Istria




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Istria (disambigua).





Coordinate: 45°15′40″N 13°54′16″E / 45.261111°N 13.904444°E45.261111; 13.904444




























Istria
(SLHR) Istra
(IT) Istria











Istria – Stemma

Istria – Bandiera




Pula Aerial View.jpg
Vista su Pola

Stati

Croazia Croazia
Slovenia Slovenia
Italia Italia

Regioni

Grb Istarske županije.svg Istriana
Primorje-Gorski Kotar County coat of arms.png Litoraneo-montana
Litorale-Carso
CoA of Friuli-Venezia Giulia.png Friuli-Venezia-Giulia (provincia di Trieste)

Lingue

croato, sloveno, italiano, istrioto, veneto

Fusi orari

UTC+1

Nome abitanti
istriani

Istriait.jpg


L'Istria (in croato e sloveno Istra, in latino Histria) è una penisola che si estende nel mar Adriatico per circa 3 600 km² , situata tra il Golfo di Trieste, le Alpi Giulie, le Alpi Dinariche e il Golfo del Quarnaro. Il territorio appartiene amministrativamente alla Croazia per la maggior parte della sua estensione; una piccola parte dell'Istria, comprendente le città costiere di Ancarano, Isola, Portorose, Pirano e Capodistria, appartiene alla Slovenia ed un'ulteriore minima parte, limitata all'incirca ai territori del comune di Muggia e di San Dorligo della Valle, si trova in territorio italiano.


La lunghezza totale della costa è 445,1 km (la costa frastagliata è lunga il doppio della rete stradale): la costa occidentale è lunga 242,5 km e, con le isole, 327,5 km; la costa orientale è lunga 202,6 km e con gli isolotti raggiunge i 212,4 km; la costa dell'Istria slovena è lunga circa 50 km.




Trasporto in Istria




Cartello autostradale plurilingue presso Capodistria




Indice






  • 1 Geografia fisica


    • 1.1 Territorio


    • 1.2 Clima




  • 2 Storia


    • 2.1 Toponimo


    • 2.2 L'Istria preromana e romana


    • 2.3 L'Alto Medioevo


    • 2.4 Periodo veneziano


    • 2.5 Periodo napoleonico


    • 2.6 Periodo asburgico


    • 2.7 Suddivisione amministrativa in età asburgica


    • 2.8 Tra la prima e la seconda guerra mondiale: l'Istria italiana


    • 2.9 Occupazione tedesca


    • 2.10 Il dopoguerra


    • 2.11 L'esodo e i massacri delle foibe


    • 2.12 L'Istria nella Jugoslavia socialista


    • 2.13 Istria contemporanea




  • 3 Galleria d'immagini


  • 4 Etnie


  • 5 Lingue e dialetti


  • 6 Informazioni generali


    • 6.1 Istria italiana


      • 6.1.1 Comune di San Dorligo della Valle/Dolina


      • 6.1.2 Comune di Muggia




    • 6.2 Istria slovena


    • 6.3 Istria croata


      • 6.3.1 Regione Istriana


      • 6.3.2 Regione litoraneo-montana (parte istriana)






  • 7 Note


  • 8 Bibliografia


  • 9 Voci correlate


  • 10 Altri progetti


  • 11 Collegamenti esterni





Geografia fisica |



Territorio |


La penisola ha forma triangolare e all'interno è delimitata dalla valle del Rosandra, dal valico di Erpelle-Cosina e dal solco di Castelnuovo d'Istria. Si distinguono tre tipologie di paesaggi, ognuno dominato da una colorazione caratteristica. L'Istria bianca, dominata da rocce calcaree e di morfologia montuosa, si eleva fino a 1396 m con il Monte Maggiore e si estende nelle zone settentrionali e orientali, quelle più scarsamente popolate.


È il paesaggio tipico della Cicceria. L'Istria gialla (o grigia), prende il suo nome dal colore dei suoi terreni ricchi di rocce sedimentarie quali argilla, marna, arenaria e calcaree. Occupa la zona centrale della regione e si estende dal Golfo di Trieste al Quarnaro. L'Istria rossa, che presenta uno strato di terra rossa poggiato su rocce calcaree, è un altopiano che si estende dalle zone meridionali e occidentali (le più densamente popolate) fino raggiungere le coste.


Tutti i fiumi della regione hanno la loro origine nell'Istria gialla. Sul versante occidentale troviamo il Rosandra, il Risano, il Dragogna e il Quieto mentre su quello orientale l'Arsa.


Il Quieto, lungo 53 km, sorge nei pressi di Pinguente e sfocia nel Mare Adriatico, nelle vicinanze di Cittanova d'Istria.



Clima |


Lungo la costa prevale il clima tipicamente mediterraneo, mentre verso l'entroterra si fa gradualmente sempre più continentale, per l'influsso dell'aria fredda proveniente dalle Alpi Giulie e dalle montagne circostanti. Le estati si presentano lunghe e asciutte, mentre gli inverni sono miti e gradevoli con rare nevicate. La media annuale della temperatura dell'aria lungo la costa settentrionale è di 14 °C, mentre nella parte meridionale e nelle isole è di 16 °C.


Gennaio è il mese più freddo con una media di 6 °C, mentre luglio e agosto sono i mesi più caldi con una temperatura che oscilla attorno ai 24 °C. Il periodo in cui la media giornaliera della temperatura dell'aria supera i 10 °C dura all'incirca 260 giorni all'anno e il tempo caldo, con apici giornalieri che superano i 30 °C, dura al massimo una ventina di giorni.


La quantità delle precipitazioni aumenta dalla costa occidentale verso l'interno. I venti caratteristici sono la bora, lo scirocco e il maestrale. La bora soffia da nord verso sud recando un tempo asciutto e sereno; il vento caldo lo scirocco, porta pioggia, mentre il leggero maestrale soffia d'estate dal mare verso la terraferma.


La temperatura minima del mare è in marzo quando varia fra i 9 e gli 11 °C, mentre tocca le sue punte maggiori in agosto, con 24 °C. Il congelamento del mare nelle baie piccole e poco profonde è un fenomeno molto raro.



Storia |



Toponimo |


L'Istria è detta in croato e sloveno Istra; in istrioto Eîstria; in veneto Ístria; in greco Ίστρια (Ístria); in tedesco "Istrien". Il nome deriverebbe dall'antico popolo degli Istri, di probabile origine illirica, che Strabone menzionò come abitanti di questa regione[1] o dal latino Hister, cioè Danubio, a indicarla come regione del confine danubiano.



L'Istria preromana e romana |


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Magnifying glass icon mgx2.svg
Lo stesso argomento in dettaglio: Illiri e Illyricum.




Ricostruzione grafica della città di Nesazio
(177 a.C.)




L'Istria nell'ambito dell'Impero Romano
(117 d.C.)




Gli Istri diedero vita insieme ai Liburni, ai Giapidi, ai Carni e ad altri gruppi etnici di minore importanza alla cultura dei castellieri. Massimo centro politico, economico ed artistico sviluppatosi nell'ambito di tale cultura fu la città di Nesazio, situata nei pressi di Pola.


In epoca romana gli Istri vennero descritti come una tribù feroce di pirati protetta dalla difficoltà di navigazione lungo le loro coste rocciose. Occorsero ai romani due campagne militari per soggiogarli (177 a.C.).


Augusto, la cui organizzazione dell'Italia in regiones inglobò parte dell'Istria nella Regio X Venetia et Histria, creò numerose colonie di legionari nella penisola, allo scopo di proteggere i confini orientali dell'Italia romana dai barbari. Secondo lo storico Theodor Mommsen, l'Istria era completamente latinizzata nel V secolo.



L'Alto Medioevo |






Magnifying glass icon mgx2.svg
Lo stesso argomento in dettaglio: Marca d'Istria.

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, l'Istria venne saccheggiata dai Goti, quindi passò sotto il controllo di Bisanzio (538) e in questo periodo storico si sviluppò un dialetto del ladino parlato dagli abitanti della Istria settentrionale (nell'Istria meridionale si sviluppò l'Istrioto). Dopo l'occupazione longobarda, l'Istria fu annessa al Regno Franco da Pipino d'Italia (789) venendo costituita in marca da Arnolfo di Carinzia (887-899). Risalgono a questo periodo le prime testimonianze sulla presenza di popolazioni slave nella regione istriana (Placito del Risano).


Nel 933 con la pace di Rialto, Venezia ottenne un primo riconoscimento del diritto di navigare e commerciare lungo le coste istriane. In questo periodo gruppi di italici e di slavi si trasferirono in Istria. I primi si stabilirono lungo la costa e in alcune zone interne dell'Istria occidentale, mentre i secondi nell'entroterra e su alcuni tratti del litorale adriatico orientale. Successivamente l'Istria fu controllata dai duchi di Merano, dal duca di Baviera (dal 952), dai duchi di Carinzia (dal 976) e dal patriarca di Aquileia (dal 1077).



