Collarmele il 59% (1.200 morti), Cerchio il 50% (1.300 morti), Gioia dei Marsi il 47% (1.600 morti), San Pelino il 45% (600 morti), Aielli il 41% (1.000 morti), Massa Corona il 37% (150 morti), Canistro il 33% (450 morti), Sant'Anatolia il 27% (100 morti), Lecce nei Marsi il 24% (500 morti), Venere dei Marsi il 23% (130 morti), Forme il 17% (120 morti), Scurcola Marsicana il 15% (405 morti). Alcuni centri, tra i quali: Pescosolido, Antrosano, Trasacco, Civita d'Antino, Celano, Rendinara, Sora, Luco dei Marsi e Scanno subirono perdite di popolazione comprese tra il 10% ed il 5% del numero complessivo dei loro abitanti. Le statistiche ufficiali più recenti fanno ammontare il numero totale dei decessi causati dal terremoto a 30.519; si tratta di una stima che non tiene conto delle persone morte in seguito alle gravi ferite. Di certo la maggior parte delle vittime si concentrò nell'area della conca del Fucino e nei centri dell'area rovetana[4].


Le località flagellate dal sisma sono numerose ed appartengono prevalentemente alla Marsica e all'Abruzzo montano. All'Aquila, dove il sisma causò 6 vittime ed una trentina di feriti, si registrarono il crollo di parte della facciata della basilica di Santa Maria di Collemaggio, il collasso di alcune volte dell'ospedale oltre a numerosi altri danni localizzati nei palazzi del centro storico[28]. Danni si registrarono anche in alcuni edifici pubblici e in diversi palazzi di Roma[29]. Furono gravemente danneggiati anche molti centri laziali della valle del Liri e del Cicolano e della contemporanea provincia di Caserta[2][30][31].



Monumenti e borghi danneggiati |


Di seguito è riportato l'elenco delle principali località marsicane ed abruzzesi con i borghi antichi e i monumenti gravemente danneggiati dal sisma. Quasi tutti i monumenti e i centri abitati sono stati ricostruiti nel rispetto del disegno originale, mentre per quelli più danneggiati si è lavorato su ciò che rimase in piedi[4].




Castello di Ortucchio




Castello Orsini a Scurcola Marsicana




Chiesa di San Nicola di Cocullo




Castello Piccolomini di Morrea




Portale della chiesa di Santa Sabina



Aielli




  • Borgo di Aielli Alto

  • Torre medievale

  • Chiesa della Santissima Trinità



Avezzano




  • La città antica

  • Castello Orsini-Colonna

  • Palazzo Torlonia

  • Collegiata di San Bartolomeo

  • Monastero di Santa Caterina


  • Chiese di San Giovanni Decollato, San Rocco, Santa Maria in Vico, San Nicola

  • Teatro Ruggeri

  • Stazione ferroviaria

  • Borghi antichi di Antrosano, Castelnuovo, Cese, Paterno e San Pelino



Balsorano




  • Chiesa di Maria Santissima del Loreto

  • Castello Piccolomini

  • Borgo di Balsorano Vecchio



Capistrello




  • Chiese di Sant'Antonio da Padova, Madonna della Contra, Santa Barbara e Sant'Angelo

  • Officina Idroelettrica Casa Torlonia

  • Palazzo Lusi: con mura di cinta e torretta-rompitratta angolare trecentesche

  • Fortezza di Girifalco o Castrum Paleariis

  • Complesso italico e medievale di Collalto



Carsoli





  • Castello di Sant'Angelo (già in rovina)

  • Chiesa di Santa Maria in Cellis



Castel di Ieri



  • Lesioni alla torre e alla chiesa parrocchiale


Castellafiume



  • Borgo medievale



Castello Piccolomini di Celano




Interno dell'abbazia di Santa Maria in Valle Porclaneta a Rosciolo dei Marsi




Torre dell'antica chiesa di San Martino in Agne a Lecce nei Marsi




Castello di Pereto




Torre Febonio a Trasacco



Celano




  • Castello Piccolomini

  • Borgo medievale

  • Chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie



Civitella Roveto



  • Borgo antico di Meta


Cocullo



  • Crollo dei resti del castello Piccolomini: la torre rimase in piedi (successivamente inglobata nella chiesa di San Nicola)


