Verona




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Verona (disambigua).






































































































Verona
comune



Verona – Stemma Verona – Bandiera
Verona – Veduta
Localizzazione
Stato
Italia Italia
Regione
Coat of Arms of Veneto.png Veneto
Provincia
Provincia di Verona-Stemma.png Verona
Amministrazione
Sindaco
Federico Sboarina (Indipendente di centro-destra) dal 27-06-2017
Territorio
Coordinate
45°26′17.37″N 10°59′37.47″E / 45.438158°N 10.993742°E45.438158; 10.993742 (Verona)Coordinate: 45°26′17.37″N 10°59′37.47″E / 45.438158°N 10.993742°E45.438158; 10.993742 (Verona)
Altitudine 59 m s.l.m.
Superficie 198,92 km²
Abitanti 257 683[2](30-08-2018)
Densità 1 295,41 ab./km²
Frazioni
Avesa, Basson, Cadidavid, Chievo Madonna di Dossobuono, Marzana, Mizzole, Montorio, Nesente, Novaglie, Palazzina, Parona, Poiano, Ponte Florio, Quinto, Quinzano, San Felice Extra, Santa Maria in Stelle, Sezano
Comuni confinanti
Bussolengo, Buttapietra, Castel d'Azzano, Grezzana, Mezzane di Sotto, Negrar, Pescantina, Roverè Veronese, San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo, San Mauro di Saline, San Pietro in Cariano, Sommacampagna, Sona, Tregnago, Villafranca di Verona
Altre informazioni
Cod. postale 37100 (cap generico non più in uso), 37121-37142
Prefisso 045
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT
023091
Cod. catastale L781
Targa VR
Cl. sismica zona 3 (sismicità bassa)
Cl. climatica zona E, 2 468 GG[3]
Nome abitanti veronesi o scaligeri[1]
Patrono san Zeno
Giorno festivo 21 maggio
Cartografia

Mappa di localizzazione: Italia

Verona

Verona



Verona – Mappa
Posizione del comune di Verona all'interno dell'omonima provincia
Sito istituzionale




























UNESCO white logo.svg Bene protetto dall'UNESCO

UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità
Città di Verona
(EN) City of Verona
Particolare arche scaligere.JPG
Tipo Architettonico
Criterio C (ii) (iv)
Pericolo Nessuna indicazione
Riconosciuto dal 2000
Scheda UNESCO (EN) Scheda
(FR) Scheda

Verona (ascolta[?·info], AFI: /veˈrona/[4][5]) è un comune italiano di 257 683 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia situata in Veneto. È la seconda città della regione per popolazione dopo il capoluogo, Venezia, e la dodicesima a livello nazionale.[6]


Nota per essere il luogo della tragedia di Romeo e Giulietta, Verona si è sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante duemila anni, integrando elementi artistici di alta qualità dei diversi periodi che si sono succeduti, tra i quali si ricordano in particolare il governo della famiglia Della Scala tra i secoli XIII e XVI, e quello della Repubblica Veneta tra l'inizio del Quattrocento e la fine del Settecento; per la sua arte e architettura e per la sua struttura urbana, "eccellente esempio di città fortificata", Verona è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.[7]




Indice






  • 1 Geografia fisica


    • 1.1 Territorio


      • 1.1.1 Idrografia




    • 1.2 Clima




  • 2 Origini del nome


  • 3 Storia


    • 3.1 Fondazione


    • 3.2 Storia antica


    • 3.3 Storia medievale


    • 3.4 Storia moderna


    • 3.5 Storia contemporanea


    • 3.6 Simboli


    • 3.7 Onorificenze




  • 4 Monumenti e luoghi d'interesse


    • 4.1 Epoca romana


    • 4.2 Epoca medievale


    • 4.3 Epoca scaligera


    • 4.4 Epoca veneziana


    • 4.5 Epoca austriaca


    • 4.6 Epoca moderna




  • 5 Società


    • 5.1 Evoluzione demografica


    • 5.2 Etnie e minoranze straniere


    • 5.3 Lingue e dialetti




  • 6 Cultura


    • 6.1 In fair Verona


    • 6.2 Urbs Marmorea (la città di marmo)


    • 6.3 Visitatori illustri


    • 6.4 Istruzione


      • 6.4.1 Scuole


      • 6.4.2 Università, accademie, biblioteche


      • 6.4.3 Musei




    • 6.5 Media


      • 6.5.1 Stampa


      • 6.5.2 Radio


      • 6.5.3 Televisione




    • 6.6 Eventi




  • 7 Geografia antropica


    • 7.1 Urbanistica


    • 7.2 Aree verdi




  • 8 Economia


    • 8.1 Agricoltura


    • 8.2 Artigianato


    • 8.3 Industria


    • 8.4 Servizi




  • 9 Infrastrutture e trasporti


    • 9.1 Strade


    • 9.2 Ferrovie e tranvie


    • 9.3 Mobilità urbana


    • 9.4 Aeroporti




  • 10 Amministrazione


    • 10.1 Suddivisioni territoriali


    • 10.2 Gemellaggi




  • 11 Sport


  • 12 Note


  • 13 Bibliografia


    • 13.1 Fonti antiche


    • 13.2 Fonti moderne




  • 14 Voci correlate


  • 15 Altri progetti


  • 16 Collegamenti esterni





Geografia fisica |



Territorio |


La città sorge lungo le rive del fiume Adige, nel punto in cui questo entra nella pianura padana e forma un caratteristico doppio meandro, a una trentina di chilometri a est del lago di Garda. È situata a 59 m sul livello del mare, ai piedi dell'appendice meridionale dei monti Lessini: il colle San Pietro. Inoltre si trova nell'unico punto in cui l'arco alpino meridionale diventa convesso rispetto ai 3 grandi archi concavi presso Cuneo, Varese e Udine.[8] L'area urbana scaligera è al centro di un hinterland che al 2001 conta circa 482.000 abitanti.[9] È, dopo Catania, la 2ª città italiana più popolosa non capoluogo di regione.[10]


Anticamente la città era un punto nodale di tutti i sistemi di trasporto terrestre e acquatico del Nord-Est italiano.
Al tempo dei Romani, infatti, era il punto di incontro di quattro strade consolari: la via Gallica, la via Claudia Augusta, il vicum Veronensium e la via Postumia. Ancora oggi Verona costituisce un importante nodo geografico - stradale, ferroviario e autostradale - al crocevia tra le direttrici che collegano il Centro Italia e la parte ovest del Nord Italia con il passo del Brennero.


Per quanto riguarda il rischio sismico, Verona è classificata nella zona 3, ovvero a bassa sismicità,[11] anche se vi sono notizie storiche di gravi terremoti nel Medioevo.[12]



Idrografia |




L'Adige presso il colle San Pietro in una fotografia ottocentesca


L'Adige oggi scorre a Verona all'interno di possenti muraglioni, argini costruiti dopo la terribile alluvione del 1882, per proteggere la città da altre piene. Esso ormai si limita ad attraversare la città rinchiuso tra i muraglioni, ma fino a tempi relativamente recenti Verona era una città particolarmente legata al suo fiume, per via delle numerose attività commerciali e industriali che la sua notevole portata consentiva di svolgere. L'Adige era una via di comunicazione di primaria importanza, navigabile fino a Trento: è stato utilizzato sin dall'antichità per il trasporto di merci, e il suo tragitto era quindi servito da approdi, da caselli daziari, da torri utilizzate per sostenere catene, tese da una parte all'altra del fiume per trattenere le merci (a Verona è ancora presente quella a monte della città, mentre quella a valle è andata persa), e da castelli e forti. A sud della città, nel rione Filippini, è ancora presente la Dogana delle merci che si affaccia sull'Adige con una grande Darsena, ai lati sono ancora presenti i ganci e gli anelli dove ormeggiavano le imbarcazioni. Colpita da bombe incendiarie durante la seconda guerra mondiale, conserva le mura perimetrali. Nel dopoguerra c'è stato un tentativo di restauro rimasto incompiuto, dagli inizi degli anni sessanta è sede del Canoa Club Verona. Un tempo Verona e i borghi che si affacciavano sul fiume avevano un'economia collegata direttamente alla presenza dell'acqua: lungo le sue rive venivano lavorati i blocchi di marmo e il legname che venivano poi trasportati dalle sue acque, sorgevano cantieri navali, numerosi mulini galleggianti, idrovore, depositi merci, piccole industrie e attività artigianali.[13]


Il fiume formava alcuni rami secondari, oggi non più esistenti: presso il teatro romano si staccava sulla sinistra il canale dell'Acqua Morta, cosiddetto per il lento fluire delle sue acque che nelle epoche successive a quella romana persero progressivamente di portata e velocità, che si ricongiungeva al ramo principale presso il ponte Navi, formando il cosiddetto Isolo, un'isola fluviale costituita da sedimenti ghiaiosi,[14] e l'Adigetto, che era invece un largo fossato ampliato in età medievale a scopo difensivo, che si separava dall'Adige poco prima di Castelvecchio e costeggiava a sud le mura comunali, congiungendosi all'Adige poco a valle dell'odierno ponte Aleardi.[15] Oltre a questi due rami principali vi erano anche i cosiddetti , più di settanta collegamenti che garantivano lo scambio tra acqua e area abitata.[16]




L'Adige presso il romano ponte Pietra


Caratteristici erano i mulini, costruiti su di una piattaforma o pontone galleggiante, in modo da potersi adattare al variare del livello delle acque. Sul pontone si trovavano la ruota a pale e un capanno di legno che ospitava la macina, mentre un ponticello detto peagno li collegava alla riva. Documentati fin dal Medioevo, molti di essi erano controllati dai vari monasteri locali, che anticamente avevano il diritto di sfruttamento delle acque del fiume; gruppi di mulini si trovavano in particolare presso San Zeno, San Giorgio in Braida e a Sottoriva. Il loro numero aumentò nei secoli fino a superare le 400 unità nel corso del XIX secolo, per poi calare sensibilmente a causa della crescente industrializzazione di Verona, fino alla totale scomparsa all'inizio del Novecento.[17]


La piena del 16 settembre 1882, che invase buona parte della città distruggendo centinaia di case, due ponti e causando diverse vittime, costrinse a modificare profondamente l'assetto dei corsi d'acqua; molte di queste opere furono costruite nel periodo 1882-1895 e mutarono per sempre l'aspetto della città. L'alveo dell'Adige fu ampliato e ripulito, vennero edificati i cosiddetti muraglioni lungo tutta la città mentre furono interrati l'Adigetto e il ramo dell'Acqua Morta. Per ridurre la portata del fiume nel suo percorso urbano si realizzò il canale industriale Camuzzoni (dedicato all'omonimo sindaco in carica dal 1867 al 1883), che partendo da Chievo (dove nel 1923 sarà realizzato anche un ponte-diga) percorre 7,5 km in direzione sud-est fino a rientrare nell'Adige a valle della città.[18][19]



Clima |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Verona Boscomantico e Stazione meteorologica di Verona Villafranca.

Verona ha un clima dominante continentale, con un microclima influenzato dall'area urbana e dal sistema prealpino che determina temperature leggermente superiori alle limitrofe zone di pianura. In estate le temperature sono piuttosto elevate mentre in inverno sono rigide, l'umidità relativa è elevata durante tutto l'anno, specialmente nei mesi invernali, quando provoca il fenomeno, sempre meno frequente, delle nebbie, che si verificano per lo più a partire dal tramonto fino a tarda mattina. Le temperature medie di luglio si mantengono superiori ai 24 °C, mentre la temperatura media a gennaio è di circa 2,5 °C.[20]


Le precipitazioni si concentrano tra fine aprile e inizio giugno, e tra ottobre e inizio novembre, con un picco ad agosto, che si è dimostrato in media il mese più piovoso dell'anno.
L'inverno, da fine novembre fino a marzo, è il periodo meno piovoso, con una media di poco superiore ai 50mm per mese, nonostante sia il periodo più umido.


Dal punto di vista legislativo, il comune di Verona ricade nella "Fascia climatica E" con 2.468 gradi giorno, dunque il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 14 ore giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile.































































































































VERONA VILLAFRANCA
(1981-2010)[20]
Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. media (°C) 6,2 9,0 13,8 17,9 23,6 27,2 30,0 29,5 24,9 18,5 11,7 7,2 7,5 18,4 28,9 18,4 18,3
T. media (°C) 2,5 4,3 8,7 12,6 18,0 21,8 24,4 24,0 19,5 13,9 7,8 3,6 3,5 13,1 23,4 13,7 13,4
T. min. media (°C) −1,3 0,0 3,6 7,3 12,4 16,3 18,8 18,4 14,1 9,4 3,9 −0,2 −0,5 7,8 17,8 9,1 8,6
Precipitazioni (mm) 39,7 33,6 45,2 73,0 70,1 85,0 62,9 84,2 78,0 82,1 73,2 56,3 129,6 188,3 232,1 233,3 783,3
Giorni di pioggia 5 4 5 9 8 9 5 6 6 7 7 6 15 22 20 20 77


Origini del nome |


L'origine del toponimo Verona è sconosciuta e nel tempo sono state formulate diverse ipotesi sulla sua derivazione: esso potrebbe essere di origine veneta oppure di origine gallica, questa seconda ipotesi derivante dal fatto che il suffisso -ona è presente in molti nomi gallici. La teoria più interessante è però che il toponimo sia di origine etrusca in quanto vicino a Lamporecchio, in Toscana, esiste un luogo chiamato proprio Verona. Inoltre, nella stessa regione, esistono due luoghi detti Verone e Verrone e, non molto distante da questi, un Verǫlla (già Verunula). Questi toponimi sono tutti derivati da nomi di persona etruschi: è quindi possibile che pure la città scaligera abbia un nome di derivazione etrusca.[21]


Secondo una leggenda (raccolta dal cronista Galvano Fiamma) il mitico fondatore di Verona, il capo gallico Brenno, chiamò il nuovo centro abitato Vae Roma, cioè Maledetta Roma, che poi si trasformò in Verona.[22]



Storia |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Verona.