Periodo veneziano |


La dedizione spontanea alla "Serenissima" della maggior parte dell'Istria occidentale e meridionale iniziò nel XII secolo e poteva dirsi praticamente conclusa attorno alla metà del Trecento. L'entroterra istriano centro-settentrionale fu feudo del Patriarca di Aquileia e del Conte di Gorizia (il quale era contemporaneamente vassallo del Patriarca di Aquileia e del sovrano del Sacro Romano Impero) fino al 1445.





Mappa dei domini veneziani nel Cinquecento[2]




I possedimenti della Repubblica di Venezia alla vigilia della caduta




Successivamente anche i territori del Patriarca di Aquileia (parte settentrionale dell'Istria interna) entrarono a far parte dello Stato veneto.


La massima estensione della sovranità veneziana sulla penisola istriana fu raggiunta in seguito all'esito del lodo arbitrale di Trento del 1535, quando Venezia ottenne anche una parte del territorio della villa di Zamasco nei pressi di Montona. Da quel momento, Venezia conservò la sovranità su buona parte dell'Istria fino alla dissoluzione del suo Stato per opera di Napoleone nel 1797.





Mappa storica in cui è rappresentata l'estensione dei possedimenti degli Asburgo nel Quattrocento




Mappa del 1794




Nel 1335 gli Asburgo acquisirono il possesso della Carinzia e della Carniola, venendo così in contatto con i territori dei conti di Gorizia. Uno di essi - Alberto IV, conte d'Istria - oberato dai debiti e senza figli, nel 1354 stipulò un accordo con gli Asburgo, cedendo loro tutti i diritti sui suoi possedimenti alla sua morte (che avvenne nel 1374) in cambio del pagamento di tutte le sue pendenze. A partire dal 1374 gli Asburgo dominarono quindi anche una parte dell'Istria nord-orientale intorno a Castelnuovo e parte dell'Istria centro-orientale (Contea di Pisino).[3] Tale dominio rimarrà ininterrotto fino al 1918, con l'eccezione del periodo delle guerre veneto-arciducali e della parentesi napoleonica.






Magnifying glass icon mgx2.svg
Lo stesso argomento in dettaglio: Colonizzazione istriana.

Fra il XIV e il XVI secolo numerosi pastori romeni si rifugiarono in Istria durante le invasioni ottomane, e (mescolandosi con i discendenti dei locali ladini, secondo Antonio Ive[4]) formarono una popolazione di lingua istrorumena, tuttora presente a Seiane e nelle vallate intorno al Monte Maggiore dell'Istria. Durante i primi secoli dell'epoca moderna, e in particolare nel Seicento, la regione fu devastata da guerre e pestilenze, perdendo gran parte della propria popolazione[5]. Per colmare il vuoto che si era creato, il governo della Serenissima ripopolò ampie zone dell'Istria veneta con coloni di diverse etnie slave (oltre che con greci e albanesi)[6]. L'Istria assunse così la propria caratteristica composizione etnica, con la costa ed i centri urbani di lingua sia istroveneta che istriota e le campagne abitate prevalentemente da slavi e da altre popolazioni di origine balcanica.



Periodo napoleonico |


A seguito del trattato di Campoformio l'Istria assieme a tutto il territorio della Repubblica di Venezia fu ceduta agli Asburgo d'Austria. Dal 1805 al 1813 cadde sotto la dominazione francese ed i suoi destini furono decisi da Napoleone. Dal 1805 al 1808 fece parte del Regno d'Italia napoleonico ed in seguito fu inserita nelle Province Illiriche, direttamente annesse all'Impero francese.



Periodo asburgico |





Mappa etnografica dell'Istria e del Quarnero nel 1880




Litorale austriaco nel 1897




Nel 1814 l'Istria tornò sotto gli Asburgo. Nel 1825 venne costituita la provincia istriana unendo il territorio già veneziano al territorio già austriaco, con l'aggiunta delle isole quarnerine di Cherso, Lussino e Veglia. Nell'ambito delle varie riforme costituzionali dell'Impero, nel 1861 venne creata la Dieta istriana, con sede a Parenzo.


Quando Venezia si ribellò nel 1848, in alcune cittadine della costa occidentale si ridestò un sentimento di appartenenza alla vecchia dominante, unito ad una nuova consapevolezza nazionale. La vigilanza delle autorità venne rafforzata, di conseguenza la situazione rimase relativamente calma.


Importante fu il trasferimento da Venezia a Pola, della principale base della Marina imperiale. Tale decisione fu presa e seguito della insurrezione di Venezia nel 1848-49. In pochi anni Pola ebbe uno sviluppo tumultuoso, passando da poche centinaia di abitanti ai 30-40.000 di fine Ottocento.
L'Istria al tempo era abitata da italiani, croati, sloveni e gruppi minori di valacchi/istro-rumeni e serbi.
Sono del 1863 le parole di Giuseppe Garibaldi «So che l'Istria e Trieste anelano frangere le catene con cui le avvince l'odiata signoria straniera, e che affrettano col desiderio il compimento del voto di essere restituite a madre Italia. Quantunque la tristizia di tempi e di uomini sembra voglia impedire il compimento di quel voto, io ho fede che non sia lontano il giorno delle ultime battaglie e delle ultime vittorie, da cui sarà suggellato il completo nazionale riscatto.»


Con la delibera del 12 novembre 1866 del consiglio dei ministri austro-ungarico su pressione dell'Imperatore Francesco Giuseppe, iniziò una politica per «opporsi in modo risolutivo all'influsso dell'elemento italiano ancora presente in alcuni Kronlander e di mirare alla germanizzazione o slavizzazione, a seconda delle circostanze, delle zone in questione con tutte le energie e senza alcun riguardo, mediante un adeguato affidamento di incarichi a magistrati politici ed insegnanti, nonché attraverso l'influenza della stampa in Tirolo meridionale, Dalmazia e Litorale adriatico», favorendo di fatto l'elemento slavo, reputato più malleabile.[7]


Secondo il censimento austriaco del 1910, su un totale di 404.309 abitanti dell'Istria, si ebbe la seguente ripartizione[8]:



  • 168.116 (41,6%) parlavano serbo-croato[9] (dialetti kajkavo e ibridi štokavo-ciakavo) prevalentemente concentrati nella zona centrale della penisola e nella costa orientale

  • 147.416 (36,5%) parlavano italiano (istroveneto e istrioto in massima parte) prevalentemente concentrati lungo la costa occidentale e in alcune cittadine dell'interno

  • 55.365 (13,7%) parlavano sloveno prevalentemente concentrati nella zona rurale nord occidentale

  • 13.279 (3,3%) parlavano tedesco, prevalentemente concentrati nel comune di Pola

  • 882 (0,2%) parlavano romeno (istrorumeno)

  • 2.116 (0,5%) parlavano altre lingue

  • 17.135 (4,2%) erano cittadini stranieri a cui non era stato chiesto di dichiarare la lingua d'uso (in massima parte di nazionalità italiana).


Più specificamente, ecco la suddivisione per comune dell'intera provincia istriana nel 1910, con le rilevazioni della lingua d'uso:









































































































































































































































































































































































































































































































































































Comune
Nome croato/sloveno
Lingua d'uso italiana
Lingua d'uso slovena
Lingua d'uso croata
Lingua d'uso tedesca
Altre lingue e stranieri
Attuale appartenenza statale

