Patriziato (Venezia)




Il Patriziato veneziano costituiva uno dei tre corpi sociali in cui era suddivisa la società della Repubblica Veneta, assieme ai cittadini e ai foresti (forestieri).
Patrizio era il titolo nobiliare spettante ai membri dell'aristocrazia al governo della città di Venezia e della Serenissima.
Il titolo era abbreviato, davanti al nome, dalla sigla N.H. (Nobil Homo, assieme alla variante N.D. Nobildonna).




Indice






  • 1 Caratteristiche del patriziato veneziano


    • 1.1 I Barnabotti




  • 2 Casate patrizie della Repubblica di Venezia


    • 2.1 Case vecchie


    • 2.2 Case nuove


      • 2.2.1 Case ducali


      • 2.2.2 Altre




    • 2.3 Case Nuovissime


    • 2.4 Patrizi non veneziani


    • 2.5 Case fatte per soldo




  • 3 Note


  • 4 Bibliografia


  • 5 Altri progetti





Caratteristiche del patriziato veneziano |





Tiepolo, ritratto del procuratore N.H. Daniele Dolfin, patrizio veneto.


Fondamento basilare dell'appartenenza al Patriziato era il possesso esclusivo del potere politico.

A partire dalla Serrata del 1297 e dalla legge del 1320 che precludeva l'accesso di nuove famiglie, questo corpo sociale divenne l'unico ad avere il privilegio di sedere in seno al Maggior Consiglio, massimo organo di governo della città. Privilegio concretato col diritto per ciascun membro maschio delle famiglie nobili, a partire dalla maggiore età, di partecipare alle sedute.


All'interno del patriziato vigeva l'assoluta uguaglianza politica tra tutti i membri. Ogni voto, compreso quello del Doge, aveva il medesimo valore nel corso delle votazioni dei consigli. Ognuno aveva, almeno in linea teorica, le medesime possibilità di accedere ad ogni carica pubblica, sino a diventare savio del Collegio, procuratore di San Marco o Doge. Riflesso di questo principio era l'eguale titolo riconosciuto ai patrizi, senza alcuna distinzione, in tutta la Repubblica di Nobiluomo (Nobilis Vir, Nobilis Homo, Nobil Homo). Chi lo portava recava in sé una porzione di quella sovranità di cui ogni patrizio era partecipe, assieme agli altri membri del suo ceto. Questo rendeva i patrizi veneziani, nella gerarchia nobiliare, di un rango pari a quello di Principi del sangue (stante anche l'eguale possibilità di assurgere al rango regale di Doge).


L'importanza di questo corpo sociale era tale che ogni aspetto della vita del nobile veneziano era attentamente sorvegliato e regolato dallo Stato, che si curava di verificare con cura tutti i legami familiari, i legami e gli atti necessari a comprovare l'iscrizione dei nobili al Libro d'Oro, il registro dei nobili gelosamente custodito in Palazzo Ducale.


La veste dei nobili era la toga di panno nero a maniche larghe, foderate di rosso per i Savi, gli Avogadori e i capi della Quarantia.

La toga diveniva completamente rossa per i Senatori e i Consiglieri ducali. Il tutto era completato dalla berretta a tozzo (un basso cappello cilindrico di panno nero) e dalla stola indicante il rango all'interno delle magistrature. Era assoluto obbligo indossare l'abito durante l'esercizio del proprio ufficio, nei Consigli e nell'intera area di piazza San Marco.


Accanto a questo aspetto politico, tuttavia, la nobiltà veneziana recava un altro carattere peculiare nella propria vocazione mercantile. Contrariamente alla nobiltà feudale, infatti, il patriziato a Venezia fondava il proprio potere non sul possesso della terra, ma sulla ricchezza dei commerci con l'Oriente alla base dell'intera economia. Ciò stimolava questa classe sociale ad un notevole dinamismo.


I patrizi servivano così sé stessi e lo Stato come capitani di galea, mercanti, ambasciatori, governatori, pubblici funzionari e in ogni altra forma dell'organizzazione civile e militare della Repubblica.


Essere patrizi veneti era un onore per tutta la nobiltà europea ed era comune tra principi e re chiedere ed ottenere il titolo di N.H.; furono patrizi veneti, tra gli altri, i re di Francia, i Savoia, i Mancini, i Mazzarino, i Rospigliosi, le famiglie papaline degli Orsini e dei Colonna.



I Barnabotti |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Barnabotti.