Fondazione |




Statuetta bronzea dell'VIII secolo a.C. raffigurante un guerriero, importato dai Veneti e utilizzato come corredo funebre[23]


L'area su cui sorge Verona è stata abitata fin dal neolitico, quando si ebbe la probabile presenza di un villaggio presso la zona meridionale di colle San Pietro, "l'arce" lungo il corso dell'Adige, uno dei pochi punti guadabili del fiume.[24] Quella del colle San Pietro è in effetti un'area ricca di reperti, e vi sono stati trovati addirittura i resti delle case che formavano l'antico villaggio.[25] In epoca protostorica nel veronese giunsero i Galli Cenomani, che si stanziarono a ovest, sino al corso dell'Adige, e molto probabilmente il villaggio collinare fu abitato insieme dai Cenomani e dai Veneti.[26]


Gli storici latini hanno accreditato a Euganei, Reti, Veneti, Etruschi o Galli Cenomani le origini di Verona: lo storico Polibio afferma che ai suoi tempi (II secolo a.C.) era ancora numerosa l'etnia venetica tra la popolazione della città, e infatti la presenza veneta è ben documentata, in particolare presso il colle San Pietro, e su questa sua affermazione si basa l'ipotesi della fondazione veneta;[27] l'ipotesi della fondazione da parte dei Reti e insieme degli Euganei è stata invece formulata da Plinio il Vecchio[28] (dei primi tra l'altro la presenza è accertata dai numerosi ritrovamenti nel territorio veronese delle loro ceramiche); quella da parte dei Galli Cenomani fu invece sostenuta da Tito Livio.[29]



Storia antica |




Il romano Arco dei Gavi


I primi contatti fra Roma e Verona sono documentati intorno al III secolo a.C.: vi furono subito rapporti di amicizia e alleanza. Probabilmente i primi contatti furono nel 390 a.C., quando i Galli di Brenno invasero la stessa Roma: forse grazie a un'azione diversiva dei Veneti, i Galli potrebbero essere stati costretti a venire a patti con i Romani.[30] Galli Cenomani e Veneti aiutarono più volte i Romani, anche nella conquista della Gallia cisalpina.[31] Nel 174 a.C., a seguito della sottomissione della Gallia cisalpina e dell'inizio di un nuovo periodo di colonizzazione della pianura Padana, cominciò a rivelarsi la grande importanza strategica di Verona. Il senato romano richiese a Cenomani e Veneti l'ampliamento del castrum fortificato che essi gli avevano concesso sul colle San Pietro, mentre coloni romani e popolazioni indigene ponevano le basi per l'edificazione di una nuova città all'interno dell'ansa dell'Adige.


Grazie a Cesare Verona ottenne, nel 49 a.C., la cittadinanza romana e, tramite la Lex Roscia, le venne attribuito il rango di municipium e concesso un agro di ben 3.700 km²: il municipio poté quindi fregiarsi del nome di Res publica Veronensium.[32]


Durante il periodo repubblicano Verona si sviluppò e la sua economia crebbe: in questo periodo la città, ormai spostata nell'ansa dell'Adige, cominciò a ingrandirsi e ammodernarsi. Durante il periodo imperiale la città divenne un nodo strategico ancora più importante, poiché fu utilizzata come base temporanea per le legioni. Sotto l'imperatore Vespasiano la città raggiunse l'apice della ricchezza e dello splendore: l'ultima grande opera, nel I secolo, fu l'Arena, costruita poiché la città, che aveva ormai superato i 25.000 abitanti,[33] aveva bisogno di un grande edificio per permettere a tutti gli abitanti di assistere agli spettacoli.


Verona si trovò poi investita anche dalle invasioni barbariche, essendo il primo baluardo dell'Italia alle discese dal nord Europa. Per questo l'imperatore Gallieno, nel 265, fece allargare le mura della città fino a includervi l'Arena, fortificandola in soli sette mesi.



Storia medievale |




La Cattedrale di Verona, nata dalle ceneri di due chiese paleocristiane crollate durante il terremoto del 1117, realizzata in stile romanico


Sotto Teodorico il Grande, in Germania conosciuto come Dietrich von Bern, cioè Teodorico di Verona,[34] Verona divenne un centro militare di primaria importanza e fu la sede preferita del re: Teodorico restituì alla città il suo antico splendore e rialzò le mura semidistrutte dalle precedenti incursioni barbariche. Successivamente i Longobardi interruppero il breve dominio bizantino (ripristinato in seguito alla sconfitta degli Ostrogoti nella Guerra gotica) sulla città, che fu capitale d'Italia[35] sino al 571, quando la sede della corte longobarda fu spostata a Pavia. Verona rimase comunque capitale di un importante ducato longobardo e una delle principali città della Langobardia Maior accanto a Milano, Cividale e Pavia.
A Verona il 15 maggio 589 fu celebrato il matrimonio tra Autari, re dei Longobardi, e la cattolica Teodolinda, figlia del Duca dei Bavari.


Il dominio dei Longobardi su Verona e gran parte dell'Italia durò ancora per quasi due secoli, fino alla calata dei Franchi. E proprio a Verona, nel 774, Carlo Magno venne a capo dell'ultima resistenza dei Longobardi, guidata dal figlio di Desiderio, Adelchi: il principe cercò rifugio all'interno della città, prima di essere costretto alla fuga, segnando la fine del Regno longobardo. Alla caduta dei Longobardi corrispose la nascita dell'Impero carolingio con l'incoronazione di Carlo Magno (800); questi assegnò al figlio Pipino la parte longobarda dell'Impero. La città fu spesso meta degli imperatori carolingi, che vi soggiornarono anche per lunghi periodi, e ospitò numerose diete.


Negli anni successivi al 1000 l'Italia settentrionale fu sconvolta da numerose guerre, ma Verona rimase sempre fedele agli imperatori del Sacro Romano Impero durante tutta la lunga lotta per le investiture con il Papato. La nascita del Comune si ebbe nel 1136 con l'elezione dei primi consoli, mentre andavano delineandosi due partiti che in seguito sarebbero stati chiamati dei guelfi e dei ghibellini. Verona fu in un primo tempo particolarmente colpita dalla lotta tra queste due fazioni, anche perché nel contado si trovavano le maggiori forze del partito guelfo (con massimi esponenti i conti di Sambonifacio), mentre la città era prevalentemente ghibellina (tra i maggiori esponenti i Montecchi, resi famosi dal dramma Romeo e Giulietta di Shakespeare).[36]


Verona fu anche sede papale per cinque anni. Papa Lucio III nel 1181 stabilì in città la Curia Pontificia e alla sua morte, nel 1185, venne sepolto nel coro del Duomo. Nel Conclave che si tenne a Verona nello stesso anno fu eletto Papa Urbano III. Urbano era risoluto a scomunicare l'imperatore Federico Barbarossa ma i veronesi, temendo ritorsioni da parte di Federico, protestarono contro un tale procedimento preso all'interno delle loro mura al punto che Urbano, nel 1186, decise di trasferirsi insieme alla Curia a Ferrara, dove morì pochi mesi dopo.


Le continue dispute tra le fazioni avverse vennero infine a cessare nel 1223, quando Ezzelino III da Romano ottenne il potere su Verona. All'inizio la reggenza ezzeliniana fu pacifica, ma, dopo voci insistenti di un attacco guelfo, egli fece imprigionare numerosi esponenti guelfi della città e riuscì ad ottenere il titolo di "vicario imperiale in Italia": da quel momento iniziò un lungo periodo di battaglie e di saccheggi di città e castelli guelfi, che cercavano di tenergli testa. Lo stesso imperatore Federico II, che gli concesse il vicariato, cominciò a preoccuparsi della prepotenza di Ezzelino III, ma questi continuò nell'opera di espansione territoriale, e perfino papa Alessandro IV promosse una crociata contro Ezzelino, che infine venne catturato, e morì poco dopo. Alla sua morte Verona fu l'unica città sotto il suo dominio a non finire in mano ai guelfi.




Le arche scaligere, luogo in cui riposano alcuni dei Signori di Verona


A Verona infatti la fazione ghibellina mantenne il potere e, con Mastino I della Scala, la città passò in forma non traumatica da Comune a Signoria. Fu in particolare con Cangrande I della Scala, signore illuminato e rispettato, che la città riscoprì un nuovo periodo di splendore e importanza, tanto che Dante dedicò a lui l'intera cantica del Paradiso nella Divina Commedia. Il suo potere si estese su buona parte dell'Italia settentrionale: divenne signore di Verona, Vicenza, Montagnana, Padova, Belluno, Feltre, Monselice, Bassano, Treviso, oltre che vicario imperiale di Mantova e capo della fazione ghibellina in Italia.[37] La signoria scaligera, ormai padrona di tutto il Veneto di terraferma, preoccupava molto Venezia, però la politica espansionistica di Verona verso est fu interrotta dalla improvvisa morte di Cangrande a soli 38 anni, pochi giorni dopo la conquista di Treviso, secondo la tradizione a causa di una congestione presa bevendo da una fonte fredda in occasione della conquista di Treviso,[38] mentre un'autopsia del 2004 ha individuato nella salma pesanti tracce di veleno.[39] La prematura e inaspettata morte di Cangrande della Scala lasciò la Signoria senza discendenti diretti e il potere venne preso dal nipote Mastino II della Scala, che, con l'acquisizione di Lucca, allargò la signoria fino sul Mar Tirreno. Tale espansione territoriale preoccupò gli stati confinanti e provocò la formazione di una lega promossa dalla Repubblica di Venezia a cui aderirono Visconti, Carraresi, Estensi e Gonzaga, contro i quali l'esercito veronese combatté due grandi battaglie prima della resa definitiva.[40]
La signoria scaligera subì quindi un ridimensionamento territoriale e venne indebolita da discordie fra le famiglie influenti. Essa venne infine occupata dai Visconti.
Il dominio visconteo fu rigido ma di breve durata, finché, approfittando della morte di Gian Galeazzo Visconti, Francesco II da Carrara, con l'aiuto di fuoriusciti Scaligeri tra cui Guglielmo della Scala, entrò in città nella notte tra il 7 e l'8 aprile 1404. Pochi giorni dopo, il 17 aprile, Guglielmo della Scala morì in circostanze non chiarite e Francesco II da Carrara il 24 maggio 1404 si proclamò Signore di Verona.[41]Venezia approfittò del malcontento dei veronesi e dei disordini che continuavano dentro la città, così il suo esercito, aiutato in parte anche dalla cittadinanza,[42] il 22 giugno 1405, riuscì a entrare in città e a chiudere la breve parentesi Carrarese.


A Verona, nel Medio Evo, è presente una comunità giudaica, da cui proviene, ad esempio, il padre del rabbino Hillel ben Samuel, rabbino che muore a Forlì nel 1295. Negli anni ottanta del trecento, invece, era attivo a Venezia, come prestatore, un certo Iacob da Verona. Nel 1398, infine, risulta operante, in Verona, un banco ebraico, dei soci Abramo del fu Bonaventura di Consiglio da Forlì e di Elia di Leone, di Rimini.[43]



Storia moderna |




L'assalto di Castelvecchio durante la rivolta antifrancese delle Pasque Veronesi


Il 24 giugno 1405 vi fu la dedizione di Verona a Venezia,[44] sotto cui la città godette di un lungo periodo di pace che si perpetuò sino al 1509, quando la Repubblica Veneta venne attaccata dalle potenze della lega di Cambrai. Conclusasi la guerra della Santa Alleanza, ricominciò per Verona un nuovo periodo di pace che sarebbe finito non per la guerra, ma per una malattia devastante: la peste, portata in Italia nel 1630 da soldati tedeschi. La città era piena di corpi che venivano bruciati o gettati nell'Adige per mancanza di spazio. Per la città fu un vero disastro: basti pensare che nel 1626 erano stati censiti 53.333 abitanti, che si erano ridotti a 20.738 alla fine del contagio:[45] morì dunque ben più della metà della popolazione. Il numero di abitanti tornò a un livello simile solo alla fine del Settecento (nel 1793 erano 49.000).[46] Il XVI secolo vide comunque un rifiorire dell'economia e la costruzione di chiese e di palazzi importanti, di cui uno degli artefici più importanti fu l'architetto Michele Sammicheli. In questo periodo di rinascita artistica e culturale nacque anche la famosa tecnica dei concerti di campane alla veronese, oltre a decine di accademie che determinarono un fiorire di attività culturali di dimensione europea.


Nel maggio del 1796, durante la Campagna d'Italia, gli austriaci vennero sconfitti in Piemonte dal generale Napoleone Bonaparte, e dovettero darsi a una precipitosa ritirata sino al Trentino, mentre Napoleone e le idee rivoluzionarie francesi andavano a sconvolgere la tranquillità dei veronesi: gli austriaci in ritirata infatti occuparono Peschiera, violando la neutralità veneta, e Napoleone ne approfittò per occupare a sua volta Peschiera e per entrare successivamente a Verona.



Storia contemporanea |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Verona austriaca e Prima industrializzazione di Verona.



Le officine ferroviarie veronesi presso la stazione di Verona Porta Vescovo, fino al 1866 la più grande industria nell'area veronese




Obbligazione di Verona dal 1° luglio 1873


Nel 1797 Napoleone, con il Trattato di Campoformio, cedette la città agli austriaci, dopo che la stessa aveva tentato una coraggiosa rivolta antifrancese, le Pasque Veronesi, durante la quale i veronesi mostrarono il loro valore contrastando le incursioni di pattuglie francesi e sopportando il cannoneggiamento della città, che non riuscì però a resistere all'assedio di 15.000 soldati. Alla fine le morti francesi ammontarono a 500 soldati,[47] i feriti furono circa un migliaio, e i prigionieri 2.400 (di cui 500 soldati e 1.900 loro famigliari).[48] Dunque dei 3.000 soldati francesi di guarnigione al momento della rivolta[49] circa mille (tra morti e prigionieri) furono messi fuori combattimento. Col successivo Trattato di Lunéville Verona venne divisa in due lungo il corso dell'Adige: la parte destra ai francesi, la sinistra (che i francesi chiamarono dispregiativamente Veronette, da cui il nome Veronetta[50]) agli austriaci, e così rimase fino al 1805 quando questi ultimi cedettero l'intero Veneto alla Francia. Con il Congresso di Vienna del 1815 Verona passò stabilmente in mano austriaca e lo resterà fino al 1866, diventando il vertice strategicamente più importante del Quadrilatero, area di maggiore importanza militare nella strategia asburgica, il quale doveva fungere da cuscinetto contro gli assalti dei Piemontesi, che miravano alla conquista del Lombardo-Veneto austriaco.


La storia di Verona italiana ebbe inizio il 16 ottobre 1866 con la conquista del Veneto da parte dei Savoia a seguito della terza guerra di indipendenza: di qui in avanti la città passò un periodo di relativa tranquillità, turbato però da una crisi economica che durò fin dopo la seconda guerra mondiale e che ebbe come principale conseguenza l'emigrazione di centinaia di migliaia di veronesi.[51] Nel 1882 Verona fu colpita da una tremenda alluvione, e l'Adige allagò buona parte della città, così, negli anni successivi, per proteggere la città da altre piene, vennero edificati i cosiddetti muraglioni, e la città dovette così rinunciare a uno dei suoi aspetti più caratteristici, di "città che viveva sull'acqua".