Rovigno
Rovinj
10859
63
57
320
1024

Croazia Croazia

Capodistria
Koper
9840
2278
154
74
464

Slovenia Slovenia

Decani
Dekani
9
6231
0
0
11

Slovenia Slovenia

San Dorligo della Valle
Dolina
1
5198
1
4
57

Italia Italia

Maresego
Marezige
0
3126
0
0
2

Slovenia Slovenia

Muggia
Milje
8671
2299
4
38
566

Italia Italia

Occisla-San Pietro di Madrasso
Očisla-Klanec
4
2682
0
6
3

Slovenia Slovenia

Paugnano
Pomjan
719
3624
0
0
1

Slovenia Slovenia

Pinguente
Buzet
658
2105
14164
7
23

Croazia Croazia

Rozzo
Roč
216
46
3130
8
14

Croazia Croazia

Isola
Izola
6215
2097
2
34
113

Slovenia Slovenia

Pirano
Piran
12173
2209
118
161
549

Slovenia Slovenia

Cherso
Cres
2296
97
5708
4
148

Croazia Croazia

Lussingrande
Veli Lošinj
873
6
1169
130
285

Croazia Croazia

Lussinpiccolo
Mali Lošinj
5023
80
2579
288
420

Croazia Croazia

Ossero
Osor
1692
5
541
0
7

Croazia Croazia

Albona
Labin
1767
151
9998
39
73

Croazia Croazia

Fianona
Plomin
629
15
4141
1
897

Croazia Croazia

Antignana
Tinjan
84
16
4100
4
2

Croazia Croazia

Bogliuno
Boljun
18
14
3221
4
4

Croazia Croazia

Gimino
Žminj
156
34
5498
0
25

Croazia Croazia

Pisino
Pazin
1378
58
15966
44
181

Croazia Croazia

Buie
Buje
6520
61
518
9
73

Croazia Croazia

Cittanova
Novigrad
2086
0
0
0
189

Croazia Croazia

Grisignana
Grožnjan
2903
32
1064
0
29

Croazia Croazia

Umago
Umag
5609
8
321
4
150

Croazia Croazia

Verteneglio
Brtonigla
2610
2
1
1
37

Croazia Croazia

Montona
Motovun
2052
1042
3147
14
21

Croazia Croazia

Portole
Oprtalj
3817
784
1182
0
7

Croazia Croazia

Visignano
Višnjan
2421
5
2566
0
97

Croazia Croazia

Visinada
Vižinada
2714
8
1708
7
16

Croazia Croazia

Orsera
Vrsar
2321
19
2577
6
68

Croazia Croazia

Parenzo
Poreč
8223
1
3950
34
324

Croazia Croazia

Barbana
Barban
94
11
3995
1
7

Croazia Croazia

Dignano
Vodnjan
5910
84
4520
92
129

Croazia Croazia

Sanvincenti
Svetvinčenat
616
2
2555
3
13

Croazia Croazia

Pola
Pula
30900
8510
16431
9500
10607

Croazia Croazia

Canfanaro
Kanfanar
889
52
2832
5
17

Croazia Croazia

Valle
Bale
2452
7
187
6
5

Croazia Croazia

Bescanuova
Baška
5
9
3666
0
36

Croazia Croazia

Castelmuschio
Omišalj
3
0
2229
0
10

Croazia Croazia

Dobasnizza
Dubašnica
14
3
2989
4
18

Croazia Croazia

Dobrigno
Dobrinj
3
1
4.038
2
2

Croazia Croazia

Ponte
Punat
17
0
3057
0
17

Croazia Croazia

Veglia
Krk
1494
14
630
19
39

Croazia Croazia

Verbenico
Vrbnik
8
2
2924
0
6

Croazia Croazia

Castelnuovo
Podgrad
7
5471
1809
0
7

Slovenia Slovenia

Elsane
Jelšane
0
3729
467
1
10

Slovenia Slovenia

Matteria
Materija
0
4223
755
6
4

Slovenia Slovenia

Castua
Kastav
81
380
19252
67
523

Croazia Croazia

Laurana
Lovran
595
2334
489
376
397

Croazia Croazia

Moschiena o Moschenizze
Moščenice
12
0
3150
0
2

Croazia Croazia

Apriano o Veprinaz
Veprinac
24
104
2401
422
500

Croazia Croazia

Volosca-Abbazia
Volosko-Opatija
235
724
2155
1534
1904

Croazia Croazia

Questi dati si riferiscono all'intero marchesato d'Istria, che amministrativamente comprendeva anche aree non appartenenti alla penisola – tra cui le isole di Cherso e Lussino (la cui popolazione era nel complesso a leggera maggioranza croata, con prevalenza italiana a Lussinpiccolo, al tempo una delle più dinamiche cittadine dell'intera costa adriatica orientale), nonché l'isola di Veglia – , o località carsiche ai confini settentrionali la cui appartenenza all'Istria non veniva da tutti accettata – come Castelnuovo d'Istria (abitata prevalentemente da sloveni). Per questa ragione i dati vennero criticati da storici e linguisti italiani come Matteo Bartoli. Altra critica che venne mossa al censimento del 1910 riguardò la nazionalità dei funzionari preposti ad effettuare le rilevazioni e che, essendo impiegati comunali avevano la possibilità di manipolare i risultati del censimento.[10]


Gli italiani e gli slavi si accusarono a vicenda di falsificazioni.[11] In senso generale, gli italiani erano maggioranza assoluta in tutta la fascia occidentale costiera e nell'agro buiese nonché in quasi tutti i centri principali dell'interno, il che aveva causato in epoca moderna una serie di dicotomie collegate alla differenziazione etnica di base: gli italiani in genere erano cittadini, più ricchi e più istruiti e dominavano nelle classi intellettuali; sloveni e croati erano invece in genere contadini e più poveri e solo nel tardo XIX secolo iniziarono ad esprimere dal proprio interno un ceto intellettuale. Frequente fu quindi in età moderna il processo di italianizzazione collegato allo spostamento delle famiglie dalle campagne verso le città o collegato al miglioramento economico: si assiste quindi a quel singolare fenomeno per cui fra i maggiori irredentisti filoitaliani vi siano stati anche dei personaggi appartenenti a famiglie di ceppo slavo, italianizzatesi nel tempo.


Nel XIX secolo, con la nascita e lo sviluppo dei movimenti nazionali italiano, croato e sloveno, iniziarono i primi attriti fra gli italiani da una parte e gli slavi dall'altra. L'Istria era una delle terre reclamate dall'irredentismo italiano. Gli irredentisti sostenevano che il governo Austro-ungarico incoraggiava l'immigrazione di ulteriori slavi nella regione per contrastare il nazionalismo degli italiani.[12]


Notevoli furono i benefici sull'economia della penisola, che negli ultimi anni del dominio asburgico migliorò alquanto, grazie anche al turismo balneare proveniente dalle regioni dell'Impero.



Suddivisione amministrativa in età asburgica |






Magnifying glass icon mgx2.svg
Lo stesso argomento in dettaglio: Margraviato d'Istria.

Nel 1910[13] il margraviato contava 403.566 abitanti sparsi su 4.956 km², ed era suddiviso in sette distretti amministrativi (Politischer Bezirk). In ogni distretto amministrativo esistevano diversi distretti giudiziari (Gerichtsbezirk), che comprendevano uno o più comuni (Ortsgemeinde). La città di Rovigno era regolata da uno statuto autonomo. I nomi delle località riportati nel successivo schema sono registrati nei Repertori speciali delle regioni dell'Impero, alcune volte differenti rispetto ai nomi utilizzati dalle popolazioni locali all'epoca o in epoche successive, così come in qualche caso risultano differenti rispetto ai nomi ufficiali dell'epoca o di epoche successive[14].



Tra la prima e la seconda guerra mondiale: l'Istria italiana |






Magnifying glass icon mgx2.svg
Lo stesso argomento in dettaglio: Provincia dell'Istria.





Modifiche al confine orientale italiano dal 1920 al 1975.

     Il Litorale austriaco, poi ribattezzato Venezia Giulia, che fu assegnato all'Italia nel 1920 con il trattato di Rapallo (con ritocchi del suo confine nel 1924 dopo il trattato di Roma) e che fu poi ceduto alla Jugoslavia nel 1947 con i trattati di Parigi


     Aree annesse all'Italia nel 1920 e rimaste italiane anche dopo il 1947


     Aree annesse all'Italia nel 1920, passate al Territorio Libero di Trieste nel 1947 con i trattati di Parigi e assegnate definitivamente all'Italia nel 1975 con il trattato di Osimo


     Aree annesse all'Italia nel 1920, passate al Territorio Libero di Trieste nel 1947 con i trattati di Parigi e assegnate definitivamente alla Jugoslavia nel 1975 con il trattato di Osimo






Divisione amministrativa dell'Istria e del Quarnaro dal 1924 al 1947 con segnate la provincia di Trieste (colore verde), la provincia di Gorizia (blu), la provincia di Pola (giallo) e la provincia di Fiume (rosso)




A seguito della vittoria italiana nella prima guerra mondiale con il trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919) e il trattato di Rapallo (1920), l'Istria divenne parte del Regno d'Italia.


Il censimento del 1921 ribaltò i risultati della rilevazione austriaca del 1910, sia per quanto riguarda la Venezia Giulia nel suo insieme, sia per l'Istria in particolare, scoprendo in regione una maggioranza di popolazione culturalmente italiana. Secondo le rilevazioni censuali di quell'anno la popolazione istriana appartenente al gruppo linguistico italiano risultava composta da 199.942 unità (58,2% del totale). Seguiva il gruppo croato, predominante secondo i dati del censimento anteriore, con 90.262 parlanti (26,3%), e quello sloveno con 47.489 (13,8%). Le restanti 5.708 unità (1,7%) vennero invece classificate come "altri"[15]. Anche questo censimento, come il precedente, fu oggetto di critiche: molti istriani di lingua croata si definirono italiani e in alcune località (Briani, frazione di Fianona, Sanvincenti, ecc.) i dati ottenuti erano scarsamente rappresentativi della realtà linguistica dei rispettivi comuni.