Una particolare categoria di patrizi era costituita dai nobili decaduti, detti Barnabotti, i quali, dissipatosi il patrimonio di famiglia, mantenevano ugualmente il proprio diritto al voto in maggior consiglio. Verso la fine della Repubblica essi rappresentarono spesso l'ago della bilancia tra le fazioni politiche del Maggior Consiglio, attraverso il mercimonio del proprio voto cui erano spesso dediti: dalla pratica di effettuare la vendita dei voti nel brolo (orto, giardino) di San Marco, deriva il termine odierno di broglio.


Nel corso del XVIII secolo il sistema politico veneziano andò incontro ad una sclerosi. L'aristocrazia nel XV e XVI secolo era molto numerosa, un elevato tasso di natalità tra la nobiltà, unito alla professione mercantile (e di mercante-imprenditore) intrapresa da una parte cospicua di questo ceto, comportava un governo aristocratico ampio e dai variegati interessi, in cui i nobili poveri erano una minoranza, mentre numerose erano le vicende di mobilità sociale interne al ceto, i rapidi arricchimenti nei commerci con l'oriente e nelle nuove manifatture impiantate in laguna. Nel corso del XVII e XVIII secolo la congiuntura economica peggiorò, sempre più dopo il 1618, l'aristocrazia veneziana fu sempre più dipendente dalle proprie proprietà nella terraferma e nelle colonie, oltre che dalla sinecure pubbliche. In Europa si diffuse l'idea che il commercio e l'industria fossero indegni per l'aristocrazia, un'idea rifiutata dall'aristocrazia veneziana, ma che cambiò comunque la mentalità della nobiltà. Le guerre contro i turchi di metà e fine '600 chiusero per molti anni il commercio con il levante, così come anche nel primo '700, rovinando altre famiglie mercantili o che non avevano saputo diversificare nella terra e negli immobili i loro investimenti. Poche famiglie mutarono considerevolmente e rapidamente il proprio status economico verso l'alto, permettendo ad un gruppo di famiglie, sempre più ristretto, di mantenere una relativamente grande ricchezza, mentre molte altre perdevano costantemente la loro posizione, spesso rimanendo senza nemmeno il denaro per vivere "civilmente" e per avere abiti decenti.


Questo rese i Barnabotti un fenomeno evidente della società veneziana, mentre iniziò una riflessione sul come cambiare le forme di governo. Infatti un gruppo, gli oligarchi, che raccoglieva le famiglie più ricche, riusciva, anche corrompendo i nobili più poveri, ad escludere i medi e i poveri che non erano al loro servizio, al silenzio. Il governo veneziano, tramite il consiglio dei dieci e gli inquisitori di stato, impediva però le riforme di qualunque tipo (anche perché questi organi erano in mano all'oligarchia che si stava impadronendo dello stato, a suo esclusivo vantaggio). Tentativi di riforma furono tentati, ma mai attuati, in particolare Angelo Querini nel 1761 cercò di ridare potere agli organi più collegiali dell'aristocrazia veneziana, mentre nei tardi anni '70 del XVIII secolo Giorgio Pisani e Carlo Contarini, attraverso la formazione di una sorta di "partito nobiliare", tentarono una riforma complessiva. Al centro delle loro proposte vi era proprio il recupero sociale e politico delle parti più povere e barnabotte della nobiltà veneziana (assegnazione alle giovani patrizie di doti, specie a quelle povere, aumento degli stipendi dei Quaranta e di altri Collegi, concessione di stipendi e donativi per alcune cariche politiche prestigiose, in precedenza gratuite e quindi monopolizzate dai nobili ricchi, in Terraferma e all'estero, fissazione di un'uniforme per i nobili al fine di distinguerli dai plebei, ecc. in pratica creazione di un'aristocrazia "politica" e di servizio, capace collettivamente di governare la città e l'impero); vi erano poi alcune questioni di ispirazione illuministica, come l'opposizione allo spionaggio interno, la libertà di parola, la difesa e ripresa dei commerci ecc. Proprio questo tentativo di "reazione nobiliare", non privo di manovre populistiche a favore dei barnabotti, fu stroncato dalle spie degli inquisitori, che, ben informati, prima accusarono i due (nella primavera del 1780 eletti ad importanti cariche) di aver comprato i voti dei barnabotti, poi, oramai accusandoli di congiurare, carcerano il primo a Cattaro (dove morì, forse avvelenato) e il secondo a Vicenza. Quando arrivarono i francesi e i giacobini Contarini cercò di legittimarsi come avversario del dispotismo degli inquisitori di stato, di cui era stato vittima, ma, riconosciuto per quello che era, e cioè un aristocratico che aveva cercato di modernizzare le strutture della repubblica di Venezia, rimanendo però all'interno della nobiltà, ed anzi rafforzandone il carattere aristocratico, lo emarginarono.