Collarmele




  • Borgo antico

  • Chiesa parrocchiale

  • Torre medievale



Collelongo



  • Crollo parziale della torre baronale


Gioia dei Marsi




  • Borgo di Gioia Vecchio

  • Chiesa parrocchiale di Gioia Vecchio

  • Borgo di Sperone Vecchio, torre gravemente lesionata



Lecce nei Marsi




  • Borghi di Lecce Vecchio, Sierri e Buccella (già in rovina)

  • Chiesa di San Martino in Agne (rimase in piedi il campanile)



Magliano de' Marsi




  • Chiesa di Santa Lucia


  • Chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta di Rosciolo dei Marsi



Massa d'Albe




  • Borgo di Albe Vecchia

  • Chiesa di San Pietro in Albe


  • Castello Orsini di Albe Vecchia



Morino



  • Borgo di Morino Vecchio


Ortona dei Marsi




  • Borgo di Aschi

  • Collegiata di San Giovanni Battista

  • Torre medievale



Ortucchio




  • Chiesa romanica di Sant'Orante

  • Castello Piccolomini



Pereto



  • Lesioni al castello medievale

Pescasseroli

  • Lesioni rilevanti alla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo


Pescina




  • Concattedrale di Santa Maria delle Grazie

  • Chiesa di San Berardo dei Marsi

  • Borgo vecchio

  • Chiesa di Sant'Antonio

  • Torre Piccolomini

  • Casa del Cardinal Mazzarino



Rocca di Cambio



  • Lesioni all'Abbazia di Santa Lucia


San Benedetto dei Marsi




  • Borgo antico


  • Cattedrale di Santa Sabina (rimase in piedi solo la facciata)



San Vincenzo Valle Roveto




  • Borghi vecchi di San Vincenzo Superiore e San Giovanni Valle Roveto

  • Gravi lesioni al castello Piccolomini e al borgo di Morrea



Scanno




  • Lievi lesioni al borgo medievale

  • Distruzione totale del borgo vecchio di Frattura, tanto che il borgo di Frattura Nuova venne delocalizzato



Scurcola Marsicana





  • Abbazia cistercense di Santa Maria della Vittoria (già in rovina)

  • Rocca Orsini

  • Borgo di Cappelle dei Marsi


Tione degli Abruzzi

  • Distruzione del borgo di Goriano Valli (solo la torre medievale rimase in piedi)


Trasacco




  • Basilica dei Santi Cesidio e Rufino

  • Torre Febonio



Ricostruzione |




Mappe sovrapposte di Avezzano prima e dopo il 1915


Gli interventi di ricostruzione riguardarono dapprima Avezzano che fu ricostruita leggermente più a nord, nord ovest rispetto al centro originario. Nella città devastata il governo Salandra istituì uno dei più grandi campi di concentramento della prima guerra mondiale in località Borgo Pineta con l'impiego di circa 15.000 prigionieri austro-ungarici e dei soldati rumeni della Legione Romena d'Italia che realizzarono diverse opere pubbliche come vari edifici, i nuovi servizi viari cittadini, le cisterne delle tre conche per l'approvvigionamento idrico, la pineta a nord della città e il rimboschimento del monte Salviano[32].


La cattedrale di San Bartolomeo fu ricostruita in posizione diversa rispetto alla chiesa madre originaria e venne consacrata nel 1942 durante il periodo fascista. I bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale la danneggiarono in modo non irreparabile, mentre la città appena ricostruita subì nel 1944 una nuova grave distruzione pari al 70%[33][34].