Il bombardamento aereo da parte alleata del luglio 1944


Durissima fu la parentesi della seconda guerra mondiale, durante la quale fu una delle città più colpite dai bombardamenti, con 11.627 vani completamente distrutti e 8.347 gravemente danneggiati.[52]
Dopo la caduta del fascismo Verona, sede di cinque ministeri e di importanti comandi tedeschi, era infatti diventata centro nevralgico della Repubblica Sociale Italiana.[53] Il processo di Verona, intentato contro Galeazzo Ciano e altri gerarchi fascisti, accusati di aver tramato con Badoglio per far arrestare Mussolini, decretò la loro esecuzione sommaria nel poligono di forte Procolo, non lontano dalle rive dell'Adige.



Simboli |




Stemma della signoria scaligera


Lo stemma comunale nasce intorno alla metà del XIII secolo, quando Verona si presentava ancora come libero Comune, e il precedente stemma, portante croce bianca in campo rosso, venne sostituito dal vessillo delle Arti veronesi, avente croce d'oro in campo azzurro, tutt'oggi i colori araldici di Verona.


Altro simbolo di Verona, che viene ripreso anche nello stemma della provincia, è il vessillo scaligero: quello più conosciuto vede una scala bianca, con quattro o cinque pioli, in campo rosso. Ci sono anche due varianti di quest'ultimo stemma, anche se oggi poco conosciute: una con due cani rampanti ai lati della scala, e uno con l'aquila imperiale in cima alla scala, assunto ufficialmente, quest'ultimo, da Alboino della Scala e Cangrande I della Scala in quanto vicari imperiali, carica assegnata dall'imperatore Enrico VII di Lussemburgo.[54]



Onorificenze |


Verona è insignita delle seguenti onorificenze:











Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valor civile
«Per le coraggiose e filantropiche azioni, con evidente pericolo della vita, durante le inondazioni straordinarie dell'anno 1882»
— Verona, Bandiera del Municipio, 1883 [55]

Verona è, inoltre, tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione, insignita della medaglia d'oro al valor militare il 25 settembre 1991, per i sacrifici delle sue popolazioni, per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale [56]:











Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valor militare
«Città di millenarie tradizioni risorgimentali, pur vessata da eserciti nemici e lacerata da operazione militari, nel corso di cruenti combattimenti e nei periodi di servitù, in 20 mesi di lotta partigiana.

Verona testimoniò, con il sangue dei suoi figli migliori, nelle prigioni e sui patiboli, il suo indomito spirito di libertà, eroicamente sostenuta da persone di ogni categoria sociali e associandosi idealmente a quei concittadini che, militari all'8 settembre 1943, si erano uniti ai resistenti locali in Francia, in Grecia, in Albania e in Jugoslavia.
L'attività del Comitato di Liberazione nazionale rinvigorì le azioni di guerriglia in modo tale da suscitare sorveglianza e spionaggio delle varie polizie, tanto che, fatto eccezionale della lotta di Liberazione in Italia, uno a uno i suoi membri, tra il luglio e l'ottobre del 1944, vennero catturati, torturati ed inviati nei vari campi di sterminio, dai quali non tornarono.
Il 17 luglio del 1944 un gruppo di partigiani penetrò nel carcere degli "Scalzi" con l'obiettivo di liberare dirigenti del movimento antifascista nazionale.
Tale contributo di sangue, i bombardamenti, le persecuzioni, le distruzioni di interi paesi, sia nella pianura che nelle valli prealpine, non scalfirono ma rafforzarono la lotta della popolazione di Verona, degna protagonista del secondo Risorgimento Italiano. Verona, settembre 1943-aprile 1945»
— 25 settembre 1991












Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
Titolo di Città



Monumenti e luoghi d'interesse |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Monumenti di Verona.

Verona è una delle maggiori città d'arte d'Italia per le sue ricchezze artistiche e archeologiche.
La città ha uno sviluppo complesso, ma due opere murarie ne accentuano la divisione tra parte romana e moderna (fino alla seconda metà dell'Ottocento): da una parte le mura romane che circondano il cuore della città tra porta Borsari, porta Leoni e le mura di Gallieno, dall'altra la cosiddetta circonvallazione interna con fortilizi rinascimentali (completati sotto gli austriaci).


Nella Verona antica è sensibile l'opera restauratrice di Cangrande della Scala: il forte impatto visivo dato dal colore rosso dei mattoni degli splendidi palazzi gotici è temperato dal sapiente utilizzo dell'antico marmo bianco romano; opera, questa, frutto della politica scaligera di ritorno ideale ai fasti imperiali.
Da qui la nuova urbs marmorea, rifulgente nel bianco lastricato di piazza delle Erbe, al centro della quale troneggia luminosa la fontana di Madonna Verona, composta di parti provenienti dalle antiche terme romane.



Epoca romana |


Verona presenta numerosi monumenti di epoca romana, costruiti tutti dopo il I secolo a.C., quando ci fu la ricostruzione della città all'interno dell'ansa dell'Adige.
Il monumento più famoso in assoluto, diventato simbolo della città stessa, è l'Arena, il terzo anfiteatro romano in Italia per dimensione dopo il Colosseo e l'anfiteatro capuano,[57] ma il meglio conservato tra questi, tanto che viene utilizzato oggi per ospitare il famoso festival lirico areniano, oltre a numerosi concerti.




La romana Porta Borsari vista dall'esterno


Altro famoso monumento è il teatro romano, del I secolo a.C., ma tornato alla luce solo nel 1834, quando gli edifici che letteralmente lo ricoprivano vennero abbattuti.[58]
D'estate si tengono nel teatro una serie di spettacoli che prendono il nome di estate teatrale veronese.


Sono entrambe del I secolo d.C. le due porte romane che si aprivano nelle mura della città, delle quali rimangono ancora visibili alcuni resti: porta Borsari e porta Leoni.
Della prima è ben conservata tutta la facciata, mentre della seconda rimane solo metà della facciata interna. Non lontano dalla prima, inoltre, doveva sorgere il tempio di Giove Lustrale.


Arco monumentale posto fuori della cinta urbana romana è l'Arco dei Gavi, posto sulla via Postumia che portava verso il centro abitato, e dedicato ad alcuni membri della gens Gavia[59].


Sempre di epoca romana è il ponte Pietra, l'unico ponte romano ancora ben visibile della città, poiché del ponte Postumio, crollato nel 1153, si può vedere oggi solo la base dei piloni durante le secche dell'Adige.
Il ponte Pietra è composto da cinque archi, quattro dei quali furono fatti saltare nel 1945 dai tedeschi in ritirata, e vennero poi ricostruiti con le pietre recuperate dal fiume.
Caratteristico e pittoresco è l'utilizzo di diversi materiali.




L'ala dell'Arena di Verona


Presso piazza Erbe, corrispondente all'antico foro romano, sono presenti nei sotterranei di numerosi edifici i tracciati di strade, fognature e i resti di case e di una basilica romana. È possibile vedere alcuni resti del complesso del Capitolium della città nell'adiacente Corte Sgarzerie.
Una parte di esse sono visibili lungo il percorso del Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, un museo sotterraneo creato dal recupero dell'area negli anni settanta, lavori intrapresi per poter dare un assetto definitivo ai numerosi resti archeologici romani e medievali presenti nelle fondazioni della zona del palazzo del Tribunale.




La basilica di San Zeno



Epoca medievale |


L'Alto Medioevo ha lasciato a Verona pochi ricordi, a causa del devastante terremoto del 3 gennaio 1117 che ebbe come epicentro proprio il veronese, e vide la città fortemente danneggiata.
A causa del terremoto crollò addirittura parte dell'anello esterno dell'Arena, lasciandone in piedi solo una porzione, che fu danneggiata ulteriormente in un successivo terremoto nel 1183, creando così l'attuale suggestiva forma dell'Arena con la sua "ala".
Inoltre molti palazzi e quasi tutte le chiese, i monasteri e i monumenti vennero seriamente danneggiati, se non distrutti: questo fatto ha lasciato lo spazio per una forte diffusione del romanico come stile della ricostruzione.


I principali monumenti sono dunque databili successivamente al XII secolo.
In particolare questo periodo vide un grande sviluppo di edifici di culto, il più famoso dei quali è forse la basilica di San Zeno, considerata uno dei capolavori del romanico in Italia, e legata all'omonima abbazia, di cui rimangono la torre e alcuni chiostri.[60][61]


Importante è anche il Duomo, il cui nome sarebbe più propriamente cattedrale di Santa Maria Matricolare, nato dalle ceneri di due chiese paleocristiane crollate per colpa del terremoto.



Epoca scaligera |





Ponte di Castelvecchio


Quello scaligero è stato un periodo positivo per Verona sotto il profilo urbanistico: esso infatti ha visto la costruzione di molti edifici e monumenti tutt'oggi visibili.
Il centro storico (in particolare piazza Erbe, piazza dei Signori e piazza San Zeno) presenta edifici nati durante la Signoria, come il palazzo del Podestà, che venne abitato certamente da Alberto I della Scala, e fu probabilmente adibito a dimora dei signori della città.
Nel palazzo trovarono ospitalità anche molti uomini illustri, tra cui spiccano personalità di primo piano come Dante e Giotto, che durante il suo soggiorno eseguì, secondo Giorgio Vasari, alcuni ritratti di Cangrande I, che però sono andati perduti.
Altro importante palazzo scaligero è il palazzo di Cansignorio, la cui costruzione venne decisa da Cansignorio, terminato probabilmente nel 1363.
Questo edificio originariamente era un palazzo-fortezza, dotato di tre grandi torri agli angoli del fabbricato.
In alcuni scritti è chiamato anche Palazzo Grande, proprio per la sua imponenza.
Del palazzo originario rimane un solo torrione, risistemato durante i lavori del 1882, mentre il resto dell'edificio risale al XVI secolo.





Piazza dei Signori con la statua di Dante, il Palazzo del Governo e la Loggia del Consiglio


Importantissimo fu il sistema difensivo costruito dagli Scaligeri, che faceva perno su Castelvecchio, fatto costruire da Cangrande II della Scala insieme al ponte scaligero.
Il castello venne costruito tra il 1354 e il 1376, e concepito non tanto per la difesa della città da nemici, ma come difesa verso i cittadini stessi;[62] infatti il ponte scaligero originariamente aveva la funzione di facilitare un'eventuale fuga del signore verso la Germania, dove regnava il genero di Cangrande II, Ludovico il Bavaro.
Il ponte scaligero venne costruito nell'arco di tre anni, tra il 1354 e il 1356, e la sua robustezza gli consentì di passare indenne cinque secoli di storia, fino alla notte del 24 aprile 1945, quando, alla fine della seconda guerra mondiale, i tedeschi, per coprire la ritirata, fecero saltare tutti i ponti di Verona.
La sua robustezza è dovuta all'ampiezza delle arcate e alla mole dei piloni, studiati in modo da resistere alla diversa forza d'urto dell'Adige nei vari punti dell'ansa: infatti verso Castelvecchio, dove passa la maggior mole d'acqua, l'arcata è più lunga rispetto alle altre due, e i piloni sono più grossi.[63] Castelvecchio ospita inoltre il Museo Civico, tra i più importanti della città.[64]
Restaurato con criteri moderni, presenta ventinove sale e diversi settori: scultura, pittura italiana e straniera, armi antiche, ceramiche, oreficerie, miniature e le antiche campane cittadine.


Un importante edificio commissionato dagli Scaligeri è la torre del Gardello, che segna una delle prime conquiste del progresso tecnologico meccanico: è infatti il primo orologio pubblico, consultabile da tutti.
Non molto distante da questo sorgono le arche scaligere, un complesso funerario in stile gotico, destinate a contenere le arche (ovvero le tombe) dei più illustri rappresentanti della casata: racchiusi da un recinto in ferro battuto in cui ricorre il motivo della scala, simbolo della casata, i sarcofagi si trovano a terra o su piani rialzati. Le arche sono state indicate come uno dei più insigni e significativi monumenti dell'arte gotica. A esse adiacente si trova la chiesa di Santa Maria Antica, sopra al cui ingresso è posta la tomba di Cangrande I della Scala: il sarcofago è sormontato da una statua equestre che ritrae il signore di Verona in atteggiamento sorridente (l'originale si trova al Museo di Castelvecchio).



Epoca veneziana |


L'epoca della Repubblica Veneta a Verona fu molto feconda soprattutto per l'edilizia privata e militare.
In particolare, protagonista assoluto del XVI secolo fu l'architetto veronese Michele Sanmicheli, che abbellì Verona di numerosi palazzi, e venne scelto dalla Serenissima per la costruzione delle porte d'ingresso alla città. Porta Nuova è un esempio dello stile sanmicheliano: eretta tra il 1535 e il 1540,[65] la sua posizione andava a generare l'importante corso Porta Nuova, che si conclude ai portoni della Bra.
Le due facciate sono costruite in ordine dorico: quella verso la città in tufo, mentre la facciata rivolta verso la campagna in pietra bianca.
La porta è importante anche storicamente perché durante una serie di rivolte, dette Pasque Veronesi, contro le guarnigioni napoleoniche, rimasero intrappolati all'interno circa duecento soldati francesi, che avevano cercato di difendere la porta.





Porta Nuova, opera di Michele Sanmicheli


Ci fu successivamente anche la costruzione di porta Palio, tra il 1542 e il 1557, che, nonostante la minore importanza rispetto porta Nuova, appare più interessante sotto il profilo culturale e artistico: di pianta rettangolare, verso l'esterno presenta tre archi con colonne doriche, all'interno cinque archi, ognuno munito di due colonne.
La facciata esterna riprende schemi compositivi desunti dal teatro romano di Verona.


Vi è poi Porta San Zeno, conclusa nel 1542, la cui facciata Sanmicheli ha interpretato come un arco di trionfo, con colonne di ordine ionico, e molte decorazioni (come medaglie, stemmi e fregi).
In questo caso come materiale sono stati utilizzati, oltre a pietra bianca, anche mattoni rossi, molto utilizzati soprattutto negli edifici scaligeri.


Sempre opera del Sanmicheli sono palazzo Canossa, palazzo Pompei, palazzo Bevilacqua, e palazzo Della Torre.
Quest'ultimo, però, secondo alcuni critici è ritenuto opera di Domenico Curtoni nel XVII secolo.
L'autore più probabile potrebbe essere però Bernardino Brugnoli, un parente del Sanmicheli, che lavorò spesso con lui, e dunque prese in parte il suo stile e la sua tecnica.





Palazzo Maffei e il Leone di San Marco in piazza Erbe


Sicuramente opera di Michele Sanmicheli fu invece palazzo Canossa, costruito su commissione della famiglia dei marchesi di Canossa, una delle famiglie più antiche e illustri d'Italia.
L'edificio ospitò tra l'altro, nel 1822, il celebre congresso di Verona, a cui parteciparono quasi tutti gli Stati d'Europa.
Sanmicheli cercò di allineare, mediante la facciata monumentale, i fondali opposti di Porta Borsari e dell'arco dei Gavi, dando un'impostazione scenografica alla via che permane tutt'oggi.
Un soffitto fu affrescato da Tiepolo, ma è andato perduto durante i bombardamenti che colpirono la città durante la seconda guerra mondiale.