Nonostante queste critiche, .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}durante la successiva conferenza di pace di Parigi, nel 1947[in contraddizione con la nota seguente], i dati di questo censimento vennero generalmente utilizzati, insieme a quelli del 1910, dai rappresentanti dei paesi partecipanti[16].


Lo storico Carlo Schiffrer rettificò i risultati del censimento del 1921[in base a cosa?] come si può evincere dalla tabella riprodrotta di seguito. Con le rettifiche dello Schiffrer l'etnia italiana in Istria continuava ad avere una predominanza numerica sui gruppi nazionali di origine slava, ma meno accentuata rispetto a quella risultante dai dati censuali del 1921.













































Zona
Lingua d'uso italiana
Lingua d'uso slovena
Lingua d'uso croata
Altri
Parte della Venezia Giulia assegnata alla Slovenia
4000
167000
0
0
Parte della Venezia Giulia assegnata all'Italia
112000
21000
0
0
Zona A del Territorio Libero di Trieste
184000
45000
0
0
Zona B del Territorio Libero di Trieste
50000
28000
0
0
Parte della Venezia Giulia assegnata alla Croazia
138000
0
122000
24000

Con l'avvento del fascismo (1922) si inaugurò una politica d'italianizzazione della regione:




Volantino distribuito dagli squadristi a Dignano



  • in tutte le scuole della regione fu vietato l'insegnamento del croato e dello sloveno. Con l'introduzione della Legge n. 2185 del 1/10/1923 (Riforma scolastica Gentile), fu infatti abolito nelle scuole l'insegnamento delle lingue croata e slovena. Nell'arco di cinque anni tutti gli insegnanti croati delle oltre 130 scuole con lingua d'insegnamento croata e tutti gli insegnanti sloveni delle oltre 70 scuole con lingua d'insegnamento slovena, presenti in Istria, furono sostituiti con insegnanti originari dell'Italia, che imposero agli alunni l'uso esclusivo della lingua italiana[17][18];

  • con il R. Decreto N. 800 del 29 marzo 1923 furono imposti d'ufficio nomi italiani a tutte le località dei territori assegnati all'Italia col Trattato di Rapallo, anche laddove precedentemente prive di denominazione in lingua italiana, in quanto abitate quasi esclusivamente da croati o sloveni (questo decreto colpì soltanto un piccolo numero di frazioni);[19]

  • in base al Regio Decreto Legge N. 494 del 7 aprile 1926 le autorità fasciste italianizzarono i cognomi di diversi croati e sloveni.[20]


Tali soprusi vennero denunciati da molti italiani antifascisti e dallo stesso prefetto Giuseppe Cocuzza che, in un pro memoria del 2 settembre 1943 metteva in evidenza un diffuso senso di paura di vendetta che avrebbe potuto spingere successivamente le popolazioni slave ad infierire contro gli italiani dell'Istria.




Zone in cui operava la resistenza iugoslava (1943)


A seguito degli avvenimenti dell'8 settembre del 1943 la comunità italiana restò in balia di tedeschi e della resistenza croata. Quest'ultima era più efficiente e preparata militarmente del movimento di liberazione sloveno che invece operava nella parte settentrionale della penisola. Buona parte della regione cadde, per un breve periodo, sotto il controllo dei partigiani slavi aderenti al movimento partigiano di Tito. Il 13 settembre 1943 a Pisino il Governo Provvisorio Insurrezionale Croato (Comitato circondariale di liberazione popolare per l'Istria, cro. Narodno oslobodilački odbor za Istru) proclamò con le Decisioni di Pisino[21] l'annessione dell'Istria alla Croazia[22][23]; poco dopo, il 16 settembre, il Consiglio Supremo del Fronte di Liberazione del Popolo Sloveno proclamò l'annessione alla futura entità statuale slovena[24] del Litorale Sloveno (Slovensko Primorje), che comprendeva il litorale settentrionale dell'Istria. In questo breve periodo, che precedette l'occupazione tedesca si verificarono i primi episodi di violenza anti-italiana, che provocarono un numero non del tutto precisato di vittime (tra 250 a 500).[senza fonte]



Occupazione tedesca |




Zona d'operazioni del Litorale Adriatico (settembre 1943 – maggio 1945)


In seguito all'Armistizio di Cassibile, dal due ottobre del 1943 fino alla sconfitta della Germania nazista, l'Istria fu occupata da ingenti forze militari tedesche, che la incorporarono ufficialmente alla cosiddetta Zona di Operazioni del Litorale Adriatico o OZAK (acronimo di Operations Zone Adriatisches Küstenland) sottraendola totalmente al controllo della neonata Repubblica Sociale Italiana, e annettendola di fatto alla Germania del Terzo Reich (anche se non fu formalmente proclamata la sua annessione, dato che,



secondo Hitler, essa sarebbe poi ufficialmente avvenuta a guerra conclusa[senza fonte]).




L'Operazione Nubifragio con cui i Tedeschi assunsero il controllo militare nella Zona di Operazioni del Litorale Adriatico venne coordinata dal generale Paul Hausser, comandante della 2. Panzerkorps-SS


L'occupazione ebbe inizio nella notte del 2 ottobre 1943 sotto il comando del generale delle SS Paul Hausser. I tedeschi penetrarono in Istria con tre colonne, precedute da forti bombardamenti aerei, raggiungendo in pochi giorni tutte le principali località. I reparti partigiani furono annientati o costretti alla fuga. L'operazione iniziata ai primi di ottobre si concluse il 9 ottobre con la conquista di Rovigno.


Il rastrellamento antipartigiano dell'Istria andò avanti tutto il mese di ottobre, colpendo con brutalità i seguaci del Maresciallo Tito. Le vittime partigiane furono circa 2.500[senza fonte].


L'amministrazione civile fu affidata al Supremo Commissario Friedrich Rainer. Si realizzò così il predeterminato disegno di Hitler, Himmler, e Joseph Goebbels di occupare militarmente e poi annettere a guerra conclusa tutti i vasti territori che furono un tempo sotto il dominio dell'Impero austro-ungarico. Il Supremo Commissario Tedesco creò il Tribunale Speciale di Sicurezza Pubblica per giudicare gli atti di ostilità alle autorità tedesche, la collaborazione col nemico, le azioni di sabotaggio. Il Tribunale non era tenuto a seguire le norme procedurali consuete e le domande di grazia potevano essere inoltrate ed accolte solo da Rainer.


Il comandante militare della regione Ludwig Kübler avviò una lotta crudele e senza quartiere al movimento partigiano comandato da Tito, attraverso l'utilizzo di forze armate collaborazioniste italiane (oltre a forze slovene, croate, serbe, russe, ecc.). Nel Litorale operarono infatti varie formazioni tra cui due reparti regolari dell'esercito della Repubblica Sociale Italiana (Battaglione Bersaglieri Mussolini e Reggimento Alpini Tagliamento), la Milizia Difesa Territoriale (il nuovo nome voluto da Rainer per la Guardia Nazionale Repubblicana nell'OZAK), le Brigate nere, la Polizia di Pubblica Sicurezza (di cui fece parte la famigerata Banda Collotti), la Guardia Civica, i battaglioni italiani volontari di polizia, la polizia tedesca e vari reparti di collaborazionisti sloveni, croati, serbi e russi-cosacco-caucasici.




Mappa tratta da un atlante militare americano che rappresenta la situazione dei fronti europei al 1º maggio 1945


Tra la fine di aprile e i primi di maggio del 1945 l'Istria, grazie allo sforzo congiunto della resistenza locale (sia slava che italiana), fu liberata dall'occupazione tedesca dall'armata jugoslava di Tito.



Il dopoguerra |





I confini orientali italiani dal 1945. Si noti in rosso la Linea Morgan, che divise la regione nel giugno 1945 in Zona A e Zona B in attesa delle decisioni del trattato di Parigi (1947) fra l'Italia e le potenze alleate. Pola era un'exclave nell'Istria meridionale, e faceva parte della "Zona A"




Territorio Libero di Trieste, definito dal trattato di Parigi (10 febbraio 1947).
Secondo le stime della Commissione internazionale inviata dalle quattro potenze nel 1946 nella Zona A risiedevano circa 63.000 sloveni, mentre nella Zona B risiedevano circa 51.000 italiani[senza fonte].




La successiva politica di persecuzioni, vessazioni ed espropri messa in atto da Tito ai danni della popolazione italiana, culminata nel dramma dei massacri delle foibe, nelle quali persero la vita 20.000 civili[25], spinse la massima parte della popolazione locale di etnia italiana ad abbandonare l'Istria, dando vita ad un vero e proprio esodo (si stima che le persone coinvolte nell'esodo furono tra i 250.000 e le 350.000[25][26][27]).


Dopo la fine della seconda guerra mondiale con il trattato di Parigi (1947), l'Istria fu assegnata alla Jugoslavia che l'aveva occupata, con l'eccezione della cittadina di Muggia e del comune di San Dorligo della Valle inserite nella Zona A del Territorio Libero di Trieste.