Casate patrizie della Repubblica di Venezia |


Vanno anzitutto citate quelle antichissime famiglie estinte prima della Serrata, ma che tuttavia hanno avuto un ruolo di primo piano nella politica del Ducato. Vista la loro lontananza storica, le notizie di queste casate sono molto scarse e intrise di leggenda.




  1. Flabanico (o Flabiano)

  2. Candiano

  3. Centranico (o Barbolano)

  4. Galbaio (o Calbano)

  5. Monegario

  6. Orseolo

  7. Partecipazio

  8. Tradonico

  9. Tribuno



Dopo la Serrata, le casate si distinsero in alcuni gruppi.



Case vecchie |


Il gruppo delle "case vecchie" (i cui membri erano detti "longhi") risulta ben definito sin dagli anni 1350: nella cosiddetta Cronaca "pseudo-Giustinian", stilata in quel periodo, dal già consistente corpus delle famiglie patrizie viene distinto un gruppo di ventiquattro (o, meglio, venticinque) casate più potenti e costantemente impegnate nella vita politica veneziana.


L'autore dello scritto giustifica questa situazione elencando dettagliatamente le gesta compiute dai loro antenati nella fondazione di Venezia. Per quanto fantasiose, le informazioni contenute nella Cronaca servirono per distinguere nella consistente massa delle famiglie incluse dopo la Serrata un nucleo elitario, superiore soprattutto a quelle "case nuove" che nel corso del Quattrocento contenderanno ai "longhi" il trono ducale.


Questa lista distingueva due ulteriori parti, le duodecim nobiliorum proles Venetiarum (a sinistra) e altre dodici casate que in nobilitate secuntur stirpes XII superius memoratas (a destra)[1].









  1. Badoer

  2. Baseggio


  3. Coa fam ITA contarini.jpg Contarini


  4. Coa fam ITA Corner.svg Corner


  5. Dandolo.png Dandolo


  6. Falier coat.png Falier


  7. Coa fam ITA giustiniani.jpg Giustinian


  8. Coa fam ITA gradenigo.jpg Gradenigo e Coa fam ITA dolfin.jpg Dolfin[2]


  9. Coa fam ITA morosini.jpg Morosini

  10. Michiel


  11. Coa fam ITA polani.png Polani


  12. Coa fam ITA Sanudo.png Sanudo







  1. Coa fam ITA Barozzi.png Barozzi

  2. Belegno


  3. Coa fam ITA bembo.jpg Bembo

  4. Gauli (presumibilmente estinti nel Duecento)

  5. Memmo


  6. Coa fam ITA querini.jpg Querini


  7. Coa fam ITA aglioni.jpg Soranzo

  8. Tiepolo


  9. Coa fam ITA zane.jpg Zane

  10. Zen


  11. Ziani (estinti nel XIV secolo)


  12. Coa fam ITA zorzi.jpg Zorzi





Negli elenchi successivi i Coa fam ITA barbalini.jpg Bragadin sostituiscono i Belegno e i Coa fam ITA salamon.jpg Salamon gli Ziani[1].


Va inoltre precisato che una tradizione definiva dodici di queste famiglie "apostoliche" (Contarini, Tiepolo, Morosini, Michiel, Badoer, Sanudo, Gradenigo-Dolfin, Memmo, Valier, Dandolo, Polani e Barozzi) e altre quattro "evangeliche" (Giustinian, Corner, i Bragadin e Bembo); si voleva evidentemente accostare la storia di Venezia a quella Chiesa, fondata sui Dodici Apostoli e propugnata dai Quattro Evangelisti[3].



Case nuove |


Questo gruppo comprende la stragrande maggioranza delle famiglie patrizie che non rientravano nell'élite delle "case vecchie"[1].



Case ducali |


Si tratta di quindici famiglie di nobiltà più recente rispetto ai "longhi" (i loro membri erano detti, non a caso, "curti"), come sottolineato dalla stessa cronaca pseudo-Giustinian: da essa si apprende che solo i Barbarigo, i Marcello e i Moro avevano contribuito alla fondazione di Rialto dando tribuni; Foscari, Gritti, Malipiero, Priuli, Trevisan, Tron e Venier vengono riconosciuti come di origine non veneziana («qui de multis et diversis partibus secederunt et in Rivo-alto venerunt ad habitandum»); dei Donà, dei Grimani e dei Lando non si hanno informazioni perché sono solo menzionati, mentre i Loredan si dicono ammessi al Maggior Consiglio sotto il dogado di Ranieri Zeno (1253-1268); i Mocenigo, infine, non compaiono nemmeno.