Palazzo Bevilacqua è uno dei palazzi più raffinati e ricchi di particolari della città, con una facciata realizzata in due ordini, quello inferiore più massiccio, e quello superiore maggiormente slanciato ed elegante.
Il palazzo accoglieva celebri dipinti, tra cui La pietà della lacrima di Giovan Francesco Caroto, il Paradiso del Tintoretto, un ritratto di Donna con bambino di Paolo Veronese.[66]


Palazzo Pompei segue lo stile neoclassico di Sanmicheli, e grazie alla donazione dai proprietari, alla loro morte, al comune di Verona del palazzo, l'edificio ospita oggi il museo civico di storia naturale, con oltre due milioni di reperti geologici, paleontologici, zoologici, preistorici e di botanica.[67]




Il Leone di San Marco, posto su una colonna in piazza Erbe, simbolo massimo della Verona veneziana


Una storia particolare ha poi palazzo Turchi, commesso dal cavaliere Pio Turchi, e costruito pochi anni dopo la battaglia di Lepanto del 1571, dove la flotta della Serenissima sconfisse la flotta ottomana; Pio Turchi fu portavoce della comunità veronese alle grandi celebrazioni della vittoria a Venezia.
Il palazzo era decorato da statue di personaggi turchi, facenti parte del bottino della battaglia di Lepanto, e ad alcune di queste venne decapitata la testa, che fu esposta in piazza delle Erbe, proprio nel luogo dove venivano solitamente mostrate le teste dei condannati a morte.


Altri palazzi, situati rispettivamente in piazza dei Signori e piazza Erbe, sono la Loggia del Consiglio e palazzo Maffei.
La Loggia del Consiglio possiede colonne di marmo, molte sculture e affreschi, tra cui due altorilievi bronzei raffiguranti l'Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata, tolti però nell'Ottocento. Può essere considerata uno dei simboli maggiori del Rinascimento veronese.
Palazzo Maffei è un palazzo del XV secolo, ingrandito nel 1629 su decisione di Marcantonio Maffei.
Costruito in stile barocco, è allo stesso tempo imponente ed elegante, su tre piani, con una facciata talmente bella da catturare l'attenzione del turista occasionale e non.
Di fronte al palazzo si trova una colonna sormontata dal Leone di San Marco, simbolo della Repubblica Veneta a cui i veronesi sono particolarmente legati.



Epoca austriaca |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Sistema difensivo di Verona e Verona austriaca.



L'entrata principale dell'arsenale Franz Josef I


Verona fu sotto servitù militare per tutto il periodo in cui vi fu la dominazione austriaca, per cui lo sviluppo edilizio privato fu scarso, a fronte però di un grande sviluppo delle strutture militari.
In particolare furono ricostruiti e potenziati tutti i bastioni (che erano stati semidistrutti dai francesi) e venne creata ex novo un'impenetrabile rete di forti, in particolare a ovest della città (rivolti verso il crescente stato sabaudo) e sul colle San Pietro.
Uno degli edifici che può riassumere il pensiero architettonico asburgico è l'arsenale Franz Josef I, gigantesco complesso militare, con un perimetro di 392 metri per 176 metri, e munito di numerose torri di guardia; composto da nove edifici, sul lato maggiore si trova l'edificio di comando, internamente si trovano tre isolati destinati agli uffici amministrativi e progettuali, e ai loro lati trovano posto magazzini e scuderie.
L'arsenale si ispira all'architettura tedesca, ma anche allo stile neogotico, stili fino ad allora lontani alla realtà veronese, tanto che vennero utilizzati in parte mattoni rossi nella costruzione, materiale molto utilizzato nell'epoca scaligera, in modo da non allontanare troppo lo stile architettonico da quello cittadino.


Simile all'arsenale nell'architettura è il Castel San Pietro, una caserma ispirata in parte ai castelli tedeschi.
Nell'edificio erano presenti le camerate per l'esercito, alloggi e uffici per gli ufficiali, depositi e officine. Il piazzale davanti a castel San Pietro poteva essere utilizzato dall'artiglieria per colpire la città dall'alto in caso di guerra (o rivolta).




La Gran Guardia, iniziata dai veneziani e conclusa dagli austriaci


Due palazzi importanti, costruiti inizialmente a uso civile e per chiudere piazza Bra, anche se poi utilizzati dall'esercito asburgico, sono il palazzo della Gran Guardia e palazzo Barbieri, originariamente chiamato Palazzo della Gran Guardia Nuova.
La costruzione del palazzo della Gran Guardia è stata molto lunga e travagliata, iniziata già nel XVII secolo.
Nel 1848 i lavori erano ancora in corso, e furono fermati perché l'edificio venne utilizzato dall'esercito austriaco durante la prima guerra d'indipendenza.
La Gran Guardia fu finalmente conclusa nel 1853.
Grazie alla sua mole e alla sua forma è riuscita a tenere testa all'Arena, che si trova a poche decine di metri di distanza, oltre i giardini di piazza Bra.
Palazzo Barbieri è un edificio in stile neoclassico progettato dall'ingegnere Giuseppe Barbieri; la sua costruzione iniziò nel 1836 e venne portata a termine nel 1848.
Durante l'occupazione austriaca il palazzo fu adibito prevalentemente a usi bellici e solo dopo l'unione del Veneto al Regno d'Italia si scelse, per la sua importanza e la sua centralità, di destinarlo a sede degli uffici comunali.

Un altro palazzo degno di nota è il Palazzo Negri, di stile neoclassico e progettato dall'architetto Giannantonio Selva nel XVIII secolo.


Edificio molto importante è il Teatro Nuovo, inaugurato il 12 settembre 1846, con la rappresentazione dell'Attila di Verdi.
Nel teatro si svolsero numerosi episodi di insofferenza verso il dominio austriaco: il primo, già all'inaugurazione del teatro, vide il veronese Vittorio Merighi comporre un sonetto patriottico dedicato alla prima donna dello spettacolo, che entusiasmò il pubblico.
Questo fatto portò disagio alla polizia austriaca (che nemmeno si era accorta dell'accaduto), dato che il componimento riportava:


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«Donna, il vento ora mugge, e la procella
gravida rota, e tuon freme che intima
ad Austria morte, e Italia a vita appella»



Alla chiusura della stagione teatrale vi fu una nuova dimostrazione.
Merighi si beffò nuovamente della polizia: scrisse una nuova ode, praticamente un inno all'Italia personificata e contro lo Straniero, che codardo e maligno ha perenne sull'Italia il sogghigno.
Il giornale di Verona, controllato dalla polizia austriaca, non poté negare l'accaduto, ma non spiegò nemmeno il vero motivo dell'entusiasmo e il contenuto dell'ode.
Il 18 marzo 1848 giunse a Verona ad assistere a un dramma nel Teatro Nuovo addirittura il viceré del Regno Lombardo-Veneto, e la polizia, per creare consenso, divulgò la voce che era venuto a portare vantaggi alla città.
Lo stesso giorno arrivò la notizia che Vienna stava insorgendo, che Metternich era fuggito, e l'imperatore Ferdinando I aveva dovuto concedere la Costituzione.
L'annuncio si sparse per Verona, e la cittadinanza si radunò al Teatro Nuovo durante lo spettacolo.
Le cronache raccontano di un vero delirio, e di una folla festosa e inneggiante all'Italia e a Pio IX.
Il teatro venne per questo chiuso sino alla fine del 1849.[68]



Epoca moderna |


Essendo Verona diventata una delle città simbolo dell'amore perché vi è ambientata la tragedia "Giulietta e Romeo", si è cercato di ricostruire quali potessero essere le due abitazioni degli amanti e la presunta "Casa di Giulietta" è frutto di un pellegrinaggio ininterrotto di turisti, tanto da farne il maggior luogo d'attrazione turistica di Verona.[69]



Società |



Evoluzione demografica |





Palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona


Del periodo antico e medievale sono presenti solo calcoli approssimati circa la popolazione residente nella città di Verona: si è stimato che la popolazione nella Verona del I secolo d.C. si attestava sui 25.000 abitanti, scesi poi ai circa 10.000 abitanti nella Verona dei primi anni 1000. Dati certi si hanno invece a partire dal 1472: questi mostrano come la crescita della popolazione, invece di seguire uno sviluppo regolare nel tempo, procedette attraverso sbalzi intermittenti con aumenti e cali (anche repentini) del numero di abitanti. Le cause principali di queste oscillazioni sono le calamità che colpirono la città (malattie, esondazioni dell'Adige), le guerre e le depressioni economiche.[70]


A partire dal 1472 vi furono principalmente due momenti in cui avvenne un drastico e repentino calo della popolazione. Tra il 1501 e il 1514, quando la popolazione scese da 50.084 abitanti a 31.184 abitanti,[71] con un calo del 37,7% della popolazione, a causa della pestilenze (1511 e 1512) e delle pesti (1510 e 1511) che colpirono in quegli anni la città.[72] Ancora maggiore fu il calo dopo l'ultima grande peste che colpì l'Italia settentrionale nel 1630:[72] se nel 1630 Verona contava 53.036 abitanti, solamente l'anno successivo la popolazione era scesa a 20.987 abitanti, con un calo del 69,4% della popolazione.[71]


Verificando i dati raccolti durante i censimenti generali sulla popolazione residente a Verona si può osservare che dal 1871 (anno del primo censimento nel Veneto) fino al 1936 (unico anno in cui vi è un censimento intermedio) la popolazione cresce abbastanza stabilmente, mentre a partire dalla fine della seconda guerra mondiale vi è stato un rapidissimo incremento della popolazione, che passa dalle 178.415 unità del 1951 alle 266.205 unità del 1971, con una crescita di quasi il 50% in soli venti anni. Dal 1971 al 2001 vi è stata invece una leggera flessione, e la popolazione residente è scesa a 253.208 abitanti (contemporaneamente però vi fu una grande crescita della popolazione residente nei comuni a ridosso di Verona).


Dal 2001, anche grazie all'aumento degli stranieri immigrati, vi è stato invece un aumento costante dei residenti, che sono tornati al livello del 1971.


Abitanti censiti





Abitanti censiti[73]






Etnie e minoranze straniere |


Come molti altri centri dell'Italia settentrionale, nel XXI secolo Verona è diventata una città multietnica con una presenza significativa di cittadini provenienti dall'estero: il 31 dicembre 2014 risiedevano 37.578 stranieri, che quindi rappresentavano il 14,5% della popolazione totale.[74] Al 15 settembre 2017 i cittadini stranieri residenti erano 35.245 (16.711 maschi e 18.534 femmine), in diminuzione rispetto al 2015, del -3,5%; hanno un’età media di 32,8 anni contro i 48,2 dei residenti italiani. Sul totale della popolazione residente, gli abitanti di cittadinanza straniera sono il 13,7% (erano il 14,1% nel 2015).[1]


Le nazionalità maggiormente rappresentate sul totale della popolazione residente al 1º gennaio 2015 erano:[75]





  1. Romania, 8.609


  2. Sri Lanka, 6.806


  3. Moldavia, 3.649


  4. Nigeria, 2.146


  5. Marocco, 2.003


  6. Albania, 1.749


  7. Cina, 1.680


  8. Ghana, 1.131


  9. India, 729


  10. Brasile, 652




Lingue e dialetti |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto veronese e Lingua veneta.

Nella Biblioteca capitolare è custodito uno dei primissimi scritti che attestano gli inizi del nostro volgare e del dialetto locale: l'indovinello veronese (IX secolo), ritenuto il primo testo in lingua volgare romanza.[76]


Quello di Verona è un dialetto della lingua veneta, come tutti i dialetti del nord Italia, derivato dalle parlate galloromanze come volgarizzazione del latino.[77]
Il sostrato celtico preistorico, moderato dall'influenza del latino classico, ritornò a manifestarsi col declino e la caduta dell'Impero romano d'Occidente, poi con la presenza franca e nel tardo medioevo, con l'opera dei trovatori provenzali e dei loro imitatori locali (XIII secolo).
Uno dei primi esempi di produzione letteraria in volgare veronese è costituito da due poemetti in versi alessandrini, il De Babilonia civitate infernali e il De Jerusalemi celesti, composti da un frate francescano detto Giacomino da Verona.[78][79]


Terra di conquista (come tutto il Nord Italia) e sulla principale via di comunicazione con la Germania, il veronese ha subito nei secoli soprattutto l'influenza tedesche (dominazione asburgica) e un'influenza francese breve, ma apportatrice di molte novità, nell'epoca napoleonica (dominazione napoleonica).[80]
Nel corso del Novecento la produzione poetica in dialetto veronese ha ricevuto nuova linfa grazie all'opera di poeti come Berto Barbarani[81] e Tolo da Re.[82]


Solitamente il veronese è classificato come una variante del veneto, di cui condivide molte strutture grammaticali, come il pronome clitico obbligatorio (lu el dise, mentre in italiano è lui dice); tuttavia, a causa della peculiare collocazione geografica al confine tra Veneto e Lombardia, esso ha assorbito sia elementi veneti che lombardi, e si discosta perciò significativamente sia dalle parlate bresciane e mantovane a ovest, sia da quelle vicentine e padovane a est (con le quali è comunque altamente intelligibile), sia da quelle trentine a nord come da quelle rodigine a sud (che, ancorché venete, risentono per l'Alto polesine, cioè la zona posta tra il veronese ed il ferrarese, dei periodi di dominio ferrarese, oltre che della stretta vicinanza con la città di Ferrara).



Cultura |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Folclore veronese.