La Zona B del Territorio Libero di Trieste rimase temporaneamente sotto amministrazione jugoslava, ma dopo la dissoluzione del Territorio Libero di Trieste nel 1954 (memorandum di Londra), fu di fatto incorporata alla Jugoslavia; l'assegnazione della Zona B alla Jugoslavia fu ufficializzata col trattato di Osimo (1975).



L'esodo e i massacri delle foibe |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Massacri delle foibe, Esodo istriano, Toscana (piroscafo) e Questione triestina.

Durante e subito dopo la seconda guerra mondiale un certo numero di italiani fu soppresso dai partigiani titini. Sulla quantificazione delle vittime vi sono tuttora aspri dibattiti: le stime vanno da 4.000 a 30.000 italiani trucidati[28], all'interno di un ben più ampio processo di eliminazione postbellica degli oppositori - reali o presunti - del costituendo regime comunista jugoslavo che durò fino agli anni cinquanta e le cui stime variano fra le 350.000 e le 800.000 vittime[29]. Alcuni esponenti del PCI, successivamente alla rottura fra Tito e Stalin del 1948 giudicarono con estrema durezza gli autori di tali crimini. Lo stesso Vittorio Vidali, istriano di Muggia e notissima figura del comunismo italiano dell'epoca, si riferì ai «trozkisti titini» come a «una banda di assassini e spie»[30].





Norma Cossetto, ragazza italiana ventitreenne uccisa in una foiba


Questo processo di slavizzazione forzata[31] secondo alcuni[32] sarebbe confermato dalla testimonianza del braccio destro di Tito, Milovan Gilas, che affermò testualmente d'essere andato in Istria nel 1946 assieme a Edvard Kardelj per «organizzare la propaganda anti-italiana» e «dimostrare alla commissione alleata che quelle terre erano jugoslave» organizzando «manifestazioni con striscioni e bandiere». Il fine degli jugoslavi - per Gilas - era quello di indurre gli italiani «ad andare via con pressioni d'ogni genere».[33] La testimonianza di Gilas tuttavia è reputata "di limitata attendibilità" e "da considerare con una certa cautela" dallo storico Raoul Pupo.[34] In un'intervista concessa al Giornale di Brescia nel 2006, Pupo si è spinto oltre, definendo tale testimonianza una "bufala sparata da Gilas": secondo Pupo è stato dimostrato che nel 1946 Gilas non si recò mai in Istria.[35]


Altri storici, invece, contestano l'esistenza di una preordinata e sistematica politica di pulizia etnica attuata dagli jugoslavi ai danni della comunità italiana e tantomeno considerano l'esodo quale diretta conseguenza delle Foibe; tra questi il triestino Sandi Volk che nel saggio “Esuli a Trieste” rileva tra le cause principali dell'esodo anche l'atteggiamento assunto dalle organizzazioni filoitaliane che avrebbero caldeggiato un «esodo di massa, con il quale speravano di riuscire a ottenere la revisione dei confini»[36].



Negli anni del dopoguerra il graduale riconoscimento alla Jugoslavia della sovranità sulla Dalmazia, Quarnero e Istria portò la gran maggioranza degli Italiani ivi residenti[37] ad intraprendere la via dell'esilio.




Una celebre fotografia del piroscafo Toscana impiegato per il trasporto dei profughi dal porto di Pola da gennaio a marzo del 1947





Maria Pasquinelli, il 10 febbraio 1947 – giorno della firma del Trattato di Parigi, per protesta contro la cessione dell'Istria e della Dalmazia alla Jugoslavia, uccise il comandante della guarnigione britannica di Pola.


L'esodo si intensificò con la firma del trattato di Parigi del 10 febbraio 1947, che prevedeva la definitiva assegnazione di gran parte dell'Istria alla Jugoslavia (ad esclusione della Zona B del Territorio Libero di Trieste). Il Trattato di Parigi prevedeva per chi volesse mantenere la cittadinanza italiana l'abbandono della propria terra.


Per commemorare questi drammatici eventi è stato istituito in Italia dal 2005 un Giorno del ricordo: il 10 febbraio - anniversario della firma del trattato di Parigi (1947).


L'ultima fase migratoria ebbe luogo dopo il 1954 allorché il Memorandum di Londra assegnò definitivamente la zona B del Territorio Libero di Trieste alla Jugoslavia.


Come in altri casi di pulizia etnica, eliminato il "problema italiano", le nuove autorità slave provvidero a cancellare anche la memoria della presenza italiana in Istria: i monumenti furono abbattuti, le tombe divelte dai cimiteri, la toponomastica cambiata. Le proprietà italiane vennero interamente confiscate ed assegnate agli slavi che vennero insediati nella regione ormai vuota dei suoi precedenti abitanti.


Quando l'ultima ondata dell'esodo fu completata, l'Istria aveva perduto metà della sua popolazione e gran parte della sua identità sociale e culturale. Non c'è accordo fra gli storici sul numero degli esodati[38], ma si stima che circa il 90% degli appartenenti al gruppo etnico italiano abbia abbandonato definitivamente l'Istria. Attualmente (in base al censimento croato del 2001 e di quello sloveno nel 2002) nella parte dell'Istria assegnata alla Jugoslavia vivono non meno di 18.700 abitanti di lingua madre italiana[39], di cui circa 15.850 risiedono sul territorio dello Stato croato e circa 2.850 risiedono sul territorio dello Stato sloveno.



L'Istria nella Jugoslavia socialista |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Esodo dei cantierini monfalconesi.

Dopo l'esodo, le aree rimaste disabitate furono ripopolate da croati e sloveni e, in minor numero, da popolazioni di altre nazionalità jugoslave, come serbi, bosniaci e montenegrini. Parimenti vi fu un notevole flusso della popolazione rurale sparsa (in larga parte istro-croata), specie delle aree più depresse, verso le cittadine ed i borghi in cui la pressoché totalità delle abitazioni e dei poderi erano rimasti vuoti ed abbandonati.


Nella seconda metà degli anni cinquanta l'esodo era pressoché concluso e le persecuzioni più evidenti cessarono. Agli italiani rimasti furono assicurate dai trattati internazionali delle tutele, anche se molto spesso solo sulla carta. In alcune città dell'Istria – prevalentemente quelle della ex Zona B del Territorio Libero di Trieste, come previsto dal Memorandum di Londra del 1954 – gli jugoslavi dovettero conservare l'uso dell'italiano, consentendo il bilinguismo (sloveno-italiano o croato-italiano); la bandiera della comunità nazionale italiana (il tricolore italiano con la stella rossa al centro: la stessa bandiera utilizzata dai partigiani italiani filojugoslavi durante la guerra) dovette essere esposta sugli edifici pubblici e nelle cerimonie, affiancando le altre bandiere ufficiali jugoslave.


Furono mantenuti alcuni periodici e una radio (dal 1971 radio-televisione) in italiano, il tutto comunque strettamente asservito al volere ed al controllo del partito e destinato soprattutto a svolgere propaganda filojugoslava verso l'Italia; le autorità dovettero inoltre garantire agli italiani il diritto di ricevere l'istruzione elementare e media nella propria lingua, anche se la chiusura di decine di scuole italiane e il divieto di frequentare le restanti che colpì molti allievi (in particolare dal 1953, col famigerato decreto Peruško) spesso impedì che tale diritto potesse trovare una attuazione pratica.


In realtà, tutte le forme di tutela previste dalla costituzione e dalle leggi jugoslave furono spesso meramente formali, tanto che alcuni fra gli studiosi della minoranza affermano che durante il regime comunista vi fosse "una realtà revanscista che minacciava di sopprimerli"[40]. Parecchi cittadini di madrelingua italiana che decisero di restare in Istria dopo il 1947 furono sottoposti, dopo la rottura di Tito con Stalin nel 1948, a persecuzioni in quanto sospetti di essere "stalinisti". Alcuni furono internati nel famigerato gulag sull'Isola Calva ed in altre strutture concentrazionarie e di "rieducazione" sparse nel Paese. Tra i superstiti di questo campo di concentramento va ricordato il noto poeta in istrioto Ligio Zanini.




Porto di Capodistria.



Istria contemporanea |


Dopo la disgregazione della Jugoslavia gli stati sovrani di Croazia e Slovenia hanno mantenuto nell'area istriana i confini delle rispettive repubbliche federali. Tra Croazia e Slovenia si è aperta una disputa confinaria riguardo alla linea di demarcazione in corrispondenza del Vallone di Pirano, con ripercussioni sul confine marittimo tra i due stati.