Nonostante la scarsa considerazione che godevano presso i "longhi", i "curti" riuscirono rapidamente ad affermarsi e riuscirono a dare almeno un doge entro la metà del Cinquecento.




  1. Barbarigo


  2. Coa fam ITA donà.jpg Donà


  3. Doge Francesco Foscari.png Foscari


  4. Coa fam ITA grimani.jpg Grimani


  5. Gritti CoA.jpg Gritti


  6. Coa fam ITA lando.jpg Lando

  7. Loredan


  8. Malipiero.png Malipiero

  9. Marcello


  10. Coat of arms of the House of Mocenigo.svg Mocenigo

  11. Moro


  12. Coat of arms of the House of Priuli.svg Priuli

  13. Trevisan


  14. Stemma antico famiglia Tron.png Tron


  15. Coa fam ITA arnuzzi2.jpg Venier



Possono essere annoverati tra le famiglie ducali anche i Vendramin che, pur essendo stati aggregati solo nel 1381 dopo la guerra di Chioggia, riuscirono ad eleggere il doge Andrea Vendramin a nemmeno un secolo di distanza[1].



Altre |





  1. Coa fam ITA abramo2.jpg Abriamo


  2. Coa fam ITA agadi.jpg Agadi


  3. Agnusdei[4]

  4. Albizzo


  5. Coa fam ITA amizzo.jpg Amizzo


  6. Coa fam ITA armer.jpg Armer (d')

  7. Arimondo

  8. Avanzago


  9. Coa fam ITA baffo.jpg Baffo


  10. Coa fam ITA balbi5.jpg Balbi


  11. Coa fam ITA barbaro.jpg Barbaro


  12. Coa fam ITA barbo2.jpg Barbo

  13. Basadonna


  14. Coa fam ITA belegno.jpg Belegno

  15. Benedetti

  16. Bernardo


  17. Coa fam ITA bollani.jpg Bollani


  18. Coa fam ITA boldu.jpg Boldù


  19. Coat of arms of the House of Bon.svg Bon

  20. Bondumier

  21. Briani

  22. Calbo


  23. Coa fam ITA canali.jpg Canal (da)


  24. CoA fam ITA cappello.png Cappello

  25. Caravello


  26. Coa fam ITA celsi.jpg Celsi

  27. Civran

  28. Cocco

  29. Coppo


  30. Coat of arms of the House of Correr.svg Correr

  31. Dalle Boccole

  32. Da Lezze

  33. Da Mosto


  34. Coa fam ITA mula.jpg Da Mula

  35. Da Ponte

  36. Da Riva

  37. D'Arduin

  38. Diedo


  39. Coa fam ITA duodi.jpg Duodo


  40. Coa fam ITA emo.jpg Emo

  41. Erizzo

  42. Fabriciaco

  43. Ferro


  44. CoA fam ITA foscarini.png Foscarini


  45. Coa fam ITA Foscolo.png Foscolo

  46. Fradello


  47. Gabrielli (o Cabriel)

  48. Gambarin


  49. Coa fam ITA ghisi.jpg Ghisi

  50. Grioni

  51. Grisoni


  52. Gussoni.JPG Gussoni

  53. Lanzuoli

  54. Lombardo


  55. Coa fam ITA magno.jpg Magno

  56. Manolesso

  57. Marin

  58. Mazaman

  59. Mengolo


  60. Mezzo (de)


  61. Miani (o Emiliani)


  62. Miegano (o Mengano)

  63. Minio

  64. Minotto

  65. Molin

  66. Muazzo

  67. Mussolino


  68. Brasão Nadal.jpg Nadal

  69. Nani

  70. Navager


  71. Navigroso (o Navaglioso, Navaioso)

  72. Orio


  73. Ecu azur trois bandes or.svg Pasqualigo

  74. Pesaro

  75. Pisani

  76. Pizzamano


  77. Coat of arms of the House of Polo 01.svg Polo

  78. Premarin

  79. Quintavalle


  80. Coa fam ITA sagredo.jpg Sagredo

  81. Selvo

  82. Semitecolo

  83. Sesendillo

  84. Signolo

  85. Sten


  86. Coa fam ITA storladi.jpg Storladi


  87. Coa fam ITA stornello.jpg Stornello


  88. Surian[5]


  89. Talonico (o Tolonegi)

  90. Valaresso

  91. Valier


  92. Viaro[6]

  93. Vielmo

  94. Vitturi

  95. Volpe

  96. Zaguri

  97. Zancani

  98. Zancaruol

  99. Zantani

  100. Zulian


  101. Zusto (o Giusto)



A queste si aggiungevano alcune famiglie veneziane cooptate qualche tempo dopo in quanto, al momento della Serrata, si trovavano in Oriente.