Lunetta del Duomo di Verona, opera di Niccolò




La Madonna della Quercia, opera di Girolamo dai Libri


L'aretino Giorgio Vasari scrisse nel suo trattato Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori che si come è vero che la città di Verona, per sito, costumi, ed altre parti è molto simile a Firenze, così è vero che in essa, come in questa, sono fioriti sempre bellissimi ingegni in tutte le professioni più rare e lodevoli. La città veneta venne vista dal Vasari come città simile alla sua Firenze dal punto di vista geografico, in quanto ambedue poste tra collina e pianura, urbanistico, entrambe infatti divise in due da un fiume, ma soprattutto per costumi, fioritura artistica e vivacità intellettuale. Egli vide nella città, romanica, gotica, ma anche classica e monumentale, il contraltare all'egemonia veneziana, ed effettivamente notevoli sono le differenze tra Verona e Venezia nonostante il dominio di quest'ultima sia durato nella città scaligera per ben quattro secoli: l'arte e l'architettura veneziana fanno pensare all'Oriente ortodosso, a delle origini bizantine e quindi greche, mentre Verona, distante solamente un centinaio di chilometri, colpisce per le mastodontiche chiese romaniche e gotiche, espressione di un'arte occidentale.[83]





Giuseppe Torelli


A Verona lavorarono nei secoli numerosi artisti, veronesi e non. Nel XII secolo lo scultore romanico Niccolò portò nella città una nuova arte, occidentale e romanza: è in questo periodo che si sviluppa la Verona romanica, mentre sotto la signoria scaligera la città sviluppò e mantenne a lungo un aspetto gotico e araldico, con uno stile che raggiunse la massima espressione nel Castelvecchio (e soprattutto nel suo monumentale ponte) e nelle arche scaligere. La civiltà pittorica veronese vide dal Trecento attivi artisti come l'Altichiero, e, nel Quattrocento, personalità come Stefano da Zevio, e soprattutto il Pisanello, uno dei massimi esponenti italiani del Gotico internazionale. Più tardi, durante il Rinascimento, lavorarono Domenico Morone e il figlio Francesco Morone, oltre all'eclettico Giovan Francesco Caroto e Girolamo dai Libri. L'arte veronese mantenne costantemente delle peculiarità che la rendono riconoscibile dall'arte portata da Venezia nei domini di Terraferma, grazie all'opera di artisti come il Veronese, Tiepolo, Alessandro Turchi, e più tardi Giambettino Cignaroli e Angelo Dall'Oca Bianca, tanto che è lecito parlare di una "scuola veronese".[84] Altri famosi artisti veronesi del periodo barocco, furono il compositore Giuseppe Torelli e suo fratello pittore, Felice Torelli.



In fair Verona |




Il famoso balcone fotografato dalla statua di Giulietta









«Non c'è mondo per me aldilà delle mura di Verona: c'è solo purgatorio, c'è tortura, lo stesso inferno; bandito da qui, è come fossi bandito dal mondo, e l'esilio dal mondo vuol dir morte.»


(William Shakespeare, Romeo e Giulietta, atto III, scena III[85])

Anche grazie a William Shakespeare Verona è oggi una città ampiamente conosciuta e ammirata nel mondo, e proprio in funzione shakespeariana sono presenti nel mondo numerose località di nome Verona:[86] le varie Verona statunitensi, canadesi e australiane nascono dalle sue opere. Shakespeare non visitò mai Verona ma la conobbe attraverso scritti di Luigi da Porto, Masuccio Salernitano e Matteo Bandello, che lo ispirarono per la sua opera più famosa, la tragedia di Romeo e Giulietta. Il Bardo aveva probabilmente un rapporto particolare con l'immagine che si era creato della città, tanto che è menzionata anche ne I due gentiluomini di Verona e La bisbetica domata.


Già il famoso poeta George Byron attesta l'importanza del ruolo avuto da William Shakespeare nel plasmare la fama della città nel mondo. Nelle sue lettere il poeta sottolineava come i veronesi sostenessero con ostinazione l'autenticità della storia di Romeo e Giulietta, d'altronde la rivendicazione della veridicità della leggenda e l'identificazione dei luoghi dove la vicenda si sarebbe svolta erano cominciate già molto tempo prima: il primo luogo a essere "riscoperto" fu la tomba dei due amanti, identificato nel Cinquecento in un sepolcro vuoto in marmo rosso veronese, nei pressi di un convento. Furono molti i nomi famosi che resero omaggio ai due amanti in questo luogo, tra cui Madame de Staël, Maria Luigia d'Austria, Heinrich Heine, Charles Dickens e lo stesso George Byron.[87] Le tomba venne spostata prima dall'orto del convento al chiostro e nel 1868 al coperto, ma la sua sistemazione definitiva si ebbe solo nel 1937 grazie all'opera di Antonio Avena: essa venne spostata all'interno di una loggia in romanico veronese che venne risistemata in chiave scenografica con l'utilizzo di due vani sotterranei trasformati in una cripta gotica.[88]


Contemporaneamente vi fu la sistemazione della casa di Giulietta, identificata in una casa medievale dotata dello stemma di un cappello, dimora della famiglia Capuleti, che Charles Dickens descrive nelle Pictures from Italy come un miserabile alberguccio. In effetti a seguito dei rimaneggiamenti sette-ottocenteschi risultava essere diventata una casa popolare a ringhiera, anche se la stretta facciata in cotto evocava ancora il Medioevo. Così Antonio Avena fece impiego di materiale di spoglio e andò a inserire un nuovo balcone costituito da un lastrone di marmo che era in stato di abbandono nel cortile del Castelvecchio. La spregiudicata opera di restauro fece diventare la casa di Giulietta nuova immagine simbolo di Verona, insieme all'Arena.[89]


L'ultimo luogo in ordine cronologico a essere riconosciuto è la casa di Romeo, la quale mostra ancora oggi intatta la sua natura e aspetto di casa fortificata, appartenuto ai Nogarola, amici fidati degli Scaligeri, e posto accanto alle arche scaligere, dove riposa anche Bartolomeo I della Scala, sotto il cui dominio si sarebbe svolta la vicenda secondo Luigi da Porto. Più che i singoli luoghi legati alla tragedia però è l'idea della splendente Verona medievale in cui si sarebbe svolta la vicenda di cui si sono innamorati turisti, spettatori e lettori, il cui profumo si respira ancora tra le strette e folcloristiche vie del centro.[90]


Sono comunque effettivamente esistite a Verona due famiglie di nome Montecchi e Capuleti (o Cappelletti): i Montecchi, importanti mercanti veronesi, furono coinvolti in lotte sanguinose per il controllo del potere a Verona nella fazione ghibellina, e la rivalità tra le due famiglie è documentata dal 1313 nella Divina Commedia,[91] con qualche secolo di anticipo dalle novelle di Matteo Bandello,[92]Luigi Da Porto[93] e William Shakespeare. Si ha invece conoscenza della presenza dei Capuleti fino agli anni della permanenza di Dante a Verona, nell'attuale casa di Giulietta, dove la loro presenza è testimoniata dallo stemma del cappello sulla chiave di volta dell'arco nel cortile dell'edificio, dove, a inizio Novecento, è stato ricostruito il famoso balcone: quindi la casa di Giulietta è la reale casa dei Capuleti.[36]



Urbs Marmorea (la città di marmo) |







La statua di Madonna Verona con il piedistallo portante la frase Marmorei Verona


Già il Versus de Verona insiste sull'ampio uso della pietra nell'arredo urbano, uso che sta alla base della motivazione per cui nel Medioevo Verona venne detta Marmora o Marmorina, denominazione che compare già all'inizio del XIII secolo nel poema franco-veneto Uggeri il Danese.
L'appellativo trae origine dai numerosi edifici e monumenti in pietra, costruzioni che negli stranieri dovevano suscitare una certa soggezione o impressione:[94] l'Arena di Verona, il teatro romano, le porte Borsari e Leoni, l'arco dei Gavi, l'arco di Giove Ammone (oggi non più presente, poiché è andato distrutto nel XVII secolo), e numerosi edifici romani che fino al XV secolo sono stati in parte conservati, ma anche i palazzi costruiti da Teodorico da Verona o in epoca comunale.[95]


Nel poema De Scaligerorum origine di Ferreto de' Ferreti compare l'appellativo marmoris urbs, mentre Cangrande I della Scala viene anche chiamato marmoreus dux.
Nello stesso periodo, nel trattato Delle rime volgari di Antonio da Tempo Verona viene indicata come vicus Marmoris.
Giovanni Boccaccio fa svolgere buona parte della storia d'amore di Florio e Biancifiore (protagonisti del Filocolo) nella città di Marmorina, nome che dà a Verona, di cui fornisce vari elementi per identificarla.[96]


In particolare, durante la Signoria di Cansignorio della Scala, l'appellativo di marmorea divenne simbolo della città.[97]
Simbolo maggiore divenne la fontana di Madonna Verona (in realtà una statua romana), eretta nel 1368: la parte inferiore del piedistallo è formato da quattro teste coronate con le rispettive iscrizioni, di cui una ancora decifrabile, nonostante l'usura del tempo: (MAR)MOREI VERONA.
Due anni dopo lo scaligero fece sopraelevare la torre del Gardello collocandovi il primo orologio pubblico cittadino.
Presso la torre è visibile un'epigrafe:






«Tempore, marmoream
quo Cansignorius urbem rexit
lege pius, turrim distinxit et horas.
Scaliger, aeternis titulis qui digna peregit,
bis septem lustris anni in mille trecentis.»



E sempre opera di Cansignorio fu il ponte delle Navi, in cui un'iscrizione ricordava la paternità (il ponte originale è andato distrutto) e che egli aurea marmoree genti qui secula duxit, ovvero che ricondusse al popolo marmoreo il secolo d'oro: alla sua morte aveva lasciato una città di marmo.[98]



Visitatori illustri |




Ritratto di Mozart durante la sua tournée a Verona


Importante è il ruolo anche dei visitatori o delle persone che su Verona hanno espresso pareri o giudizi sia buoni sia cattivi.
Oltre al già citato William Shakespeare, molti sono i non veronesi che hanno parlato di Verona o vi hanno vissuto temporaneamente.
Dante Alighieri, durante il suo esilio da Firenze, si trattenne a Verona più volte e fu ospite di Cangrande I della Scala, rimanendo profondamente colpito dalla sua personalità, tanto da dedicare a Cangrande il suo Paradiso. Altri visitatori illustri furono Goethe, che visitò la Galleria di San Giorgio e rimase colpito dall'animazione della vita cittadina;[99]Lord Byron, che si commosse visitando il sepolcro di Giulietta, e Charles Dickens che ne fu invece deluso.[100]Wolfgang Amadeus Mozart suonò quattordicenne all'Accademia Filarmonica e nella chiesa di San Tomaso Cantuariense, sul cui organo lasciò incise con il temperino le proprie iniziali. Stendhal, Paul Valéry, Heinrich Heine, Madame de Staël, Carducci e molti altri soggiornarono a Verona, specialmente durante il XVIII e il XIX secolo, quando la città era una delle mete del Grand Tour.


Uno degli ospiti più famosi è il direttore d'orchestra, clavicembalista e organista olandese Ton Koopman. Lo scrittore inglese Tim Parks dal 1981 vive nelle immediate vicinanze di Verona ed ha descritto in una sua opera (Questa pazza fede) la sua passione per la squadra cittadina dell'Hellas Verona.
Nel 2008 gli è stata anche conferita la cittadinanza onoraria.[101]



Istruzione |



Scuole |


A Verona sorgono numerose scuole, per poter far fronte alla grande richiesta della cittadinanza, non solo del comune, ma dell'intera provincia. Meritano menzione la coppia dei licei scaligeri per antonomasia: il Liceo Ginnasio Statale Scipione Maffei, il più antico liceo d'Italia in attività,[102] e il Liceo Scientifico Statale Angelo Messedaglia, nonché il celebre e antico Educandato agli Angeli.[103]


Il primo è stato fondato per decreto napoleonico il 14 marzo 1807, il liceo iniziò la sua attività nel 1808, ma in realtà era operante già dal 1805 col nome di Regio Liceo.[104] Particolarmente ampia è la biblioteca, risalente all'epoca napoleonica quando fu costituita con i volumi sequestrati con gli editti imperiali ai conventi. Tali opere sono ancora oggi conservate all'interno della biblioteca e a esse si sono aggiunte nel passare del tempo altre 20.000 opere di ogni genere ed epoca. Sono presenti incunaboli, cinquecentine, seicentine, settecentine, il Fondo risalente alla fondazione, il Fondo risalente all'Unità d'Italia, il Fondo del XX secolo e le ultime acquisizioni.


Il secondo è stato istituito nel 1923, in seguito alla riforma Gentile, ed è stato intitolato all'economista e uomo politico veronese Angelo Messedaglia, deputato del Parlamento del regno d'Italia tra il 1866 e il 1882, e presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei fino alla morte. Il liceo è stato per lungo tempo l'unico liceo scientifico di tutta la provincia di Verona, ed ha formato quindi generazioni di professionisti e di intellettuali.


Il terzo vanta di essere la seconda più antica istituzione scolastica cittadina, già sede di un convento fino al 1812 e in seguito, trasformato nel più antico educandato statale del Paese, ancora in funzione. Statalizzato a partire dagli anni 1980, accoglie dal 1994 alcune sezioni di liceo classico europeo, oltre allo storico indirizzo di liceo classico e alle recenti innovazioni (liceo scientifico dal 2010 e liceo coreutico dal 2014).[105]



Università, accademie, biblioteche |







Il Polo Zanotto, centro polivalente dell'Università di Verona


Una prima forma di Università a Verona si ha nell'825, quando Lotario, con il capitolario di Olona, fonda un istituto superiore di cultura che accoglieva studenti veronesi, mantovani e trentini, ma solo nel 1339 papa Benedetto XII concesse alla città, tramite bolla papale, i privilegi universitari, e quindi la fondazione di una scuola universitaria.[106] Nel 1440 vennero istituite le Scuole Accolitali presso il Duomo, una scuola di musica e lettere per il clero, a cui si affiancarono poi l'Accademia Filarmonica e l'Accademia degli Incatenati, le quali fecero della città una capitale della musica europea del Cinquecento.[107]


Nel Settecento furono istituite le più importanti biblioteche di Verona, la Biblioteca capitolare e la Biblioteca civica, e nello stesso periodo nacquero l'Accademia di Agricoltura, con il compito di dare slancio all'economia veronese,[108] e l'Accademia dei Pittori di Verona, fondata e poi dedicata allo stesso Giambettino Cignaroli. Nell'Ottocento fu costituita la Società Letteraria, importante centro di cultura, e venne istituito il Museo Civico, che ebbe inizialmente come sede il palazzo Pompei.


L'Università di Verona, nata il 10 gennaio 1959 con il nome di Libera Università di Economia e Commercio, affonda quindi le sue radici su questo terreno. Grazie alla fusione con l'ateneo patavino si aggiunsero un corso in lingue e letterature straniere, la facoltà di magistero e la facoltà di medicina. Nel 1982 l'Università di Verona divenne nuovamente un organismo autonomo, e oggi conta diverse facoltà: economia, medicina e chirurgia, scienze matematiche, fisiche e naturali, giurisprudenza, scienze della formazione, lettere e filosofia, lingue e letterature straniere, e scienze motorie. Oggi Verona si presenta così come terzo polo universitario del Veneto, dopo Padova e Venezia.[109] All'Università di Verona appartiene la Biblioteca Arturo Frinzi.


In città ha sede il conservatorio statale di musica dedicato a Evaristo Felice Dall'Abaco, presente in città come istituzione musicale fin dal 1878.