Dall'adesione della Slovenia all'Unione europea sono stati aboliti i controlli frontalieri tra Italia e Slovenia, rendendo la porzione settentrionale dell'Istria uno spazio senza barriere di confine. Il 1º luglio 2013 la Croazia ha aderito all'Unione europea, ma non rientra ancora nella zona Schengen, per cui permangono controlli alle frontiere.[41] Nell'Istria italiana e nell'Istria slovena si usano gli euro; invece nell'Istria croata si usano le kune.


L'Istria resta legata per motivi storici, geografici e culturali al Friuli-Venezia Giulia e al Veneto. Le due regioni italiane prevedono dei capitolati di spesa nei propri bilanci a sostegno della minoranza italiana e per il mantenimento delle memorie storiche istro-venete.



Galleria d'immagini |




Etnie |


La regione istriana è stata storicamente sede di popoli diversi. Nel periodo asburgico il Litorale austriaco includeva un'ampia popolazione di italiani, croati, sloveni ed in minor numero valacchi/istro-rumeni, serbi e montenegrini; le statistiche del tempo tuttavia non sono sovrapponibili alle categorie nazionali odierne. Secondo i risultati del censimento asburgico del 1910 (che includeva anche parti del Carso, della Liburnia, nonché alcune isole del Quarnaro), su 404.309 abitanti della regione istriana, 168.116 (41,6%) parlavano serbo-croato, 147.416 (36,5%) parlavano italiano, 55.365 (13,7%) parlavano sloveno, 13,279 (3,3%) parlavano tedesco, 2.998 (0,7%) parlavano altre lingue; 17.135 (4,2%) erano gli stranieri (a cui non veniva chiesta la lingua madre). Generalmente, gli italiani erano maggioritari sulla costa occidentale e in alcune località dell'entroterra, mentre sloveni e croati erano maggioritari in tutte le località dell'entroterra - salvo alcune eccezioni - e sulla costa orientale[42].


Secondo il censimento 2002, nei tre comuni dell'Istria slovena (Isola, Pirano, Capodistria) vi erano un totale di 56.482 sloveni, 6.426 croati e 1.840 italiani.[43]
Secondo il censimento del 2011, nell'Istria croata, il 68,3% degli abitanti erano croati, 6,03% italiani, 3,46% serbi, 2,95% bosniaci, 1,15% albanesi, 1.96% non definiti. Coloro che si definivano solamente "istriani" erano il 12,11%.[44] A questi si aggiungano gli istriani dei due comuni rimasti sotto la sovranità italiana - Muggia e San Dorligo - che secondo l'unica rilevazione etnica ufficiale disponibile (1970) risultano essere 8.671 italiani, 7.497 sloveni, 5 croati, 42 tedeschi e 623 di altre etnie o stranieri.


Come accade in molte regioni di confine, i concetti di etnia e di nazionalità mostrano i loro limiti anche quando vengono applicati alla regione giuliana (comprendente Trieste, Gorizia, Istria e Fiume).
Spesso si usano i termini italiano, croato, sloveno ed istrorumeno per descrivere l'appartenenza etnica degli istriani. Nella realtà questi aggettivi sono molto sfumati e sono spesso solo dei sentimenti di appartenenza, che possono esistere anche in assenza degli attributi linguistici, culturali e storici. Talvolta sono il risultato di una scelta personale: per fare un esempio il celebre irredentista triestino Guglielmo Oberdan era di famiglia mista italo-slovena e si chiamava Oberdank, mentre l'altrettanto noto scrittore-patriota Scipio Slataper, volontario nell'esercito italiano durante la prima guerra mondiale, era, in parte, di origine boema. Si riscontrano molti casi di famiglie che si sono divise in rami italiani e slavi (anche a livello di fratelli e cugini) a seconda delle vicende personali.





Diffusione degli italofoni nei comuni catastali istriani secondo il censimento del 1910




Distribuzione per comuni degli italiani madrelingua nella Regione Istriana (Croazia) (2001)




Nel contesto istriano, il termine italiano può riguardare sia un discendente di quegli italiani trasferitisi durante la sovranità italiana, sia un autoctono di lingua veneta o di lingua istriota. In quest'ultimo gruppo a volte potevano essere inclusi anche i discendenti delle popolazioni slave residenti nelle zone rurali che adottarono la lingua e la cultura della borghesia italiana, quando, dalla campagna, si trasferirono nelle città a maggioranza italiana.


Discorsi analoghi possono essere fatti per gli slavi, le cui origini sono ancora più variegate.


Ignorando questa situazione, le diverse potenze nazionali hanno sempre censito gli istriani solo in base alla parlata.


Andando incontro alla vera natura dell'Istria, molti istriani tendono oggi a considerarsi semplicemente istriani, senza nessun altro ulteriore sentimento nazionale.


Nell'intero territorio istriano è oggi presente un notevole movimento particolarista e autonomista che si è espresso in vari modi, ma ha avuto una configurazione politica soltanto nell'Istria croata, dove il partito regionalista della Dieta Democratica Istriana ha conquistato l'egemonia nella politica locale.



Lingue e dialetti |





Distribuzione dei residenti di etnia italiana che adottano una delle lingue italiche o derivate (2001)




Mappa delle lingue romanze con indicazione delle aree in cui erano diffusi l'istrioto e l'istrorumeno







Diffusione della lingua e dei dialetti italiani prima della seconda guerra mondiale (Clemente Merlo: Lingue e dialetti d'Italia, Milano 1937, p.4)




Aree di lingua istriota:
(nel 1850 - verde, nel 1900 - grigio, nel 1950 - linea rossa);
nel 2000 solo sparuti gruppi nei sei centri cittadini indicati nella mappa.




Aree popolate dagli Istrorumeni in Istria:
nel 1810 - linea verde,
nel 1920 - tratteggiato verde.




Oltre all'italiano (che oggigiorno gode di una certa tutela sia nell'Istria slovena che in parte di quella croata), in Istria vengono utilizzati anche tre ulteriori distinti idiomi autoctoni di origine romanza: l'istroveneto, l’istrioto e l’istrorumeno.
L'istroveneto è considerato un dialetto, o una varietà, della Lingua veneta.


L'istrioto è un'evoluzione autonoma del latino volgare con forti influenze venete e, in minor misura, dalmate e slave.


Entrambe le parlate si iniziarono con ogni probabilità a formare ancor prima della dominazione veneziana.


Romanzo è anche l'istrorumeno utilizzato da un esiguo numero di Istriani.


Tra gli istriani croati è prevalentemente usato il dialetto ciacavo e in minor misura lo stocavo e il caicavo.


Tra gli istriani sloveni prevale il dialetto istriano, seguito da quello litoraneo. Va inoltre evidenziato che le parlate delle città costiere (Capodistria, Isola, Pirano) sono completamente differenti dai dialetti rurali, in quanto sviluppate nel secondo dopoguerra con la fusione di vari dialetti portati dagli immigrati che sostituirono l'originaria popolazione italiana.


Buona parte della popolazione dell'Istria costiera è in grado di parlare italiano, o almeno capirlo, anche per l'influsso della TV e del turismo italiano.



Informazioni generali |



Istria italiana |




Porto di Muggia



Comune di San Dorligo della Valle/Dolina |



  • Numero di abitanti: 6.025 (Anagrafe Comunale 31.12.2004)

  • Lingua ufficiale: italiana (secondo lo statuto ‘’nell'attività del Comune è garantita pari dignità sociale alla lingua slovena’’)

  • Gruppi linguistici d'appartenenza: 4.009 sloveni (70,5%), 1.659 italiani (29,2%), 15 altri (0,3%) (censimento 1971, popolazione 5.683)

  • Valuta: Euro



Comune di Muggia |



  • Numero di abitanti: 13.208 (Anagrafe Comunale 31.12.2004)

  • Lingua ufficiale: italiana

  • Gruppi linguistici d'appartenenza: 12.424 italiani (94,8%), 623 sloveni (4,8%), 57 altri (0,4%) (censimento 1971, popolazione 13.104)

  • Valuta: Euro



Istria slovena |





     Area di utilizzo dei dialetti appartenenti al gruppo dialettale litoraneo nell'ambito dei principali gruppi dialettali sloveni[45]
1 – Dialetto istriano





  • Divisione amministrativa: comuni di Capodistria (Koper), Isola d'Istria (Izola) e Pirano (Piran)

  • Superficie: 384 km²

  • Numero di abitanti: 78.846 (censimento 2002)

  • Fiumi: Risano (Rižana), Ospo (Osapska reka)

  • Lingue ufficiali: slovena, italiana (in una parte delle zone costiere)

  • Lingue materne: 56.482 slovena (75,13%), 13.579 croata (18,08%), 2.853 italiana (3,80%), 3.669 sconosciuta (-)

  • Composizione etnica: sloveni (68,4%), croati (4,8%), serbi (3,4%), bosniaci (2,5%), italiani (2,3%), istriani (1,5%), albanesi (0,6%), altri (18,0%) (censimento 2002)

  • Valuta: dal 2007 è l'euro, in precedenza era il tallero sloveno (tolar)




Pirano



Istria croata |



Regione Istriana |




Diffusione delle principali varianti del dialetto ciakavo (croato) in Istria[46]

     ciakavo settentrionale

     ciakavo meridionale

     ciakavo sud-occidentale





  • Posizione: la Regione Istriana è la contea più ad ovest della Croazia.