Una parte proveniva da Costantinopoli e fu aggiunta nel 1298:




  1. Acotanto

  2. Agrinal


  3. Coa fam ITA bonomi.jpg Bonomo

  4. Costantino

  5. Donadi


  6. Marcimano (o Marcipian)

  7. Massoli

  8. Mastalizi

  9. Ruzier

  10. Ruzini


  11. Stanizi (o Stanieri)

  12. Tolonigo

  13. Tonisto



Le rimanenti provenivano da Acri e furono cooptate nel 1303 (in realtà, tutte tranne i Lion e i Surian risultano aver partecipato al Consiglio qualche tempo prima della Serrata)[1]:




  1. Barison


  2. Benedetti (altro ramo)


  3. Bondumier (altro ramo)

  4. Lion

  5. Marmora


  6. Molin "dal Molin d'Oro"


  7. Surian (altro ramo)



Vi erano poi quindici casate discendenti da altrettanti cittadini che si erano distinti nella repressione della congiura del Tiepolo e cooptate nel 1310:




  1. Addoldo

  2. Agadi

  3. Agrinal

  4. Buoninsegna

  5. Caotorta

  6. Caroso

  7. Dente


  8. Diesello (o Diesolo)

  9. Ferro

  10. Grisoni


  11. Mengolo (altro ramo)

  12. Papaciza

  13. Quintavalle


  14. Sesendillo (altro ramo)

  15. Vidor




Case Nuovissime |


Sul volgere del Trecento la guerra di Chioggia mise in ginocchio l'economia veneziana. La flotta genovese, schierata all'ingresso della laguna, aveva bloccato ogni forma di scambio commerciale e le conseguenti entrate in termini di dazi sulle importazioni.


Nel 1379 i Savi di guerra decretarono la concessione del patriziato ai trenta popolani che avessero maggiormente contribuito in qualunque modo allo sforzo bellico. In molti accorsero, chi mettendo a disposizione i servi, i propri figli o sé stessi, chi mantenendo un gruppo di soldati, chi armando galee, chi semplicemente elargendo denaro. Terminato il conflitto, il 4 settembre 1381 il Senato elesse i vincitori da una rosa di sessantadue candidati (per un totale di cinquantotto famiglie). Difficile stabilire sulla base di quale criterio avvenne tale scelta: molti dei respinti avevano partecipato allo sforzo bellico con offerte importanti, viceversa vi fu chi venne ammesso con un contributo molto modesto. Evidentemente pesarono altri fattori, fra cui le strategie matrimoniali che avevano permesso a molti non nobili di creare solidi legami con le "case vecchie" del patriziato.


Nella lista si notano undici candidati con cognome omonimo a quello di famiglie già presenti nel patriziato, e si possono presumere appartenere a rami non documentati o illegittimi di queste ultime[1].




  1. Giorgio Calergi


  2. Coa fam ITA carosini.jpg Rafaino Caresini


  3. Coa fam ITA cicogna.jpg Marco Cicogna


  4. Coa fam ITA condulmari.jpg Giacomo Condulmer

  5. Giovanni Darduin

  6. Antonio Darduin

  7. Alvise dalle Fornase

  8. Giovanni Garzoni[7]

  9. Nicolò Garzoni[7]

  10. Francesco Girardi

  11. Pietro Lippomano


  12. Brasão Longo - Famiglie venete con le loro armi.jpg Nicolò Longo

  13. Francesco da Mezzo


  14. Coa fam ITA nani.jpg Paolo Nani

  15. Giovanni Negro

  16. Marco Orso


  17. Coa fam ITA paruta.jpg Bartolomeo Paruta


  18. Ecu azur trois bandes or.svg Marco Pasqualigo

  19. Pietro Penzin


  20. Coat of arms of the House of Polo 01.svg Nicolò Polo

  21. Donato da Porto


  22. Coa Fam ITA Renier.png Nicolò Renier


  23. Coa fam ITA storladi.jpg Marco Storladi

  24. Nicolò Tagliapietra

  25. Giacomo Trevisan

  26. Paolo Trevisan


  27. Coa fam ITA Vendramin.png Andrea Vendramin

  28. Giacomo Vizzamano

  29. Pietro Zaccaria

  30. Andrea Zusto



Una trentunesima famiglia aggregata in quest'occasione è quella dei Cavalli grazie ai servigi offerti alla Repubblica dal condottiero veronese Giacomo Cavalli nel corso del conflitto.