Musei |




La Biblioteca civica di Verona


Vi sono stati numerosi personaggi che con la loro impronta sono andati a determinare la configurazione museale odierna di Verona. Di grande importanza Scipione Maffei che diede l'avvio alla museologia europea con la sua raccolta di lapidi ed epigrafi che verranno raccolte nel museo che prende il suo nome, il museo lapidario maffeiano, situato a lato del teatro Filarmonico.[110]


Antonio Avena fu un altro grande personaggio, portò all'acquisizione del teatro romano, e quindi all'istituzione del museo archeologico al teatro romano, alla sistemazione di Castelvecchio, in cui preparò il primo allestimento del museo di Castelvecchio, all'acquisizione del palazzo Forti, in cui trovò quindi posto la galleria d'arte moderna Palazzo Forti, e l'istituzione del museo degli affreschi Giovanni Battista Cavalcaselle.[111] Di primaria importanza il museo civico di Castelvecchio, che subito divenne punto di riferimento nel sistema museale di Verona, ancor più dopo il recupero realizzato dal famoso architetto Carlo Scarpa, che fece di Castelvecchio una delle più pregevoli e conosciute realizzazioni museografiche del secondo dopoguerra.[112]


Un rilievo particolare ha assunto Verona per quanto riguarda le raccolte naturalistiche, infatti è l'unica città europea a poter vantare una tradizione ininterrotta in tale ambito fin dal Cinquecento, quando furono raccolte varie collezioni private nel primo museo a carattere naturalistico che si conosca, poi confluite nel museo civico di storia naturale.[112] Vi è poi il museo Miniscalchi-Erizzo, un palazzo-museo donato dall'omonima famiglia nobile veronese, in cui sono esposti dipinti, mobili, porcellane, vetri veneziani, armi, armature ed altri piccoli ma preziosi oggetti.[113] Da ricordare anche il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, il museo africano, il museo canonicale ed il museo ferroviario di Porta Vescovo.
Nel 2012 è invece stato aperto il primo museo in Italia dedicato all'opera lirica: l'AMO, ovvero ArenaMuseOpera.



Media |



Stampa |


Il quotidiano storico di Verona è L'Arena, uno dei quotidiani più antichi d'Italia, essendo stato fondato nel 1866, pochi giorni dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia. Dal 2004, come inserto del Corriere della Sera, è pubblicato in tutta la provincia anche il Corriere di Verona, presente in realtà già dal 2002 come edizione locale del Corriere del Veneto. A Verona viene anche pubblicata la rivista Nigrizia, la più antica rivista italiana dedicata all'Africa.[114]Verona Fedele è il settimanale edito della Diocesi di Verona, fondato nel 1872.



Radio |


La prima emittente radiofonica di Verona è stata Radio Verona, nata nel 1975, che da molti anni ha tra i programmi di punta le radiocronache degli incontri di calcio dell'Hellas Verona di Roberto Puliero,[115] noto comico, attore e regista teatrale veronese.
La radio veronese più seguita è stata comunque Radio Adige, fondata nel 1976 e chiusa il 1º luglio 2017, che offriva una programmazione incentrata sull'informazione locale e sugli eventi sportivi, oltre che sulla musica leggera.[116]



Televisione |


A Verona sono presenti inoltre due emittenti televisive. Telenuovo (prima emittente di tutto il Veneto per ascolti[117]), nata a Verona nel 1979, offre una produzione a carattere quasi esclusivamente giornalistico: telegiornali, politica locale, rubriche di approfondimento, economia, sport, dirette di eventi. Collabora con Telenuovo anche il calciatore Preben Elkjær Larsen, giocatore di punta dell'Hellas Verona nell'anno dello scudetto.[118] Anche l'altra emittente televisiva locale, TeleArena, nasce nel 1979. TeleArena ha il suo punto forte nell'informazione locale e nell'informazione sportiva, con gli appuntamenti domenicali di telecronaca in diretta delle partite dell'Hellas Verona e del ChievoVerona.[119]



Eventi |




Nella fotografia si possono vedere il vessillo della Serenissima Repubblica e il drappo con i colori civici azzurro e oro issati sulla torre dei Lamberti, a ricordo dell'inizio delle Pasque Veronesi


Verona ospita un gran numero di eventi e manifestazioni internazionali; l'evento più conosciuto in assoluto è il Festival lirico areniano, che si tiene ogni estate, ormai dal lontano 1913, quando il festival venne inaugurato con l'Aida di Giuseppe Verdi, per celebrare il centenario della nascita dell'artista, e nella città accorsero persone da tutto il mondo.
Sempre nell'Arena si tengono in estate numerosi concerti.


Altro importante ciclo di spettacoli è l'Estate teatrale veronese, che si tiene ogni anno nella cornice pittoresca del teatro romano di Verona.
La prima serata dell'Estate teatrale veronese si tenne la sera del 26 giugno 1948, e tra il pubblico spiccavano personalità come il presidente della Repubblica Luigi Einaudi e il sottosegretario Giulio Andreotti. La prima rappresentazione avvenne, ovviamente, sotto il segno di Romeo e Giulietta.
Dagli anni sessanta e settanta si svolgono anche spettacoli di danza, con compagnie di tutto il mondo, e la serie di serate Verona Jazz, con la presenza di importanti band jazz.


Importante festival è anche Schermi d'amore, nato nel 1996 (ma derivato dal Festival del cinema di Verona, che si è svolto dal 1969 al 1995), dedicato al cinema melodrammatico.
La città di Romeo e Giulietta ospita questa rassegna che presenta retrospettive e anteprime di melodrammi e film sentimentali, ed è riconosciuta anche a livello internazionale per il lavoro di ricerca sul mélo cinematografico.


Festival nato recentemente è invece Tocatì (2003), organizzato dall'Associazione Giochi Antichi, che ha come obiettivo la valorizzazione del patrimonio della cultura tradizionale, a partire dal gioco, e comprende anche espressioni come il cibo, la musica e la danza tradizionali.
Il centro storico di Verona in occasione dell'evento si presenta libera dal traffico automobilistico, per rendere la città più sicura per i bambini, che sono i veri protagonisti del festival. Nel 2006 Verona ha ospitato il 5° Festival della coralità veneta.


Inoltre nel 2008 è rinato il Palio di Verona, o più propriamente il palio del drappo verde, un palio istituito 800 anni prima e che rappresenta quindi la corsa podistica più antica del mondo.[120] Esso è stato ripreso per festeggiare l'anniversario della sua nascita con la 591a edizione.


Dal 1981 nella città si tiene il Festival di cinema africano di Verona festival cinematografico internazionale dedicato al continente africano.



Geografia antropica |



Urbanistica |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Urbanistica di Verona.



Verona nei secoli




Periodo romano repubblicano




Periodo romano imperiale




Periodo di Verona capitale sotto Teodorico




Periodo comunale




Periodo scaligero




Periodo veneto




Periodo austriaco





L'urbanistica di Verona fonda le proprie origini nella città romana, di cui conserva il tessuto urbano.
Verona si sviluppa in diversi periodi: si possono distinguere il centro storico medievale, in cui sorgono però anche palazzi più recenti (rinascimentali, settecenteschi e ottocenteschi), i quartieri di Veronetta e San Zeno interamente composti di edifici di epoca basso medievale, alcune zone esterne alle mura in cui sono sorte ville e palazzi in stile barocco, la zona industriale di Borgo Roma sorta a cavallo tra Otto e Novecento, e infine la città moderna che è sorta senza intaccare questo tessuto.[121]


Verona può vantarsi di avere ancora ben cinque cinte murarie costruite in epoche diverse e ancora visibili:



  • in alcuni punti è ancora visibile la cinta muraria di epoca romana imperiale, di cui rimangono solo le rovine;

  • dal ponte Aleardi fino a piazza Bra è ben conservata la cinta del XIII secolo, con tre torri, tra cui la più conosciuta è la torre pentagona dei portoni della Bra;

  • sul colle San Pietro rimangono le mura scaligere, con ben quindici torri;

  • i terrapieni della cinta più esterna innalzati dai veneziani, e alcuni bastioni;

  • le mura, i bastioni e numerosi forti costruiti dagli austriaci, ancora quasi completamente intatti.


Durante la dominazione romana a Verona furono costruite due cinte murarie, una di epoca tardo repubblicana e meno conosciuta, e una più conservata e conosciuta, le cosiddette mura di Gallieno, costruite su ordine dell'imperatore Gallieno nel 265 per difendere la città dagli Alemanni.[122]


La cinta repubblicana era lunga più di 900 metri, e aveva un segmento orientato in direzione nordovest-sudest e l'altro orientato in direzione nordest-sudovest, in cui si aprivano rispettivamente porta Borsari e porta Leoni.
All'interno di Verona si sviluppò il foro, corrispondente all'odierna piazza delle Erbe, ai lati del quale si trovavano il Campidoglio, la basilica e vari edifici pubblici.[123]


Nell'XI secolo venne ampliata da Arduino d'Ivrea la cinta muraria del colle verso oriente, per meglio difendersi dall'imperatore Enrico II.[124]
Tra il 1194 e il 1224 venne costruita la cinta comunale a sud della città, lungo una depressione naturale, che venne poi utilizzata come fossato.
In seguito il ghibellino Ezzelino da Romano restaurò la cinta muraria, e ne costruì una più robusta tre metri più all'interno.





Mura settentrionali di Verona, costruite dagli Scaligeri e riammodernate prima dai veneziani e infine dagli austriaci nell'Ottocento


Alberto I della Scala fece allargare il percorso delle mura a oriente e settentrione, rafforzandole di numerose torri di guardia.
Poco tempo dopo, Cangrande fece costruire delle enormi opere militari: venne fortificata la parte settentrionale, con una cinta muraria comprendente ben ventiquattro torri e quattro porte, e, praticamente in contemporanea, ampliò verso la campagna le mura a sud, creando il tracciato che oggi seguono le mura austriache di Verona.[125]


Tra il 1509 e il 1517 Verona venne assoggettata da Massimiliano I, e al loro ritorno i veneziani decisero di rinnovare le mura di Verona: i primi lavori iniziarono nel 1523, con l'abbattimento delle mura scaligere meridionali, al cui posto sorsero alcuni bastioni e rondelle.[126]


Con l'arrivo degli austriaci a inizio Ottocento, le mura subirono numerosi interventi.
I primi interventi alle difese si ebbero dal 1830 fino al 1840, quando vennero ripristinati i bastioni e furono costruiti numerosi forti, dando vita a una rete di fortificazioni molto estesa.[127]


Dopo la prima guerra di indipendenza del '48-'49 gli interventi divennero ancora più complessi, soprattutto sul fronte occidentale, dove stava crescendo il pericoloso regno di Sardegna.
Dal 1848 al 1852 venne costruita la prima cerchia di forti: Chievo, Croce Bianca, San Zeno, San Massimo, Fenilone, Santa Lucia, forte Palio, Porta Nuova, il forte Spianata, la torre Tombetta e forte Santa Caterina.[128]


Successivamente venne aggiunta una seconda cintura più esterna: Forte Cà Bellina, Parona, Lugagnano, Dossobuono, Azzano, Tomba, San Michele e Forte Cà Vecchia.[129]
Nel 1859 l'Austria perse la Lombardia a favore del futuro regno d'Italia, così decise di creare un'intera regione fortificata, il cosiddetto quadrilatero.[130]


Durante i cinquant'anni di dominazione austriaca vennero costruiti edifici importanti come palazzo Barbieri, l'arsenale Franz Josef I, la stazione ferroviaria di Porta Vescovo e il cimitero monumentale e diversi altri edifici, principalmente grandi caserme, come ad esempio la caserma Passalacqua, dotata di raccordo ferroviario, silos e forni per cucinare il pane (utilizzata in parte dall'Università, in parte in attesa di destinazione.[131][132][133]


Fino all'Ottocento la città è cresciuta stretta tra le mura magistrali, ma con l'arrivo del nuovo secolo e dell'industrializzazione Verona cominciò lentamente a perdere il ruolo di fortezza che gli era stato affibbiato.
I primi quartieri moderni di Verona a nascere furono Borgo Trento, nato nella prima ansa che l'Adige forma nella città, e Borgo Roma a sud, dove sono nate le prime industrie.
Gli altri quartieri cominciarono a svilupparsi invece dopo la seconda guerra mondiale, senza andare a intaccare il tessuto urbano storico, ma crescendo negli spazi ancora liberi.[134]



Aree verdi |


Al 2011, Verona vantava 17,04 m² di verde per abitante, posizionandosi tra le grandi città al secondo posto dopo Venezia.[135]


Nel centro cittadino sono da segnalare, di particolare interesse storico, il giardino di Castel San Pietro, i Bastioni Orti di Spagna delle Mura, il Giardino Giusti e i giardini dell'arsenale. In periferia si trova il parco di Villa Pellegrini Marioni Pullè al Chievo, quello di Villa Bernini Buri, i parchi dell'Adige nord e sud. Le colline a nord della città costituiscono un eccellente valore naturalistico e paesaggistico, così come anche il sistema dei vaj (piccoli canyon formatisi per erosione delle acque) come Vajo Borago, Vajo Galina, Vajo Mezzane.



Economia |


Nel veronese trovano luogo numerosi distretti produttivi, a evidenziare la polisettorialità che contraddistingue l'economia provinciale e cittadina, la quale si divide equamente tra industria, commercio, artigianato, servizi, agricoltura (in particolar modo nella provincia) e turismo.


L'economia del territorio veronese è costituita soprattutto da piccole-medie imprese, anche se non mancano grandi industrie, per le quali l'interporto di Verona gioca un ruolo cruciale nello smistamento del commercio internazionale.



Agricoltura |


Il settore vitivinicolo è considerato il più importante del comparto agroalimentare veronese, basti considerare che, a livello provinciale, ben il 40,5% delle aziende agricole si dedica alla coltivazione dell'uva da vino. I vigneti veronesi sono altamente specializzati verso la produzione di qualità, tanto che Verona dispone di dieci vini DOC e tre DOCG, tra l'altro ben differenziati tra di loro grazie all'utilizzo di vitigni autoctoni. Il valore della produzione della città di Verona rispetto a quella provinciale nel suo insieme è circa del 15%.[136]


Pure il settore ortofrutticolo rappresenta una realtà importante, coinvolgendo un gran numero di imprese del settore primario (in particolar modo nella provincia) e numerose imprese che si dedicano alla lavorazione, alla conservazione e alla commercializzazione dei prodotti (soprattutto in città). La forza di questo comparto si deve in particolar modo alla sua organizzazione (di produttori, di trasformatori, del commercio e dei mercati) e alle infrastrutture.