Il castello Orsini-Colonna cadde in abbandono fino agli anni Settanta, quando il restauro fu avviato ufficialmente e completato alla fine del secolo con l'apertura della pinacoteca d'arte moderna al suo interno. Anche per la chiesa di San Giovanni Decollato il consolidamento e la ricostruzione arrivarono negli anni Sessanta, mentre il palazzo di Villa Torlonia e il palazzo di giustizia furono costruiti in stile liberty qualche anno dopo la tragedia, negli anni Venti[35][36].


L'impianto di drenaggio dell'ex lago del Fucino (prosciugato pochi decenni prima) sembrò non risentirne molto, ma nel 1920 si decise il rifacimento completo dei tratti di galleria minacciati, mediante tecniche più evolute rispetto al secolo precedente[37].


Negli altri comuni della Marsica la ricostruzione fu, nella maggior parte dei casi, più lenta. Tranne a Celano, in cui venne completata negli anni Quaranta, la maggior parte dei centri colpiti dovettero attendere fino agli anni Sessanta. Lo stesso scrittore Ignazio Silone di Pescina lamentò il fatto che durante l'epoca fascista il denaro elargito dallo Stato per la ricostruzione fosse deviato dagli amministratori locali per interessi personali e per l'arricchimento industriale di altre città, descrivendo l'isolamento e l'abbandono da parte delle istituzioni dei borghi montani della Marsica[38].


Negli anni Sessanta tutte le chiese, le torri e i castelli limitrofi iniziarono ad essere restaurati e quasi tutti furono rimessi in sesto nel decennio successivo. Solo i borghi antichi di Albe Vecchia, Lecce Vecchio, Meta Vecchio, Morino Vecchio, Sperone Vecchio, Tione Vecchio e in parte Frattura Vecchia sono rimasti in abbandono perché irrimediabilmente danneggiati dal sisma con la conseguente delocalizzazione dei nuovi borghi[10].



Opere sul terremoto della Marsica |




Obelisco del memoriale sul monte Salviano realizzato da Pasquale Di Fabio









«…possibile che le case d'Avezzano, le case di Messina, sapendo del terremoto che di li a poco le avrebbe sconquassate, avrebbero potuto starsene tranquille sotto la luna, ordinate in fila lungo le strade e le piazze…»


(Luigi Pirandello, L'uomo dal fiore in bocca[39])

Sono stati molti gli intellettuali che hanno dedicato le proprie opere al grande terremoto marsicano. Tra questi Ignazio Silone, sopravvissuto al sisma, Benedetto Croce, Luigi Pirandello e lo scrittore danese Johannes Jørgensen.


Il film muto sulla prima guerra mondiale intitolato Sempre nel cor la Patria!, del regista Carmine Gallone fu girato nella città di Avezzano che appena distrutta dal sisma del 1915 poté tragicamente simulare i panorami di guerra[40].


Suscitano particolare impressione le immagini delle cartoline d'epoca della collana di Furio Arrasich e i reportage e gli articoli dei cronisti e dei giornalisti dell'epoca giunti sul posto come Giovanni Cena, Tullio Giordana, Giuseppe Prezzolini, Scipio Slataper[41][42][43][44]. Un cortometraggio muto in bianco e nero fu girato a manovella ad Avezzano pochi giorni dopo il sisma dai cinematografi francesi dell'Istituto Gaumont. Il documentario storico sul terremoto del 1915 dal titolo La Notte di Avezzano, realizzato da Raffaello Di Domenico, fu proiettato per la prima volta il 13 gennaio 2011 presso il ristrutturato castello Orsini-Colonna ad Avezzano, contiene 150 foto d'epoca pre e post-sisma, dati di sismologia storica e foto dell'ammiraglio statunitense J. Lansing Callan donate all'U.S. Geological Survey[45]. Nel 1982 la Cineteca di Bologna fece realizzare dalla regista Anna Maria Cavasinni il cortometraggio intitolato Marsica un terremoto che ha settanta anni.