  • Superficie: 2.820 km²

  • Numero di abitanti: 206.344 (censimento 2001)

  • Fiumi: Dragogna, Quieto, e Arsa

  • Centro amministrativo: Pisino, 9.000 abitanti

  • Centro economico: Pola, 59.000 abitanti

  • Lingue ufficiali: croata, italiana

  • Lingue materne: 183.636 croata (89,00%), 15.867 italiana (7,71%), 1.894 slovena (0,92%), 1.877 albanese (0,91%), 655 sconosciuta (-) (censimento 2001)

  • Composizione etnica: 148.328 croati (71,88%), 14.284 italiani (6,92%), 6.613 serbi (3,20%), 3.077 bosniaci (1,49%); 8.865 istriani (4,30%), 13.113 non dichiarati (6,35%) (censimento 2001)

  • Valuta: kuna croata (kn).



    Monte Maggiore/Učka: vista sul Quarnero





Regione litoraneo-montana (parte istriana) |



  • Divisione amministrativa: comuni di Abbazia, Laurana, Mattuglie, e Val Santamarina

  • Superficie: 310 km²

  • Numero di abitanti: 28.891 (censimento 2001)

  • Lingua ufficiale: croata

  • Lingue materne: 27.440 croata (95,29%), 554 slovena (1,93%), 278 italiana (0,97%), 125 sconosciuta (-) (censimento 2001)

  • Composizione etnica: 25.398 croati (88,33%), 657 serbi (2,28%), 556 sloveni (1,93%), 287 italiani (1,00%), 1.032 non dichiarati (3,59%) (censimento 2001)

  • Valuta: kuna croata (kn).



Note |




  1. ^ Strabone scrive: «Dopo il Timavo c'è la costa degli Istri fino a Pola, che fa parte dell'Italia» e ancora: «Sono pertanto i Veneti e gli Istri che popolano la regione oltre il Po fino a Pola». Citazioni tratte da: Strabone, Geografia (ΓΕΩΓΡΑΦΙΚΑ), libro V, 1.9


  2. ^ L'autore, Blaeu, non segnala sulla mappa la contea asburgica di Pisino, poiché il suo Atlante si basa sull'opera del 1570 Theatrum Orbis Terrarum di Abraham Ortelius che riporta dati politici anteriori al 1536 (quando Pisino era veneziana da un secolo).


  3. ^ Boris Gobmač: Atlante storico dell'Adriatico orientale (op. cit.)


  4. ^ Antonio Ive, I dialetti ladino-veneti dell'Istria


  5. ^ Sotto il profilo demografico catastrofica fu l'epidemia del 1630 che decimò la popolazione istriana, (A Parenzo ad esempio, sopravvissero solo trenta residenti, mentre Capodistria perse circa i due terzi dei propri abitanti). Cfr. a tale proposito: Raoul Pupo, Il lungo esodo (pag. 15), Milano, Rizzoli, 2005, ISBN 88-17-00562-2


  6. ^ Raoul Pupo, Il lungo esodo (pag. 15), Milano, Rizzoli, 2005, ISBN 88-17-00562-2


  7. ^ L'ordine dell'imperatore fu intitolato "Misure contro l'elemento italiano in alcuni territori della Corona", ossia "Maßregeln gegen das italienische Element in einigen Kronländern": “Se. Majestät sprach den bestimmten Befehl aus, daß auf die entschiedenste Art dem Einflusse des in einigen Kronländern noch vorhandenen italienischen Elementes entgegengetreten und durch geeignete Besetzung der Stellen von politischen, Gerichtsbeamten, Lehrern sowie durch den Einfluß der Presse in Südtirol, Dalmatien und dem Küstenlande auf die Germanisierung oder Slawisierung der betreffenden Landesteile je nach Umständen mit aller Energie und ohne alle Rücksicht hingearbeitet werde. Se. Majestät legt es allen Zentralstellen als strenge Pflicht auf, in diesem Sinne planmäßig vorzugehen”. La delibera è reperibile in Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971; la citazione compare alla Sezione VI, vol. 2, seduta del 12 novembre 1866, p. 297. Vedi anche Jürgen Baurmann, Hartmut Günther, Ulrich Knoop (a cura di), Homo scribens: Perspektiven der Schriftlichkeitsforschung, Walter de Gruyter, 1993, pagiuna 279


  8. ^ I censimenti della popolazione dell'Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936 di Guerrino Perselli


  9. ^ I censimenti austriaci non facevano distinzione fra croato e serbo


  10. ^ Perciò nei comuni con amministrazione italiana (circa 70% dei comuni istriani vedi:Istria. Storia, cultura, arte di Dario Alberi, 2ª ed., Trieste 2001, p. 103), il numero degli Italiani poteva essere sopravvalutato, così come nei comuni con amministrazione slava (30% dei comuni istriani), lo poteva essere quello degli sloveni o dei croati (vedi: Irredentismo adriatico di Angelo Vivante, Firenze 1912, p. 158-164; Autour de Trieste di Carlo Schiffrer, 1946, p. 16-17)


  11. ^ Secondo lo storico sloveno Darko Darovec si giunse in Istria a una serie di vertenze legate alle manipolazioni politiche da parte italiana (cit. tratta da: Rassegna di storia istriana di Darko Darovec, Biblioteca Annales, Koper/Capodistria, 1993, versione online: Copia archiviata, su razor.arnes.si. URL consultato il 19 giugno 2007 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2007).). Secondo un altro storico sloveno, Bogdan C. Novak, invece, gli scrittori italiani accusarono a loro volta le autorità austriache di aver favorito gli slavi nel censimento del 1910, servendosi di impiegati slavi per raccogliere i dati nelle zone rurali.

    Soprattutto nell'Istria questi funzionari registrarono come croati molti italiani che avevano nomi slavi (...) gli scrittori italiani sostennero perciò che erano più vicini alla realtà i censimenti austriaci anteriori al 1910, dai quali risultava una più alta percentuale di italiani. I precedenti risultati furono difatti confermati dal censimento italiano del 1921, dal quale risultò un rapporto fra italiani e slavi corrispondente a quello delle precedenti statistiche austriache (cit. tratta da: Trieste, 1941-1954, la lotta politica, etnica e ideologica di Bogdan C. Novak, pag.22 Milano 1973, traduz. italiana da: Trieste, 1941-1954. The ethnic, political and ideological struggle, di Bogdan C. Novak, Chicago-London 1970). Al di fuori della regione istriana ci furono alcuni tentativi anche da parte italiana di alterazione di dati: il caso più noto fu quello di Trieste, punito con il massimo rigore dalle autorità austriache che fecero ripetere, sempre nel 1910, le rilevazioni censuali (ibid. pag.22).



  12. ^ irredentismo italiano in Istria (in inglese)


  13. ^ ISTRIEN in: Gemeindelexikon, der im Reichsrate Vertretenen Königreiche und Länder. . Herausgegeben von der K.K. Statistischen Zentralkommission. VII. Österreichisch-Illyrisches Küstenland (Triest, Görz und Gradiska, Istrien). Wien 1910


  14. ^
    Spezialortrsrepertorium der österreichischen Länder (...) Österreichisch-Illyrisches Küstenland, Wien 1918.[collegamento interrotto]



  15. ^ Guerrino Perselli, I censimenti della popolazione dell'Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936, Trieste-Rovigno, Unione Italiana-Università Popolare di Trieste, 1993, p. 469


  16. ^ Come si verificò poi alla conferenza per la pace dopo la seconda guerra mondiale, normalmente venivano prese in considerazione soltanto le statistiche austriache del 1910, che denunciarono una maggioranza slava, e il censimento italiano del 1921, che confermava le speranze degli italiani circa una loro superiorità numerica (cit. tratta da: Trieste, 1941-1954, la lotta politica, etnica e ideologica di Bogdan C. Novak, pag.21 Milano 1973, traduz. italiana da: Trieste, 1941-1954. The ethnic, political and ideological struggle, di Bogdan C. Novak, Chicago-London 1970). Secondo Jean-Baptiste Duroselle il confine jugoslavo tracciato nel 1947 era basato sui dati del censimento austriaco (vedi: Le conflit de Trieste 1943-1954 di Jean-Baptiste Duroselle, Bruxelles, 1966, pag.229). In realtà non venne tenuto conto neppure del censimento del 1910 perché come ebbe a rilevare lo storico istriano Diego De Castro (Il problema di Trieste, Genesi e sviluppi della questione giuliana in relazione agli avvenimenti internazionali, 1943-1952, Bologna, 1953) la Jugoslavia incorporò nel 1947 territori da sempre etnicamente italiani


  17. ^ Pavel Strajn, La comunità sommersa – Gli Sloveni in Italia dalla A alla Ž, - Editoriale Stampa Triestina, Trieste 1992


  18. ^ Boris Gombač, Atlante storico dell'Adriatico orientale (op.cit.)