Artigianato |


Notevole fama ha il mobile classico del basso veronese, la cui attività produttiva è caratterizzata dalla presenza di piccole e piccolissime imprese di tipo artigianale, molto differenziate tra di loro e che ricorrono a subfornitori specializzati per le varie fasi produttive. Questa tecnica artigianale e capacità artistica forniscono un forte vantaggio sulla concorrenza veneta e italiana. Circa il 5% di queste imprese hanno spostato la loro produzione dal basso veronese al capoluogo, in particolar modo quelle che hanno bisogno di una manodopera meno specializzata e che ottengono vantaggi dalla maggior presenza di infrastrutture.[137] Verona è rinomata soprattutto per i laboratori di oreficeria, per la lavorazione dei metalli e la produzione di argenteria.[138]



Industria |


L'escavazione del marmo nel veronese ha origini molto antiche, come dimostrano i monumenti marmorei romani della città, realizzati in marmo Rosso di Verona e in marmo Rosa del Garda. Questo distretto produttivo si distribuisce tra Valpolicella, Lessinia e Valpantena, e in minor parte nel capoluogo (10% circa del valore della produzione). Il distretto industriale di Verona rappresenta il principale polo italiano per la lavorazione del marmo e del granito, ed è addirittura il più importante a livello mondiale per quel che concerne la produzione di agglomerati, ricoprendo l'80% della produzione mondiale. La lavorazione del marmo possiede qui una lunga tradizione e diffusione, ed ha generato importanti competenze e conoscenze, e quindi un'elevata qualità dei prodotti, anche se all'inizio del XXI secolo si è fatta sentire la competizione con nuove realtà, in particolare Cina, India, Brasile e Turchia.[139]


Il settore agroalimentare a Verona rappresenta un ramo economico molto importante, e coinvolge numerose aziende agricole, artigianali e (soprattutto nel capoluogo) industrie alimentari, le quali si occupano della produzione, lavorazione, trasformazione, commercializzazione e distribuzione del prodotto alimentare, oltre alla formazione degli addetti al settore e alla ricerca. Particolarmente forte è l'export di carni e prodotti a base di carne, preparati e conserve di frutta e di ortaggi, prodotti lattiero-caseari e gelati. Tra le maggiori industrie alimentari e dolciarie ci sono quella capeggiata da Giovanni Rana e tre aziende che devono la loro fortuna soprattutto a un dolce tipico veronese, il pandoro, cioè Bauli, Paluani e Melegatti. In ambito conserviero, per la produzione di succhi di frutta, marmellate e semilavorati a base di frutta e verdura per l'industria è di grande importanza la Zuegg, che proprio a Verona ha uno stabilimento produttivo e la sede del gruppo.[140]


Importanti pure i distretti calzaturiero e della moda. Quello del calzaturiero, una scoperta degli anni novanta, si concentra soprattutto a Verona, Bussolengo e San Giovanni Ilarione, anche se la maggior parte delle aziende maggiori hanno ormai delocalizzato la produzione, passando da aziende produttrici a imprese terziarie. Il tessile-abbigliamento nel veronese manifesta alcune peculiarità: la forte specializzazione, che comporta la produzione di capi in corso di stagione, basati su prodotti che già hanno riscosso un certo successo sul mercato nazionale (questa scelta porta a minori investimenti nel campo della progettazione e a maggiori investimenti nell'organizzazione del lavoro). Altra peculiarità è la dimensione a carattere familiare delle aziende, che hanno quindi un'organizzazione snella che velocizza i tempi di adattamento in corso d'opera. Un'ultima peculiarità è il passaggio intermedio, nella distribuzione, attraverso il grossista.[141][142]




Gli ex magazzini generali nella zona industriale


A Verona e nel veronese numerose sono le aziende produttrici di macchine e apparecchi meccanici, in particolare specializzate nella produzione di bilance, macchine automatiche per la vendita e la distribuzione, macchine per le industrie chimiche, macchine per usi specifici, macchine per l'industria alimentare, macchine per la movimentazione e il sollevamento, macchine utensili e le attrezzature per la refrigerazione e ventilazione, macchine per l'industria della plastica e
della gomma, per la stampa e la legatoria, fabbricazione di stampi, macchine per i settori agricolo ed estrattivo.[143]


Le attività legate alla stampa hanno a Verona origine nel 1472, quando venne stampato il primo libro. L'avviamento dell'industria della stampa e della carta avvenne invece tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, in particolare tappe fondamentali furono la fondazione delle Cartiere Fedrigoni nel 1888 e l'avvio dell'attività di Arnoldo Mondadori nel 1917, che già nel 1921 inaugura un grande stabilimento, che si sviluppa ulteriormente negli anni settanta e ottanta. Il distretto, fortemente concentrato in città e nei suoi dintorni, si configura oggi come un sistema complesso d'imprese grandi, medie e piccole, queste ultime eccellenti in segmenti specifici. Oltre a questo tipo di aziende sono presenti oggi anche operatori della comunicazione visiva.[144]



Servizi |




L'entrata principale della Fiera di Verona




La Sede amministrativa del Banco BPM, realizzata da Carlo Scarpa


Molto importante il settore bancario-assicurativo, con aziende di primo piano a livello nazionale, come la Cattolica Assicurazioni e il Banco Popolare, diventata la più grande banca popolare d'Italia grazie alla fusione tra il gruppo Banco Popolare di Verona e Novara con la Banca Popolare Italiana.


Le aziende veronesi del settore ICT, ovvero addette all'informatica, alla comunicazione e alla tecnologia, sono concentrate quasi totalmente in città, e sono costituite da numerose piccole e piccolissime aziende e da poche grandi aziende. Si tratta per la maggior parte di aziende fornitrici di servizi, e in minor parte fornitrici di apparecchiature elettroniche ed elettriche.[145]


Primissima importanza ha per Verona il complesso sistema di servizi logistici, di trasporto e di organizzazione dei trasporti in generale. In particolare questo distretto logistico si è sviluppato grazie al posizionamento all'interno del Quadrante Europa di operatori ferroviari privati e ai progetti di riorganizzazione da parte delle Ferrovie dello Stato, riconoscendo l'importanza dell'Interporto di Verona nel segmento del trasporto ferroviario e intermodale terrestre. Il sistema logistico veronese trova il soggetto di riferimento nello storico Consorzio ZAI.[146] L'interporto veronese è il più importante d'Italia, primato derivato da più aspetti: l'avere il maggior numero di addetti, essere al centro di tutte le principali infrastrutture di trasporto, offrire numerosi servizi, il possedere la dogana, avere all'interno 110 aziende.


Importante distretto espositivo è quello della Fiera di Verona, nata nel 1898, e ormai realtà internazionale. La fiera si tiene presso il complesso Veronafiere, nella zona industriale della città. Il complesso ha una superficie totale di 350.000 m², di cui 122.000 m² divisi tra 12 padiglioni, e ospita oltre 1.100.000 visitatori all'anno, molti provenienti anche dall'estero. Le principali manifestazioni fieristiche, tenute presso Veronafiere sono la Fieragricola, la fiera più antica, presente fin dal 1898, la Fieracavalli, Job&Orienta, dedicata all'orientamento, alla scuola, alla formazione e al lavoro, Marmomac, la più importante fiera internazionale del settore, e Vinitaly, una delle maggiori fiere vinicole mondiali, punto d'incontro degli enologi e degli amanti del vino.


A Verona, infine, sono presenti due ospedali, centri di eccellenza per molte discipline, il Policlinico Universitario "G. Rossi" e l'Ospedale Civile Maggiore.



Infrastrutture e trasporti |



Strade |


Verona è un nodo autostradale in cui si intersecano l'A4 Milano-Venezia, con uscite a Verona Est e Verona Sud e l'A22 autostrada del Brennero, con uscita a Verona Nord.


Verona è inoltre raggiunta dalla Strada statale 434 Transpolesana, che la collega con Rovigo, dalla Strada statale 11 Padana Superiore che collega Torino a Venezia, dalla Strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero che collega Pisa al passo del Brennero e dalla strada statale 62 della Cisa che collega Verona a Sarzana. La città è servita da un sistema di tangenziali:



  • Tangenziale Ovest

  • Tangenziale Sud

  • Tangenziale Est



Ferrovie e tranvie |



Al nodo ferroviario di Verona affluiscono la ferrovia del Brennero, la linea Verona-Bologna la ferrovia Milano-Venezia, la ferrovia Verona-Mantova-Modena e la linea di interesse regionale Verona-Rovigo.




La stazione di Verona Porta Nuova




Tram che attraversa i portoni della Bra


La città è servita dalla stazione di Porta Nuova, tra le 13 maggiori stazioni italiane, principale impianto passeggeri, e da quella di Porta Vescovo, presso la quale sorge un importante impianto di manutenzione, nonché dalla stazione minore di Cà di David. La stazione di Parona, sulla linea del Brennero, risulta soppressa. I treni merci sono prevalentemente diretti al Quadrante Europa.


Fra il 1889 e il 1959[147][148] era attiva la ferrovia Verona-Caprino-Garda, che aveva capolinea alla dismessa stazione di Porta San Giorgio.


Verona fu inoltre, in passato, al centro di un vasto sistema di tranvie extraurbane. Dall'area di Porta Nuova originava la tranvia Verona-Albaredo-Coriano in servizio fra il 1898 e il 1925,[149] interessata da un esperimento di trasporto integrato che prevedeva la costruzione di un grande porto fluviale sull'Adige, presso Albaredo. A Porta Vescovo trovava capolinea il sistema di tranvie che aveva nella linea Verona-Caldiero-San Bonifacio il tronco principale e che fu in esercizio fra il 1881 e il 1958.[150]


Successivamente queste tranvie vennero rimpiazzate da linee filoviarie extra-urbane, il cui servizio si protrasse fino a tutti gli anni '80.



Mobilità urbana |




Autobus ATV a Porta Nuova


La mobilità urbana e interurbana di Verona è svolta con autoservizi gestiti dall'Azienda Trasporti Verona.


Fra il 1884 e il 1951, l'elemento centrale del sistema di trasporti scaligero era costituito dalla rete tranviaria, realizzata da due linee che consentivano di connettere, oltre a Borgo Trento, tutte le stazioni cittadine. Tra il 1937 e il 1975 la città era servita da una rete filoviaria. Completava il sistema di trasporti cittadino la funicolare di Castel San Pietro, inaugurata nel marzo 2017.


Il Comune è dotato di una rete di piste ciclabili,[151] e dal 2012 è attivo un servizio di bike sharing.[152]


È prevista l'attivazione di una nuova rete di filobus, che dopo alcuni scandali interni, può soddisfare la città con maggiore mobilità.[153]



Aeroporti |




Hangar dell'aeroporto di Verona-Villafranca


Lo scalo principale della città è l'aeroporto Valerio Catullo in località Villafranca di Verona. A nord del territorio comunale si trova l'aeroporto di Verona-Boscomantico, utilizzato per manifestazioni e voli turistici.



Amministrazione |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Verona ed Elezioni comunali a Verona.


Suddivisioni territoriali |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Urbanistica di Verona.

Amministrativamente il territorio comunale è ripartito in otto circoscrizioni amministrative.[154] A fini toponomastici e statistici sono suddivise a loro volta in 23 quartieri, ulteriormente ripartiti in zone omogenee (tra parentesi):[155]



Quartieri verona.png




Circoscrizione 1: Centro storico


  1. San Zeno - San Bernardino

  2. Città antica


  3. Veronetta - Filippini - San Giovanni in Valle - Santo Stefano


  4. Cittadella - Valverde



Circoscrizione 2: Nord-ovest

10. Borgo Trento (Arsenale, Cesiolo)
11. Valdonega (San Mattia, Valdonega)
18. Ponte Crencano (Ponte Crencano est, Ponte Crencano ovest)
30. Avesa (Avesa centro, Avesa collina)
38. Parona (Parona, Saval di Parona)
39. Quinzano (Quinzano centro, Quinzano collina, Saval di Quinzano)

Circoscrizione 3: Ovest

16. Borgo Milano (Borgo Milano centro, Borgo Nuovo, Chievo, Navigatori, Porta Nuova, San Procolo, Spianà, Stadio)
37. San Massimo (Basson, Croce Bianca, La Sorte, San Massimo centro)

Circoscrizione 4: Sud-ovest

15. Santa Lucia (Santa Lucia, Quadrante nord-est, Quadrante sud-est, Z.A.I. Santa Lucia)
17. Golosine (Golosine nord, Golosine sud)

Circoscrizione 5: Sud

14. Borgo Roma (Genovesa-Gelmetto, La Rizza, Palazzina, Pestrino, Polidore, Primo Maggio, Tomba, Tombetta, Z.A.I. Borgo Roma)
36. Cadidavid (Cadidavid centro, Marchesino)


Circoscrizione 6: Est:


12. Borgo Venezia (Biondella, Borgo Venezia centro, Fincato, San Felice Extra, Santa Croce)



Circoscrizione 7: Sud-est

13. Porto San Pancrazio (Porto San Pancrazio centro, Porto San Pancrazio sud
35. San Michele (Casotti, Frugose, Madonna di Campagna, Mattozze, Molini, San Michele centro)

Circoscrizione 8: Nord-est

31. Quinto (Marzana, Poiano, Quinto centro)
32. Santa Maria in Stelle (Novaglie, Santa Maria in Stelle centro)
33. Mizzole (Cancello, Mizzole centro, Moruri, Pigozzo, Trezzolano)
34. Montorio (Casermette di Montorio, Montorio centro, Olivè, Ponte Florio).


Il centro abitato di Verona comprende oggi, oltre al nucleo storico (circoscrizione 1) e ai quartieri moderni (Borgo Trento, Valdonega, Ponte Crencano, Borgo Milano, Santa Lucia, Golosine, Borgo Roma, Borgo Venezia e Porto San Pancrazio) anche le frazioni di San Massimo e San Michele. Rimangono non inglobate le frazioni di Avesa, Parona, Quinzano, Cadidavid, Mizzole, Montorio, Quinto e Santa Maria in Stelle, oltre alle località minori di Basson, Madonna di Dossobuono, Marzana, Novaglie, Nesente, Palazzina, Poiano, Ponte Florio, San Felice Extra e Sezano.



Gemellaggi |


Verona è gemellata con le seguenti città:[156]




  • Stati Uniti Albany


  • Germania Monaco di Baviera, per il fatto di essere le porte gemelle verso i reciproci paesi.


  • Giappone Nagahama


  • Francia Nîmes, per l'arena romana.


  • Croazia Pola, per l'arena romana.


  • Belgio Saint-Josse-ten-Noode


  • Austria Salisburgo, per l'essere città di musica.


  • Cina Ningbo



Sport |




Il Bentegodi, stadio principale della città.