Nel 2015, in occasione delle celebrazioni commemorative del centenario, Poste italiane ha emesso un francobollo speciale dedicato al terremoto della Marsica[46], l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha coniato la moneta con i simboli della tragedia e la rinascita di un popolo impressi su entrambi i lati[47] ed è stato pubblicato un eBook gratuito dal titolo Le Fiamme Gialle nei giorni del terremoto della Marsica di Gerardo Severino, edito dalla Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, che racconta le operazioni di soccorso dei finanzieri in occasione del sisma[48]. Infine l'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha realizzato un documentario suddiviso in tre parti, intitolato Le radici spezzate: Marsica 1915 - 2015, in cui viene raccontato attraverso immagini e testimonianze il fenomeno della delocalizzazione, ovvero della ricostruzione in altri luoghi dei borghi montani distrutti dal sisma[10][49].



Note |




  1. ^ ab Orario e dati riportati nel Parametric Catalogue of Italian Earthquakes dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Parametric Catalogue of Italian Earthquakes, INGV. URL consultato l'11 gennaio 2018.


  2. ^ abcdef I terremoti del '900: il terremoto del 13 gennaio 1915 nella Piana del Fucino, INGV. URL consultato l'11 novembre 2017.


  3. ^ ab Il terremoto, Comune di Avezzano. URL consultato l'11 gennaio 2018.


  4. ^ abc Informazioni sul terremoto, INGV. URL consultato l'11 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2017).


  5. ^ Giuseppe Di Girolamo, Il terremoto del 1904, Terre Marsicane. URL consultato l'11 gennaio 2018.


  6. ^ Terremoti storici vicini al Comune di Avezzano, Portale d'Abruzzo. URL consultato l'11 gennaio 2018.


  7. ^ ab Terremoto Avezzano 1915, Protezione Civile. URL consultato l'11 gennaio 2018.


  8. ^ Sergio Castenetto, Abruzzo: ancora terremoti! Riflessioni sulla prevenzione del rischio sismico in Italia dopo l'evento del 6 aprile 2009 (PDF), Pereto.info. URL consultato l'11 gennaio 2018.


  9. ^ Boncio P, Galadini F, Visini F, Pace B, Lavecchia G. Evidenze di tettonica distensiva attiva e sismogenetica in Appennino centrale SGI 83.ma riunione, 2006.


  10. ^ abc Fabrizio Galadini e Giuliano Milana (a cura di), Le Radici Spezzate, Marsica 1915–2015, INGV, 16 gennaio 2015. URL consultato il 4 gennaio 2019.


  11. ^ Terremoto, un secolo fa il sisma che devastò la Marsica, Rai, 12 gennaio 2015. URL consultato l'11 gennaio 2018.


  12. ^ Una scossa di terremoto distrugge la Marsica, Corriere della Sera. URL consultato il 12 gennaio 2016.


  13. ^ Roberto Raschiatore, Quella sola abitazione rimasta ad Avezzano, il Centro, 25 febbraio 2017. URL consultato l'11 gennaio 2018.


  14. ^ Cent'anni di terremoto, Il Tempo, 13 gennaio 2015. URL consultato il 12 gennaio 2018.


  15. ^ Atti parlamentari (n.7539) - Legislatura XXIV - Camera dei Deputati (PDF), Camera dei Deputati.


  16. ^ Atti parlamentari (n.3098) - Legislatura XXV - Camera dei Deputati (PDF), Camera dei Deputati.


  17. ^ Atti parlamentari (n.4641) - Legislatura XXV - Camera dei Deputati (PDF), Camera dei Deputati.


  18. ^ Atti parlamentari (n.6584) - Legislatura XXVII - Camera dei Deputati (PDF), Camera dei Deputati.


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Bibliografia |



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  • Raffaello Di Domenico, Il castello Orsini-Colonna, Amministrazione comunale di Avezzano, 2002.

  • Eliseo Palmieri, Avezzano, un secolo di immagini, Paolo de Siena editore, Pescara, 2006.



Voci correlate |



  • Lista di terremoti in Italia

  • Medaglia di benemerenza per il terremoto di Avezzano del 1915



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  • DBMI11 (INGV) Database delle osservazioni macrosismiche dei terremoti italiani


  • Il Terremoto della Marsica terremotodellamarsica.it


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