Patrizi non veneziani |


Qualche tempo dopo la serrata, il patriziato fu conferito anche a quelle famiglie di Terraferma che avevano dato appoggio militare alla Repubblica in varie occasioni. Si tratta in tutto di trentun famiglie, ma molte non parteciparono mai alla politica veneziana, mantenendo un titolo meramente onorifico.





  1. Coa fam ITA anguissola5.jpg Anguissola (1499 - assenti da dopo il 1612), di Piacenza


  2. Coa fam ITA avogadro4.jpg Avogadro (1437), di Brescia


  3. Battaggia (1439), di Milano


  4. Coa fam ITA bentivoglio.jpg Bentivoglio (1488), di Bologna


  5. Benzon di Sant'Agostin (1407), di Crema


  6. Castriota (1445 o 1461 - estinti nel 1549), albanesi

  7. Cernovicchi (1474 - assenti dal 1655-1666), albanesi

  8. Codognola (1446), di Milano


  9. Coa fam ITA collalto2.jpg Collalto (1306), di Treviso


  10. Coa fam ITA colleoni3.jpg Colleoni (1450 - 1475)[8], di Bergamo


  11. Coa fam ITA arianiti comneno.jpg Comino (1464), albanesi

  12. Cossazza (1430 - estinti nel 1615), albanesi


  13. D'azur-au-lion-d'argent.jpg Di Rossi (1423), di Parma


  14. D'azur-au-lion-d'argent.jpg Di Rossi (1482), di Parma


  15. Coat of arms of the House of Gonzaga (1328-1389).svg Gonzaga (1332), di Mantova[9]


  16. Blasone Malatesta.svg Malatesta (1480 - assenti dal 1706), di Rimini


  17. Coa fam ITA martinengo colleoni.jpg Martinengo (1448), di Brescia


  18. Coa fam ITA martinengo colleoni.jpg Martinengo (ramo secondario, 1499), di Brescia

  19. Meli, poi Meli Lupi (1505), di Crema


  20. Coa fam ITA pallavicini.jpg Pallavicino (1423), di Parma


  21. Coa fam ITA pallavicini.jpg Pallavicino (ramo secondario, 1427), di Parma

  22. Protti (1404 - 1415), di Vicenza


  23. CoA Riario 2.svg Riario (1481 - assenti dal 1666), di Forlì


  24. Coat of arms of the House of della Rovere.svg della Rovere (1473 - assenti dal 1726), di Savona


  25. Stemma Savelli.png Savelli (1404 - estinti nel 1712), di Roma


  26. Coa fam ITA Savorgnan.png Savorgnan (1385), friulana


  27. CoA Spadafora.jpg Spadafora (1404), siciliana


  28. Terzi stemma aa.jpg Terzi (1407-1409)[10], di Parma


  29. Stemma Dal Verme.jpg dal Verme (1388 - estinta nel 1485), di Verona


  30. Stemma Dal Verme.jpg dal Verme (1481 - estinta nel 1485), di Verona




Case fatte per soldo |


Divenuto per secoli quasi inaccessibile, il corpo nobiliare riprese ad aprirsi a nuove famiglie, quando, con il declinare della potenza veneziana, lo Stato prese a "vendere" il titolo (a 100.000 ducati) per riempire le casse pubbliche, non più sostenute dai ricchi commerci con l'Oriente. Tra il Sei e il Settecento si ebbero tre aperture al patriziato, con l'aggregazione di centotrentaquattro famiglie (contributo non indifferente, visto che la nobiltà soffriva da tempo di una grave crisi demografica). Alcune di queste già da secoli facevano la storia dell'entroterra veneto, e i loro titoli talvolta risalivano al Sacro Romano Impero (come i Brandolini, i Martinengo, i Piovene, gli Spineda, i Valmarana). Altre erano famiglie borghesi arricchitesi attraverso i commerci (Benzon di San Vidal, Lin, Zanardi).