Calcio

Nella stagione 2018-2019 la città sarà l'unica in Italia ad avere ben 3 squadre nelle prime 3 serie professionistiche: il ChievoVerona in Serie A, l'Hellas Verona (che ha vinto uno Scudetto nel 1984-1985) in Serie B e la Virtus Verona neopromossa in Serie C. Le prime due disputano le gare casalinghe e il derby cittadino allo stadio Marcantonio Bentegodi, mentre la Virtus gioca nel proprio quartiere di Borgo Venezia nell'impianto di calcio del centro sportivo Mario Gavagnin-Sinibaldo Nocini.


Nel calcio femminile, la città è rappresentata in Serie A da due squadre: il Verona Women, che nel passato ha vinto cinque Scudetti, tre Coppe Italia e quattro Supercoppe italiane, e il ChievoVerona Valpo, sezione femminile del ChievoVerona. Entrambe giocano allo stadio Aldo Olivieri. Nel passato, ma non più attivi, sono stati ai vertici del campionato, vincendolo, anche il Foroni Verona (due Scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe) e il Verona Günther, prima società veneta a conquistare il titolo italiano.



Fotografia scattata durante i campionati del mondo di ciclismo su strada a Verona, sulla salita che porta alle Torricelle



Ciclismo

A Verona si sono disputate due edizioni del campionato del mondo di ciclismo su strada, nel 1999 e nel 2004.



La città ha inoltre ospitato la conclusione di quattro tappe del Giro d'Italia:

nel 1984 la 20ª tappa vide la vittoria di Francesco Moser; nel 1997 la 17ª tappa fu vinta da Mirco Gualdi; nel 2007 il comune ha ospitato l'arrivo dalla 20ª tappa a cronometro individuale che ha visto la vittoria di Paolo Savoldelli e nel 2010 si svolse la tappa conclusiva del 93º Giro d'Italia, anch'essa a cronometro individuale che ha avuto luogo al colle delle Torricelle con il traguardo all'interno dell'Arena. La tappa è stata vinta dallo svedese Gustav Larsson.


Tra i ciclisti legati a Verona, si citano Damiano Cunego, Davide Rebellin, Davide Formolo, Paola Pezzo e Giovanna Bonazzi.


Canoa

A Verona è presente la società canoistica Canoa Club Verona, fondata nel 1963, detentore di numerosi scudetti. Dal 2004 organizza una maratona di canoa tra le più importanti in Italia, in collaborazione con il Canoa Club Pescantina.



Pallacanestro

Verona ha una squadra di pallacanestro, la Scaligera Basket Verona, che ha raggiunto ottimi risultati negli anni novanta del XX secolo quando era in serie A. Riuscì a conquistare una Coppa Italia nel 1991, una Supercoppa italiana nel 1996 e una Coppa Korac nel 1998. La società, fallita nel 2002 e rifondata nel 2007, milita in Serie A2 2018-2019.




Il PalaOlimpia durante una partita di pallavolo



Pallavolo

In città ha sede una squadra di pallavolo maschile che milita in Serie A1 la BluVolley Verona, nata nel 2001 dalla fusione di due società. Ha vinto un campionato di Serie A2 e due volte la Coppa Italia di Serie A2 e la Challenge Cup nel 2016. Il Verona Volley Femminile era una società con sede a Verona e campo di gioco a Montichiari.



Rugby

Nel Comune ci sono due società di rugby: il CUS Verona Rugby, neopromossa nel massimo campionato nazionale d'Eccellenza, e la West Verona Rugby Union, che disputa il campionato di serie C.



Football americano

Verona milita nel campionato di serie A2 di football americano con la squadra dei Redskins Verona, fondata nel 1981, che ha vinto il titolo italiano "Silver Bowl" nel 1986 e la squadra dei Mastini Verona nata nel 2005.



Hockey in line

In città è presente una squadra di hockey in line, il CUS Verona Hockey Sorci Verdi, che milita in serie A1 e disputa gli incontri al centro sportivo Avesani.



Pattinaggio

Verona è la città di Monica Lucchese, pluricampionessa nel pattinaggio corsa che vanta ventisei titoli italiani, venti europei, otto mondiali, due World Games e un record.[157]


Ha sede nel comune il Centro Federale di Alta Specializzazione Alberto Castagnetti della Federazione Italiana Nuoto,[158] uno tra i più importanti poli natatori d'Italia ed impianto d'allenamento per gli atleti della nazionale italiana di nuoto. Il centro dispone di piscine coperte e scoperte da 50 e 25 m e di una palestra.


Note |




  1. ^ In significato estensivo: Scaligero.


  2. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 giugno 2018. - Popolazione residente al 30 novembre 2017.


  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012.


  4. ^
    Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Verona", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2007, ISBN 978-88-397-1478-7.



  5. ^ Luciano Canepari, verona, in Il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.


  6. ^ (IT) Città italiane con più di 60.000 abitanti - elenco per popolazione, su Tuttitalia.it. URL consultato il 28 marzo 2018.


  7. ^ (EN) UNESCO, City of Verona, su whc.unesco.org. URL consultato il 22 aprile 2012.


  8. ^ Arco Alpino Italiano o meridionale (JPG), su aineva.it. URL consultato il 22 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2013).


  9. ^ Comune di Verona | 1 - Verona oggi (dal Documento Preliminare al PAT), su Comune di Verona. URL consultato il 5 dicembre 2016.


  10. ^ Popolazione, su tuttitalia.it. URL consultato il 22 aprile 2012.


  11. ^ Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri numero 3.274 del 20-03-2003.


  12. ^ Ad esempio il terremoto del 3 gennaio 1117 e quello del 1183.


  13. ^ Baldassin Molli, pp. 17-23.


  14. ^ Baldassin Molli, p. 24.


  15. ^ Brugnoli, p. 63.


  16. ^ Baldassin Molli, p. 23.


  17. ^ Notiziario della Banca Popolare di Verona, anno 1999, n. 2.


  18. ^ Priante, pp. 15-17.


  19. ^ Baldassin Molli, pp. 23-24-29.


  20. ^ ab Verone 1981-2010, su meteo-climat-bzh.dyndns.org. URL consultato il 18 ottobre 2014.


  21. ^ Dante Olivieri, Toponomastica veneta, Venezia, Istituto per la collaborazione culturale, 1961, p. 151.


  22. ^ L.A. Muratori. Rerum Italicarum Scriptores. 1727. XI, col.550.


  23. ^ Aspes, p.681.


  24. ^ Solinas, pp. 54-55-74-86.


  25. ^ Aspes, p. 795.


  26. ^ Aspes, p. 800.


  27. ^ Solinas, pp. 132.


  28. ^ Gaio Plinio Secondo. Naturalis Historia. Liber III, 130.


  29. ^ Tito Livio. Ab Urbe Condita. Liber V, 35


  30. ^ Plutarco. De fortuna Romanorum. 12, 325


  31. ^ Buchi e Cavalieri Manasse, p. 15.


  32. ^ Solinas, 144.


  33. ^ Solinas, p.178.


  34. ^ Castagnetti e Varanini, p. 6.


  35. ^ G. P. Bognetti, Teodorico di Verona e Verona longobarda capitale di regno, Padova, Cedam, 1959. p.376.


  36. ^ ab Carrara, pp. 136-137.


  37. ^ Solinas, p. 292.


  38. ^ Carrara, p. 98


  39. ^ Redazione Web, Svelate le cause della morte di Cangrande della Scala. URL consultato il 5 dicembre 2016.


  40. ^ Solinas, p. 312.


  41. ^ Carrara, p. 256.


  42. ^ Solinas, p. 320.


  43. ^ V. Rovigo, Aspetti della presenza ebraica a Verona e nel territorio veronese, in G.M. Varanini - R. C. Mueller, Ebrei nella terraferma veneta del Quattrocento: atti del convegno di studi. Verona, 14 novembre 2003, Firenze University Press, Firenze 2005, p. 135, n. 20.


  44. ^ Solinas, p. 323.


  45. ^ Sandrini e Brugnoli, p. 196.


  46. ^ Solinas, p. 358.


  47. ^ Memorie di V. Alberti, presenti nella biblioteca civica di Verona


  48. ^ A Maffei, Memorie della Rivoluzione di Verona nel 1797, p. 146.


  49. ^ Solinas, p. 386.


  50. ^ Notiziario della Banca Popolare di Verona, anno 1982, n. 3.


  51. ^ Priante, p. 31.


  52. ^ Priante, p. 99.


  53. ^ Priante, p. 91.


  54. ^ Carrara, pp. 24-70.


  55. ^ [http:http://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/3620].


  56. ^ Verona, su quirinale.it.


  57. ^ Solinas, p. 171.


  58. ^ Lenotti, p. 121.


  59. ^ Notiziario della Banca Popolare di Verona, anno 1992, n. 3.


  60. ^ Borelli, pp. 50-53.


  61. ^ Lenotti, p. 8.


  62. ^ Baschirotto, p. 40.


  63. ^ Notiziario della Banca Popolare di Verona, anno 1998, n. 1.


  64. ^ Museo di Castelvecchio, su portale.comune.verona.it. URL consultato il 18 ottobre 2014.


  65. ^ Lenotti, p. 48.


  66. ^ Lenotti, p. 72.


  67. ^ Comune di Verona, Museo di storia naturale, su portale.comune.verona.it. URL consultato il 22 aprile 2012.


  68. ^ Teatro Nuovo, Verona.com. URL consultato il 22 aprile 2012.


  69. ^ Luigi Coccia, Architettura e turismo, Franco Angeli Edizioni, 2013, p. 127, ISBN 88-204-1447-3.


  70. ^ Donazzolo e Saibante, p. 17.


  71. ^ ab Donazzolo e Saibante, p. 18.


  72. ^ ab Donazzolo e Saibante, p. 10.


  73. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.


  74. ^ demo.istat.it, http://demo.istat.it/str2014/index_e.html Titolo mancante per url url (aiuto). URL consultato il 22 giugno 2015.


  75. ^ Istat, su demo.istat.it. URL consultato il 22 giugno 2015.


  76. ^ Claudio Marazzini, Breve storia della lingua italiana, Bologna, il Mulino, 2004, p. 53.


  77. ^ Bondardo, p. 41.


  78. ^ Encyclopedia of Italian Literary Studies, pp. 830-831.


  79. ^ Bondardo, p. 60.


  80. ^ Bondardo, p. 65.


  81. ^ 1


  82. ^ 1


  83. ^ Baldassin Molli, pp. 11-12.


  84. ^ Baldassin Molli, pp. 12-13.


  85. ^ Si tratta di una citazione inesatta della traduzione di Giulio Carcano (Firenze, Le Monnier 1868) che recita No: più mondo non è, fuor delle mura / Di Verona: ma carcere di pene, / Ma tormento, ma inferno. Ahi! che l'esiglio / Da queste mura è l'esiglio dal mondo, / E l'esiglio dal mondo è morte!


  86. ^ Solo negli Stati Uniti esistono altre 22 località chiamate Verona, localizzate nei seguenti stati: Arkansas, California, Illinois, Indiana, Kentucky, Maine, Michigan (3 diverse località), Missouri, Montana, Nebraska, New Jersey, North Carolina, North Dakota, Ohio, Pennsylvania, Tennessee, Texas, Virginia, Wisconsin, Wyoming; vi sono inoltre le località di Verona Beach e Verona Mills (New York) e di Verona Heights (Mississippi).
    Un'altra Verona si trova nell'Ontario (Canada) e una in Australia nel Nuovo Galles del Sud



  87. ^ Baldassin Molli, p. 215.


  88. ^ Baldassin Molli, p. 218.


  89. ^ Baldassin Molli, p. 220.


  90. ^ Baldassin Molli, p. 222.


  91. ^ Dante, che ben conosceva Verona, per essere stato a lungo ospite degli scaligeri, e che dedicò il "Paradiso" a Cangrande I° Della Scala cita le due famiglie "Vieni a veder Montecchi e Cappelletti... " come esempio negativo nel Purgatorio, canto VI, riga 106, http://world.std.com/~wij/dante/purgatorio/purg-06.html


  92. ^ "Tutte le opere di Matteo Bandello" A. Mondadori editore, Milano, 1943 "Novelle Seconda Parte Novella IX La sfortunata morte di dui infelicissimi amanti che l’uno di veleno e l’altro di dolore morirono, con varii accidenti." https://it.wikisource.org/wiki/Novelle_(Bandello)/Seconda_parte/Novella_IX


  93. ^ Nella dedica che precede il racconto, Luigi Da Porto scrive che la storia di Giulietta e Romeo sia stata da lui più volte udita. In particolare ricorda che la vicenda gli sia stata raccontata da un anziano arciere di Verona, tale Peregrino. http://www.veronissima.com/sito_italiano/html/giulietta-romeo-verona-daporto.html


  94. ^ V. Bertolini. Dalla "Marmorina" del Boccaccio all'appellativo di "città marmorea" dato a Verona nel Medio Evo. Verona, atti Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona, 1967. s.VI, XVIII, pp.321-332.


  95. ^ Puppi, p. 13.


  96. ^ V. Bertolini. Alcune ipotesi su possibili fonti del Filocolo. Verona, Palazzo Giuliari, 1966. s.II, I (1965-1966), p. 43.


  97. ^ Cansignorio Della Scala/Treccani, su treccani.it. URL consultato il 18 ottobre 2014.


  98. ^ C. Cipolla e F. Pellegrini. Poesie minori riguardanti gli Scaligeri. Roma, Forzani e C., 1902. p.145.


  99. ^ Goethe a Verona, Ospitiweb. URL consultato il 24 aprile 2012.


  100. ^ Notiziario della Banca Popolare di Verona, anno 1995, n. 2.


  101. ^ Comune di Verona, Sindaco Tosi conferisce cittadinanza onoraria a Tim Parks, su ufficiostampa.comune.verona.it. URL consultato l'11 ottobre 2014.


  102. ^ Il "Maffei" compie 200 anni, su liceomaffeivr.it. URL consultato il 18 ottobre 2014.


  103. ^ Educandato agli Angeli, su educandatoangeli.it. URL consultato il 22 ottobre 2014.


  104. ^ Storia del Liceo "Scipione Maffei", su liceomaffeivr.gov.it. URL consultato il 27 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2014).


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Bibliografia |



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  • Manuel Marini, Il sistema Arena di Verona, QuiEdit, Verona, 2013, ISBN 978-88-6464-234-5



Voci correlate |



  • Storia di Verona

  • Urbanistica di Verona

  • Monumenti di Verona

  • Sistema difensivo di Verona

  • Folclore veronese

  • Diocesi di Verona

  • Rete filoviaria di Verona



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Collegamenti esterni |



  • Portale del Comune di Verona, su comune.verona.it. URL consultato il 1º gennaio 2009.

  • Portale Pro Loco di Verona, su verona.net. URL consultato il 1º gennaio 2009.

  • Sito del quotidiano "L'Arena di Verona", su larena.it.

  • Smart City a Verona, su veronasmartcity.it.


  • Come arrivare a Verona, comearrivare.eu


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