  19. ^ Paolo Parovel, L'identità cancellata, Eugenio Parovel Editore, Trieste 1986


  20. ^ Paolo Parovel, L'identità cancellata, Eugenio Parovel Editore, Trieste 1985


  21. ^ Vjesnik istarskog arhiva, Vol.1 (32) No.(1991.) Ožujak 1991. Lj. Drndić: Historijat i značaj Odluka Okružnog NOO-a za Istru od 13. rujna 1943., p. 40 "Inoltre, nel Movimento Popolare di Liberazione in Istria, esistevano contemporaneamente due partiti comunisti: il PCI ed il PCJ, tra i quali si verificano spesso conflitti ideologici, ma esisteva anche in pratica una collaborazione fatta di tolleranza e di pazienza. I comunisti italiani, specie dopo le decisioni di Pisino, aderirono al PC della Croazia, come al tempo della dittatura fascista molti rivoluzionari Croati dell'Istria e di Fiume erano entrati nelle file del PCI. In Istria, inoltre, era avvenuto un fenomena del tutto originale: il PCJ, rispettivamente il PCC aveva condotto un'insurrezione antifascista delle più ampie dimensioni sulla seia delle tradizioni rivoluzionarie di un altro partito comunista, il PCI, e delle tradizioni del patriotismo (»narodnjaštvo«)."


  22. ^ "U ovim odlučnim časovima naš narod pokazao je visoku nacionalnu svijest. Dokazao je svima i svakome da je Istra hrvatska zemlja i da će hrvatska ostati" "Istra se priključuje matici zemlji i proglašuje ujedinjenje s ostalom našom hrvatskom braćom." La parola "Iugoslavia" non si trova nelle Decisioni. Labin Zanimljivosti - Pazinske odluke (25.9.2009.)


  23. ^ Pazinske odluke Istarska enciklopedija, LZMK


  24. ^ Nel proclama di annessione del Litorale Sloveno viene dichiarato l'intento “... di includere il Litorale Sloveno nella indipendente ed unita Slovenia facente parte di una Jugoslavia democratica ...”


  25. ^ ab Foibe, l'Italia rende omaggio alle vittime Bersani "Un orrore troppo a lungo negato" - Repubblica.it


  26. ^ Panoram Italia - Blog - L'Istria, le foibe e 300.000 esuli


  27. ^ GIORNO DEL RICORDO: 5.000 Italiani nelle foibe e 350.000 esuli | dovatu


  28. ^ http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/tragedia-delle-foibe-marmo-questo-e-l-elenco-delle-vittime-pugliesi-no693042


  29. ^ R.J.Rummel, Statistics of Democide. Genocide and Mass Murder Since 1900, Charlottesville, Virginia: Center for National Security Law, School of Law, University of Virginia, 1997, Cap. 9: Statistics Of Yugoslavia's Democide. Estimates, Calculations, and Sources, vedasi la tabella 9.1.


  30. ^ Cit. da Maurizio Zuccari, Il PCI e la "scomunica" del '48. Una questione di principio in: Francesca Gori e Silvio Pons (a cura di), Dagli archivi di Mosca. L'URSS, il Cominform e il PCI, 1943-1951, Roma, 1998, p. 242-244. Rif. tratto da: Roberto Finzi, Claudio Magris e Giovanni Miccoli (a cura di), Il Friuli-Venezia Giulia, della serie Storia d'Italia, le Regioni dall'unità ad oggi Vol. I (capitolo: Dalla crisi del dopoguerra alla stabilizzazione politica e istituzionale di Giampaolo Valdevit), Torino, Giulio Einaudi Ed., 2002, p. 632


  31. ^ nata in istria, Anna Maria MORI


  32. ^ Indro Montanelli, Le difficili scelte di Milovan Gilas, in Corriere della Sera, 20 dicembre 2000, p. 41


  33. ^ Intervista di Alvaro Ranzoni a Milovan Đilas dal titolo “Se interviene anche l'Islam”, in Panorama (Mondadori), 21 luglio 1991


  34. ^ Raoul Pupo, Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esodo, Rizzoli, Milano 2005, [1].


  35. ^ Intervista rilasciata da Raoul Pupo al Giornale di Brescia il 9 febbraio 2006. Intervistatore: "Scusi, ma cosa c'è da scoprire ancora? Non fu Milovan Gilas, uno dei più stretti collaboratori di Tito, ad ammettere pubblicamente, nel 1991, che lui ed Edvard Kardelj furono espressamente inviati nel 1946 in Istria, per costringere "con ogni mezzo" gli italiani ad andarsene?" Pupo: "Lei si stupirà, ma è saltato furoi di recente che quella fu una grossa "bufala" sparata da Gilas, che non aveva perso neppure da dissidente la sua nota propensione a raccontare bugie. Una ricercatrice di Lubiana ha appurato, senza ombra di dubbio, che in quell'anno Gilas non mise mai piede in Istria." Intervistatore: "E Kardelj cosa fece?" Pupo: "Lui effettivamente ci andò, ma per convincere la gente a restare. Tito voleva dimostrare agli alleati, impegnati nella definizione dei nuovi confini post-bellici, la volontà "annessionista" degli italiani e quindi diede istruzioni affinché fossero invogliati a legarsi al regime e non a espatriare."


  36. ^ «Con l'esodo, che doveva essere il più massiccio possibile, si posero le premesse perché la questione dei confini rimanesse comunque aperta anche negli anni avvenire. La presenza in Italia di una massiccia e compatta comunità di profughi assicurava infatti una base di massa per continuare l'agitazione per la revisione dei confini. E fu proprio questo il fine primario dell'attività del CLN di Pola». Si veda Sandi Volk, Esuli a Trieste (op. cit.)


  37. ^ di questi il 70% era rappresentato da abitanti autoctoni, mentre il restante 30% era rappresentato da italiani immigrati da altre regioni d'Italia dopo la prima guerra mondiale in seguito dell'assegnazione al Regno d'Italia di quelle terre, precedentemente appartenenti all'impero austro-ungarico (Sandi Volk, Esuli a Trieste - op. cit.)


  38. ^ Secondo i dati di una commissione presieduta da Amedeo Colella e pubblicati nel 1958 si può ragionevolmente stimare il numero degli esuli fra i 250.000 e i 270.000


  39. ^ il numero degli italiani è sicuramente superiore, poiché le definizioni di appartenenza ad un gruppo etnico, linguistico o nazionale usate nei censimenti spesso non coincide con il sentimento di appartenenza dei singoli, che non identificandosi in una delle categorie proposte, optano per non dichiarare tale sentimento


  40. ^ F.Radin-G.Radossi (cur.), La comunità rimasta, Garmond, Pola-Rovigno-Fiume-Trieste 2001, p.11


  41. ^ Croazia: nel 2015 domanda per entrare in Schengen, Ansa, 27 settembre 2013. URL consultato il 29 dicembre 2013.


  42. ^ Si vedano i dati in K.K. statistischen Zentralkommission, Spezialortsrepertorium der österreichischen Länder. Bearbeitet auf Grund der Ergebnisse der Volkszählung vom 31. Dezember 1910 (PDF), VII. Österreichisch-Illyrisches Küstenland, Vienna, Verlag der K.K. Hof-und Staatsdrückerei, 1918, p. 66. URL consultato il 27 dicembre 2018.


  43. ^ Statistical Office of the Republic of Slovenia Archiviato il 27 maggio 2009 in Internet Archive., Population Census 2002 results, stat.si; accessed 4 August 2015.


  44. ^ Population by Ethnicity, by Towns/Municipalities, 2011 Census: County of Istria". Census of Population, Households and Dwellings 2011. Zagreb: Croatian Bureau of Statistics. December 2012.


  45. ^ Inštitut za slovenski jezik Frana Ramovša


  46. ^ Dalibor Brozović



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  • Regione Istriana - Sito ufficiale, su istra-istria.hr.

  • Storia dell'Istria, con mappe dettagliate, su digilander.libero.it.

  • Sito multilingue, su istrianet.org.

  • Relazione della commissione mista sui rapporti italo-sloveni (PDF), su storicamente.org.

  • UNESCO Red Book on Endangered Languages, su helsinki.fi.

  • Carta etnica costruita sulla base del censimento Austroungarico del 1910 da "Karty etniceskoj struktury Juliskoy krajny 1946" (JPG), su digilander.iol.it.

  • Cartoline storiche dell'Istria, di Fiume, del Quarnaro e della Dalmazia, su istriadalmaziacards.com.


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