Le prime aggregazioni di questo tipo si ebbero tra il 1646 e il 1669 durante la guerra di Candia e riguardarono settantasei famiglie:





  1. Coa fam ITA albrizzi.jpg Albrizzi (1667)


  2. Coat of arms of the House of Angarano.svg Angaran (1655)

  3. Antelmi (1646)


  4. Ariberti (1655 - estinti dal 1746)


  5. Coa fam ITA barbaran.jpg Barbaran (1665)


  6. Belloni (1646 - estinti nel 1698)


  7. Beregan (1649)

  8. Berlendis (1662 - assente dal 1781)

  9. Bonfadini (1648)

  10. Bonlini (1667)


  11. CoA fam ITA bonvicini.png Bonvicini (1663 - assenti dal 1786)

  12. Bregonzi (1665 - assenti dal 1709-1726)

  13. Bressa (1652)

  14. Cassetti (1662)

  15. Catti (1646)


  16. Coa fam ITA condulmari.jpg Condulmer terza linea (1653 - assenti da prima del 1759)


  17. Coa fam ITA conti.jpg Conti (1667 - assenti dal 1763)

  18. Correggio (1646 - estinti nel 1738)


  19. Crotta (1649)

  20. Dolce (1658)


  21. Coa fam ITA dondi dall'orologio.jpg Dondi dell'Orologio (1657)


  22. Coa fam ITA farsetti.jpg Farsetti (1664)

  23. Ferramosca (1648 - estinti nel 1679)

  24. Ferro (1659)


  25. Fini (1649)


  26. Flangini (1664)


  27. Fonseca (1664 - assenti dal 1713)


  28. Coa fam ITA fonte.jpg Fonte (1646 - estinti nel 1766)


  29. Gambara (1653)

  30. Ghedini (1667 - estinti nel 1713)


  31. Gherardini (1652)


  32. Giovanelli (1668)

  33. Giupponi (1660 - assente dal 1666-1683)

  34. Gozzi (1646)


  35. Coa fam ITA labia2.jpg Labia (1646)

  36. Laghi (1661 - assenti dal 1734-1759)

  37. Lazzari (1660 - assenti dal 1775)


  38. Lion Cavazza (1652)

  39. Lombria (1646 - estinti nel 1722)

  40. Lucca (1654 - assenti dal 1734-1759)


  41. Macarelli (1648 - estinti nel 1676)


  42. Maffetti (1654)


  43. Manin (1651)


  44. Martinelli (1646 - estinti nel 1772)

  45. Medici (1651 - estinti nel 1701)

  46. Minelli (1650)

  47. Mora di San Marcuola (1665)

  48. Nave (1646 - assente dal 1666-1698)


  49. Coa fam ITA ottoboni.jpg Ottoboni (1646 - banditi nel 1709)


  50. Papafava (1652)

  51. Pasta (1669)


  52. Piovene (1654)

  53. Poli (1663)


  54. Polvaro (1662 - assente dal 1709-1712)


  55. Raspi (1662)


  56. Ravagnin (1657)


  57. Rubini (1646 - estinti nel 1756)


  58. Sangiantoffetti,

  59. Santasoffia (1649 - estinti nel 1775)


  60. Coa fam ITA soderini.jpg Soderini (1656)

  61. Statio (1653 - assenti dal 1709-1712)

  62. Surian[5] (1647 - estinti nel 1679)


  63. StemmaTasca.jpg Tasca (1646 - assenti dal 1734-1760)


  64. Coa fam ITA valmarana.jpg Valmarana (1658)


  65. Van Axel (1665)

  66. Verdizzotti (poi Verdizzotti-Donini, 1667 - assenti dal 1726-1759)


  67. Vianol (1658 - assenti dal 1709-1712)


  68. Widmann (1646)


  69. Coa fam ITA zacco.jpg Zacco (1653)


  70. Zaguri (1646)

  71. Zambelli di San Giacomo dell'Orio (1648)


  72. Zanardi (1653 - estinti nel 1757)


  73. Zenobio (1647)


  74. Zolio (1656)


  75. Zon (1651 - assenti dal 1783-1793);



I costi sostenuti durante la guerra di Morea costrinsero la Repubblica ad aprire il patriziato ad altre quarantotto famiglie, aggregate tra il 1684 al 1718:




  1. Acquisti (1686)


  2. Coa fam ITA arnaldi2.jpg Arnaldi (1685)


  3. Stemma Baglioni (V2).png Baglioni (1716)


  4. Barzizza (1694)

  5. Bellotto (1685 - estinti nel 1759)


  6. Benzon di San Vidal (1685)

  7. Bettoni (ramo secondario,1684)

  8. Bonlini (ramo secondario, 1685)


  9. Coa fam ITA brandolini.jpg Brandolini (1686)

  10. Carminati (1687)

  11. Castelli (1687 - estinti nel 1759)

  12. Cavagnis (1716 - estinti nel 1785)


  13. Coa fam ITA celini.jpg Celini (1685 - assenti dal 1750-1758)

  14. Codognola (1717)


  15. Contenti (1686)

  16. Cottoni (1699)


  17. Curti (1688)

  18. Fracassetti (1704)

  19. Franceschi (1716 - estinti nel 1788)

  20. Gallo (1694 - estinti prima del 1759)


  21. Gheltoff (1697)


  22. Guerra (1689)


  23. Grassi (1718)


  24. Lin (1685)

  25. Manfrotto (1698)

  26. Manzoni (1687)

  27. Martinengo (1689)

  28. Mora di San Felice (1694)

  29. Morelli (1686)


  30. Brasão Nosadini.jpg Nosadini (1694)

  31. Pellizzioli (1699 - estinti prima del 1768)


  32. Coa fam ITA pepoli.jpg Pepoli (1686)

  33. Persico (1685)


  34. Recanati (poi Recanati-Zucconi, 1697 - assenti dal 1750-1758)

  35. Redetti (1698)


  36. Rezzonico (1687)

  37. Rizzi (1687)

  38. Romieri (1689)

  39. Rota (1685)


  40. Sandi (1685)

  41. Scroffa (1698)


  42. Semenzi (già Premuda, 1685)

  43. Spinelli (1718)

  44. Toderini (1694)

  45. Veronese (1704)

  46. Vezzi (1716)

  47. Zambelli di San Stin (1685)

  48. Zino (1718)



L'ultimo gruppo fu aggregato tra il 1776 e il 1788, in seguito alla decisione di ammettere al Maggior Consiglio quaranta famiglie. Il progetto, che anche in questo caso intendeva rimpinguare le casse dello Stato, non diede gli effetti sperati: solo tredici famiglie chiesero di entrare nel patriziato, e due di queste (Tartaglia e Sceriman) non furono nemmeno ammesse.





  1. Buzzaccarini (1782)


  2. Caiselli (1779)

  3. Martinengo (ramo secondario, 1779)

  4. Mussatti (1776)


  5. Pindemonte (1782)


  6. Pisani (ramo secondario)


  7. Ottolini (1780)


  8. Panciera di Zoppola (1777)

  9. Borini (1788)


  10. Spineda (1776)

  11. Trento (1777)



Non tutti i membri di una stessa famiglia erano ammessi al patriziato. Non vengono dunque citati i vari rami cadetti cooptati successivamente al nucleo principale, i quali ebbero un impatto positivo sulle probabilità di sopravvivenza del cognome nel Libro d'Oro.



Note |




  1. ^ abcdef Stanley Chojnacki, La formazione della nobiltà dopo la Serrata, in Storia di Venezia, Vol. 3 - La formazione dello Stato patrizio - Diritto, finanze, economia, Treccani, 1997.


  2. ^ Secondo la Cronaca, i Dolfin si erano originati da un ramo dei Gradenigo e pertanto potevano essere considerati un'unica famiglia.


  3. ^ Francesco Ludovico Maschietto, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684): prima donna laureata nel mondo, Antenore, 1978, p. 4.


  4. ^ Alcune fonti riportano che questa casa fosse estinta prima della serrata.


  5. ^ ab Omonime, ma di origini differenti.


  6. ^ Dorit Raines, Cooptazione, aggregazione e presenza al Maggior Consiglio: le casate del patriziato veneziano, 1297-1797, Storia di Venezia - Rivista, I, 2003, 1-64, ISSN 1724-7446, ©2003 Firenze University Press


  7. ^ ab Non erano loro i candidati, ma il padre Bandino; morto quest'ultimo il giorno prima della votazione, si decise di assegnarne il titolo ai figli.


  8. ^ Nella figura di Bartolomeo Colleoni.


  9. ^ Alessandro Luzio, I Corradi di Gonzaga signori di Mantova, Varese, 1913, p.34..


  10. ^ Nella figura di Ottobuono de' Terzi.



Bibliografia |



  • Dorit Raines, Cooptazione, aggregazione e presenza al Maggior Consiglio: le casate del patriziato veneziano, 1297-1797 (PDF), in Storia di Venezia - Rivista, I, 2003, pp. 2-64, ISSN 1724-7446 (WC · ACNP). URL consultato il 16 dicembre 2010.

  • Todesco Maria-Teresa, Andamento demografico della nobiltà veneziana allo specchio delle votazioni nel Maggior Consiglio (1297-1797) (PDF), in Ateneo Veneto, CLXXVI, 1989. URL consultato il 16 dicembre 2010.

  • Francesco Schröeder, Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nelle Provincie Venete, Venezia, Tipografia di Alvisopoli, 1830, p. 246.

  • Renzo Derosas, Dal patriziato alla nobiltà. Aspetti della crisi dell'aristocrazia veneziana nella prima metà dell'Ottocento. Publications de l'École française de Rome 107.1 (1988): 333-363.



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